Ectopia utero.

Piaghetta del collo dell’utero? Tutto su Ectopia, Ectropion e cisti di Naboth

Cosa significa avere una piaghetta nel collo dell'utero? Si tratta di un'anomalia che può essere congenita (ectopia) oppure acquisita (ectropion) per varie cause. Vediamo perché si formano e cosa può portare poi alla formazione delle cisti di Naboth.

Alcune di voi in occasione di una visita ginecologica si saranno sentite dire di avere una "piaghetta" sul collo dell’utero. Ma che cosa significa esattamente? Cominciamo subito col dire che in medicina quello che viene chiamata piaghetta si chiama ectropion o ectopia.

Com'è fatto il collo dell'utero?

Il collo dell’utero è rivestito da un epitelio di rivestimento che viene chiamato di tipo squamoso.

Sul collo dell’utero è presente un orificio che consente, ad esempio, al sangue mestruale di defluire verso l’esterno oppure agli spermatozoi di risalire all’interno dell’utero affinché sia possibile la fecondazione. Potremmo quindi considerare quest’orificio come una porta che conduce all’interno della cavità uterina, che è rivestita internamente da un rivestimento mucoso (l'endometrio).

La zona di passaggio tra la parte esterna del collo dell’utero e quella interna, che si trova in corrispondenza di questo orificio, si chiama giunzione squamo-colonnare.

Se noi andiamo ad osservare al microscopio questa zona di passaggio, osserviamo che l’epitelio che riveste la parte esterna è costituito da cellule con aspetto piatto e viene chiamato epitelio esocervicale squamoso.

La zona che invece si trova all’interno dell’orificio è rivestito invece da cellule con un aspetto diverso di tipo cilindrico (o colonnare) ed è chiamato epitelio cilindrico endocervicale.

Quindi abbiamo due tipi di epitelio: uno esterno esocervicale squamoso e uno interno endocervicale cilindrico.

La zona di passaggio da un epitelio all’altro in corrispondenza dell’orificio del collo dell’utero abbiamo detto si chiama giunzione squamo-colonnare.

Ectopia o ectropion: cosa significa?

Si parla di ectopia o ectropion quando si osserva la presenza di epitelio cilindrico endocervicale, che normalmente sta all’interno del canale endocervicale, sulla parte esterna del collo dell’utero (esocollo), quella rivestita cioè dall’epitelio squamoso.

In pratica si tratta di uno spostamento dell’epitelio endocervicale cilindrico sull’esocollo dell’utero, quindi si può osservare che la giunzione squamo-colonnare è “scivolata” verso l’esterno.

Qual è la differenza fra ectopia ed ectropion?

L’ipotesi più accreditata per l’origine dell’ectopia è che si tratti di una specie di anomalia congenita dovuta a un’incompleta risalita dell’epitelio urogenitale che, in condizioni normali, sostituisce l’epitelio mulleriano costituendo l’epitelio vaginale maturo che ricopre l’esocollo. Quindi in questi casi con l’ectopia si nasce.

L’ectropion invece è una situazione acquisita, che si può realizzare nel corso della vita come conseguenza di un fatto traumatico come può essere ad esempio un parto vaginale o manovre strumentali che comportano una dilatazione del collo dell’utero (raschiamenti, interventi, ecc.).

Quali sono i sintomi dell'ectopia?

Come riconoscere una piaghetta del collo dell’utero

Di solito sia l’ectopia che l’ectropion non dà sintomi e, spesso, si riscontra occasionalmente quando si effettua una visita ginecologica.

Altre volte si può manifestarsi con la comparsa di sanguinamento dopo il rapporto. In altri casi ci possono essere problemi di perdite mucose o leucorrea.

Possono coesistere fenomeni infiammatori e infettivi per cui si potrà avere una sintomatologia riferibile al particolare tipo di infezione in atto (bruciori, perdite, cattivo odore, ecc.).

Come si fa la diagnosi?

La diagnosi si effettua attraverso la visita ginecologica.

L’introduzione dello speculum consente di evidenziare il collo dell’utero e di osservare questa estroflessione della mucosa endocervicale che appare come una zona a partenza dall’orificio uterino esterno pressocchè circolare di colorito rossastro.

La colposcopia è l’esame diagnostico che consentirà di definire meglio i dettagli della piaghetta al collo dell'utero e di evidenziare eventuali aree sospette meritevoli di biopsia per una diagnosi istologica accurata.

L'esperto risponde: Ectopia e HPV

Come si curano l'ectopia e l'ectropion?

In genere l’ectopia e l’ectropion non richiedono un trattamento, ma vanno solo tenute sotto controllo periodicamente con pap test ed eventuale colposcopia.

Qualora fossero particolarmente estese ed associate a una sintomatologia significativa e recidivante si può pensare di intervenire da un punto di vista terapeutico.

Alcuni in passato sostenevano l’opportunità di trattare in ogni caso la piaghetta per evitare possibili alterazioni nel tempo, ma è una linea di condotta ormai superata.

Attualmente si riserva il trattamento solo alle forme più estese, associate anche a sintomi che perdurano nel tempo.

In ogni caso se coesiste un processo infettivo o infiammatorio va sempre curato.

Il trattamento può avvalersi:

  • della diatermo-coagulazione (bruciatura) sotto controllo colposcopio,
  • della crioterapia,
  • della coagulazione chimica con nitrato d’argento,
  • del trattamento laser.

Che cosa sono le cisti di Naboth?

A volte vi sarà capitato di aver letto su un referto ecografico o sentire il ginecologo dire “signora lei ha una cisti di Naboth sul collo dell’utero....”.

Perché si formano queste cisti?

Può accadere che la piaghetta (ectopia o ectropion) nel tempo vada incontro a un processo di riepitelizzazione, cioè l’epitelio della piaghetta si trasforma da cilindrico a piatto e l’epitelio piatto squamoso neoformato può ricoprire lo sbocco di alcune ghiandole del collo dell’utero, con conseguente formazione di una cisti da ritenzione o cisti di Naboth appunto.

La diagnosi si fa attraverso la visita ginecologica e la colposcopia o può costituire un reperto occasionale che viene fuori facendo un’ecografia pelvica o transvaginale per esempio.

Come curare le cisti di Naboth?

Chiariamo subito che è inutile svuotare le cisti con ago diatermico, perché tendono in genere a riformarsi. Se sono piccole non vanno tolte e la paziente va rassicurata perché sono assolutamente benigne. Se invece raggiungono grosse dimensioni, o creano qualche disturbo, vanno asportate con ansa diatermica.

Per approfondire:Escrescenze vaginali o condilomi?

Data pubblicazione: 23 ottobre 2012 Ultimo aggiornamento: 24 maggio 2023

Autore

defalcovincenza
Dr.ssa Vincenza De Falco Ginecologo

Laureata in Medicina e Chirurgia nel 1991 presso università la Sapienza di Roma.
Iscritta all'Ordine dei Medici di Roma tesserino n° 43654.

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