Dallo stress all'ansia

Un tempo prevalevano fattori stressogeni di origine fisica, come il caldo, il freddo, la siccità Oggi le persone soffrono assai più di stress sociale o psicologico

Negli ultimi 30 anni il mondo occidentale è radicalmente cambiato.
Il quotidiano di ognuno di noi ha assunto caratteristiche nuove, una velocità nuova. Molte persone vivono con un costante senso di disagio verso una società che si fa sempre più complessa ed esigente.

Negli ultimi 20 anni il ritmo vitale è diventato frenetico, implacabile, indifferente verso chi non ce la fa. La vita lavorativa e sociale ha assunto l'aspetto di un torrente in piena che fa sopravvivere solo chi nuota bene e veloce e riesce agevolmente a schivare tutti gli ostacoli: rocce, rami e tronchi trasversali che compaiono durante la corsa. Affogare è facile (la perdita del lavoro, il peggioramento della vita familiare, la compromissione della salute, ecc.). Gli eccellenti nuotatori sono rari.

Noi tutti “nuotatori medi” soffriamo ogni giorno lo stress di questa società ad alta richiesta, in cui è premiato, accettato, gratificato solo colui che è bello, intelligente, pronto, simpatico, equilibrato, intraprendente, estroverso, capace di socializzare bene, affascinante, ricco, fortunato, sano, capace di continui adattamenti a situazioni nuove. E gli altri. . . .? Che cosa capita a chi nuota malissimo, male o benino?

Sono pochi anni che stress è diventata una delle parole più usate nelle conversazioni, nei giornali, nei libri. Non è solo fatica, dolore o difficoltà nel vivere, è sofferenza interna, angoscia, irritabilità, perdita del sonno, stanchezza fisica, e porta con se tanti cambiamenti e anche mutamenti comportamentali con sensibile riduzione del benessere.
Tuttavia questo disagio sociale è poco visibile perchè viene privatizzato, cioè vissuto apertamente solo in casa, in famiglia o addirittura compresso nell'esperienza personale o all'interno delle relazioni di un piccolo gruppo.

A volte purtroppo questa sofferenza interna viene espressa come violenza (o come protesta e ribellione sociale), come se il potenziale esplosivo interno dovesse deflagrare per esaurirsi. E' la manifestazione di una rabbia legata ai bisogni non soddisfatti o frustrati, soprattutto quelli attinenti alla propria identità ed alla realizzazione di se. La tensione si sviluppa dalla presenza di un non equilibrio che viene minato da una situazione sociale precaria e ambigua, da sentimenti di oppressione, di insicurezza, di paura. Si crea un conflitto fra i bisogni personali ed i compiti della vita sociale e dell'ambiente di lavoro. Si costituiscono problemi esistenziali che si presentano ogni giorno in modo urgente ed ineludibile.

Un tempo prevalevano fattori stressogeni di origine fisica, come il caldo, il freddo, la siccità o fisiologici, come la fame, le infezioni. Queste componenti hanno sempre fatto parte dell’esistenza umana.

Oggi le persone soffrono assai più di stress sociale o psicologico, legato alle relazioni umane, alle pressioni subite al lavoro o a scuola, ai disagi finanziari, alla malattia o alla morte di un membro della famiglia o di una persona cara, agli incidenti e ai disastri naturali, all’inquinamento (non solo di aria, acqua e terreno ma anche dell'ambiente acustico).

La società di oggi impone ritmi incalzanti e modelli fortemente competitivi. E’ diventato normale sentirsi costantemente sotto pressione, schiacciati da un modello di felicità che sembra irraggiungibile. Nel contempo, le relazioni umane, così importanti nel sostenere la vita delle persone, si sono indebolite; la solidarietà, la fiducia, il colloquio sono sempre più rari.

Viene così a mancare un senso di sicurezza di fondo. Questo è il motivo per cui “stress” è diventato sinonimo di “società moderna.”

Si invoca da più parti la crisi dei valori. A parer mio è falso. Ci sono oggi valori veri e forti anche più di ieri, ma fanno fatica ad emergere per l'enorme distrazione che questo ritmo sociale forsennato provoca. Il disoccupato, l'operaio con figli con stipendio ai limiti della sopravvivenza, l'impiegato neoassunto, sono distratti dalla priorità del sopravvivere; spesso prevale la preoccupazione.

Pensiamo solo alla cultura dell'ambiente: è questa generazione che sta salvando il mondo, inquinato e maltrattato dalle generazioni di ieri. Il disabile non è più considerato un a realtà scomoda, un'infelice: si creano strutture senza barriere architettoniche, servizi, corsi, percorsi privilegiati, esiste un volontariato copioso (mai è stato così numeroso come oggi).

La corruzione, le mafie, la degradazione politica, sono l'eredità delle generazioni passate che solo oggi vengono combattute con consapevolezza. La famiglia si sta disgregando non per crisi di valori ma per il cambiamento del ruolo sociale soprattutto della donna, che lavora, pensa, dirige, e collabora nella famiglia e nella società, come mai accaduto in passato e si riduce il tempo per i figli ed il marito. Esiste onestà di affetti e non si accetta più la realtà di una famiglia infelice per sempre a vantaggio del giudizio sociale. Ma questo comporta grandi e dolorosi cambiamenti e quindi altro stress.

Anche i cambiamenti considerati positivi, come una vacanza o una promozione possono essere causa di stress, in quanto provocano una risposta di adattamento dell’organismo al cambiamento e quindi uno stress.

La competitività crescente crea continue lotte di potere che si verificano anche in casa. Un’ovvia causa di stress è il disaccordo tra i membri della stessa famiglia o la frequente assenza di uno dei due partner.

Oggi crescere i figli può essere molto stressante. Se un figlio sano è causa di stress, ancora di più lo è un disabile o un figlio gravemente malato.

Ovviamente causa di forte stress sono alcune tragedie della vita come il perdere un bambino o un parente stretto.

Oggi sappiamo che i sintomi da stress si possono verificare anche quando un membro della famiglia ha difficoltà nel superare un determinato stadio del ciclo vitale, come diventare adulto, convivere, sposarsi, diventare genitore, vedere i figli che vanno via di casa o decidere di andare in pensione.

Cosa succede quando lo stress cronico prodotto da questi fattori supera la capacità di resistenza di una persona? Compare una vera e propria patologia “organica”. All'inizio si manifestano dei segnali di allarme, che ci avvertono del rischio di ammalarci di stress (sintomi psicosomatici e mutamenti comportamentali). Successivamente compare ansia, depressione; in alcuni casi si manifestano fobie e psicosi.

Per non cadere nella trappola dello stress, è importante osservare e comprendere i segnali di allarme che il corpo e la mente inviano. Questi sintomi di stress possono consistere in reazioni fisiche, mentali ed emozionali e in reazioni comportamentali. Riconoscere il modo in cui si manifesta la tensione permette di scegliere il sistema migliore per combatterla.

Quando i sintomi ed i segni dello stress vengono sottovalutati od ignorati degenerano, si trasformano in una vera e propria malattia: il disturbo d'ansia, il disturbo depressivo, il disturbo ossessivo compulsivo con o senza attacchi di panico. Possono comparire fobie e sintomi psicotici e nei soggetti predisposti può comparire una vera e propria sindrome psicotica (schizofrenia).

L’ansia è un meccanismo d'allarme indispensabile, utilissimo, deputato alla sopravvivenza, risale alla preistoria dato che appartiene al cervello arcaico. È una risposta all’ambiente in termini di sopravvivenza. È un meccanismo molto antico. Ciò vuol dire che, se cento milioni di anni fa c’era un erbivoro che si trovava a dover fronteggiare un carnivoro, la sua reazione era la fuga.

Per sopravvivere c’è bisogno di questo qualcosa che si chiama ansia. Se io sto qui a scrivere, in questo momento il mio livello d’ansia è basso, ma se d’improvviso il palazzo dove abito cominciasse a tremare, che cosa dovrei fare? Avere paura è già qualcosa. Devo sbrigarmi ad adattarmi al nuovo ambiente, devo sopravvivere. La sopravvivenza è la capacità d’adattamento. Mi dico di rilassarmi e di prendere con calma il terremoto? Evidentemente no. Scatta il panico. Non decidiamo più. A questo punto, percepita la minaccia dell’ambiente, dobbiamo adattarci il più velocemente possibile per sopravvivere. Non c’è ragionamento qui, è soltanto l'attivazione di un insieme di meccanismi automatici. Non decido. Devo solo reagire rapidamente ed affidarmi ad un meccanismo già sperimentato e innato. L'attivazione dell'ansia normale è quindi un fattore positivo e protettivo per se e per gli altri. E' una reazione difensiva utile.

L'ansia diventa invece patologica quando la nostra interpretazione di uno stimolo non è più corretta, si identifica un evento come più impegnativo, più allarmante, più difficile di quanto esso sia in realtà. E' una reazione esagerata ad una situazione, in altre occasioni, normalmente gestibile. Sintomi d'ansia troppo intensi rispetto alla reale pericolosità di una situazione possono avere un effetto dannoso per se e per gli altri.

I sintomi e i segni dell'ansia possono essere suddivisi nei seguenti tre tipi:

• Ansia: Sintomi Fisiologici - come la tachicardia, le palpitazioni, la sudorazione, i tremori, ecc.

• Ansia: Sintomi Psicologici - come la paura di morire, di impazzire, di perdere il controllo, le fobie, ecc.

• Ansia: Sintomi Comportamentali - come i comportamenti di evitamento, di fuga, di immobilizzazione, reazioni eccessive a stimoli innocui, comportamenti complessi ecc.)

Questi sintomi si possono manifestare all'interno di un vero e proprio disturbo psico-fisico, che, a seconda delle caratteristiche prende il nome di: Disturbo d'Ansia Generalizzato, Disturbo Ossessivo - Compulsivo, Agorafobia, Fobia Sociale, Fobia Specifica, Attacchi di Panico, Disturbo di panico, Stress e Ansia, Disturbo Post-Traumatico da Stress, Disturbo Acuto da Stress, Ansia e Depressione

Per affrontare l'ansia si possono usare un nuovo stile di vita con “igiene” alimentare e del sonno, la terapia comportamentale, la psicoterapia, la farmacoterapia.

 

Terapia farmacologica

Se la terapia cognitivo-comportamentale e la psicoterapia aiutano le persone ad affrontare e superare l'ansia e il panico, molte volte ci sono persone che hanno sintomi cosí intensi che non riescono a fare ciò che sarebbe più adatto per stare bene.

In questo caso, considerando i sintomi una specie di febbre in cui la volontà e la bravura di ognuno non possono fare nulla, prendere farmaci può aiutare, può risolvere un malessere profondo che altrimenti resterebbe “inguaribile”.

I farmaci possono essere presi solo per un breve periodo per far passare lo stato di malessere e permettere alle persone di affrontare con varie modalità i loro disturbi o debbono essere continuati, anche se con terapie minime di mantenimento, per garantire un benessere duraturo.

Dopo i farmaci, una terapia cognitivo-comportamentale può far riflettere meglio e far evitare di riprendere la febbre e può far porre attenzione sugli aspetti di prevenzione allo stress che sono fondamentali per risolvere definitivamente i problemi. Attraverso l'analisi delle situazioni non risolte della propria vita e il lavoro fatto nel tentativo di un miglioramento, si acquisisce maggiore forza e si prevengono eventuali altre crisi.

I farmaci riconosciuti più efficaci per l'ansia e per il panico sono le benzodiazepine e gli antidepressivi SSRI, SNRI, i triciclici, la sulpiride.

Le piante medicinali ad azione sedativa, ansiolitica e antidepressiva possono senz’altro affiancare ed integrare l’approccio terapeutico classico di questi disturbi e sostituirsi alle benzodiazepine in forme d’ansia di grado lieve e moderato o nelle forme occasionali, come la Passiflora, la Valeriana, l’Escolzia, la Melissa, l’Iperico, I Fiori Bach.

 

Conclusioni

Lo stress prodotto dai ritmi e dall’ambiente sociale può generare ansia, depressione, e disturbi del comportamento alimentare che comportano, spesso, gravissime conseguenze.

Questi disturbi vengono vissuti sia dal paziente sia dalla sua famiglia come una colpa, una vergogna da tenere nascosta; si pensa che siano causati da debolezza di carattere, da rapporti sbagliati.

spesso il disturbo non viene riconosciuto ed il paziente non riceve una diagnosi per mesi, a volte anche per anni.

Il pesante pregiudizio contro i farmaci psichiatrici e la paura dello psichiatra, del neurologo, che sono gli specialisti a cui bisogna rivolgersi, fanno si che il paziente non venga curato o venga curato in modo improprio (molti pensano che debba reagire con la sua volontà).

Questo porta grandissima sofferenza e spesso gravi danni all'individuo e alla sua famiglia e costi sociali molto elevati per la collettività.

Per l'individuo: sofferenza personale, perdita di lavoro e ritiro dalla vita sociale, emarginazione ed isolamento, forte rischio di suicidio.

Per la famiglia: sofferenza di tutto il nucleo familiare, spesso separazioni, divorzi, grave rischio di episodi di violenza che leggiamo nella cronaca.

Per la collettività: perdita di forze lavorative, assenteismo, licenziamenti (il 17% delle giornate lavorative perse hanno questa motivazione). si calcola che in italia i costi indiretti dei disturbi dell'umore gravino sulla società per circa 5 miliardi di euro (7/8 volte più alti dei costi diretti dei ricoveri, medicinali ecc).

In particolare nei giovani e negli adolescenti un problema di ansia o depressione non riconosciuto e non curato può portare alla tossicodipendenza, non come desiderio di trasgressione, ma come autocura.

La terapia farmacologica (i più recenti antidepressivi) rappresenta uno dei grandi successi della medicina moderna per la cura dell’ansia e dei disturbi dell'umore. Un’idonea cura farmacologica (meglio se abbinata ad una psicoterapia e ad un intervento di supporto sociale) possono cambiare radicalmente la vita, riportare il paziente ad un equilibrio psichico ed emotivo-comportamentale, ridare la serenità interiore, il gusto di vivere, la gioia di svegliarsi al mattino pronti ad affrontare la giornata.

E’ inaccettabile verso se stessi e verso le persone che ci amano rifiutare una cura di supporto quando l’ansia, la depressione trasformano la nostra vita in un incubo, in una lotta quotidiana che appare persa in partenza. Oggi le armi per affrontare la sofferenza interiore, lo stress, l’ansia, la depressione sono disponibili, basta eliminare il pregiudizio ed accettare il supporto medico con umiltà, con lo stesso spirito con cui curiamo un’ulcera gastrica, una bronchite, una calcolosi renale.

Data pubblicazione: 25 febbraio 2012

Autore

promani
Dr. Pierpaolo Romani Neurologo

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1993 presso Pisa.
Iscritto all'Ordine dei Medici di La-Spezia tesserino n° 1598.

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