Anca a scatto

L’anca a scatto è un fenomeno presente maggiormente negli atleti di sesso femminile tra i 20 ed i 30 anni. E’ una lesione benigna di solito legato al passaggio difficoltoso di un tendine su una sporgenza ossea

Introduzione

“Aiuto!! Sono una giocatrice di basket ed è da un pò di tempo che quando passo dalla posizione seduta a quella in piedi o faccio qualche passo sento l'anca scattare.... che cosa mi succede e ci sono dei rimedi per questo fastidio?”

Questo fenomeno comunemente denominato "anca a scatto" pur potendo manifestarsi in persone sedentarie, tende ad essere più frequente nei soggetti di sesso femminile tra i 20 ed i 30 anni ed in particolare tra coloro che praticano attività sportiva. Ciò probabilmente è da relazionare al fatto che nelle donne il bacino è più largo e negli sportivi le masse muscolari sono più sviluppate.

L’anca a scatto infatti dipende dal passaggio difficoltoso di un specifico tendine su una ben precisa sporgenza ossea. Per maggiore chiarezza ricordiamo si distinguono due tipi di anca a scatto.

 

Il tipo esterno è causato dal conflitto tra fascia lata ed il grande trocantere femorale. La fascia lata è una voluminosa struttura tendinea molto importante per l’equilibrio del bacino durante la deambulazione. Essa origina dalla porzione superiore e laterale del bacino e si estende ad abbracciare tutto il lato esterno dell’anca e della coscia fino a inserirsi sul versante laterale della tibia. Nel suo decorso, la fascia passa tangente alla porzione laterale del femore prossimale chiamata grande trocantere dal quale è separata semplicemente da una borsa che ne consente lo scivolamento.

In particolari condizioni, ed in correlazione con alcune attività sportive, questa fascia si ispessisce e si retrae. In questo caso inizia a produrre uno scatto quando l’anca si flette. Lo scatto, almeno inizialmente, è di solito indolore e riproducibile su volontà. Se non trattato tende ad aggravarsi nel tempo ed a divenire costante accompagnandosi ad una sintomatologia dolorosa per lo più avvertita in corrispondenza della regione laterale dell’articolazione.

Spesso si irradia sul lato esterno della coscia e del ginocchio e può divenire molto invalidante in quanto si riproduce ad ogni passo e nel salire e scendere le scale.

 

Una seconda forma di anca a scatto, con scatto però localizzato a livello della regione inguinale, è quella causata dalla frizione tra il tendine del muscolo ileopsoas e una sporgenza ossea del pube che prende il nome di eminenza ileo pettinea. Si presenta con dolore inguinale e con uno scatto sordo e profondo in corrispondenza della regione pubica.

Questa forma (anca a scatto interna) è molto più rara e tende a presentarsi in sportivi che effettuano ripetuti movimenti di flessione ed extrarotazione dell’anca. In particolare si presenta con una certa frequenza nei ballerini, nei ginnasti e nei rematori. Anche in questa forma lo scatto è spesso riproducibile dal paziente. La diagnosi però è più complessa in quanto puo essere confusa con altre cause di dolore inguinale come l’ernia inguinale o la tendinopatia degli adduttori.

 

Per completezza ricordiamo che esistono forme di anca a scatto di origine non miotendinea ma riconducibili ad esempio alla presenza di corpi liberi (ad esempio frammenti di cartilagine) all'interno dell'articolazione dell'anca oppure dovute ad una sindrome da conflitto tra acetabolo e testa femorale.

Si distinguono due tipi di conflitto femoro-acetabolare: il PINCER ed il CAM che possono manifestarsi isolatamente o in associazione. Il PINCER impingement è sostenuto da un eccesso di copertura acetabolare, il CAM ipingement da una anomalia morfologica della giunzione testa collo con riduzione della sfericità.

In entrambi i casi la non perfetta conformazione dei capi articolari riduce l'escursione che il femore puo eseguire prima di urtare i bordi dell'acetabolo generando il "conflitto" anche per movimenti di ampiezza ordinaria. Con il trascorrere del tempo, l'impingement femoro acetabolare può complicarsi con una lesione del labbro acetabolare o comunque con un quadro artrosico secondario.

Clinicamente queste situazioni patologiche possono simulare un'anca a scatto miotendinea in quanto si manifestano con dolore inguinale ad esordio subdolo soprattutto dopo uno sforzo fisico; i primi movimenti ad essere limitati sono quelli in flessione e rotazione interna dell'anca. Con il progredire della patologia il dolore si manifesta anche durante la  deambulazione fino alla comparsa di una zoppia di fuga.

 

Diagnosi

La diagnosi è prevalentemente clinica e si basa sull’anamnesi cioè sulla storia clinica raccontata dal paziente e sull’esame obiettivo cioè sulla visita condotta sul paziente. Talvolta può essere necessario eseguire un esame radiografico ed eventualmente una RMN dell’anca per escludere altre patologie, come un artrosi dell’ anca, una necrosi della testa femorale, la presenza di calcificazioni periarticolari.

Se la radiografia e gli altri esami risultano negativi e persiste il sospetto di un anca a scatto si può procedere ad una ecografia statica e dinamica (cioè durante l'esecuzione del movimento che produce lo scatto)la quale consente di identificare con certezza la struttura che scatta (fascia lata o ileopsoas).

 

Trattamento

Uno scatto non doloroso e saltuario in genere non richiede terapie particolari. Spesso il disturbo va scomparendo gradualmente così come è insorto. Quando invece si associ a disturbi dolorosi, va sempre trattato. In questi casi diventa necessario un trattamento fisioterapico finalizzato ad allungare (stretching) le strutture che scattano (fascia lata o ileopsoas).

Altrettanto importante, almeno fino a quando persiste il dolore, è il riposo, l’applicazione locale di ghiaccio ed eventualmente l’impego farmaci antiinfiammatori permetteranno di alleviare i sintomi. Solo raramente si deve ricorrere ad infiltrazioni locali di cortisone necessari per "spegnere" l'infiammazione locale e permettere una migliore riabilitazione.

Al fine di eliminare più rapidamente il dolore e l'infiammazione si può ricorrere anche a terapie fisiche. Non ci riferiamo però alle oramai desuete sedute con Tens, infrarossi e ionoforesi o peggio ancora con radar e marconi, ma bensi alle terapie strumentali di ultima generazione come la Tecarterapia o il Laser Yag ad alta potenza o come la Sit Therapy che superando le protezioni dei nostri tessuti veicola farmaci o fitocomposti naturali con azione antinfiammatoria o antidolorifica.

L’intervento chirurgico, che può essere eseguito anche artroscopicamente, è indicato solo quando lo scatto doloroso non risponde a nessun trattamento conservativo: in questo caso la detensione chirurgica del tendine o della fascia troppo contratta permette di eliminare il disturbo cosi come la rimozione di eventuali corpi mobili intrarticolari. Con tecnica artroscopica è possibile inoltre riparare eventuali lesioni a carico del labbro acetabolare, riparare piccole lesioni condrali, rimodellare la testa femorale e o l'acetabolo (osteoplastica) per evitare il conflitto.

Poiché l'artroscopia richiede solo piccole incisioni, si avranno solo piccole cicatrici, meno dolore ed una convalescenza più rapida rispetto alla chirurgia tradizionale "aperta". L'abilità artroscopica del chirurgo associata alla “voglia di guarire“ permetterà di tornare presto alle attività quotidiane. La fisioterapia potrà accellerare la ripresa.

Dopo l'artroscopia all'anca molte persone sono in grado di tornare al lavoro di scrivania dopo 10 giorni, ad attività più impegnative dopo 30 giorni, ed ad attività sportive agonistiche dopo 60-90 giorni.

Data pubblicazione: 22 aprile 2014

Autore

formica.alessandro
Dr. Alessandro Formica Ortopedico

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1988 presso Università .
Iscritto all'Ordine dei Medici di Roma tesserino n° 41668.

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