I disturbi somatoformi

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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta

La diagnosi è in genere tardiva in quanto si effettuano accertamenti medici per escludere che i sintomi presentati non siano dovuti a condizioni mediche generali.

I disturbi somatoformi e psicosomatici si presentano con manifestazioni somatiche e difficilmente la persona che ne soffre li correla a processi di tipo psicologico. Per tale motivo, il trattamento psicologico viene spesso rifiutato dal paziente.
Numerosi disturbi fisici hanno una correlazione psichica comprese alcune forme di allergia, intolleranze alimentari, asma, neoplasie, herpes simplex e zoster, cistiti recidive, coliti, problemi gastro-intestinali, sintomi pseudo-neurologici, bruxismo, dolore cronico, mal di testa e nevralgie, contratture muscolari, ecc.

Alcuni dei disturbi somatoformi sono:

  • l’ipocondria
  • il dismorfismo corporeo o dismorfofobia
  • il disturbo di somatizzazione
  • il disturbo algico

 

Ipocondria

L’ipocondria si presenta come la paura di avere, una malattia grave, basato sull’erronea interpretazione di sintomi somatici da parte del paziente. Tale preoccupazione persiste nonostante la valutazione e la rassicurazione medica appropriate, essa non risulta essere di tipo delirante nè è riferita all’aspetto fisico. Inoltre, si protrae per almeno sei mesi e non è riconducibile a nessun altro disturbo dello spettro ansioso.

 

Dismorfismo corporeo

Il dismorfismo corporeo è la preoccupazione per un supposto difetto nell’aspetto fisico. Se è presente una piccola anomalia, l’importanza attribuita è di gran lunga eccessiva. Si ritrova preoccupazione che comporta un disagio o un malfunzionamento sociale o lavorativo.

 

Disturbo di somatizzazione

Il disturbo di somatizzazione è caratteristico di una storia di lamentele fisiche, cominciata prima dei trenta anni, che si manifesta lungo un periodo di molti anni, e che conducono alla ricerca di trattamento o portano a significative menomazioni nel funzionamento sociale, lavorativo, o in altre aree importanti. Per poter porre diagnosi devono essere presenti almeno quattro sintomi dolorosi: una storia di dolore riferito ad almeno quattro localizzazioni o funzioni (per es. testa, addome, schiena, articolazioni, arti, torace, retto, dolori mestruali, dolori nel rapporto sessuale o durante la minzione) oppure due sintomi per apparato. La diagnosi viene effettuata in mancanza di una condizione medica generale, oppure in presenza di una condizione medica, le lamentele fisiche o la menomazione sociale o lavorativa risultano sproporzionate.

 

Disturbo algico

Il disturbo algico è caratterizzato da dolore in uno o più distretti anatomici. Esso causa malessere clinicamente significativo e si considera il fattore psicologico come responsabile dell’esordio. Il disturbo algico può essere acuto, qualora la sua durata sia inferiore ai sei mesi, mentre è definito cronico quando la durata del disturbo supera i sei mesi.
Per tutti i disturbi deve essere rafforzata la convinzione che i sintomi, che si presentano in modo differente nei singoli disturbi, non dipendono da una patologia sottostante per la quale devono essere comunque effettuate tutte le necessarie indagini di esclusione. Molto spesso le indagini effettuate e risultate negative, spingono il paziente a rivolgersi ad altri medici o laboratori per avere conferma dei propri dubbi, senza trovare quasi mai riscontro.
Il trattamento per questi disturbi può essere sia di tipo farmacologico che psicoterapeutico che combinato. Il trattamento combinato viene preferito a tutti i tipi di trattamento. Il trattamento cognitivo-comportamentale è il trattamento psicoterapeutico di maggiore efficacia nel trattamento di tutti i disturbi somatoformi.

Data pubblicazione: 23 aprile 2011

Autore

francescosaverioruggiero
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1998 presso Università Cattolica del S. Cuore - Roma.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Avellino tesserino n° 3387.

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