Depressione: cosa sono la serotonina e gli SSRI?

v.martiadis
Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta

Come e dove agiscono gli antidepressivi più usati nella terapia della depressione e dei disturbi d'ansia

Gli SSRI (Selective Serotonin Reuptake Inhibitors – Inibitori Selettivi della Ricaptazione della Serotonina) sono tra i farmaci più usati per la terapia della depressione, dei vari disturbi d’ansia, del disturbo ossessivo-compulsivo, di alcuni disturbi alimentari (in particolare la bulimia nervosa). Gli SSRI attualmente in commercio in Italia sono sei: fluoxetina, sertralina, fluvoxamina, paroxetina, citalopram, escitalopram.

Sebbene ciascuna molecola appartenga ad una famiglia chimica distinta, tutti possiedono una singola caratteristica farmacologica comune, ossia la capacità di indurre una inibizione potente e selettiva della ricaptazione della serotonina. Ma cos’è la ricaptazione della serotonina? Andiamo con ordine.

Serotonina e SSRI

La serotonina viene sintetizzata dai neuroni a partire dall’aminoacido triptofano e regola numerose funzioni fisiologiche, tra cui l’umore, l’appetito e il comportamento alimentare, il ritmo sonno-veglia, la temperatura corporea, il comportamento sessuale.

I neuroni, ossia le cellule che costituiscono il nostro sistema nervoso, comunicano tra loro attraverso delle sostanze chiamate neurotrasmettitori che rilasciate da un neurone (neurone pre-sinaptico) vanno ad agire sui recettori presenti su un altro neurone (neurone post-sinaptico) con il quale è a contatto attraverso un piccolissimo spazio definito sinapsi.

 

Per evitare che il segnale del neurotrasmettitore si prolunghi eccessivamente, il neurone presinaptico possiede dei meccanismi capaci di ricaptare (re-uptake) il neurotrasmettitore in eccesso, impedendogli l’ulteriore azione sul neurone postsinaptico. Questo meccanismo di ricaptazione è costituito da una proteina che si trova nella membrana del neurone presinaptico e che funziona come una sorta di aspiratore in grado di richiamare a sé il neurotrasmettitore liberato. Su questi trasportatori è possibile agire farmacologicamente bloccandone l’azione di ricaptazione. Bloccando con un farmaco la ricaptazione del neurotrasmettitore, si fa in modo da prolungare l’azione del neurotrasmettitore stesso sul neurone postsinaptico.

Nel nostro caso il neurotrasmettitore è la serotonina, mentre i farmaci che ne bloccano il reuptake sono gli SSRI. La loro funzione principale è dunque quella di impedire al neurone pre-sinaptico di ricaptare la serotonina, facendo in modo che la serotonina stessa possa agire in maggiori concentrazioni e per tempi più lunghi sul neurone postsinaptico.

Tuttavia non bisogna credere che l’azione e l’efficacia degli SSRI si limiti solo all’aumento della disponibilità sinaptica della serotonina; infatti numerosi studi ne dimostrano azioni sia recettoriali (come la regolazione della quantità di recettori presenti sul neurone) sia post-recettoriali (come la regolazione della produzione di fattori di crescita neuronale), o ancora modulando la funzione di altri neurotrasmettitori e sostanze ad azione regolatoria come i neurosteroidi.

Gli stessi SSRI, inoltre, pur avendo come azione predominante quella di bloccare la ricaptazione della serotonia, possono agire, in modi e in misure diverse, anche su sistemi di neurotrasmettitori diversi (acetilcolina, dopamina, etc.) modificando in parte il loro profilo di efficacia, e in parte condizionando il loro profilo di tollerabilità.

Per approfondire:Esketamina intranasale, un nuovo farmaco per la depressione resistenza

Data pubblicazione: 05 giugno 2011

Autore

v.martiadis
Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 2000 presso Università di Napoli SUN.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Napoli tesserino n° 39851.

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