Delirio: il sintomo fondamentale delle psicosi

matteopacini
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze

Si descrive le modalità del pensiero delirante e i diversi tipi di temi deliranti e di malattie che vedono il delirio come elemento centrale.

Psicosi è una termine generico, con cui si intende la perdita delle capacità di interazione con la realtà sostenute da un pensiero non più strutturato secondo linee logiche e funzionali, che può essere o meno associato ad alterazioni dei segnali in ingresso, cioè le sensazioni visive, uditive, olfattive, somatiche (illusioni, allucinazioni). La psicosi è pertanto una situazione di "alienazione", cioè esclusione dalle interazioni con l'ambiente perché la persona vive in un suo mondo, staccato da ogni logica comunicativa.

I sintomi psicotici più conosciuti sono le allucinazioni e il delirio, ma ve ne sono anche altri, come la perdita della risonanza affettiva e la perdita del legame tra pensiero, sentimento e iniziativa.

Il delirio è il sintomo psicotico più comune. Significa letteralmente un pensiero che non segue la normale linea di pensiero, non limitandosi però a produrre fantasie, ipotesi o intuizioni da verificare in seguito, ma convinzioni automatiche che prescindono da ogni verifica.
Quando qualcuno esprime un'idea, una convinzione, non possiamo esattamente sapere se la sua convinzione è giustificata o meno. Certo possiamo dare un giudizio sul fatto che la convinzione sia comune o bizzarra, strana o normale, ma questo non è sufficiente per stabilire se si tratti di un pensiero "disturbato".

Partiamo da un esempio di delirio. Mettiamo che una persona dica "Mi vogliono uccidere" e indichi anche chi e perché. Il pensiero di per sé è verosimile, cioè teoricamente "può essere". Ciò che è importante è "come" la persona esprime questa convinzione, cioè come ha iniziato a pensarlo, cosa lo ha indotto a convincersi di una cosa del genere. Un pensiero normale, non importa se inizia per intuizione o per osservazione di elementi esterni, procede poi con una verifica per arrivare ad un giudizio finale provvisorio (anche chi è convinto lo è “fino a prova contraria”). Di solito, se l'associazione tra elementi e pensiero è comprensibile secondo una logica, affettiva o concettuale o di esperienza diretta passata, la persona conclude che il suo pensiero è vero. Altrimenti, lo tiene in sospeso o lo lascia perdere, specie quando le associazioni di idee sono bizzarre o non sembrano realistiche su altri piani. Quindi se qualcuno pensa "mi vogliono uccidere perché hanno le scarpe rosse e quindi sono demoni", la struttura del pensiero non supporta logicamente la convinzione. Inoltre, spesso nei deliri ci sono degli elementi che sono una specie di buco nero logico, perché non hanno definizione. Ad esempio, i "demoni", le "entità", le "divinità", che rispetto alla realtà condivisa rimangono indefinibili, cioè se ne conoscono gli attributi ma non la sostanza.

Un delirio quindi non è un contenuto strano e bizzarro. "Mi vogliono uccidere" non è un'affermazione inverosimile di per sé, così come -facendo un altro esempio- "Mia moglie mi tradisce". Certo che molti deliri sono anche inverosimili nei contenuti, per esempio - "sono in contatto con gli extraterrestri" - ma sarebbe un errore giudicare una persona delirante soltanto per il contenuto delle sue idee. In realtà molti di noi hanno pensieri strani, bizzarri e inverosimili che rispecchiano fantasie o che comunque non sono convinzioni assolute, ma ipotesi che alla persona piace coltivare. D'altra parte, esistono idee e ideologie considerate degne e socialmente accettate (per esempio religiose) che sul piano logico non sono lineari né razionalmente comprensibili, eppure l'aderire a una religione non è di per sé segno di un pensiero delirante, perché in realtà non è l'adesione alla logica del pensiero al centro del culto, ma una serie di valenze, di funzioni e di rappresentazioni della realtà.

Un delirio quindi è definito fondamentalmente da una struttura "inderivabile", cioè logicamente incomprensibile nel rapporto tra premesse e conclusioni (es. "mia moglie mi tradisce perché passano delle macchine sotto casa, ed è il suo amante che controlla se ci sono io": questo passaggio è illogico perché la premessa -l'amante che passa in macchina- presuppone che sia vera la storia del tradimento, e invece viene indicata come una prova che la storia è appunto vera). Il pensiero delirante è deduttivo, cioè la persona sa già che la cosa è vera, e quindi tutto il resto è interpretato di conseguenza, mentre invece normalmente il pensiero ha una fase di verifica.
La seconda caratteristica del delirio è la coscienza di realtà, che nel delirio è automatica, cioè un pensiero è reale nel momento in cui è formulato, la coscienza non è il risultato sempre modificabile di un confronto ma è una nozione che nasce già vera.
In sintesi il delirio è un pensiero che in partenza non ammette prove contrarie, concepito in maniera inderivabile e deduttiva. Il contenuto e i sintomi associati variano.

Quando ai deliri si associano allucinazioni, la persona ad esempio può dire: "mi vogliono uccidere perché sento delle voci che mi minacciano". Chi sentisse voci dal nulla sarebbe innanzitutto preoccupato di avere allucinazioni, o di capire da dove vengono, mentre l'adesione automatica al contenuto è segno che oltre alle allucinazioni anche il pensiero è disturbato. Certe volte alcune allucinazioni del tipo "ci sono le fiamme dentro il cervello che me lo bruciano", non sono soltanto sensazioni espresse in modo pittoresco ma allucinazioni (senso di bruciore al capo) con una convinzione di avere dentro delle fiamme che bruciano il cervello.

Il delirio è presente in diversi disturbi psichici, in alcuni è l'elemento principale (cosiddetti disturbi deliranti), in altri è uno dei sintomi principali (schizofrenia), in altri può esserci ed è un segno di gravità (psicosi maniacodepressiva). Il delirio può essere prodotto da sostanze esterne, come farmaci o droghe. In alcuni casi il delirio è prodotto come parte di un'esperienza stimolante, per esempio con gli allucinogeni, o l'haschisch, o la fenciclidina.

Si distinguono
deliri percettivi, cioè che iniziano con l'aver visto o sentito qualcosa che viene interpretato in maniera delirante (una persona che non conosco si tocca i capelli e penso che sia un segnale per farmi capire che sono in pericolo)
deliri intuitivi, cioè che iniziano con un pensiero interno, come intuire di essere la reincarnazione di gesù e avere una missione da compiere
deliri rappresentativi, che iniziano con un ricordo, come ripensare ad una frase di auguri detta da un amico il giorno prima e capire che era un avvertimento perché sono in pericolo di vita.

I deliri si distinguono anche in base al contenuto: grandiosi/megalomanici (che vanno dal credere di avere poteri particolari all'essere in possesso di informazioni segrete e preziose, all'aver inventato cose nuove e geniali), depressivi (essere in rovina, avere colpa di qualche evento, avere una malattia mortale, corporei (essere infestato da parassiti, avere malattie, non avere più parti del corpo), persecutori (essere spiato, controllato, indotto e disturbato con segnali, interferenze, malefici; avvelenato, esser oggetto di interesse da parte degli altri), erotomanici (ritenere che qualcuno sia innamorato di noi) etc.
Un delirio si può sviluppare in complessità nel tempo, ma di solito c’è un momento in cui si concepisce l’idea fondamentale, magari senza parlarne perché non si hanno chiari i dettagli. Nella fase in cui il delirio nasce, o riprende se prima era svanito, c’è una sensazione di perplessità, come se i riferimenti della realtà non ci fossero più o stessero cambiando significato: si tratta di un vero e proprio embrione di delirio, in cui si intuisce che “qualcosa sta per accadere” o che “c’è qualcosa che non riesco a capire”, una verità, una rivelazione, ma non si mette ancora a fuoco nessun dettaglio. Si chiama questa condizione stato pre-delirante o wahnstimmung.

Uno dei modi più comuni di sentir parlare di delirio è dire che è “lucido” o non lucido. In realtà se si intende l’adesione alla realtà il delirio per definizione non è mail “lucido”, mentre se si intende il fatto che il comportamento è organizzato come quello di una persona non delirante, questo è frequente. O per lo meno il comportamento rimane organizzato rispetto agli scopi che la persona vuole ottenere in quel momento (es. acquistare, aggredire, viaggiare etc). Un altro termine usato comunemente per indicare un delirio è “stato dissociativo” che in realtà nella classificazione odierna significherebbe un altro tipo di disturbo, ma che come parola rende l’idea della “alienazione”.

Data pubblicazione: 24 ottobre 2010

Autore

matteopacini
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1999 presso Università di Pisa.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Pisa tesserino n° 4355.

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