Gestione delle emozioni e relazione di coppia

alessandra.varotto
Dr.ssa Alessandra Varotto Psicologo, Psicoterapeuta

L' articolo mette in evidenza differenze di genere legate alla gestione delle emozioni e della relazione. demotivante questo passaggio

Introduzione

Uno dei cambiamenti più rilevanti della rivoluzione sessuale degli anni Settanta è stata l’esplicito riconoscimento del piacere sessuale delle donne. Questo significa che i due generi si assomigliano molto di più oggi che nel passato?

La risposta risulta contraddittoria. Le donne, infatti, prendono maggiormente l’iniziativa e si sentono più legittimate a cercare esperienze anche al di fuori di un rapporto d’amore senza provare sensi di colpa. Allo stesso tempo, tuttavia, registriamo una crescita importante della pornografia e delle parafilie tra gli uomini, complice anche il maggiore accesso ad Internet. Queste evidenze ci portano a riflettere che, probabilmente, l’identità di genere, il filo rosso che orienta fin dalla nascita un maschio o una femmina nella costruzione della sua identità complessiva, resta ancorata a bisogni e a funzioni differenti.

 

Corpo di uomo e corpo di donna

Biologia e cultura sono interazione costante nel definire quel particolare “oggetto” che è il corpo umano. Potremo dire che il corpo è la nostra identità e parla di noi e della nostra storia in tanti modi diversi.

A rendere complesso questo particolare oggetto si aggiunge il peso notevole della cultura e dei modelli proposti dal contesto, normalmente diversi per i due sessi.

A livello generale, e in estrema sintesi, vale per tutti il mandato di un corpo bello e sempre giovane e rimane indiscusso, da un lato, il ruolo egemone dello sguardo maschile, inteso come occhio che penetra, osserva, valuta ed eventualmente desidera e, dall’altro, il corpo della donna che è  l’ oggetto che deve essere capace di attrarre sessualmente per avvicinare l’ altro o anche per far vendere un prodotto qualsiesi.


La gestione delle emozioni e della relazione

Se oggi lo "sviluppo di genere" è di difficile comprensione, è anche vero che dal lavoro clinico con le coppie, giungono alcune evidenze che mettono in luce il primato dell’erezione quale nucleo fondamentale dell’identità del maschio potente e la problematica del pene come fonte di preoccupazione a carico degli uomini. Quando l’organo genitale maschile non risponde alle aspettative individuali per la sua “dimensione” o per la “prestazione”, ecco che viene investita anche la sua identità più ampia e questi uomini si sentono così impoveriti e sviliti che, alcuni, finiscono per isolarsi dal mondo esterno.  Indubbiamente,  sullo sfondo c’e’ un contesto culturale di competizione tra maschi che va a pesare sull’individuo rendendolo ancora più vulnerabile.
Quando risultano delle difficolta di elaborazione e di espressione delle emozioni proprie e altrui, allora abbiamo quello che gli psicologi chiamano, in termini tecnici, alessitimia.
Questa dimensione sembra collegarsi all’identità di genere e gli studi di settore riferiscono una maggiore presenza tra gli uomini. E’ anche vero che, tradizionalmente maschi e femmine hanno ricoperto ruoli diversi all’interno della relazioni familiari e sociali. Mediamente, il mondo femminile  ha potenziato il registro emotivo più del mondo maschile e  ha sviluppato precocemente la capacità di empatia nelle relazioni con gli altri.

Queste diversità di ruolo relazionale sembrano quanto mai attuali quando si è davanti ad un problema della coppia. La donna desidera parlarne con profondità, fino a sviscerare anche i risvolti emotivi e  relazionali, mentre il maschio è proiettato sulle soluzioni pratiche e ritiene i discorsi femminili poco utili alla soluzione del problema.
Anche nel contesto clinico sembra difficile uscire dal racconto essenziale che fa il paziente riguardo ciò che non funziona nella coppia. Appare scarso il linguaggio usato relativamente ai propri vissuti emotivi con il partner o con chiunque altro. Proprio per queste ragioni è difficile esplorare la relazione di coppia e creare i presupposti necessari alla comprensione del problema.

 

Setting terapeutico con l’alessitimico

La prassi adottata dai sessuologi per il trattamento di sintomi sessuali maschili è quella di coinvolgere il partner femminile sin dalla fase diagnostica.
In generale, dalla donna si raccoglieranno elementi della relazione preziosi al clinico ma che dovranno comunque essere verificati.
Ciò risulta ancora più importante nel caso di uomini alessitimici, dato che la loro presenza nel setting terapeutico potrebbe inficiare l’esito positivo del trattamento.
Di particolare interesse sono stati gli studi di Michetti e collaboratori che hanno  voluto indagare questa dimensione in relazione ai sintomi maschili della disfunzione rettile e della eiaculazione precoce, Le evidenze riscontrate vanno nella direzione di una correlazione positiva tra i sintomi sessuali e la disfunzione alessitimica del paziente.

Se da un punto di vista scientifico, tuttora, non siamo in grado di stabilire se la disfunzione sessuale sia la causa o l’effetto dell'alessitimia, non possiamo tuttavia escludere che vi sia un'effetto di interazione che riguarda entrambe queste variabili.

In conclusione, l’articolo mette in evidenza differenze di genere legate alla gestione delle emozioni e della relazione. Spesso davanti a un problema di coppia la donna desidera sviscerarlo in profondità, diversamente dal maschio che ritiene faticoso e spesso demotivante questo passaggio. Alcune ricerche di settore hanno voluto indagare la dimensione alessitimica dell’uomo e hanno trovato che correla sia al deficit dell’erezione sia all’eiaculazione precoce.



Approfondimenti bibliografici:

Michetti P.M., Rossi R., Bonanno D., Tiesi A., Simonelli C. (2006), , International Journal of Impotence Research, 18, 170-174.
Michietti P.M., Rossi R., Bonanno D., De Dominicis C., Iori F., Simonelli C. (2007), , Journal Sex Medicine, 4, 1462-1467.

Data pubblicazione: 20 agosto 2012

Autore

alessandra.varotto
Dr.ssa Alessandra Varotto Psicologo, Psicoterapeuta

Laureata in Psicologia nel 2009 presso UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI PADOVA.
Iscritta all'Ordine degli Psicologi della Regione Veneto tesserino n° 7550.

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