Sessualità estrema: sado-masochismo (BDSM)

valeriarandone
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo

Il sado-masochismo, appertiene alle parafilie, ex perversioni, oggi rivisitate e rilette sia dal punto di vista diagnostico, che terapeutico. Cosa fare quando la sessualità è caratterizzata dalla dimsnione di sottomissione e potere? Vediamo quali sono le caratteristiche del bondage

Questo articolo nasce dalle frequenti richieste di consulenze ricevute durante questo ultimo anno, su sadismo e masochismo, con l’obiettivo di sanare il divario tra gossip, moda momentanea e parafilie.

Le parafilie o perversioni sessuali, sono impulsi sessuali, seguiti da comportamenti e nutriti da fantasie, indispensabili per raggiungere l’eccitazione, che coinvolgono bambini, oggetti inanimati o persone.

Questi comportamenti hanno un carattere di rituale, spesso coatto e compulsivo, indispensabile per il raggiungimento dell’eccitazione e della risposta orgasmica.
Tra le più frequenti abbiamo: Esibizionismo, pedofilia, froutterismo, voyeurismo, sadismo e masochismo sessuale, feticismo e travestitismo.

Il bondage, detto in sigle BDSM è un acronimo composto da: bondage (B), bondage & disciplina (BD), dominazione e sottomissione (D&S), sadismo e masochismo (S&M).

Il bondage (parola inglese che significa schiavitù) è una pratica sessuale, caratterizzata da dominio e sottomissione, da pratiche voyeuristiche\esibizionistiche , spesso improntate a costrizioni fisiche\psichiche , attuabili mediante l’ausilio di rituali, legature, bavagli, fruste e manette, strategie adoperate per amplificare ogni forma di piacere fisico e\o psichico.

Il bondage, oltre alla momentanea fascinazione, può contenere in sé, rischi anche per la salute e l'incolumità dei protagonisti , soprattutto se tale pratica viene improvvisata o praticata con sconosciuti o, peggio ancora facilitata da incontri dell’etere.

Queste sigle comprendono un corteo di pratiche relazionali/erotiche e sessuali, che se avulse da una relazione BDSM, vengono considerate dolorose, sgradevoli sul piano psichico e fisico e spesso capaci di compromettere un legame amoroso.
Nella cultura del bondage, tali pratiche non solo sono lecite, ma sono indispensabili a creare legami forti e duraturi.

Il segreto non è nel sesso, ma nel gioco, nel gioco che precede un incontro, che lo rende atipico, che ha caratteristiche di esclusività, di possesso, di dominio; il piacere genitale segue a ruota.

Facendo un escursus storico, il primo ad occuparsi del sadismo e del masochismo, fu il tedesco Kraft-Ebing che coniò i due termini di sadismo e masochismo avendo riscontrato che queste perversioni erano state ampiamente descritte, in forma romanzata, da de Sade e da Sacher-Masoch, autori che scrissero le loro opere tra la fine del ‘700 e fine del 900 il secondo.

S. Freud si occupò stabilmente dell’argomento e nel 1905 pubblicò “Tre saggi sulla teoria della sessualità” che divenne una sorta di Bibbia per gli studiosi della sessualità e delle suoi percorsi alternativi.
Successivamente le perversioni, dette oggi “parafilie”, diventeranno oggetto di indagine statistiche, grazie agli studi di Kinsey.

Vediamo di addentrarci nelle dinamiche e nelle pieghe psichiche di chi si accosta a queste pratiche.

La tematica principale che regolamenta il gioco sessuale e le relazioni in cui abita la sessualità, è il “potere” ed il “controllo” sull’altro.
Si tratta essenzialmente di una “forma di erotizzazione dell’odio e della sofferenza”, che parte solitamente da lontano, dall’infanzia degli attori protagonisti di questi giochi amorosi.
I ruoli non correlano con l’orientamento sessuale, né con l’identità, ma spesso il dominatore ed il sottomesso, possono essere sia uomini, che donne e possono anche alternarsi nelle pratiche amatorie.

Oggi, in clinica, la percentuale maggiore si ha tra gli uomini dominanti e donne sottomesse, non l’inverso, come se in questo momento storico di disagio psico-sessuale, di fusione e confusione tra i sessi, ci fosse un bisogno maggiore di uomini dominanti, fenotipicamente mascolini e donne geishe accuditive, sottomesse e schiave per amore.

Sia che si tratti di una donna che assume il ruolo di Mistress, che agisce ruoli di dominazione e potere, come per avere il controllo sul maschile, che sia invece l’uomo che funga da dominatore, il denominatore comune è sempre e soltanto il potere e la sofferenza generatrice di piacere sia psichico, che fisico.

I temi centrali sono sempre quelli della potenza e dell’impotenza, della forza e della debolezza, della colpa e dell’innocenza, della purezza e della corruzione, della vittima e del carnefice.
Non esistono vie di mezzo, graduatorie e sfumature emotive del sentire e del volere, i due protagonisti della relazione si fiutano, si cercano, si riconoscono e “soltanto” all’interno di queste dinamiche si concedono il permesso di amare e di essere amati.

Queste esperienze “non ordinarie” di affettività e di sessualità, dal punto di vista delle dinamiche psichiche, non sono mai cosi’ disgiunte; come infatti evidenziavano Stoller e Gabbard 2007, le espressioni di sadismo e masochismo, sono sempre amalgamate e mai completamente pure.

Le dinamiche di potere e di dominio del bondage, danno vita a giochi dolorosi e, le fustigazioni per il corpo, ma soprattutto per la psiche, sono caratterizzate da dinamiche in cui “il sadico o carnefice si fa forte delle proprie debolezze e le vittime si fanno deboli della loro forza”.( Stoller)
I rituali e le ossessioni, che organizzano e nutrono il gioco d’amore, sono sempre molto rigidi, stereotipati e strutturati, con regole e ruoli fissi e prestabiliti.

In questo gioco dell’odio e dell’amore, propedeutico ed indispensabile per accedere alle emozioni ed piacere, nulla deve essere improvvisato, le emozioni e le sensazioni passano dal “filtro del rituale” e della “sperimentazione sicura” di un nuovo sentire, dove dolore e piacere si mescolano insieme in un pericoloso vortice che spesso porta alla dipendenza psicologica e diventa l’ “unico” tramite per accedere alla vita a due.

I ruoli ed i copioni sono assegnati precedentemente, come se ci fosse un contratto tra le due parti; quando uno dei due partners, evade il copione la pena più grande che riceverà è sicuramente la fine del gioco, la perdita dell’altro\a, la sua negazione e la perdita del suo amore.

Quindi nel bondage, nessuna variazione sul tema, se non concordata, nulla deve avvenire per caso o per istinto.
Sono rituali, in cui il gioco mortifero di umiliazione psicologica e di potere subiti, lasciano trasparire la necessità vitale di affermare la propria esistenza , anche se con modalità paradossali.
La distanza emotiva dall’altro, il controllo dell’affettività, la netta distinzione tra gli stati d’animo di un partner e dell’altro( chi domina e chi viene dominato), tutela dalla paura dell’amore.

La paura dell’abbandono, dell’amore e della morte viene esorcizzata proprio attraverso il rituale di sofferenza e quindi i legami che si creano sono indissolubili e spesso durevoli.

Bisogna effettuare un importante distinguo per orientare il lettore:

1 - Nel caso in cui il bondage con le sue dinamiche psico-sessuali, si manifesta soltanto nell’immaginario erotico, quindi investe ogni forma di fantasticheria sessuale, con contenuti perversi che siano sadici o masochistici, non è obbligatorio averne paura, ma magari con aiuti specialistici avere il coraggio di investigarli e conoscerli e perché no adoperarli nella vita di coppia,senza relegarli soltanto alla dimensione autoerotica e solitaria.

2 - Nel caso in cui questo immaginario, transita alla realtà sessuale, quindi si trasforma in “agito sessuale”, la sua attuazione dovrebbe avvenire tra persone adulte, consenzienti e con le stesse necessità sessuali.

3 - Nel caso in cui uno dei due partner abbia una sessualità parafilia e l’altro no, non è utile un adeguamento alle esigenze sessuali del partner, ma ascoltare e seguire le proprie reali inclinazioni emozionali e sessuali.
Eventualmente una consulenza di coppia, sarebbe la strada più consona alla disamina della coppia e della sua sessualità.

 

Bibliografia:

  • Stoller 1895 “Observing the erotic imagination”. Yale Università Press, New Haven
  • Salvo “ 1997, “Perversioni al femminile” Mondadori Milano
  • Selvini “Psicologia clinica” Padova.
  • Norwoord 1985 “Donne che amano troppo” Feltrinelli MIlano
Data pubblicazione: 27 gennaio 2013

Autore

valeriarandone
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo

Laureata in Psicologia nel 1992 presso La Sapienza-Roma.
Iscritta all'Ordine degli Psicologi della Regione Sicilia tesserino n° 1048.

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