Come affrontare la morte con i bambini

mariateresa.dellerba
Dr.ssa Maria Teresa Dell'Erba Psicologo, Psicoterapeuta

Ognuno di noi, prima o poi, si trova a dover affrontare la perdita di una persona amata, e questo è un avvenimento spaventoso e doloroso, che diviene ancora più terribile quando bisogna parlarne a dei bambini. Parlare di morte ai bambini è giudicato anomalo ma, in molti casi, non possiamo impedire che evitano l'esperienza del lutto tuttavia, possiamo capire come affrontare con loro questo tema e come accompagnarli e sostenerli in modo che la loro esperienza sia meno traumatica.

Come affrontare la morte con i bambini

Introduzione

Ognuno di noi, prima o poi, si trova a dover affrontare la perdita di una persona amata, e questo è un avvenimento spaventoso e doloroso, che diviene ancora più terribile quando bisogna parlarne a dei bambini. La paura della morte, è una paura universale ed è difficile affrontarla: lo è anche il parlarne in una società che tende ad ignorala, a evitarla e a trasformarla in un vero tabù quando gli interlocutori sono bambini e adolescenti. Parlare di morte ai bambini è giudicato anomalo, e spesso gli adulti che si ritrovano a vivere questa esperienza, pensando di proteggerli da un dolore considerato troppo forte, scelgono di non informarli della morte di una persona cara, o di escluderli dalla partecipazione a rituali e cerimonie, o cercano di farli distrarre e di allontanarli da casa. Queste e altre possibili soluzioni che tendono a negare la morte e la sofferenza, sono adottate in buona fede con l’intento di preservare i bambini da situazioni cariche di emozioni. La maggior parte degli adulti infatti, pensano che i bambini, in quanto tali e indipendentemente dalla loro età, siano troppo piccoli per comprendere, per partecipare, e soprattutto credono che siano troppo sensibili e fragili per reggere gli aspetti emotivi e i cambiamenti di una fase così tragica e delicata della vita. Ne temono le reazioni e si sentono impotenti nel gestirle senza commettere errori che possano provocare ulteriori sofferenze o conseguenze future. Purtroppo non possiamo evitare di far sperimentare ai bambini il dolore della perdita e gli inevitabili cambiamenti che derivano dall’assenza definitiva di una persona amata ma, possiamo accompagnarli e sostenerli in modo che la loro esperienza sia meno traumatica.

Le tappe evolutive del concetto di morte

Uno dei primi elementi che bisogna prendere in considerazione per capire come comunicare con i bambini e cosa sono in grado di comprendere della morte, è la loro fase di sviluppo: bambini di età diversa avranno concetti differenti della morte. Si possono individuare i seguenti stadi di sviluppo:

-prima dei tre anni i bambini non comprendono che la morte è un concetto irreversibile e universale che implica la fine delle funzioni vitali. La morte viene immaginata come uno stato simile al sonno e ad altre esperienze di separazione temporanea;

-tra i 3 e i 6 anni, la morte è concepita come un avvenimento temporaneo e reversibile ed è paragonata al semplice dormire, a una partenza, a un viaggio. Poiché i bambini non possono ancora distinguere tra desiderio e realtà, tenderanno a credere che, ad esempio, un sentimento ostile sia in grado di causare un danno reale alle persone a cui è diretto. Ad esempio, l’aver detto o pensato frasi come “sono arrabbiato, vorrei che sparissi, che mi lasciassi”, li farà sentire responsabili perché li considereranno come causa della morte, con relativi sensi di colpa e la credenza di essere un bambino cattivo;

-tra i 6 e i 9 anni la morte è considerata come un fantasma, uno spirito maligno, l’angelo della morte che porta via le persone, tuttavia i bambini iniziano ad essere consapevoli che è una condizione irreversibile che colpisce per lo più le persone anziane;

-infine, per i bambini di età superiore ai 9 anni, la morte è considerata come una condizione inevitabile, universale e irreversibile.

Un discorso a parte andrebbe fatto per gli adolescenti, che sono ben consapevoli del significato e delle conseguenze della morte ma devono fare i conti con i conflitti e i sentimenti ambivalenti tipici di questa età.

Come affrontare il tema della morte

La comunicazione non è solo un mero passaggio di informazioni da un emittente a un ricevente, ma la modalità e il contenuto della comunicazione devono essere adattati all’età, alla personalità e al grado di maturità dei bambini. E’ necessario incoraggiare la comunicazione, utilizzare parole semplici e dirette, avvalersi di esempi o storie; rispondere alle loro eventuali domande in modo semplice, naturale e onesto; chiedere se hanno compreso, ammettendo la possibilità di non conoscere tutte le risposte alle loro questioni, evitando di dir loro che sono troppo piccoli per capire; ascoltare e accettare i sentimenti del bambino e non aver timore di chiedere quali sono i loro dubbi e paure.È importante lasciare libero spazio all’espressione delle emozioni, parlare dei sentimenti, di come ci si sente tristi e di quello che si può fare insieme per sentirsi meglio, contenere i loro pianti, rassicurarli non solo con le parole ma soprattutto con la vicinanza fisica e affettiva.                        E’ consuetudine utilizzare alcune frasi come ad esempio: “era così buono che gli angeli lo hanno voluto con loro in paradiso”, “sta dormendo”, “è volato in cielo”; con l’intento di rendere più accettabile e comprensibile questa fase del ciclo di vita. In realtà, è meglio evitare questa tipologia di frasi che alimentano confusione e paura e vengono generalizzate a situazioni comuni e quotidiane come dormire o viaggiare, con conseguente paura di addormentarsi da soli, comparsa di incubi notturni, e ansia da separazione. Un altro aspetto da non sottovalutare è la scelta di comunicare in uno spazio tranquillo e di stabilire un momento adeguato che facilitano la condivisione e l’espressione di parole ed emozioni.

Conclusioni

La morte di una persona cara non corrisponde necessariamente allo sviluppo di gravi difficoltà emotive in quanto ogni bambino avrà un suo modo personale di elaborare la perdita: le modalità di risposta dipendono infatti, dalla interazione di una molteplicità di fattori, interdipendenti tra loro. Vi sono le caratteristiche individuali dei bambini (età, personalità, stadio di sviluppo cognitivo); la qualità e l’intensità della relazione e del legame con la persona deceduta; le risorse della famiglia (capacità comunicative, contenitive ed elaborative) e quelle dell’ambiente sociale; la partecipazione ai rituali e cerimonie funebri; la possibilità di condividere il dolore e il ricordo della persona scomparsa; se ci sono già state precedenti esperienze di lutto e le modalità con cui sono state affrontate. Questi sono solo alcuni dei fattori che incidono nell’elaborazione del lutto ma l’elenco non potrebbe mai essere esaustivo sia a causa della complessità del tema trattato sia per il rischio di sottovalutare il peso delle risorse individuale e familiari o al contrario di condizioni sfavorevoli che potrebbero favorire o ostacolare l’elaborazione del lutto. In generale, il dolore per una perdita diventa ancora più intenso quando non può essere vissuto, quando la sofferenza non può essere espressa e condivisa, pertanto per aiutare i bambini è imprescindibile garantir loro un ambiente familiare e sociale sensibile e attento, che sia in grado di comunicare e rassicurarli su ciò che avviene intorno a loro, e dentro di loro qualsiasi sia la natura dell’evento.                  Per gli adulti è un compito gravoso, accompagnare i bambini nel cammino che passa attraverso la sofferenza e gli aspetti più dolorosi dell’esistenza, ma diviene realizzabile soltanto nella consapevolezza che la possibilità di affrontarli deve necessariamente percorrere le tappe della espressione, condivisione, ed elaborazione. Solo quando si sviluppa la consapevolezza della separazione si può pensare e ricordare il dolore provocato dal distacco: un dolore che diviene così un’esperienza tollerabile e costruttiva per vivere, per crescere e attivare nuove speranze, perché riuscire a vivere il dolore significa anche aprirsi alla ricchezza delle emozioni.

 

Bibliografia

Cancrini T. Un tempo per il dolore. Eros, dolore e colpa. Bollati Boringhieri,2002   

Kubler-Ross E. La morte e il morire. Cittadella, ed. 2005

Sunderland M. Aiutare i bambini a superare lutti e perdite. Ed.Erickson,2009

 

 

 

Data pubblicazione: 24 febbraio 2016

Autore

mariateresa.dellerba
Dr.ssa Maria Teresa Dell'Erba Psicologo, Psicoterapeuta

Laureata in Psicologia nel 2009 presso Università .
Iscritta all'Ordine degli Psicologi della Regione Puglia tesserino n° 3534.

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