Disturbo dell’orgasmo femminile: anorgasmia (parte I)

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Dr.ssa Ilenia Sussarellu Psicologo, Psicoterapeuta

Storicamente la sessualità è stata connotata spesso in modo negativo e colpevolizzante e non si può negare che questo abbia avuto delle conseguenze sul modo in cui alcune persone la vivono ed esercitano...

Storicamente la sessualità è stata connotata spesso in modo negativo e colpevolizzante e non si può negare che questo abbia avuto delle conseguenze sul modo in cui alcune persone la vivono ed esercitano. Anche oggi, nella nostra cultura “moderna” permangono alcune di queste connotazioni, soprattutto quando ci si riferisce alle differenze sessuali come ad una discriminante tra le persone oppure alla libertà delle attività ad esse collegate. Senza dubbio la sessualità, rispetto a qualunque altra sfera dell’esistenza umana, costituisce l’area più carica di emozioni, affetti e sentimenti al punto che da qui si originano passioni, paure, divieti e tabù, da cui possono generarsi alcuni disturbi specifici.

 

Cos’è l’orgasmo

Per poter comprendere in cosa consiste il Disturbo dell’orgasmo è necessario fare un breve riferimento alla fisiologia dell’apparato sessuale femminile attraverso il quale cercheremo di comprendere prima come funziona la risposta sessuale quando non esiste alcun problema.

Master e Johnson sono due ricercatori che hanno lavorato tanto nella ricerca in ambito sessuale e, attraverso uno studio condotto nel 1966, hanno capito che la risposta sessuale (sia maschile che femminile) poteva essere distinta in 4 fasi:

  1. Eccitazione
  2. Plateau
  3. Orgasmo
  4. Risoluzione

Nello specifico l’orgasmo femminile è costituito dalla combinazione sia di esperienze soggettive che di mutamenti fisiologici nella vagina e nell’area pelvica. Le sensazioni soggettive legate all’esperienza dell’orgasmo che vengono riferite generalmente dalle donne comprendono descrizioni come “raggiungere l’acme”, provare l’accumulo di tensione e quindi liberarla, un senso di contrazione nell’area genitale, un periodo di elevata eccitazione seguita da un improvviso sollievo e rilassamento.

Tuttavia queste sensazioni si costituiscono a partire da una serie di cambiamenti fisiologici che interessano sia la vagina che l’area pelvica.

Durante la fase di eccitazione tutte le strutture più o meno profonde (plesso venoso che circonda la vagina, il corpo spongioso, e i corpi cavernosi del clitoride) vengono interessati da un consistente afflusso di sangue (tumescenza) grazie al quale si verifica l’allungamento del canale vaginale.

Se la stimolazione prosegue o si intensifica si raggiungere la fase successiva, detta plateu. Questa è facilmente riconoscibile in quanto arriva immediatamente prima dell’orgasmo ed è percepita come un punto di non ritorno in cui si vive l’inevitabilità dell’orgasmo stesso. In questa fase l’utero diventa più gonfio, la vagina sembra allungarsi e gonfiarsi come un pallone; tali cambiamenti sembrerebbero dovuti alla contrazione delle fibre muscolari che sostengono l’utero. Man mano che l’eccitazione sessuale aumenta inizia a comparire un fluido sulle pareti della vagina che forma un rivestimento lubrificante. L’ingresso del pene è facilitato dalla corretta successione di queste due fasi dal momento che producono l’apertura vaginale e la lubrificazione; è chiaro quindi che se tali risposte sessuali non sono presenti il tentativo di penetrazione può provocare notevole disagio nella donna.

Dopo il plateau segue la terza fase, quella dell’orgasmo, in cui avviene la percezione soggettiva di piacere alla quale seguono una serie di contrazioni muscolari al livello della vagina, dell’ano e talvolta anche dell’utero.

Dopo l’orgasmo tutti i parametri fisiologici, alterati dall’eccitazione, tornano ai livelli precedenti; si tratta dell’ultima fase, la risoluzione.

Se l’orgasmo non viene raggiunto la risposta di detumescenza (riduzione dell’afflusso di sangue) si verifica più lentamente; infatti la congestione potrebbe durare anche alcune ore provocando notevole disagio.

 

L’esperienza dell’orgasmo

Tutte le donne ricercano l’orgasmo, sia perché costituisce un’esperienza piacevole sia perché dal punto di vista evolutivo il senso di piacevolezza che gli è connesso aumenta la probabilità di ricercare altri rapporti sessuali. Quando una donna fatica a raggiungere l’orgasmo spesso si assiste anche ad un calo del desiderio: come se non trovasse più la motivazione ad avere altri rapporti sessuali

Comunemente si concepisce l’esistenza di due tipi diversi di orgasmo, uno clitorideo ed uno vaginale (o coitale). Tuttavia questa distinzione da un punto di vista fisiologico non ha senso dal momento che entrambi sono indotti in modo prevalente dalla stimolazione del clitoride (Master e Johnson,1966) ma nonostante ciò qualsiasi donna sarebbe perfettamente in grado di differenziare fra l’uno e l’altro:

  • l’orgasmo clitorideo è indotto prevalentemente dalla stimolazione diretta del clitoride (solo poche donne riescono a sperimentarlo durante il rapporto sessuale)
  • mentre quello coitale e sperimentato propriamente durante la penetrazione

Il 20-30% delle donne sente come più piacevole quello clitorideo in quanto più intenso.

Probabilmente vi starete chiedendo: se fisiologicamente non presentano differenze allora come è possibile che siano percepiti come due cose diverse?

Molto probabilmente questa differenza percettiva è dovuta al fatto che nell’orgasmo coitale la vagina durante le contrazioni orgasmiche si chiude attorno al pene, quindi su qualcosa che oppone resistenza e che limita l’escursione delle contrazioni stesse, mentre nel caso della stimolazione clitoridea le contrazioni avvengono nel vuoto; ciò provoca naturalmente una diversità a livello neuro-fisiologico, e quindi le sensazioni che ne derivano vengono percepite diversamente.

Tuttavia la diffusione dei due tipi di orgasmo non è omogenea, alcune donne riescono a sperimentarne solo uno dei due, altre fanno esperienza di entrambi ma alcune donne non riescono a trarre alcun piacere dalla sessualità.

 

L’anorgasmia

L’anorgasmia costituisce quel problema per il quale si vive un ricorrente ritardo o assenza dell’orgasmo dopo una fase di eccitazione sessuale normale.

Alcuni autori (Graber e Kline-Graber, 1979) hanno sostenuto la possibilità che l’anorgasmia femminile possa essere legata ad una scarsa tonicità dei muscoli che sarebbero deputati alla contrazione dei muscoli nella fase dell’orgasmo.

Secondo altri invece (Kaplan e coll.) anche le donne che soffrono di anorgasmia nella maggior parte dei casi sono sessualmente sensibili, ossia possono provare sensazioni erotiche ed avere una abbondante lubrificazione e turgore genitale. Quindi alcune volte il non riuscire ad avere un orgasmo non deve essere considerato come disturbo, ma una normale variazione della sessualità femminile. Sulla base di questa considerazione appare chiaro che allora molte donne devono imparare a raggiungere l’orgasmo dal momento che la capacità di raggiungere un orgasmo può non essere innata nelle donne come lo è nell’uomo.


Un altro dato rilevante è che le donne hanno diverse “soglie” orgasmiche. Una soglia orgasmica è il livello di stimolazione necessario per raggiungere l’orgasmo, ed è diverso per ogni individuo. Una soglia alta può contribuire all’anorgasmia perché richiede una stimolazione più lunga e paziente. In altre parole una soglia orgasmica alta può avere delle conseguenze sulla possibilità di provare l’orgasmo se:

  • non ci si accorge di avere bisogno di una stimolazione più lunga
  • si rifiuta di comunicare al partner l’esigenza di allungare i tempi di stimolazione.

Se state vivendo questo problema è possibile che a questo punto vi riconosciate in ciò che avete appena letto, tuttavia per una corretta “diagnosi” è necessario fare altre considerazioni.

Se non siete mai riuscite a raggiungere un orgasmo mediante alcun tipo di stimolazione allora possiamo parlare di Anorgasmia primaria, se invece in passato ne avete fatto esperienza e/o attualmente avete difficoltà a raggiungerlo allora ci troviamo davanti ad una Anorgasmia acquisita o secondaria.

A questo proposito non esistono numerosi studi ma quelli a disposizione (National Social and Health Life Survey, Laumann e coll., 1994) hanno rilevato che mediamente il 24 % delle donne hanno difficoltà nel raggiungimento dell’orgasmo; si può affermare quindi che l’anorgasmia costituisce un problema comune nelle donne, forse quello più frequente.

Le cause biologiche e psicologiche dell’anorgasmia ed il trattamento verranno trattati nella seconda parte dell'articolo (clicca qui per continuare a leggere).

 

 

Bibliografia

1) Psicologia e psicopatologia del comportamento sessuale; Davide Dettore, 2001. McGraw Hill

Data pubblicazione: 04 luglio 2011

Autore

i.sussarellu
Dr.ssa Ilenia Sussarellu Psicologo, Psicoterapeuta

Laureata in Psicologia nel 2003 presso Università La Sapienza di Roma.
Iscritta all'Ordine degli Psicologi della Regione Lombardia tesserino n° 9922.

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