La diagnosi dei Disturbi Specifici dell'Apprendimento

p.cattelan
Dr.ssa Paola Cattelan Psicologo, Psicoterapeuta

I DSA sono una categoria diagnostica complessa ed eterogenea, per i quali è stata identificata una procedura di diagnsi in due fasi: clinica (identificazione)e funzionale (caratteristiche).

I Disturbi Specifici dell'Apprendimento (Dislessia, Disortografia, Discalculia) consistono in una difficoltà su base neuropsicologica ad automatizzare le abilità di base necessarie all'apprendimento: lettura, scrittura, aritmetica.

Secondo una definizione, di carattere esplicativo più che nosografico, del National Joint Committee on Learning Disabilities (in Cornoldi, 1999):

"i disturbi specifici dell’apprendimento costituiscono un termine di carattere generale che si riferisce a un gruppo eterogeneo di disordini che si manifestano con significative difficoltà nell’acquisizione e uso di abilità di comprensione del linguaggio orale, espressione linguistica, lettura, scrittura, ragionamento o matematica. Questi disordini sono intrinseci all’individuo, legati a disfunzioni del sistema nervoso centrale e possono essere presenti lungo l’intero arco di vita. Problemi relativi all’autoregolazione del comportamento, alla percezione e interazione sociale possono essere associati al disturbo di apprendimento, ma non costituiscono per se stessi dei disturbi specifici di apprendimento. Benché possano verificarsi in concomitanza con altre condizioni di handicap (per esempio danno sensoriale, ritardo mentale, serio disturbo emotivo) o con influenze esterne come le differenze culturali, insegnamento insufficiente o inappropriato, i disturbi specifici di apprendimento non sono il risultato di queste condizioni o influenze."

La definizione di DSA sopra riportata mette in primo piano la complessità di questa categoria di disturbi. Da un lato, infatti, se ne evidenzia la specificità: i DSA sono caratterizzati da un deficit funzionale a livello neuropsicologico identificabile attraverso precisi test strutturati e sono definiti nei sistemi classificatori delle patologie mentali come Disturbi evolutivi specifici delle abilità scolastiche (ICD-10) o Disturbi dell’apprendimento (DSM-IV-TR). D’altra parte, però, si utilizza una categoria diagnostica declinata al plurale (“un gruppo eterogeneo di disordini”), poiché comprende al suo interno diverse tipologie specifiche di disturbo (spesso compresenti, almeno in parte, nello stesso individuo), ciascuna riferita ad una abilità: lettura (comunemente definita Dislessia), scrittura, calcolo.

Nella descrizione dei DSA del Njcld vengono messi in evidenza anche alcuni problemi comportamentali che, sebbene non siano costitutivi né debbano essere definitori del disturbo specifico, frequentemente sono associati ad esso. Generalmente si riscontrano nei bambini con DSA difficoltà nell’interazione sociale e nell’autoregolazione del comportamento, con conseguenti ricadute sul processo di socializzazione. Inoltre l'autostima e la motivazione allo studio sono spesso francamente minate.

 

Si ritiene pregnante proporre una riflessione su come il recente Manuale Diagnostico Psicodinamico (PDM, 2008), che segue un approccio dinamico attento al funzionamento globale dell’individuo, oltre ai criteri nosografici già citati, sottolinei che lo sviluppo emotivo-relazionale generale dei bambini con DSA è normale fino a quando non viene chiesto loro di eseguire compiti di lettura/scrittura/matematica. Con l’ingresso a scuola, l’imbarazzo per il fatto che non sono in grado di fare ciò che altri bambini riescono a fare facilmente, può interferire nelle relazioni con i pari [...] Il ripetuto imbarazzo dei bambini con difficoltà può alla fine portare a problemi di autostima. Il diverso funzionamento neuropsicologico del bambino con DSA diventa Disturbo quando si incontra (e scontra) con il mondo, corredato di aspettative, valenze e preconcetti, in cui il bambino si immerge dal momento in cui intraprende il suo percorso nella scuola dell’obbligo, anche per via delle ricadute personali e sociali che il suo deficit comporta. La conseguenza al deficit è, nella psicologia di ogni individuo e in questa patologia in particolare, la compensazione: attraverso strategie interne faticose e dolorose, attraverso strumenti esterni (quando questo disturbo sia riconosciuto e certificato), o l’ipercompensazione, come mostrano i numerosi casi di dislessici famosi.

 

Negli ultimi anni i DSA sono stati oggetto di numerosi studi e approfondimenti. Questi sono serviti anche per mettere a punto un iter diagnostico che fosse uniforme e condivisibile.

In seguito ai lavori promossi nell'ambito della Consensus Conference del settembre 2006 e gennaio 2007 è stato prodotto un documento che indica le linee guida per la diagnosi di DSA.

Va sottolineato che è molto importante ai fini dell'apprendimento scolastico e del benessere dell'individuo che la diagnosi venga effettuata il più tempestivamente possibile. Proprio per la sua natura, il Disturbo si manifesta in modo evidente solo a partire dai primi anni della scolarizzazione, quando il bambino entra in contatto con l'apprendimento della letto-scrittura; il riconoscimento molto presto nel corso della carriera scolastica ne minimizza le conseguenze negative.

Si individua come età minima per la diagnosi di Disturbo Specifico della Lettura il completamento del 2° anno della scuola primaria (2^ elementare), dal momento che questa età coincide con il completamento del ciclo dell’istruzione formale del codice scritto, e per il Disturbo Specifico del Calcolo il 3° anno della scuola primaria (3^ elementare). Tuttavia, già alla fine del 1° anno della scuola primaria (1^ elementare) nel caso di bambini con profili funzionali molto compromessi e in presenza di altri specifici indicatori diagnostici (pregresso disturbo del linguaggio, familiarità accertata per il disturbo di lettura) è possibile effettuare una ragionevole ipotesi diagnostica, da verificare in momenti successivi, al fine di un precoce intervento sia abilitativo che didattico.

La procedura diagnostica suggerita dalle linee guida prevede una fase di valutazione clinica, necessaria alla definizione nosografica del disturbo, e una di approfondimento clinico e funzionale.

 

Diagnosi clinica

La classificazione categoriale del disturbo, fa riferimento ai criteri diagnostici di inclusione e di esclusione.

Secondo il criterio di inclusione, affinché si possa effettuare diagnosi di DSA, bisogna che si verifichi la condizione di discrepanza tra abilità nel dominio specifico interessato - lettura, scrittura, aritmetica - che deve risultare deficitaria di almeno 2 ds in rapporto ai risultati attesi per l’età e/o la classe frequentata, e l’intelligenza che deve essere nella norma.
Per ottenere queste informazioni vengono utilizzate prove specifiche per l’accertamento dell’abilità compromessa (decodifica e comprensione della lettura, ortografia e grafia, numero e calcolo) e prove standardizzate per la valutazione del livello intellettivo (per esempio con la scala WISC-III).

Per effettuare diagnosi di DSA è, poi, necessario escludere la presenza di patologie o anomalie sensoriali, neurologiche, cognitive e di gravi psicopatologie.

 

Diagnosi funzionale

Nell’ottica di completare il quadro diagnostico, sia per le funzioni deficitarie che per le funzioni integre, è fondamentale un approfondimento funzionale del disturbo.
In questo secondo momento, la valutazione del Disturbo Specifico dell’Apprendimento si approfondisce e si amplia con l’analisi delle caratteristiche, specifiche per individuo, coinvolte nell’abilità deficitaria (linguistiche, percettive, prassiche, visuomotorie, attentive, mnestiche).
Ad esso si aggiunge l’individuazione di eventuali altri disturbi in comorbidità.
Vanno, inoltre, esaminati i fattori ambientali e le condizioni emotive e relazionali, al fine di una presa in carico globale della situazione del bambino.

 

E' auspicabile, in considerazione delle caratteristiche del disturbo, che il processo di diagnosi si avvalga della collaborazione di diversi professionisti sanitari i quali, ciascuno per le proprie competenze, contribuiscano con approccio interdisciplinare alla definizione diagnostica per ciascun bambino. Le figure professionali solitamente coinvolte sono lo psicologo o il neuropsichiatra infantile per la valutazione degli aspetti cognitivi e affettivi (e per il referto diagnostico) e il logopedista per la valutazione specifica degli aspetti relativi agli apprendimenti scolastici. In ogni caso è opportuno che il professionista abbia un'adeguata e specifica formazione sui DSA.

Il referto diagnostico dovrà indicare le abilità specifiche deficitarie e le risorse del bambino e del suo ambiente di riferimento; gli aspetti affettivi in gioco e i suggerimenti psico-pedagogici e didattici.

 

FONTI:

  • CORNOLDI C. (1999), Le difficoltà di apprendimento a scuola, il Mulino, Bologna.
  • ICD-10 International Statistical Classification of Diseases and Related Health Problems (10th Revision), OMS, 1992-1996.
  • PDM (2008), Manuale Diagnostico Psicodinamico, Raffaello Cortina Editore, Milano.
  • STELLA G. (2003), La Dislessia: aspetti cognitivi e psicologici: diagnosi precoce e riabilitazione, Franco Angeli, Milano.
  • http://www.airipa.it/index.php
  • http://www.lineeguidadsa.it/

 

Data pubblicazione: 22 aprile 2011

Autore

p.cattelan
Dr.ssa Paola Cattelan Psicologo, Psicoterapeuta

Laureata in Psicologia nel 2004 presso Università degli Studi di Torino.
Iscritta all'Ordine degli Psicologi della Regione Piemonte tesserino n° 4945.

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