Terapia dei sensi di colpa nella Psicoterapia Integrata

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La parola colpa deriva dal latino “culpa” alcuni etimologici fanno derivare da questo il termine latino (Cel-lo) cioè spin inteso come spinta formale. In senso stretto la colpa sarebbe la reazione conseguente ad un atto con il quale l'uomo offende la morale o le leggi

Il senso di colpa

A tutti capita di sentirsi in colpa: si tratta di un'emozione diversa dall'imbarazzo, dalla vergogna e dalla paura. Ma sentirsi in colpa è sempre negativo?

No: il sentirsi in colpa permette spesso all'individuo di riparare un danno, fornendo all'altro le scuse dovute e mettendo in atto un comportamento atto a ristabilire un equilibrio.

Sembra che il senso di colpa sia connesso con l’immagine di un “ideale” del sé troppo distante dal proprio Io, un’immagine di sé distorta e non realistica, ma non solo: il senso di colpa è figlio anche delle norme culturali trasmesse dalla società, dalla religione, da alcune filosofie.

Un individuo sano agisce responsabilmente secondo ciò che è, e non secondo ciò cui dovrebbe assomigliare (Perls 1942). Il padre della Gestalt chiamò i sensi di colpa soltanto intrusioni di quell’istanza psichica interna definita da Freud quale Super- Io (il giudice interno) pronto a colpire con estrema ferocia, tale da inibire spesso le azioni di alcuni individui con bassa autostima (Maslow 1971).

Da dove origina il senso di colpa?

Qual è la causa che scatena il senso di colpa? E com’è affrontato il senso di colpa in psicoterapia?

Nell’articolo che segue cercherò di rispondere a questi quesiti nella prospettiva di una psicoterapia integrata.

 

La tradizione psicoanalitica: sessualità e colpa

La parola “colpa” deriva dal latino “culpa”; alcuni etimologi fanno derivare da questo il termine latino (cel-lo) cioè spingere inteso come azione formale. In senso stretto la colpa sarebbe la reazione conseguente ad un atto con il quale l'uomo offende la morale o le leggi.

Freud è vissuto in un'epoca in cui il sesso era tabù, in cui nelle buone famiglie, in nome del pudore, si coprivano le gambe e non si nominavano mai le cosce di pollo.

Freud stesso scoprì di avere da bambino desiderato sessualmente la madre e odiato il padre. Questa scoperta non era stata un'interpretazione, ma un prendere coscienza di una verità realmente vissuta, una realtà che metteva in luce da un lato un timore espresso per la sessualità in termini di colpa e dall'altro la forte attrazione per il mondo della sessualità.

Il senso di colpa per Freud è inevitabile, giacché l'uomo è inserito in un ambiente sociale e quindi obbligato a reprimere i propri istinti, incompatibili con la vita civile. Non è possibile per l'uomo moderno vivere la propria natura bestiale primordiale fatta di istinti, “giacché questo può contrastare con i modelli della società intesa qui come un freno al raggiungimento dei propri bisogni individuali a beneficio invece dell'appagamento collettivo”. Il senso di colpa scaturirebbe proprio da questa dissonanza, la punizione da una parte e la relativa "colpa" dall'altra per aver provato desideri ed essere stati tentati da qualcosa, poiché questo contrasta con le norme sociali e morali.

La sessualità ha un rapporto profondo con il senso di colpa: il rompere un tabù, il lasciarsi andare, il vivere liberamente senza freni le proprie passioni fa sì che non solo la sessualità ma anche l'amore siano inevitabilmente associati al Senso di colpa.

 

Freud e il Super-io

Nello sviluppo della sua Teoria Freud attribuisce un ruolo importante al complesso di Edipo, per spiegare la maturazione del bambino maschio attraverso l'identificazione con il padre e il desiderio incestuoso nei confronti della madre. Il complesso edipico è basato sul mito greco di Edipo che uccise suo padre per sposare sua madre Giocaste. Freud descrive un insieme di desideri sessuali ambivalenti che il bambino prova nei confronti del genitore dello stesso sesso e il desiderio di possesso esclusivo nei confronti del genitore di sesso opposto. Secondo Freud il senso di colpa giocherebbe un ruolo fondamentale nella risoluzione della problematica edipica, aprendo di fatto la porta ad una identificazione del bambino con la propria figura di riferimento, “il padre”.

La problematica edipica risiede in tutte le forme di nevrosi: sarebbe un tratto comune a tutta l'umanità il ricordo del crimine orrendo, il parricidio, l'uccisione del generatore di vita per il possesso della madre, restando nella mente degli uomini sotto forma di ricordo doloroso il senso di colpa, traccia “mnestica” comune trasmessa di generazione in generazione.

In tale ottica sarebbe impossibile per il bambino non sentirsi in colpa per i propri sentimenti incestuosi verso la madre e per la propria aggressività nei confronti dell'altro. Il desiderio di conservare la memoria di entrambe le figure genitoriali spingerebbe il bambino a ritirare la propria libido dalla madre, arrivando, di fatto, a non considerare il padre come un antagonista, come un rivale, bensì come la figura con cui identificarsi, da prendere come riferimento per la salvezza della propria identità maschile. Il senso di colpa per Freud avrebbe un ruolo “adattivo”.

Freud scrive: il complesso di Edipo è il punto nodale attorno al quale si ordinano le relazioni che ristrutturano la famiglia umana nel significato ampio di società. È il momento in cui l'essere umano è confrontato per la prima volta col fenomeno sociale. Si può osservare che uno degli effetti del complesso di Edipo è la proibizione dell'incesto e l'instaurarsi della morale (Freud 1924).

Per gli psicoanalisti il senso di colpa riguarda la storia personale, quello che abbiamo vissuto nell''infanzia. Qualsiasi essere umano crescendo sviluppa la capacità di valutare il proprio comportamento, di stabilire parametri in base ai quali valutare ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Tale capacita è fondamentale, poiché non solo permette alla persona di riflettere su se stessa, ma anche di considerarsi in rapporto con gli altri e con i loro diritti. Ed è qui che subentra il senso di colpevolezza, se ne deriva una trasgressione delle regole sociali. Secondo le teorie di Freud il sentimento di colpevolezza nasce dal nostro “giudice interiore” (Super-Io) che ci pone continuamente di fronte alle regole apprese dai nostri genitori, dalla religione e dalla società. Nel modello strutturale di Freud il Super- Io (giudice interiore) nasce e prende origine dalle imitazioni di regole genitoriali.

 

Berne e Analisi Transazionale

Eric Berne, noto come il fondatore dell'analisi transazionale, rende evidente i vari meccanismi che possono invalidare o favorire lo sviluppo del bambino fornendo utili spiegazioni riguardo ad alcuni meccanismi.

Secondo l'autore ogni personalità presenta diversi “Stati dell’io che si esprimono a turno in funzione delle circostanze. La personalità di un adulto è costituita da sei stati, noti in analisi transazionale com'è Stati dell’io.
Questi sono:

Stato dell’io bambino: è formato da un insieme di comportamenti, pensieri e azioni che sono riproposti a partire dall'infanzia. Contengono tutti gli istinti naturali di un bambino e le sue prime esperienze di vita; esso si suddivide in successivi sottostati: bambino spontaneo, bambino sottomesso e bambino ribelle.

Stato dell’io adulto: si forma fra i 3 e i 12 anni di età, il suo compito è di trasformare, elaborare e immagazzinare le nuove informazioni sulla base dell'esperienza precedente.

Stato dell’io genitore: si forma tra i 5 e i 12 anni di età ma può modificarsi nel corso dello sviluppo; esso ha il compito di registrare tutto ciò che il bambino ha visto fare da parte dei propri genitori e si suddivide in ulteriori due stati: genitore affettivo e genitore normativo.

Con questi stati a disposizione la personalità può dirsi completa e funzionare a pieno regime. Possono insorgere però delle complicazioni nel momento in cui, nel corso della crescita, la struttura non ha potuto svilupparsi in modo corretto. L'analisi transazionale ha dimostrato che se l'educazione che ricevono i bambini, crescendo, non è stimolata in maniera omogenea in tutti gli stati della personalità, si corre il rischio che si ostacoli lo sviluppo e la crescita verso l’autonomia specifica della persona “sana”.

Ecco perché è importante tentare di riequilibrare le parti, i vari Stati dell’io, in modo da mettere l'individuo nelle condizioni migliori per sviluppare le proprie capacità e crescere in maniera autonoma e soddisfacente.

Joines e Stewart (1998) affermano: “ognuno ha in sé la capacità di pensare e ciascuno in ultima analisi e responsabile della propria vita”.

Petitcollin (2007) aggiunge: se il bambino interiore è infelice, lamentoso e carente, l'adulto avrà difficoltà di adattamento nella vita affettiva e forse anche in quella professionale. In analisi transazionale si assume che ogni esperienza immagazzinata nell'infanzia vada a strutturarsi all'interno dello Stato dell’Io bambino della persona (Jones 1998).

“Essendo il sentimento di colpevolezza qualcosa che si origina molto precocemente nella vita, nel corso delle prime transazioni sociali, e soprattutto con i genitori, in analisi transazionale possiamo rintracciare la colpa proprio in questo stato dell’io”.

Uno squilibrio in questo Stato può portare a sperimentare uno spiacevole senso di colpa, in particolare nelle persone che reprimono totalmente la parte bambina, ritenendola eccessivamente infantile o addirittura ingombrante se non inutile: queste persone non tengono conto dell'importanza di dare libera espressione alla parte di sé più emotiva e istintiva; favorendo gli altri Stati dell'Io “Adulto” e “Genitore” è possibile perdere di spontaneità e calore, oltre che di sicurezza. Queste persone non proteggono il loro bambino interiore, ignorandolo o svalutandolo proprio come probabilmente è capitato loro di subire nel corso della loro infanzia. Proteggere invece il proprio bambino interiore è fondamentale per riequilibrare i vari scompensi della struttura, (Petitcollin 2007), e ciò può essere fatto con particolare riferimento al senso di colpa, attraverso quattro fondamentali passaggi.

 

Primo passaggio: Avere per alleato “il genitore affettivo”

Quando si è davvero in grado di badare a se stessi, di prendersi cura dei propri bisogni (alimentazione, sonno, svago, ecc.), allora vuol dire che il genitore affettivo è al nostro servizio. La parte di noi denominata da Berne “Stato dell’Io genitore” ha un grande bisogno di prendersi cura degli altri, ma poiché per amare gli altri prima è necessario amare se stessi, si deve dirigere verso di sé buona parte di questo bisogno. Se questa parte è deficitaria, ogni volta che sorgerà un senso di colpa per un errore o una mancanza, la persona tenderà a colpevolizzarsi e a sminuirsi, incapace di prendersi cura di sé nei momenti di difficoltà.

 

Secondo passaggio: Mettere a tacere i giudizi , il “genitore normativo”

Ogni volta che ci si sente in colpa si attiva una parte di noi molto giudicante e severa, che tende a mettere in negativo tutto, svaluta, giudica, producendo un calo della nostra autostima ed un forte senso di colpevolizzazione. La parte in questione è “il genitore normativo”, che ha il compito di proteggere e sviluppare il valore della persona. Se però la sua funzione è mal indirizzata, squilibrata, si produrrà un'attività snervante e assillante che sottolineerà ogni mancanza ed errore; sorvegliando il proprio dialogo interiore, bisogna verificare se questa parte assolve la funzione protettiva oppure se sta contribuendo a far crescere il senso di colpa e di inadeguatezza.

 

Terzo passaggio: Lasciar lavorare l'“Io adulto”

L'adulto che è in noi ama imparare, capire e immagazzinare informazioni, inoltre è particolarmente prezioso perché è in contatto diretto con la realtà e rappresenta il potenziale obiettivo dell’interezza di una persona; è per questo motivo che l'“Io adulto” è deputato a rispondere alle richieste del mondo. Spesso tuttavia, nei bambini cresciuti in fretta, s’instaura un potente senso di colpa dal momento che è chiesto loro di assumersi responsabilità non necessarie al proprio sviluppo.

“Poiché gli è chiesto precocemente di diventare grande, di essere in pratica ciò che non è”, non avendo i mezzi di un adulto per valutare la realtà esterna, il bambino prende per buone queste ingiunzioni trattandoli quali “comandamenti” e, pur di mantenere l'amore e l'approvazione dei genitori, si sforza di essere adulto e di comportarsi bene. Tale meccanismo fa sì che la parte bambina sia repressa, ma questa parte bambina tenterà di uscire allo scoperto durante lo sviluppo e si ribellerà alla reclusione forzata imposta dalle ingiunzioni genitoriali. Riconoscere questi desideri infantili nel corso dello sviluppo instilla nell'individuo un forte senso di colpa inteso come aggressione al proprio essere. Ogni volta che emerge la parte bambina, quindi un “desiderio infantile”, avremo il senso di colpa che aggredisce la persona. Per evitare tutto ciò è necessario mettere al proprio servizio la parte adulta,conservando e proteggendo gli spazi del bambino interiore.

 

Quarto passaggio: Mettere al sicuro il bambino che è dentro di noi”.

Ogni persona porta dentro di sé due bisogni molto importanti ma in contrapposizione tra loro: “Affermarsi e ricevere approvazione”. Crescere e maturare significa porre il bisogno di affermarsi davanti a quello di ricevere approvazione, aprendosi al relativo “rischio di non piacere”, di non essere accettati. Tuttavia, per poterlo fare in tutta sicurezza, occorre mettere il bambino interiore, sotto l'egida degli altri Stati dell’io (Petitcollin 2007), al riparo, in modo da non lasciarlo in balìa della svalutazione aggressiva derivante dal senso di colpa e dalla vergogna.

 

F. Perls: Approccio della Gestalt

In sintesi possiamo dire che l'approccio della Gestalt Therapy è di far scoprire, esplorare e far sperimentare alla persona la sua forma ovvero il suo essere intero (Clarkson 1998).

L'approccio Gestaltico elaborato da quest’autore si basa su un concetto centrale: l'organismo si sforza di mantenere un equilibrio continuamente disturbato dai bisogni che spingono verso il loro appagamento. La nevrosi quindi non sarebbe altro che la risultante della perdita del contatto con le proprie emozioni e con i propri bisogni (Perls 1942) e quindi l'umore vitale della crescita (Polster 1986).

In Gestalt è dato grande rilievo al senso di colpa, specie nei contesti terapeutici, “in quanto considerato come un forte ostacolo alla piena autorealizzazione dell'individuo”. Il sentimento di colpa s’instaura proprio nel momento in cui le spinte emotive sono considerate come inaccettabili da parte della persona, ovvero allorché egli se le rimprovera. Lo stesso senso di colpa può anche essere presente nel momento in cui l'esperienza tradisce in qualche modo l'idea cui si è legati, ossia, in entrambi i casi, la colpa inibisce la naturale espressione della persona. Perls esorta la persona ad essere se stessa, il più pienamente e completamente possibile. Il senso di colpa appare in quest'ottica come un freno alla piena realizzazione, un muro oltre il quale c'è la piena consapevolezza dei propri limiti e delle proprie potenzialità; importante è, quindi, la piena realizzazione della “PERSONA”.

Perls (1942) ha descritto cinque differenti strade di nevrosi di cui ci si deve liberare per diventare psicologicamente maturi.

Falso strato: porta a reagire agli altri in modi non autentici e secondo modelli formali (i giochi verbali; ciao, come va.. ecc. ) Berne (1970).

Strato fobico: serve per sfuggire al dolore psicologico (negare qualcosa, poiché la sua realtà fa male).

Strato vicolo cieco: rappresenta il punto in cui più si ha timore di cambiare o di muoversi.

Strato livello implosivo: è il momento in cui s’incominciano a provare sentimenti reali, si diventa maggiormente consci del sé autentico.

Strato di livello esplosivo: è lo strato in cui il contatto con il sé è pieno, autentico ed esplosivo, senza pretese.

Secondo Perls è necessario, per arrivare a provare l'esplosione, quindi per pervenire ad un cambiamento reale, diventare veramente autentici e vivi (Giusti 2006), e questo è possibile attraversando gli strati sopra citati.

Nell'approccio Gestaltico è data grande importanza all'autenticità, in primo luogo verso se stessi e verso il mondo. Il senso di colpa negativo, quello che comporta un blocco nel processo di crescita e di autorealizzazione, emerge ogni volta che la persona si trova di fronte ad una presa di coscienza, in quanto questa comporterà uno sconvolgimento di un qualche equilibrio, interno/ esterno. Secondo questa scuola e altri autori di riferimento è necessario prestare molta attenzione ai processi che impediscono l'acquisizione di consapevolezza, individuando così le possibili cause che contribuiscono ad alimentare il senso di colpa per ciò che si desidera essere. Molta attenzione viene prestata anche ai processi di apprendimento culturale, visto che l’individuo è in continuo stato d’interdipendenza con il suo ambiente.

 

Bioenergetica e senso di colpa

Quest’approccio si pone come obiettivo quello di ripristinare l'integrazione fra corpo e mente attraverso una serie di tecniche respiratorie e di esercizi fisici, associati ad un’analisi psicologica e del carattere.

Wihelm Reich (1987-1957) ne è stato l'ideatore; esso sostenne con forza per tutta la sua vita che la maggior parte delle nevrosi poteva produrre non soltanto malesseri psicologici ed emotivi, ma che potevano avere una vera propria connotazione fisica, di tipo rigido, capace di bloccare il naturale fluire dell'energia negli organi, inibendo il naturale flusso dei processi vitali di “tensione e distensione”.

Le brillanti intuizioni di Reich furono in seguito portate avanti da Alexander Lowen, che le sviluppò nella sua “Analisi Bioenergetica” (1957). Egli assegna al senso di colpa un posto tutto particolare. L'autore indica con il termine "corazza" la struttura sia fisica che mentale con cui l'individuo si difende dalle emozioni indesiderate e dolorose. In un primo momento questa struttura difensiva ha una sua utilità perché protegge l'integrità della struttura, ma in seguito per il suo primario ruolo di difesa si trasforma in un blocco strutturale corporeo fisico mentale che limita lo sviluppo dell'individuo. Per Lowen il nucleo dell'uomo è il suo cuore, giacché esso è l'organo più sensibile ed anche il maggiore deputato alla sopravvivenza.

Scrive Lowen: “Il cuore è probabilmente l'organo più sensibile del corpo". La nostra esistenza dipende dalla sua attività costante ritmica. Quando questo ritmo si altera anche un solo istante, momentaneamente proviamo un senso di ansia nel più profondo del nostro essere. Chi ha provato questa sensazione precocemente, svilupperà molte difese per proteggere il cuore dai pericoli che possono disturbare il funzionamento. Non permetterà facilmente che il suo cuore sia toccato e le sue reazioni al mondo non verranno al cuore”.

Il senso di colpa secondo Lowen è un potente inibitore dello sviluppo del bambino, indotto da un rifiuto da parte dei genitori. Nel momento in cui il bambino sente il bisogno, quindi è in contatto con i propri bisogni corporei, e li esprime con una richiesta, il genitore non risponde in modo positivo e manda un messaggio di rifiuto o di non disponibilità, giudicando eccessiva la stessa richiesta.

Il fatto è che le richieste dei bambini non sono mai eccessive, “sono soltanto espressione di bisogni”. Il fatto che possano essere considerate tali è un'attribuzione operata esclusivamente dall'adulto, che non ha altro fine che far sentire il bambino colpevole inibendone la naturale espressione. Si viene in questo modo a creare un circolo vizioso in cui il senso di colpa induce il bambino a chieder troppo in modo da poter ricevere un rifiuto. Lo stesso processo è riscontrabile in età adulta a livello sociale per quanto riguarda le funzioni sessuali. Secondo l'autore viviamo in una società che reprime fin da piccoli la naturale espressione dei propri bisogni, relegandoci in una condizione d’inibizione che in seguito si esprime a livello corporeo con blocchi e tensioni muscolari.

Conclusione: abbiamo visto che un eccessivo senso di colpa può generare nel bambino e nell’adulto una vera propria nevrosi. Affinché i propri figli non sviluppino un complesso di colpa distruttivo è necessario educare alla sicurezza e alla fiducia in se stessi. Si è visto anche che il senso di colpa “patologico” può compromettere l'immagine personale tanto da arrivare a inibire l'azione. Persone con un forte senso di colpa avranno un'immagine di sé “Ideale” basata soprattutto su ciò che dovrebbero essere, alimentata secondo canoni e modelli sociali introiettati dalla cultura e dall'educazione. Invece di basarsi sulle proprie risorse e su un' immagine di sé “reale” rischiano di rimanere incastrate nell'impossibilità di porre rimedio ai propri errori a causa dell'immagine ideale di sé.

Una buona psicoterapia può dirsi conclusa nel momento in cui l’individuo è libero dai sensi di colpa patologici ed esprime veramente se stesso, coltivando un’immagine di sé reale e non ideale, affinché non rimanga incastrato nell’elemosinare amore e affetto, raggiungendo così una buona autostima.

Bibliografia:

Terapia del senso di colpa, Sovera Edizioni (E.Guisti Bucciarelli 2011)

• Qui e Ora Psicoterapia Auto Biografica Edizione Sovera (F. Perls 2005)

• La spiritualità del corpo Edizione Astrolabio A. Lowen (2004).

• Paura di Vivere Edizione Astrolabio A.Lowen (2009).

• L’eredità di Perls Edizione Astrolabio 2000

• Counseling a confronto Edizione quattro venti F. Nanneti 2005.

 

Data pubblicazione: 29 agosto 2011