Esami seminali alterati? Meglio indagare


In un campione di 12.000 uomini tra i venti e cinquanta anni che hanno effettuato analisi seminali in un paio di centri Americani poi seguiti per otto anni sembra che, statistiche alla mano, la sopravvivenza di coloro i quali avevano alterazioni seminali sia decisamente inferiore rispetto ai coetanei normospermici. L’età media dei deceduti è abbastanza allarmante, circa 36 anni.

Lo studio, pubblicato su Human Reproduction di questo mese da ricercatori della Stanford University, non sembra avere dati definitivi ma esce da una semplice “sgrossata” dei dati ponendo, peraltro, una sfilza di domande alle quali occorrerà presto dare una risposta. Può anche darsi che una volta che i dati siano stati corretti rispetto ai molti BIAS ( traduzione più o meno: fattori di errore) che si possono facilmente ipotizzare, la cosa sia meno allarmante. Una delle prime cose che vengono in mente è che , conoscendo quanto i valori degli esami seminali siano poco stabili anche nei sani, se i risultati fossero corretti per questo fattore , forse, la vicenda sarebbe di minor impatto.

Un cosa, però, viene sottolineata e mi trova molto d’accordo: La fecondità è figlia della salute e la situazione dei parametri seminali si correla facilmente con la generale salute del maschio. Non stupisce, quindi, che esami seminali alterati siano più frequenti in coloro che covano malattie ancora da determinare. Aspetteremo i risultati definitivi.

Di sicuro il dato sottolinea come sia necessario, una volta determinato che l’alterazione seminale esiste e si ripete in più esami, andare alla ricerca del perché questa situazione patologica si sia verificata prendendo in considerazione l’uomo nel suo insieme e non, come si è soliti fare, il solo esame seminale. Molte alterazioni sono figlie di patologie leggere e sono spesso facili da curare ma , va ricordato, che pesanti alterazioni seminali sono frequentemente spia di alterazioni neoplastiche come il cancro del testicolo o il morbo di Hodgkin. Un controllo da uno specialista in andrologia può fare la differenza.

Data pubblicazione: 18 maggio 2014

7 commenti

#1
Dr. Giovanni Beretta
Dr. Giovanni Beretta

Caro Giulio,
bella news rivolta ai nostri lettori ma anche utile a molti nostri colleghi, che si occupano di patologia della riproduzione umana e che spesso prendono i maschi per spermatozoi e viceversa senza valutare per bene cosa vuol dire infertilità da fattore maschile.
Approfitto della tua news per ribadire qui un mio precedente articolo in cui espongo quelli che ritengo i corretti rapporti tra un andrologo ed un ginecologo in un Centro di Procreazione Medicalmente Assistita:

https://www.medicitalia.it/minforma/andrologia/201-come-andrologo-e-ginecologo-devono-interagire-correttamente-nelle-infertilita-di-coppia.html .

#2
Dr. Giulio Biagiotti
Dr. Giulio Biagiotti

Grazie Giovanni,
credo che sia importante che la salute maschile in una coppia infertile non sia sottovalutata e trattata con superficialità.

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