Per fortuna ci sono le mogli!

ginoalessandroscalese
Dr. Gino Alessandro Scalese Urologo, Andrologo

Com’è risaputo dietro un grande uomo c’è una grande donna.

Il ruolo della donna è anche importante per salvaguardare la salute dell’uomo compresa quella sessuale come è emerso dallo studio SATISfacts global Survey che ha preso in considerazione 250 uomini di varie nazionalità (Italia, Germania, Canada, Brasile) di età compresa fra i 18 ed i 75 anni.

La donna in genere è molto più attenta alla propria salute, alla cura della persona, a eseguire i controlli così come consigliato per ogni fascia di età rispettando le scadenze. L’uomo invece è un po’ più trascurato e spesso una visita medica è eseguita solo in condizioni estreme e spesso costretto dalla propria partner. Quest’ultimo aspetto è molto più accentuato se il problema riguarda la sfera sessuale.

Di recente sono stato invitato dalla Federanziani a parlare di sessualità nell’uomo e sorprendentemente mi sono trovato di fronte ad una platea costituita dal 95% da donne, il che non ha fatto che avvalorare il concetto sopra esposto.

Fino ad ora l’attività sessuale si pensava fosse una prerogativa dei giovani, ma un’attenta analisi ha dimostrato che circa il 30% dei maschi rimane sessualmente attivo dopo i 70 anni determinando un benessere psico-fisico maggiore rispetto agli individui della stessa età, il che ha suscitato molto interesse nella comunità scientifica.

L’incidenza di disfunzione erettile com’è facile presumere è direttamente proporzionale all’età avendo un’elevata incidenza nell’anziano. Dall’analisi della soddisfazione generale del rapporto di coppia è risultato che in qualsiasi fascia di età il 50% degli uomini sono soddisfatti della relazione con la propria partner solo nei casi in cui l’attività sessuale è soddisfacente. Il 15% degli intervistati infatti aveva una attività sessuale almeno una volta a settimana, invece nel restante 85% rimaneva un desiderio insoddisfattoIn pratica l’uomo incentra la propria relazione amorosa sull’attività sessuale e sull’attrazione fisica.

La donna invece non ha un singolo fattore determinante ed ha una visione più globale della relazione di coppia andando alla ricerca o cercando di forgiare un “maschio perfetto”: marito cortese, premuroso, puntuale, che ricorda le ricorrenze, uomo di successo nel lavoro, padre affettuoso, amante efficiente.

Più elementi ci sono maggiore è l’indice di soddisfazione della donna.

Negli ultimi anni le dinamiche di coppia si sono modificate con inversione dei rapporti di potere, tanto che 1/3 degli intervistati ritenevano che la donna avesse assunto un ruolo dominante e questo non ha fatto altro che incrementare l’incidenza della disfunzione erettile specie fra i più giovani che si sentivano privati di tale ruolo, fondamentale a mantenere una propria identità maschile.

 

Gli uomini sposati si sentivano sotto pressione da mogli troppo esigenti nel pretendere la perfezione.

Nei maschi single specie se di bella presenza con relazioni occasionali la pressione e lo stress erano generati dal dover dimostrare in ogni nuova occasione le proprie abilità sessuali. Con il tempo tali relazioni si associavano ad un rapporto sessuale insoddisfacente ed indesiderato. Il loro principale interesse a questo punto si riversava nella carriera e nel lavoro. 

La raggiunta di posizione di successo nella carriera lavorativa della donna agisce negativamente nel rapporto di coppia potendo determinare l’insorgenza di disfunzione erettile (DE) soprattutto nel caso in cui l’uomo è sottoposto ad ulteriori stress esterni alla coppia (dover badare ai figli, perdita del lavoro ecc.) 

Altro elemento di negatività nella coppia è l’infertilità specie quando la coppia è costretta ad avere rapporti sessuali programmati in funzione del concepimento spesso avuti in momenti della giornata in cui il desiderio sessuale è completamente assente. Inevitabilmente in tali situazioni viene a determinarsi l’insorgenza di disfunzione erettile (3). 

Se subentra il problema della DE la coppia ed in particolare l’uomo spesso non trova il coraggio di parlarne con il proprio medico in quanto già ferito nell’orgoglio maschile. Tale situazione crea un forte imbarazzo ad esporre il problema oltre al pensiero di ingenerare imbarazzo nel medico specie se di sesso femminile. Questo non fa altro che peggiorare e reiterare il problema con insoddisfazione della coppia. Si vengono a generare in tal modo meccanismi psicologici anomali: evitamento dell’intimità, ansia da prestazione, vergogna, rabbia, malintesi, gelosia (la donna pensa ingiustificatamente che il marito abbia un’amante ma non ne parla sentendosi meno attraente), frustrazione, reazioni inadeguate con attacchi d’ira che portano ad un frequente litigio per sciocchezze. In casi estremi si giunge alla manifestazione di sintomi tipici della depressione. Questa situazione non fa altro che minare la relazione di coppia anche di quelle più consolidate.

Gestire la disfunzione erettile non è difficile solo per l'uomo, ma anche per la sua compagna.

È difficile per una donna comprendere come la percezione della propria virilità, per un uomo, sia intimamente connessa alla propria identità di uomo. È di fondamentale importanza che la donna comprenda l'entità del disagio che un problema di erezione può provocare nel partner. 

 Quando insorgono difficoltà nella vita sessuale di una coppia è più spesso la donna a parlarne, a informarsi e a mobilitarsi per risolvere i problemi che possono turbare la vita di relazione di entrambi i partner

L’intervento dell’andrologo è indispensabile per interrompere tale circolo vizioso cercando di far emergere il problema cogliendo gli indizi (“clue” come definito dagli anglosassoni) considerato che la coppia od il singolo si rivolge dal medico lamentando altri sintomi, sperando che “capiti il discorso" riguardante la sfera sessuale, spesso fatto emergere al momento di varcare la soglia dell’uscio dello studio medico. 

La cura della disfunzione erettile quindi, non deve essere vista come una medicalizzazione di una patologia, ma come una iniezione di fiducia somministrata all’uomo che indirettamente determinerà un miglioramento:

-della vita di relazione

-dell’autostima

-del benessere fisico

-dei livelli di testosterone

 

 

Source

1)   Relazione presentata alla Federanziani il 17/04/2015 ad Adelfia (Bari)

2)   SATISfacts Global Survey. Bayer Healt care. Data on file 2011

3)   Curare l’infertilità ai tempi dell’eterologa. Workshop sulla PMA. Bari 10-11 aprile 2015

Data pubblicazione: 20 aprile 2015

12 commenti

#1
Specialista deceduto
Dr. Giorgio Cavallini

A me capita questo.
Quando sono le mogli ad inforcare i mariti per andare dall' andrologo spesso, o per meglio dire sempre, questi ultimi scelgono la soluzione più immediata al problema sessuale.
Per contro, le mogli o fidanzate, sono utilissime alleate quando hai qualche paziente che sarebbe meglio affrontasse il problema con uno psicologo: le donne digrignano i denti in caso di prescrizone di farmaco.
In caso di infertilità sono le donne a fare tutto: un mio paziente arrivò al tavolo operatorio per essere operato di varicocele con un occhio nero, in quanto" convinto" all' intervento dalla moglie.

#3
Ex utente
Ex utente

Spettabili Medici,
in questo vostro intervento rilevo dei dati che possono sicuramente risultare interessanti, in particolare riguardo i meccanismi psicologici che inibiscono l'esposizione di determinate problematiche da parte dei pazienti, ma trovo assolutamente INTOLLERABILE il tono velatamente (ma neanche più di tanto) derisorio nei confronti dei vostri stessi pazienti. Vi invito a riflettere sul vostro tipo di approccio alle problematiche di cui vi occupate e a riflettervi con un maggiore maturità. Voi in primo luogo, in quanto uomini e in quanto medici, dovreste approcciarvi in modo scientifico e distaccato a questioni delicate e importanti come quelle della sessualità e della psiche, rispettando in modo assoluto OGNI tipo di paziente, donna o UOMO che sia, senza lasciarvi condizionare dal diffuso pensiero misandrico che ormai sembra la dottrina assoluta in ogni campo (persino quello andrologico, a quanto pare...). Mi sono rivolto a voi in altre occasioni considerandovi, insieme al sito medicitalia, quanto mai attendibili e professionali. Ora mi dovrò ricredere. PS: ma come si fa, dottor Cavallini, a scrivere "un mio paziente arrivò al lettino con un occhio nero perché convitno dalla moglie"? E come si può, dottor Scalese, commentare "sagge considerazioni"? Ma siete medici o siete ragazzini che ridono in fondo ai banchi di scuola?

#4

Gentile Sig.re,

ovviamente con l'articolo e con i commenti non si è voluto ridicolizzare nessuno, nè offendere la sensibilità di alcuno. Il messaggio che invece volevo che passasse è che come spesso accade durante le mie visite, confermata dalla esperienza di numerosi altri colleghi, la visita andrologica è spesso una visita "forzata" in seguito a pressioni fatte dalle mogli o dalle compagne, in quanto oggi purtroppo la sessualità è ancora vista come un tabù e ci vorranno ancora molti anni per cercare di superarlo. Il collega Cavallini ha semplicemente riportato la sua esperienza "estrema" oltre a categorizzare il tipo di "forzatura" ad andare dall'andrologo che a lei può sembrare strana, ma fa parte della nostra routine quotidiana senza che questo possa rappresentare un motivo per ridicolizzare e prendere in giro i pazienti.

#5
Specialista deceduto
Dr. Giorgio Cavallini

Le rispondo: lo ho ho scritto poichè è vero. Noi maschi ci teniamo alla sessualità la donna ai suoi prodotti.
Grazie dei "ragazzini". Che Jung scrisse "E sarà il ragazzo a prendere per mano l' uomo".

#6
Utente 163XXX
Utente 163XXX

Buongiorno,

anche se l informazione seguente "La raggiunta di posizione di successo nella carriera lavorativa della donna agisce negativamente nel rapporto di coppia potendo determinare l’insorgenza di disfunzione erettile (DE) soprattutto nel caso in cui l’uomo è sottoposto ad ulteriori stress esterni alla coppia (dover badare ai figli, perdita del lavoro ecc.) " riflettesse una realtà medico-statistica, trovo sia presentata in modo poco giornalistico nel senso che non viene argomentata e dunque lancia sostanzialmente il messaggio "una donna di successo lavorativo ti causerà la DE". Questo messaggio è ovviamente scorretto se non pericoloso da veicolare in un paese come l Italia in cui la donna fa già tanta fatica ad emergere lavorativamente ad un livello anche solo accettabile comparativamente ad altri paesi "civili" (le statistiche internazionali si commentano da sole). La via praticabile in psicologia è sempre il superamento delle proprie insicurezze a fronte di circostanze sociali radicalmente mutate, piuttosto che l evitamento o la chiusura nel passato.

#7

L'insorgenza della disfunzione erettile è spesso associata a più di un fattore concomitante, fra cui quello da lei sottolineato che ovviamente non sempre si viene a determinare. Quello della supremazia della donna nell'ambito di una coppia è annoverato fra le POSSIBILI cause di disfunzione erettile inserito in un contesto multifattoriale e quindi non si può fare a meno di menzionarlo. Questo elemento da solo non è sufficiente a determinare il problema né deve essere visto come un pregiudizio. Per l'andrologo l'analisi di tali aspetti è fondamentale per poter comprendere quanto ci sia di psicologico nel determinismo del problema.

#8
Utente 163XXX
Utente 163XXX

Gent.le Dr Scalese,

La ringrazio per il gentile chiarimento,

Un saluto

#12
Utente 598XXX
Utente 598XXX

Salve io ho il problema della griposi aiutatemi

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