Spermatozoi: ecco come diventano mobili

giovanniberetta
Dr. Giovanni Beretta Andrologo, Urologo, Patologo della riproduzione, Sessuologo

È noto che gli spermatozoi prodotti dai tubuli seminiferi testicolari non sono, in questa prima fase della loro esistenza, capaci di fertilizzare un ovocita anche perché, a livello testicolare, non sono ancora mobili; questa capacità viene acquisita a livello dell’epididimo dove viene completata la loro maturazione e diventano alla fine mobili.

 

Ora un gruppo di ricercatori dell’Università di Osaka e del Baylor College of Medicine di Houston hanno scoperto il possibile meccanismo che attiva gli spermatozoi il quale sembrerebbe essere legato ad una proteina, chiamata Nell2; il lavoro ora è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista “Science”.

Questa proteina, prodotta sempre dal testicolo, si lega al suo recettore, ROS1, presente a livello dei tubuli epididimari; a sua volta l’epididimo secerne una proteasi essenziale, l’ovochimase-2 (OVCH2), indispensabile per rendere gli spermatozoi completamente maturi e capaci di fertilizzare un ovocita.

 

Questo complesso sistema e processo di comunicazione tra il testicolo e l’epididimo, chiamato anche "lumicrine", sembra assicurare la riproduzione dei mammiferi.

Finora si supponeva l’esistenza di alcune proteine testicolari capaci di agire sull’epididimo, ma non vi era alcuna dimostrazione sicura di questo processo; ora questa scoperta della proteina Nell2 conferma questa ipotesi.

A questo risultato si è giunti studiando un gruppo di topi maschi, con genoma modificato e quindi privati della proteina Nell2, e osservando che erano sterili perché i loro spermatozoi erano tutti immobili; anche quando la proteina era presente, ma non attiva, gli spermatozoi prodotti era incapaci di entrare nelle tube di Falloppio e quindi fertilizzare normalmente un ovocita.

 

Questa nuova informazione di fisiologia sulla normale produzione di uno spermatozoo maturo, come si può intuire, potrebbe avere importanti e non secondarie prospettive sia per risolvere alcune dispermie, dovute ad una astenozoospermia, cioè ad una non perfetta motilità degli spermatozoi, sia per assicurare, quando richiesta, una eventuale e sicura contraccezione maschile.

 

Fonte:

https://science.sciencemag.org/content/368/6495/1132

Altre informazioni:

 

 

Data pubblicazione: 02 luglio 2020

Autore

giovanniberetta
Dr. Giovanni Beretta Andrologo, Urologo, Patologo della riproduzione, Sessuologo

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1977 presso Università di Milano.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Firenze tesserino n° 12069.

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