Bifosfonati: maggior rischio di esofago di Barrett in pazienti con reflusso

andreafavara
Dr. Andrea Favara Gastroenterologo, Chirurgo apparato digerente, Colonproctologo, Chirurgo generale

I bifosfonati (alendronato e derivati) sono farmaci comunemente utilizzato per la prevenzione dell’osteoporosi. La loro possibile associazione con l’adenocarcinoma esofageo era stata già indagata in passato ma i dati emersi non sono stati sufficienti e convincenti per stabilire un rapporto significativo (1).

Uno studio condotto negli Stati Uniti e appena pubblicato sull’American Journal of Gastroenterology (2) invece ha evidenziato un maggior rischio di esofago di Barrett, nota condizione precancerosa, in pazienti affetti da esofagite da reflusso in terapia con bifosfonati.

Lo studio ha coinvolto 1900 pazienti: 285 dei quali con diagnosi confermata di esofago di Barrett. Il 2.8% dei questi pazienti complessivamente era in terapia con bifosfonati, ma nel pazienti con Barrett la terapia era in atto nel 4.6% dei pazienti rispetto al 2.5% dei controlli il che significa che,secondo il modello statistico utilizzato, la terapia con bifosfonati ha determinato un rischio di Barrett 2.33 volte superiore rispetto ai controlli, dato con significatività statistica.

Il rischio è risultato essere superiore di 3.29 volte nei pazienti con reflusso sintomatico mentre l’ associazione non è riusltata significativa nei pazienti senza sintomi. Infine l’ utilizzo di inibitori di pompa protonica ha costituito un ulteriore elemento associato ad un rischio più alto.

Lo studio non ha identificato però il meccanismo alla base dell’associazione, gli autori concludono quindi che, in attesa di ulteriori dati e conferme, è prudente non utilizzare questi farmaci in pazienti affetti da esofagite da reflusso.

Un altro lavoro inglese (3) pubblicato quasi contemporaneamente sul British Journal of Cancer ha escluso invece eventuali associazioni tra l’ utilizzo di bifosfonati e l’insorgenza di neoplasie non gastrointestinali, alcune delle quali sono risultate essere addirittura meno frequenti rispetto alla popolazione generale (mammella, prostata e pancreas) suggerendo paradossalmente un effetto protettivo del farmaco.

E’ consigliabile quindi valutare attentamente la corretta indicazione e soprattutto identificare pazienti affetti da malattia da reflusso prima di iniziare il trattamento che, in questo gruppo di persone secondo i dati dello studio appare sconsigliabile.

 

Riferimenti:

  1. Zosia Chustecka.Esophageal Cancer in patients taking oral biphosphonates, Medscape.dec 31,2008
  2. D Lin et al, The Am J of Gastroent,doi:10.1038/ajg.2013.222
  3. Exposure to bisphosphonates and risk of common non-gastrointestinal cancers: series of nested case–control studies using two primary-care databases - Y.Vinogradova et al, BJC (2013) 109,795 doi 10.1038/bjc.2013.383
Data pubblicazione: 15 agosto 2013

Autore

andreafavara
Dr. Andrea Favara Gastroenterologo, Chirurgo apparato digerente, Colonproctologo, Chirurgo generale

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1991 presso Universita' Studi Milano.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Milano tesserino n° 31610.

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