Diagnosi reflusso.

Diagnosi del reflusso gastroesofageo: gli errori da evitare

andreafavara
Dr. Andrea Favara Gastroenterologo, Chirurgo apparato digerente, Colonproctologo, Chirurgo generale

La diagnosi della Malattia da reflusso gastroesofageo non è sempre semplice e un insufficiente inquadramento diagnostico può portare a una terapia inadeguata, in quanto può essere comunemente confusa o sbagliata.

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Dieci punti per evitare la diagnosi sbagliata del reflusso gastro-esofageo

L'Associazione Europea di Gastroenterologia ha appena pubblicato 10 errori tipici da non fare nel diagnosticare la malattia da reflusso esofageo.

1) Non considerare la diagnosi di acalasia in pazienti con rigurgito notturno

L'acalasia è un raro disturbo della motilità esofagea caratterizzato da un inadeguato rilascio dello sfintere esofageo inferiore durante la deglutizione e una peristalsi incoordinata. Disfagia e dolore toracico sono sintomi tipici ma in alcuni casi il rigurgito notturno è l'unica condizione presente.

Nei casi di presunto reflusso che non risponde alla terapia, una manometria esofagea è indicata per escludere questa possibile diagnosi.

2) Confondere il reflusso con una sindrome da ruminazione in pazienti con rigurgito pre e post prandiale

La sindrome da ruminazione è un disturbo funzionale caratterizzato dal rigurgito inefficace di cibo che viene nuovamente deglutito o sputato. Spesso i pazienti affetti da tale sindrome riferiscono sintomi simili al reflusso che iniziano 10 minuti dopo la fine del pasto e durano fino a quando il reflusso diventa acido. Non sono mai notturni e non migliorano con la terapia antireflusso.

La diagnosi spesso è tardiva e poco accettata dai pazienti e può richiedere una manometria e una phmetria per essere supportata.

3) Attribuire erroneamente mal di gola e dolore faringeo al reflusso

Il ruolo del reflusso nei sintomi laringei è difficile da stabilire.

Alcuni segni alla laringoscopia quali l'eritema, l'edema delle corde vocali o diffuso e altri possono essere secondari al reflusso, ma la specificità è modesta quindi la sola presenza non è sufficiente a porre diagnosi di reflusso, inoltre l'eventuale risposta agli inibitori di pompa è poco indicativa per il ruolo importante dell'effetto placebo.

La diagnosi andrebbe quindi confermata con una phimpedenziometria.

4) Porre la diagnosi di reflusso solo in base alla risposta alla terapia con inibitori di pompa

Lo studio Diamond ha evidenziato che il test con gli inibitori per due settimane ha dimostrato una risposta positiva nel 69% dei pazienti con reflusso documentato ma anche nel 59% di quelli in cui era dimostrato essere assente.

Non è quindi un test affidabile.

5) Consigliare sempre ai pazienti con reflusso resistenti alla terapia con inibitori di pompa una plastica antireflusso

Fino al 60% dei pazienti con reflusso non sono soddisfatti della terapia farmacologica e le ragioni possono essere diverse, almeno in un terzo dei casi i sintomi sono funzionali e non andrebbero operati.

La ph impedenziometria durante o senza terapia in base al quadro clinico è indicata prima di decidere in tale senso.

6) Escludere una diagnosi di reflusso se la phmetria in assenza di terapia è negativa

La phmetria può avere dei falsi negativi ed una sintomatologia persistente pur con un esame negativo può suggerire la ripetizione dell'esame.

7) Non associare correttamente sintomi ed episodi di reflusso in corso di phmetria

Durante la phmetria solo una minima parte degli episodi di reflusso viene percepito dal paziente come sintomatico, un numero elevato o basso di sintomi riferiti può aumentare la confusione nell' interpretazione dei dati.

8) Non considerare le eruttazioni sovra-gastriche come possibile causa di eccessive eruttazioni

Le eruttazioni eccessive sono spesso associate a diagnosi di reflusso e nel caso di eruttazioni gastriche l'associazione è corretta, esiste però una alterazione comportamentale che determina le cosiddette eruttazioni sovra-gastriche dove l'aria ingerita viene immediatamente espulsa prima di giungere in stomaco con una contrazione riflessa.

Questi pazienti non hanno reflusso e la phmetria permette di distinguere i due quadri clinici.

9) Distinguere reflusso da esofagite eosinofila solo in base alla risposta alla terapia con inibitori di pompa

I sintomi tipici dell'esofagite eosinofila sono la disfagia e il dolore alla deglutizione, ma in alcuni pazienti sono presenti pirosi e rigurgito con un quadro clinico quindi sovrapponibile al reflusso. La risposta agli inibitori è presente anche in un sottogruppo di pazienti con esofagite eosinofila, non è quindi un criterio sufficiente per porre diagnosi differenziale.

10) Non considerare l'ostruzione come causa di reflusso dopo chirurgia esofagogastrica

I sintomi da reflusso possono comparire dopo chirurgia antireflusso o bariatrica ed essere secondari ad ostruzione a livello dell'anastomosi o alla giunzione esofagogastrica. In questo casi un'endoscopia è dirimente ed andrebbe eseguita così come una manometria dopo chirurgia bariatrica restrittiva gastrica essendo la pressione intragastrica aumentata spesso la causa del reflusso.

La revisione indica quindi che la diagnosi di malattia da reflusso è tutt'altro che facile e scontata e le implicazioni terapeutiche di una diagnosi scorretta sono evidenti.

 

Fonte: Mistakes in gastro-oesophageal reflux disease diagnosis and how to avoid them

Data pubblicazione: 09 luglio 2017 Ultimo aggiornamento: 07 gennaio 2021

Autore

andreafavara
Dr. Andrea Favara Gastroenterologo, Chirurgo apparato digerente, Colonproctologo, Chirurgo generale

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1991 presso Universita' Studi Milano.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Milano tesserino n° 31610.

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9 commenti

#1
Utente 482XXX
Utente 482XXX

Buonasera Dr. Favara, apprezzo sempre i suoi articoli, molto utili e informativi. Visto che siamo in tema vorrei chiedere un suo parere circa un articolo che ho letto in una pagina medica statunitense.
Questo articolo afferma che, secondo una ricerca di un medico di New York (Dr. Kristen Robillard), avrebbe supposto una possibile relazione tra SIBO ed il reflusso gastroesofageo. Secondo la sua teoria, l'eccessivo gas prodotto dall'owergrowth batterico causerebbe un'aumento della pressione all'interno del tenue e nello stomaco provocando il rilascio del SEI. L'articolo afferma che nonostante la teoria sia ragionevole non vi è a supporto di ciò una sufficiente ricerca. Tuttavia, è stato fatto un piccolo studio su un gruppo di pazienti nei quali sono stati somministrati i fosfoligosaccaridi per osservare la reazione della flora batterica nell'intestino tenue, ad un altro sottogruppo è stato invece dato un placebo. E' stato possibile osservare che nei pazienti tratti con FOS c'è stato un rilassamento prolungato dello sfintere gastroesofageo ed un peggioramento dei sintomi legati al reflusso.

La ringrazio gentilmente e le auguro una buona serata!

#3
Utente 269XXX
Utente 269XXX

gentile dott. Favara leggo sempre i suoi articoli, vorrei fare un riferimento all'errore 3 molto frequente tra gli otorini. vedono la laringe è dicono reflusso. vorrei chiedere questa diagnosi è reale in caso di associazione tra pirosi e faringite, oppure basta anche solo la faringite? gli otorini affermano che i gastroenterologi vedono solo sintomi esofagei. grazie

#4
Dr. Andrea Favara
Dr. Andrea Favara

Sicuramente è reale ed è comune. Non è pero' sempre vera ed e' errato non considerare altre cause. Prego.

#5
Utente 269XXX
Utente 269XXX

Gentile dott. Favara ho letto che ha faringo laringite quando è causata da reflusso è conseguente a una esofagite. Può essere un errore dire reflusso per la faringo Laringite senza esofagite ? Può essere anche un errore nonostante l'assunzione di antiacidi e alginati prolungata che non risolvono il problema continuare a sospettare faringite da reflusso? Grazie

#6
Dr. Andrea Favara
Dr. Andrea Favara

No, non credo siano errori, certo si possono considerare altre ipotesi.
Prego.

#7
Ex utente
Ex utente

Gentile dottor Favara, si cerca sempre di essere molto precisi nella diagnosi di reflusso gastroesofageo e spesso nei sintomi extraesofagei che sembrano ormai superare di gran lunga i sintomi tipici, viene richiesta per una diagnosi di certezza la ph impedenziometria delle 24H. Ovviamente la gastroscopia da sola non esclude il reflusso , così come non lo esclude il PPI test per la sua sensibilità, ma evidenziando il punto 6 si parla di errore escludere se la ph metria fosse negativa. Mi chiedevo si parla di ph metria o di ph impedenziometria? Perché ho capito che fare una diagnosi di reflusso gastroesofageo è impossibile se ogni test per documentarlo è inutile. Forse per questo cresce sempre di più la diagnosi di reflusso gastroesofageo sopratutto dopo visita ORL che riscontra laringite E faringite cronica. Grazie dottore per la sua risposta. Cordialmente

#8
Dr. Andrea Favara
Dr. Andrea Favara

Sicuramente la phimpedenziometria che considera anche il reflusso alcalino è piu' utile. Prego.

#9
Ex utente
Ex utente

Gentile Dottor favara. Vorrei chiederle in base all'articolo scritto se ha la sensazione che non c'è nulla di sicuro e nulla che possa escludere la malattia da reflusso gastroesofageo. non Crede che questo sia a favore di diagnosi di comodo dal momento che tutto può dire si al reflusso e nulla può dire non hai reflusso?

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