La duplice guerra al Coronavirus

La guerra contro il Coronavirus si combatte su due fronti, rappresentati l’uno dalle misure restrittive, volte a limitarne la propagazione, l’altro dalla “vaccinazione selvaggia”, attuata spontaneamente dal sistema immunitario.

Sono entrambi importanti, addirittura determinanti per sconfiggere l’epidemia in corso, eppure il secondo fronte nel nostro paese sembra sottovalutato e trascurato.

Il termine vaccinazione selvaggia indica l’immunizzazione della popolazione promossa non da una campagna vaccinale, ma dalla reazione spontanea del nostro sistema immunitario.

Questo processo si manifesta con la comparsa nel sangue, nei pazienti venuti a contatto col virus, di anticorpi che lo neutralizzano. Questi anticorpi sono stati ritrovati non solo nei pazienti guariti, ma anche in portatori sani, presumibilmente usciti indenni dal contagio.

Questo fenomeno si sta talmente estendendo, che in Gran Bretagna è stata ventilata l’idea di favorirlo, alleggerendo le misure di contenimento dell’epidemia.

Come rileva giustamente Alberto Mantovani, questa strategia è improponibile per l’ulteriore mortalità e morbilità che essa inizialmente comporterebbe. Dato che è comunque in corso, sarebbe opportuno sfruttarla per i benefici che comporta.

Così sta facendo la Germania, dove è in atto un censimento dei pazienti “vaccinati” naturalmente, con l’idea di adibirli alle attività produttive altrimenti bloccate.

Si obietta che gli anticorpi neutralizzanti presenti in circolo non garantiscono né la protezione totale contro la malattia, né l’assenza del virus, che potrebbe riattivarsi e contagiare altre persone.

Ne fornisce un tipico esempio l’Herpes simplex, che nei portatori si annida silenziosamente negli anfratti del nostro organismo, pronto a riemergere in occasione di momentanee cadute delle difese immunitarie.

Con lo stesso Coronavirus esistono segnalazioni di riaccensione della malattia.

Giusto, ma rimane il fatto che i suddetti rischi della vaccinazione naturale sono relativamente modesti, comunque non superiori a quelli della vaccinazione indotta da virus uccisi o attenuati. D’altronde, la perfezione non appartiene alla medicina, né alle altre faccende della vita quotidiana.

In Italia saremmo perfettamente in grado sia di determinare la presenza nel sangue degli anticorpi contro il Coronavirus, sia di censire la popolazione immunizzata. Esiste addirittura un progetto, messo a punto dalla rete privata Artemisia, di screening degli anticorpi anti-Covid-19.

Allora perché, in attesa del vaccino regolare che tarda, non avvalersi della “vaccinazione selvaggia”?

Purtroppo, la produzione su larga scala di un test diagnostico richiede capacità di manifattura, che in Italia stiamo perdendo. Tanto più varrebbe la pena di riattivarle, sfruttando i finanziamenti disponibili per fronteggiare l’attuale emergenza sanitaria.

Perché lasciarci ancora una volta sopravanzare dai cugini teutonici?

Vittorio Ghidella, un imprenditore fiero del proprio Paese che molti ricordano con rimpianto, anni fa lanciò un modello di autovettura con questo slogan provocatorio: la fantasia ai Tedeschi, la tecnologia agli Italiani. Che, quando si svegliano, ci sanno fare.

Data pubblicazione: 16 aprile 2020

12 commenti

#3
Utente 596XXX
Utente 596XXX

Da quel che si può desumere da un’analisi attenta della situazione, a mio modesto avviso, abbiamo beneficiato molto delle misure di contenimento del contagio, ma la patologia sembra tutt’altro che in decremento visti i nuovi casi isolati che si rilevano e la moltitudine di asintomatici. .La possibilità di ricrescita dei casi positivi potrebbe quindi essere legata non ad una imprevedibile seconda ondata intraepidemica fra mesi, ma ad a una ripresa della attuale. Se la Fase 2, che inizia il 4 maggio, non venisse affrontata con gradualità e cautela mantenendo il distanziamento sociale, le precauzioni igieniche e monitorando l’andamento degli infetti, si potrebbe assistere ad una ripartenza della catena dei contagi.

#4
Prof. Bruno Silvestrini
Prof. Bruno Silvestrini

Al Dott. G. Guaglianone rispondo che le misure restrittive sono state preziose per rallentare la diffusione del Coronavirus, che però ciononostante c'è stata. La sua estensione è rivelata non tanto dai contagiati, quanto piuttosto dagli anticorpi rilevabili nelle persone che hanno superato la malattia con sintomi modesti o, addirittura, sono uscite indenni dal contagio. Questa è la popolazione che andrebbe censita e presa in attenta considerazione nella rimodulazione delle misure restrittive. E' questo fenomeno, inoltre, che spiega il decremento della virulenza del virus e, conseguentemente, la riduzione dei ricoveri d'emergenza. Vanno isolati e curati a parte i malati veri, portatori della carica microbica necessaria per trasmettere la malattia. Lo insegna la storia delle epidemie passate, densa di insegnamenti imperituri.

#5
Prof. Bruno Silvestrini
Prof. Bruno Silvestrini

Alla Dott. Leone segnalo l'ottimo articolo del Dott. Romeo Lisciani sulla componente tromboembolica del Coronavirus e sul suo trattamento. Inoltre, grazie l'apprezzamento, che però va a lui, non ame.

#6
Utente 596XXX
Utente 596XXX

Ho letto con interesse il suo articolo,sulla lotta al coronavirus e sinceramente penso che,la vaccinazione naturale,comporti un elevato numero di malati e vittime,che credo,non sostenibile.Anche il premier inglese Boris Johnson,ci ha ripensato.Io,invece,oltre che nel vaccino,ovviamente,spero nell'"invecchiamento" del virus,cioè nel fatto che molti virus,col passare dei mesi,diminuiscono la loro virulenza.Ho letto che il virus della famosa asiatica del 56,che io ho avuto,si sia poi talmente indebolito,da non creare più danni.Poi lei dice,che dovrebbero insegnare a scuola questa vaccinazione naturale.Francamente non capisco cosa si dovrebbe insegnare.Forse i metodi per rinforzare il nostro sistema immunitario? Cordiali saluti.Gian Luigi Bellini

#7
Dr.ssa Anna Potenza
Dr.ssa Anna Potenza

Gentile dr Silvestrini, che pensa della cura attraverso il plasma dei guariti? Possibile che la soluzione fosse così facile e senza controindicazioni?

#8
Prof. Bruno Silvestrini
Prof. Bruno Silvestrini

Ringrazio Gian Luigi Bellini per il commento, che mi consente di precisare il mio pensiero. Promuovere la vaccinazione selvaggia ripristinando la libera circolazione sarebbe una follia! Al contrario, il Governo italiano si è guadagnato stima e rispetto per le misure volte, con successo, a frenare la diffusione dell'epidemia. Ciononostante quest'ultima c'è stata in misura importante, attivando la produzione da parte del sistema immunitario di un'arma difensiva più potente, efficace e sicura di quelle che l'uomo ha fin qui saputo produrre nei suoi laboratori. Allora, perché non trarre profitto da questo fenomeno naturale, che si è verificato spontaneamente? Come è presto detto. Innanzi tutto censendo la popolazione a contatto col virus tenendo conto non solo dei tamponi, ma anche degli anticorpi difensivi presenti nel sangue. Luigi Einaudi, lo statista che non mi stanco mai di citare, diceva: "Prima sapere, poi provvedere". Nel caso specifico, la conoscenza del suddetto fenomeno fornirebbe indicazioni preziose, applicabili alla seconda partita della guerra al Coronavirus. Consentirebbe, ad esempio, di circoscrivere meglio le fonti del contagio, rappresentate come rileva l'OMS dai malati, portatori della carica infettante richiesta per trasmettere la malattia. Consentirebbe, dall'altro lato di circoscrivere le persone che, non essendo mai venute a contatto col virus, sono inermi di fronte ai suoi attacchi. In quanto alla materia d'insegnamento scolastico, mi riferivo alla strenua lotta per la vita e all'evoluzione darwiniana verso sistemi sempre più complessi e organizzati, culminanti nell'organismo umano: "Una città della vita" popolata da 100 mila miliardi di "cittadini", che racchiude una sapienza infinitamente superiore a quella della civiltà umana. Qui mi fermo, scusandomi per queste digressioni pseudo filosofiche. Ancora grazie per il suo intervento.

#9
Prof. Bruno Silvestrini
Prof. Bruno Silvestrini

In quanto alla domanda della Dott. Anna Potenza, il problema sta nella complessità di una terapia trasfusionale, che mal si presta a un impiego medico corrente. Siamo tutti in attesa degli anticorpi, che affiancheranno i vaccini con la loro efficacia in senso non preventivo, ma curativo.

#10
Dr.ssa Anna Potenza
Dr.ssa Anna Potenza

Grazie mille, dottore. Gli anticorpi di cui parla si potrebbero ricavare anche dal plasma dei guariti, per introdurli nell'organismo per via diversa dalla trasfusionale?

#11
Prof. Bruno Silvestrini
Prof. Bruno Silvestrini

Rispondo alla seconda osservazione della Dott. Anna Potenza: Certo che si potrebbe, ma sarebbe più pratico produrli in una "officina biologica", come si fa col tetano e altre affezioni. Buona giornata.

#12
Prof. Bruno Silvestrini
Prof. Bruno Silvestrini

A proposito della seconda osservazione della Dott. Anna Potenza: certo che si potrebbe ricorrere agli anticorpi ricavati dal plasma umano, ma perché non produrli in una "officina farmaceutica naturale", nelle quantità e con gli standard quali-quantitativi richiesti per un impiego medico su larga scala? In Italia esistono tutte le competenze scientifiche, tecniche e produttive richieste: purtroppo rischiamo ancora una volta di sprecarle. In questo senso mi appello, ancora una volta, ai nostri governanti.

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