Quali sintomi presentano i pazienti prima che la sclerosi multipla si manifesti?
Helen Tremlett, Professore di Neurologia presso La Facoltà di Medicina di Vancouver, British Columbia (Canada), Ricercatrice di Neuroepidemiologia e Membro del Djavad Mowafaghian Centre for Brain Health ha pubblicato il 16 Luglio 2018 su Multiple Sclerosis Journal uno studio, sostenuto dalla National Multiple Sclerosis Society (U.S.A.), finalizzato ad individuare quali prodromi avessero presentato i pazienti nel corso di cinque anni antecedenti la loro diagnosi accertata di sclerosi multipla (SM).
La ricerca è la più vasta sinora eseguita per documentare uno stato pre-sintomatico in pazienti affetti da SM finalizzata a consentire una diagnosi la più precoce possibile, per consentire di iniziare un trattamento tempestivo con la prospettiva di rallentare il danno che la malattia produce al cervello ed al midollo spinale. Per comprendere le motivazioni di questo studio epidemiologico, occorre far presente che, per motivi che ancora sfuggono alla ricerca scientifica, il Canada si colloca tra le aree del mondo con più elevata percentuale di pazienti affetti da Sclerosi Multipla.
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I ricercatori hanno esaminato la documentazione clinica di 14.000 soggetti, nei territori canadesi di Saskatchewan, Manitoba e di Nova Scotia, cui era stata diagnosticata la Sclerosi Multipla fra il 1984 e il 2014, che è stata comparata con quella di 67.000 pazienti senza questa malattia, ammessi in ospedale per altri problemi. Dai dati dell’indagine retrospettiva risulta che i pazienti SM, nel corso dei 5 anni antecedenti la diagnosi, rispetto a quelli indenni erano stati trattati fino a quattro volte in più per problematiche neurologiche attinenti a dolore aspecifico o a disturbi del sonno e che il 50% era stato sottoposto a visita psichiatrica.
Come è noto, la Sclerosi Multipla consiste in un’aggressione auto-immunitaria della mielina, la sostanza lipidica che ricopre come una sorta di isolante i cilindrassi dei neuroni per consentire una veloce trasmissione dell’impulso elettrico. Pertanto il danneggiamento della mielina (demielinizzazione) interferisce con la comunicazione inter-neuronale e ciò causa i sintomi peculiari della malattia costituiti da disturbi visivi, debolezza muscolare, difficoltà alla coordinazione motoria ed anche disturbi cognitivi. Questi sintomi, che caratterizzano lo stato conclamato della malattia, non sono sempre molto netti e spesso sono transitori e variabili oppure comuni ad altri disturbi neurologici, rendendo la diagnosi clinica precoce di SM non sempre agevole. La conferma diagnostica si fonda su Risonanza Magnetica, studio degli impulsi nervosi e ricerca delle bande oligoclonali sul liquor cefalo-rachidiano.
Helen Tremlett ed il suo Collaboratore José Wijnands hanno rilevato che la fibromialgia, condizione che causa dolori diffusi al sistema muscolo-scheletrico, era presente tre volte in più nei soggetti risultati successivamente affetti da SM. Altra patologia riscontrata in percentuale doppia rispetto ai controlli è stata la sindrome del colon irritabile. Altre due condizioni cliniche sono risultate presenti in elevata percentuale fra quei pazienti cui in seguito è stata diagnosticata la SM: l’emicrania ed i disturbi dell’umore, costituiti da disturbi d’ansia o dalla depressione, incluso il disturbo bipolare. In questi pazienti, in ragione del più elevato livello delle malattie citate, ovviamente era registrato un uso più elevato dei farmaci relativi al loro trattamento.
I risultati di questa ricerca appaiono contraddire la asserzione corrente che la SM, prima che si manifestino i classici sintomi (visione confusa, intorpidimento e debolezza di un arto), non abbia prodromi che la possano far presagire, diversamente da quanto accada per le malattie di Alzheimer e di Parkinson, per le quali si presta molta attenzione ad ogni tipo di avvisaglia, seppure per esse non sia mai stata compiuta una ricerca cosi estensiva ed accurata.
La prof. Tremlett, sulla scorta dei risultati conseguiti, si propone nel prossimo futuro di approfondire lo studio, utilizzando il data-mining, ossia ricercando ogni possibile informazione sul database, per poter discernere definiti pattern in relazione a età e sesso o al tipo di MS sviluppato.
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