La paura delle malattie neurodegenerative fa male al cuore

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Dr. Mauro Colangelo Neurologo, Neurochirurgo

L’ansia, com’è ben noto, è una condizione psichica che rende difficile gestire l’esistenza quotidiana perché costellata da una miriade di disturbi fisici, che a loro volta generano notevole stress e incessante preoccupazione sul proprio stato di salute. 

L’individuo con elevato livello d’ansia si allarma facilmente riguardo al proprio stato di salute, realizzando ciò che storicamente si denominava ipocondria e che odiernamente viene definito come Disturbo da ansia di malattia. Nella 5.a edizione del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM V) il Disturbo da Ansia di Malattia è definito come la preoccupazione di avere o di poter contrarre una grave malattia. A cagione di ciò il paziente è costantemente proteso a controllare le sue funzioni organiche col risultato di attivarle in modo anomalo (arousal) sviluppando, per effetto dello stress protratto, un reale disturbo somatoforme col risultato di aumentare la sua preoccupazione.

 

In conseguenza di una diffusa e crescente tendenza ad accedere ad internet, i soggetti affetti da ansia di malattia ricercano sulle risorse disponibili online la identificazione dei propri sintomi e quindi procedono con un’auto-diagnosi incorrendo in elevata proporzione in falsi positivi, nel senso che si attribuiscono e si convincono di avere malattie che in realtà non hanno mentre spesso negano di essere affetti dal disturbo ansioso. Attraverso questo misconoscimento del loro vero problema, essi inseguono ossessivamente i sintomi inesistenti della malattia temuta, consultando medici o più spesso la rete, invece di ricevere una diagnosi corretta ed il relativo trattamento della loro condizione medica.

 In pratica ogni organo o apparato può esserne interessato; i sintomi più frequentemente associati all’ansia possono essere cardio-vascolari, respiratori, gastrointestinali, dermatologici, genito-urinari ma al primo posto vi sono quelli neuromuscolari, costituiti da formicolii, parestesie, debolezza, tremori, sbandamenti e vertigini, cefalea, rigidità e dolori muscolari. Cercando in rete qualcuno di questi sintomi, il soggetto ansioso apprende che le cause che primeggiano nel provocarli sono le malattie neuro-degenerative (Sclerosi Multipla, Sclerosi Laterale Amiotrofica, Parkinson) che automaticamente teme di aver contratto e difficilmente arriva a mentalizzare il suo disagio ed a connetterlo con la sua situazione emotiva personale, ma lo attribuisce al procedere della malattia neuro-degenerativa.

 Tutto ciò, tuttavia, non è senza conseguenze. Un recente studio condotto dal Dr Line Iden Berge Ricercatore all’Haukeland University Hospital di Bergen (Norvegia) ha dimostrato che l’ansia di malattia aumenta in associazione lineare il rischio di infarto del miocardio. La ricerca è fondata sui dati rilevati da uno studio svolto su una comunità di 700 soggetti, testati con il Whitely Index (WI), che è la scala psicometrica più sensibile adoperata per lo screening dell’ansia di malattia, ed è stata condotta con un follow-up di 2 anni avendo, come obbiettivo fondamentale quello di investigare se in prospettiva l’ansia di malattia sia potenzialmente associata con la malattia ischemica cardiaca e con quale potenziale di rischio. Lo studio ha evidenziato che aumentando il valore di WI aumenta da 2 a 4 volte il rischio di ischemia cardiaca.

I risultati della ricerca sottolineano l’importanza di una diagnosi tempestiva di ansia di malattia ed un suo appropriato trattamento per evitare i più seri rischi di patologia cardiaca.

 

Data pubblicazione: 03 agosto 2018

7 commenti

#1
Dr. Otello Poli
Dr. Otello Poli

Ritengo come tutte le ansietà e le paure facciano male alla salute in generale ed alla qualità di vita.

#2

Certamente lo stato d'ansia, la depressione, l'ipocondria in moltissimi casi è invalidante al punto da connotarsi in una vera malattia psichica necessaria di trattamento, non solo farmacologico.
Stando allo studio indicatoci dal Colangelo, il rischio cardiologico sembra essere al primo posto negli ipocondriaci, ma poiché la paura delle malattie, la ossessiva ricerca di sintomi via Web sembra prevalere in giovani e giovanissimi (maggiori utenti di internet), il rischio cardiologico verosimilmente trova anche una "base" di pre o esistenti cardiopatie più facilmente riscontrabili in soggetti adulti e anziani.
Intendo dire che se l'ipocondriaco rischia un infarto, questo rischio può essere più alto negli adulti che nel giovane di 20-22 anni e, fra gli adulti, in chi è esposto maggiormente alla cardiopatie (dieta, fumo, alcol, pregresse malattie reumatiche ecc.).

E' comunque uno studio interessante che, al di là se possa ingenerare ulteriore patofobia (l'infarto), deve far comprendere un dato molto importante che i profani ovviamente non sanno e cioè che un solo sintoma può essere l'espressione di "mille" malattie e che spetta solo al medico il difficile compito di interpretarlo e quindi di esprimere una diagnosi.
La difficoltà, cui noi ci confroniamo e combattiamo ogni giorno, della Medicina è proprio questa .
Pensare che altre figure professionali possano avventurarsi nel difficile percorso diagnostico dovrebbe aiutare l'ipocondriaco a non ricercare ossessivamente l'autodiagnosi e affidarsi a chi ha dedicato la propria vita allo studio delle malattie.

#3
Dr. Mauro Colangelo
Dr. Mauro Colangelo

Ringrazio i miei stimati Colleghi Poli e Migliaccio per le loro pertinenti osservazioni. Nello studio condotto dalla Dott. ssa Berge la coorte dei pazienti è stata suddivisa in due classi, in dipendenza della diversa esposizione al rischio cardiologico legata a stile di vita, età e fattori patologici individuati (ipercolesterolemia, diabete, fumo, obesità, etc.). Il disturbo d'ansia di malattia (nello studio chiamato "health anxiety") è stato ovviamente di 4 volte superiore nei soggetti già portatori di rischio cardiologico, rispetto a quelli della classe che ne risultavano esenti (rischio aumentato di due volte).
Una buona giornata a tutti

#4
Dr. Antonio Ferraloro
Dr. Antonio Ferraloro

Leggo con molto interesse l'articolo pubblicato dallo stimatissimo Collega e Amico Dr. Colangelo.
Come dice il Dr. Migliaccio, qualsiasi sintomo può essere espressione di numerosissime malattie, da quelle di origine ansiosa a quelle che possono anche correlarsi ad una malattia importante per cui porre la domanda al dr. Google diventa una cosa quasi inutile, nel senso che questo "collega", con la "g" volutamente minuscola, non ha spirito critico, infatti anche inserendo la parola "febbre" elaborerà, tra le varie risposte, anche leucemie e tumori in generale ma sappiamo bene che queste condizioni rappresentano una piccolissima percentuale dei soggetti che presentano febbre. Il dr Google inoltre non valuta le modalità di presentazione di un singolo, né il suo decorso (continuo o intermittente) né la durata, né l’intensità, elementi questi che presuppongono una grande variabilità di risultati che poi il medico assembla e mette ordine.
Per questo e tanti altri motivi invito gli Utenti a non andare in Rete alla ricerca di autodiagnosi che alimenta paure, preoccupazioni e ansia quasi sempre ingiustificate.
In 11 anni di mia permanenza in Medicitalia ho poi verificato un altro fattore, cioè nessun Utente, a cui dopo un quesito su un determinato sintomo sia venuta fuori una delle malattie neurologiche più temute, per es. SLA, abbia poi effettivamente avuto la malattia, e parlo di molte centinaia, se non migliaia di casi.

#5
Dr. Mauro Colangelo
Dr. Mauro Colangelo

Antonio grazie del tuo cortese commento, che ricalca appieno lo spirito per il quale l'ho pubblicato. Tu ricordi, come qualsiasi altro Collega della nostra generazione, il terrore che si impadroniva di noi studenti in Medicina quando si iniziavano a studiare malattie, allora a prognosi infausta, quali le leucemie o il morbo di Hodgin, ma che poi con l'autocritica sostenuta dal procedere dei nostri studi superavamo e finivamo anche per riderci sopra. Questo non può ovviamente accadere per il profano che ritiene di essere auto-sufficiente nella gestione del proprio inquadramento diagnostico, pur sempre sorretto da disturbi emozionali che appunto si configurano nel disturbo d'ansia di malattia.Finisce con il restare intrappolato nelle sue immotivate paure che alimenta con acquisizioni superficiali che non sono e non possono equivalere allo studio metodologicamente scientifico della Medicina.
Una buona giornata

#6
Utente 516XXX
Utente 516XXX

Ok grazie dottore ora ho ancora più paura di avere un infarto!

#7
Ex utente
Ex utente

Ora capisco del perchè ho una costante paura di tumori al cervello, avendo familiarità (padre e nonno) con essi. Devo combatterla con tutto me stesso.

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