Rischio demenza? Subito esercizi fisici e dieta!

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Dr. Mauro Colangelo Neurologo, Neurochirurgo

 

James A. Blumenthal, Professore del Departments of Psychiatry, Behavioral Sciences and Neurology della Duke University Medical Center, Durham, Chapel Hill (North Carolina, USA), ha condotto una ricerca sugli effetti dell’esercizio fisico e della dieta sul declino cognitivo i cui risultati sono riportati nel lavoro “Lifestyle and neurocognition in older adults with cognitive impairments”, pubblicato il 19. Dicembre 2018 su Neurology.

 

Nello studio ENLIGHTEN è stata arruolata una coorte di 160 partecipanti dell’età media di 65 anni, di cui il 63% donne, affetti da declino cognitivo ma non da demenza, come attestato da uno score > 0.5 al Mail-in Cognitive Function Screening Instrument e da 19 a 25 al Montreal Cognitive Assessment o <12 alla Letter Fluency. Sono stati selezionati soggetti caratterizzati da un ritmo abituale di vita sedentaria e da uno o più fattori addizionali di rischio cardio-vascolare (ipertensione, coronaropatia, pregressi TIA senza deficit residui). Per tutti è stato determinato lo stato APOE, che esprime la predisposizione genetica all’Alzheimer, che è massima con genotipo APOE4/4  e di cui è risultato portatore 1/3 dei partecipanti (n=144).

Sono stati randomizzati tre gruppi di partecipanti: 41 assegnati ai soli esercizi aerobici, 41 alla sola dieta mediterranea (DASH= Dietary Approaches to Stop Hypertension, 40 alla combinazione esercizi/DASH, e 38 infine sono stati utilizzati come controlli, ricevendo solo informazioni su buone regole di salute.

Ciascuna sessione di esercizi aerobici è consistita in 10 minuti di riscaldamento, seguita da 35 minuti di camminata continua o di cyclette, per tre volte a settimana nel corso dei sei mesi del trial. La DASH era una dieta a base di frutta, vegetali e prodotti caseari low-fat, approvata nelle linee guida della American Heart Association and American College of Cardiology.

 

A conclusione del semestre del trial, gli investigatori hanno accertato nuovamente lo stato di neuro-cognizione, l’effettivo consumo dietetico, la funzionalità cardio-respiratoria ed i fattori di rischio cardio-vascolare. I partecipanti assegnati al gruppo degli esercizi aerobici hanno presentato la migliore performance alla batteria standard dei test neuro-cognitivi relativi alle funzioni esecutive (b = 4.2, d = 0.32, =. 046) e ridotto rischio cardio-vascolare (b = 2.6, P <. 042) ed al confronto col gruppo del non-esercizio, nel ritorno alla routine, un miglioramento nella resistenza alla camminata (P <. 001).

Diversamente, il gruppo DASH di sola dieta, seguito da un nutrizionista attraverso sessioni settimanali nel corso di tutto il trial, non ha evidenziato significative variazioni nel funzionamento esecutivo globale (b = 3.7, d = 0.30, P =. 059), riportando solo benefici nella riduzione del colesterolo totale, del peso corporeo e nei valori di pressione arteriosa.

I maggiori benefici sono stati invece osservati nel gruppo esercizi/DASH, comparando i test di follow-up con quelli del gruppo dei controlli (d = 0.40, P =. 012), che sono stati solo seguiti settimanalmente per telefono con consigli educativi sulla salute. I Ricercatori hanno correlato i reperti dei test neuro-cognitivi del gruppo esercizi/DASH al Trail Making Test Parts A and B ed allo Stroop Color-Word che, sulla base dello score ottenuto alle funzioni esecutive, consentono di predire l’età “cognitiva” del soggetto. E’ risultato che i soggetti inseriti nel gruppo a combinazione esercizi/dieta corrispondevano ad un’età più giovane di 8 anni di quella cronologica.

In conclusione, gli Autori ritengono che esercizi e dieta migliorino la salute cardio-vascolare riverberandosi in un miglior funzionamento del cervello e della sua riserva cognitiva. Pertanto, al primo insorgere di problemi di memoria è cruciale variare le abitudini dietetiche e praticare esercizi fisici, poiché a tutt’oggi non si dispone di farmaci efficaci ad invertire le variazioni degenerative del cervello ma solo di strategie che rallentino la traiettoria verso del basso del declino cognitivo.

Data pubblicazione: 23 dicembre 2018

11 commenti

#1
Utente 515XXX
Utente 515XXX

Ho la sclerosi multipla da tanti anni, non si vede all'esterno ma ho problemi cognitivi: attenzione, memoria a breve termine, orientamento.
Al centro dove sono seguita mi hanno proposto 10 sedute di riabilitazione cognitiva.
Serve a qualcosa ? o perdo solo il mio tempo ?

#2
Dr. Mauro Colangelo
Dr. Mauro Colangelo

Cara Giulia,
nella SM coesiste un disturbo di talune funzioni cognitive ed in particolare la memoria di lavoro (ossia la capacità di ritenere nella mente per un tempo minimo una sequenza di elementi), l’attenzione e le funzioni esecutive, mentre l’intelligenza permane indenne. Le confermo che la riabilitazione cognitiva rappresenta la possibilità più valida per contrastare questo tipo di disturbi cognitivi, il cui obiettivo precipuo è di preservare quanto più possibile il livello di autonomia della persona con sclerosi multipla. Non guardi con scetticismo alla neuro-riabilitazione cognitiva la cui efficacia è stata dimostrata da studi rigorosi con ricorso alla fMRI, che ha consentito di rilevare l'attivazione di aree cerebrali supplementari connesse ai processi attentivi prima e dopo i processi riabilitativi.

#4
Utente 515XXX
Utente 515XXX

Gentile Dr. Colangelo,
La ringrazio per la cortese risposta, le confesso che ho timore di poter perdere il posto di lavoro, visto che nella mia mansione è essenziale: attenzione, memoria e velocità d'esecuzione. Io spesso vado in ansia e mi sento una stupida.
Ho da pochi giorni rivelato la mia patologia ma non mi è stato chiesto nulla sui problemi che la stessa provoca.
Spero mi chiamino presto per la riabilitazione.
La perdita di memoria nella sm può essere grave come nelle varie forme di demenza senile ? Altzeimer e vasculopatia cerebrale cronica ?(l'ultima ne era affetto mio padre) oppure nella sm non arriva mai ad una compromissione della memoria così grave ?
Lei è a conoscenza di qualche farmaco e/o integratore che possa aiutarmi in tal senso ? Sono ammalata da più di 20 anni.
Grazie ancora.
Le porgo i miei migliori auguri per le prossime vestività.
Giuliap

#5
Dr. Mauro Colangelo
Dr. Mauro Colangelo

Cara Giulia,
La ringrazio per gli auguri che ricambio.
Come Le ho detto nella precedente risposta il riverbero cognitivo della SM è frequente (anche nelle forme più benigne e caratterizzate da minore disabilità) ed il coinvolgimento è generalmente circoscritto ai domini che le ho già citato (l’attenzione e la rapida elaborazione delle informazioni; la memoria di lavoro e le funzioni esecutive, quali la capacità di astrazione e la flessibilità cognitiva). Naturalmente, nell'affrontare un percorso riabilitativo è fondamentale quantificare con appropriati test neuro-psicologici l'entità del coinvolgimento. Ho sottolineato l'importanza di sottoporsi ad un adeguato percorso riabilitativo (per il quale non credo siano sufficienti 10 sedute) poiché il deficit cognitivo invariabilmente finisce con l'influenzare l’attività lavorativa e le relazioni familiari e sociali e possono nel contempo ridurre le chance di recupero motorio. La differenza con la malattia di Alzheimer risiede nell'essere preservate nella sclerosi multipla le abilità linguistiche, le prassie e l’orientamento spazio temporale. Non mi soffermo sulla illusorietà di praticare terapie con integratori, ma l'adozione di farmaci ad hoc può solamente essere consigliata dai Neurologi che conoscono bene il suo caso clinico e che accertino in maniera approfondita l'entità del suo disturbo.

#7
Utente 515XXX
Utente 515XXX

Grazie ancora gentilissimo dottore,
le farò sapere.
Buona serata
Giulia

#9
Utente 510XXX
Utente 510XXX

La ringrazio per il suo ultimo articolo, come sempre utilissimo ed esaustivo.da anni mi occupo di preparazione fisica specifica( personal trainer) e per quanto riguarda le sue osservazioni in merito al rischio demenza, auspico che la sua ferma conferma sul connubio dieta ed attività fisica venga da tutti presa nella massima considerazione proprio in virtù del fatto che,come da lei giustamente affermato,ad oggi non si disponga di terapia farmacologica capace di invertire la variazione degenerativa del nostro cervello.

#10
Dr. Mauro Colangelo
Dr. Mauro Colangelo

Gentile Utente,
La ringrazio del suo cortese commento e della testimonianza relativa alla sua esperienza. Il ricorso al training fisico e mentale, come da lei sottolineato, si pone oggi come uno dei più validi presidi di prevenzione del deterioramento cognitivo. Nella sua attività, pertanto, La esorto a propagandare questo principio fra i soggetti di età avanzata.
Cordiali saluti

#11
Utente 510XXX
Utente 510XXX

La ringrazio dottore della sua cortese risposta, le assicuro che, a maggior ragione dopo aver letto il suo prezioso articolo, di certo suggerirò, in primis di seguire le sue pubblicazioni in merito, e, quindi, seguirne i suggerimenti atti alla prevenzione a cui lei fa riferimento.

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