La depressione aumenta il rischio di ictus

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Dr. Mauro Colangelo Neurologo, Neurochirurgo

Una nuova ricerca, condotta dalla nostra connazionale Marialaura Simonetto nel Dipartimento di Neurologia alla Miller School of Medicine dell’Università di Miami, Florida (USA), e che sarà presentata al Meeting Annuale della American Academy of Neurology (Philadelphia, PA, 4-10 Maggio 2019) suggerisce che una condizione di depressione può essere associata ad aumentato rischio di ictus. I Ricercatori hanno utilizzato i dati desunti dallo studio longitudinale NOMAS (Northern Manhattan Study), tuttora in corso, a carico di una coorte di soggetti indenni al baseline di ingresso e seguiti con un follow-up fino a 14 anni. I risultati hanno mostrato che nei partecipanti con elevati sintomi depressivi, al confronto con coloro che ne erano esenti, era aumentato il rischio di presentare un ictus ischemico.

La Simonetto puntualizza che, seppure sia già da tempo nota la comorbidità tra umore e malattie cardiovascolari e quanto la depressione sia fattore di rischio per infarto e morte cardiaca, finora non ne era stato esplorato l’impatto sul rischio di ictus. Pertanto l’analisi effettuata, in collaborazione con il National Institute of Neurological Disorders and Stroke, è stata finalizzata ad investigare l’epidemiologia dell’ictus ed i suoi fattori di rischio.

La popolazione è stata rappresentata da 1.104 partecipanti (età media di 70 ± 9 anni, 61% donne, 69% di etnia ispanica) sottoposti all’ingresso nello studio a Risonanza Magnetica per escludere un pregresso ictus, valutati con follow-up medio di 11 anni. I soggetti sono stati indagati per i sintomi depressivi attraverso il Center for Epidemiologic Studies–Depression Scale (CES-D), che sono stati definiti elevati a partire da uno score di 16. Attraverso l’analisi della regressione di Cox per i rischi proporzionali, utilizzando come co-variabili età, sesso, etnia, livello culturale, fumo, attività fisica, consumo di alcool, diabete ed ipertensione, si è stimato l’hazard ratios (HRs) e l’intervallo di confidenza al 95% (CI) del rischio di ictus. In 198 partecipanti (18%) è stato riscontrato un valore >16 al CES-D al momento dell’ingresso nello studio.

Durante il periodo di follow-up, per 101 partecipanti vi è stata occorrenza di ictus, in 87 dei quali di tipo ischemico. Utilizzando la scala di Kaplan-Meier a gradini orizzontali di ampiezza decrescente, i ricercatori hanno trovato che l’incidenza cumulativa di ictus (ischemico od emorragico) è stata del 14% (95% CI, 10% – 20%) e di tipo ischemico del 13% (95% CI, 9% – 18%). Correggendo i valori secondo le variabili immesse, è risultato che i partecipanti con elevati sintomi depressivi avevano un rischio significativamente aumentato per l’ictus ischemico (HR, 1.75; 95% CI, 1.06 – 2.88) e che ogni incremento di 5 punti allo score del CES-D conferiva un 12% di rischio maggiore (HR, 1.12; 95% CI, 1.01 – 1.25).

La Simonetto fa rilevare che questo studio non esplora la causalità degli elevati sintomi depressivi sul rischio di ictus ischemico, essendo complessi i meccanismi di questa associazione e che ulteriori studi sono necessari per spiegarla. La depressione potrebbe costituire un fattore di rischio innescando complessi meccanismi cerebrali che non sono ancora stati pienamente compresi o potrebbe piuttosto causare un ostacolo ad esplicare un corretto governo dello stato di salute. Il Prof. Harold P. Adams Jr del Carver College of Medicine della Università di Iowa City commenta che la depressione potrebbe contribuire in via indiretta più che diretta, alla stessa stregua del diabete o dell’ipertensione, ma che deve comunque essere tenuta in grande considerazione dai medici in termini di strategia preventiva, avendo questo studio rilevato che ad una depressione severa si associa un più grande rischio di ictus particolarmente nelle donne di età più avanzata

Data pubblicazione: 24 marzo 2019

9 commenti

#1
Ex utente
Ex utente

Buongiorno Dr. Mauro Colangelo, augurandomi il consenso sarebbe importante il Suo parere di Medico ponendole questa domanda: ai Pazienti con depressione è richiesta la emogasanalisi per controllare i livelli della pressione parziale di ossigeno disciolto detta anche concentrazione di ossigeno?
Ringraziando Lei Dr. Colangelo e i Medici quì presenti, in seguito ad una ricerca sulle cause delle malattie degenerative ho già avuto la possibilità di indicare quello di cui sono più che certo riguardo alle cause delle suddette malattie, ma penso sia necessaria una ulteriore riflessione per poter indagare come insorge l'ictus.
Se una Persona è depressa di solito è anche inattiva fisicamente, questa inattività fisica causa la consistente riduzione della pressione parziale di ossigeno disciolto nel sangue, il quale, scusate le ripetizioni, sappiamo bene che è paramagnetico, e voi immagino risponderete, e cosa c'entra il paramagnetismo dell'ossigeno?
Il paramagnetismo dell'ossigeno disciolto, insieme agli elettroliti, le membrane cellulari polarizzate, e l'idrogeno (anche questi atomi sono presenti nel sangue in forma libera) dicevo che, il paramagnetismo dell'ossigeno disciolto è INDISPENSABILE per consentire la generazione dei Potenziali d'Azione, quegli Impulsi Elettrochimici necessari per tutte le Attività del Cervello, del Cuore, e dei Muscoli, compresi i muscoli lisci venosi.
Possiamo capire che, se c'è una consistente riduzione dei livelli della pO2 arteriosa (concentrazione di ossigeno) si riducono i Potenziali d'Azione soprattutto delle cellule del Cervello e del Cuore, provocando anche la mancata attività elettrica delle cellule che compongono i muscoli lisci delle Vene del Cervello e del Cuore, causando le Vasocostrizioni Cerebrali, e la restrizione dei vasi sanguigni Cardiaci, a causa delle quali si interrompe il flusso Cerebrale e l'irrorazione Cardiaca, provocando conseguentemente l'Ictus Cerebrale o talvolta l'arresto Cardiaco.
Dottor Mauro Colangelo, ringraziando per la Sua disponibilità nel lasciarmi scrivere quello di cui sono certo, posso chiederLe di indagare su queste che io penso siano realtà non ancora studiate in Medicina?
I più Cordiali Saluti
Pino Fronzi

#2
Dr. Mauro Colangelo
Dr. Mauro Colangelo

Sig. Fronzi,
stavolta non oscuro il suo reiterato quanto inconsistente ritornello perché ritengo che anche il lettore più sprovveduto si renda conto di quanto le sue affermazioni siano sorrette solo dai suoi personali ed auto-referenziali convincimenti, frutto di cavillose ipotesi che di scientifico hanno solo una sarabanda di nomi però ingarbugliati fra di loro senza alcun filo logico.
La saluto anch'io cordialmente ma La prego vivamente di non replicare.

#4
Ex utente
Ex utente

Domando scusa al Dr. Colangelo ma, visto lo "strano" comportamento del Dr. Migliaccio devo rispondere.
Vede Dottore? RispondendoLe Le faccio notare che almeno io non sbaglio platealmente le vocali, Lei si, e allora domando: Lei Dr. Giovanni Migliaccio ha già pensato di consultare un Medico adeguato al suo disturbo?

#5

C'è stato un errore di battitura, ma ogni riferimento è puramente casuale

In ogni caso, sbagliare una vocale è insignificante rispetto a chi, come Lei, non sa scrivere in italiano

#6
Ex utente
Ex utente

In questo caso ha ragione Dr. Giovanni Migliaccio, infatti, oltre alla Passione della Scienza ho solo il diploma di terza media, per questo motivo non so scrivere bene in Italiano, però, Garantisco che, se controllerà, tutto ciò che ho scritto risulterà Vero.
Con Sincerità dico che, mi spiacerebbe un pò, visti tutti i commenti che ho scritto, se fossero altri Medici-Ricercatori a confermare la mia ricerca.
Un Saluto con Stima
Pino Fronzi

#8

la domanda è: se tenendo sotto controllo un fattore di rischio come l'ipertensione si abbassa la possibilità di un accidente cardiovascolare, lo stesso si può dire per la depressione?
Le persone con depressione che hanno avuto più incidenze di ictus erano sotto cura per la depressione? prendevano farmaci? facevano qualche terapia oppure no?

#9
Dr. Mauro Colangelo
Dr. Mauro Colangelo

Caro Armando, sempre pertinenti le due domande.
Dal contesto del lavoro parrebbe che fossero sottoposti a terapia, ma non mi è dato saperne qualitativamente la tipologia. La mia impressione, che dovrà essere validata da studi successivi, è che tenendo la depressione sotto controllo si dovrebbe ridurre l'incidenza dell'ictus.

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