Il grande equivoco della terapia via internet

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Dr. Antonio Valassina Ortopedico, Chirurgo vascolare

Prendo spunto da un articolo di Ruggiero Corcella per Corriere Salute e pubblicato da altri siti sulla nuova normativa che in Germania garantirà accesso (tramite prescrizione del medico e rimborsabilità) a queste nuove opportunità terapeutiche destinate, secondo il giornalista, a migliorare significativamente l'assistenza sanitaria, ottimizzando i costi.

Purtroppo in questo articolo, ma anche in altri pubblicati nel mondo sull'argomento esiste una grande confusione o, perlomeno, un equivoco di fondo.

Una seria reazione di risposta a questi voli in avanti dovrebbe essere compresa nella serie "non possumus" oppure "vade retro"... In poche parole, proporre "terapie digitali" è da ritenere un passo precoce e, per certi versi pericoloso. Per molti e svariati motivi. Mi limito a citarne alcuni.

  1. In tutto il mondo non esiste ancora assolutamente una comprensione reale del passo precedente la terapia: la diagnosi.
    Il "medical counselling", attraverso cui dovrebbe essere erogata la diagnosi, manca, infatti, totalmente di un adeguato inquadramento giuridico e normativo. Per rappresentare il vuoto totale in cui ci stiamo muovendo basta pensare che in USA, rimasti indietro per anni su qualsiasi normativa del consulto online, in pochi mesi hanno prodotto attraverso le loro varie Academies una serie impressionante di norme che dovrebbero "regolare" la consulenza pubblica medica (medico-paziente) online.
    Peccato che andando a leggere queste liste infinite di prescrizioni il tutto si configuri pari pari alle normative sull'advertising della grande industria e del commercio, come se l'atto medico attraverso una computer riguardasse esclusivamente "l'etichetta" che il medico si attribuisce sul suo sito web (per capire vedi la guerra commerciale di Trump all'Europa e all'Italia sulle etichette) oppure le modalità di esecuzione di una procedura chirurgica (ad es. pagine e pagine su che cosa significhi "bloodless procedures").
    Tralascio ogni commento sulla definizione "terapie digitali", laddove si tratta solo di prescrizioni a distanza dove sarebbe sufficiente dichiarare che sono atti medici eseguiti "prendendosi cura" di una persona penalizzata dalla distanza.
     
  2. Il rapporto medico-paziente a distanza, dunque digitale, mediato attraverso un Pc o un telefono non è affatto il rapporto diretto che si viene ad instaurare nella vita reale. Per semplificare bisogna considerare che nel reale attraverso il rapporto diretto si viene a stabilire sempre e comunque un sorta di "contratto etico-professionale" che ha (per legge) lo stesso valore di un contratto firmato.
    A distanza, invece, il rapporto è mediato nella comunicazione dalla Rete digitale, che nella sostanza giuridica significa che è mediato da una terza figura, il proprietario del sito web/blog/spazio mediatico (spesso non di proprietà del medico), attraverso il quale viene realizzato il consulto online. Decade quindi il rapporto diretto e il "Contratto" che si viene ad instaurare, invece, nel reale.
     
  3. Il consenso informato alla terapia, quando erogata a distanza, non viene somministrato e comunque, anche se somministrato, diventa molto difficile, se non impossibile, verificarne la reale comprensione da parte del paziente.

  4. Il consenso alla privacy nel consulto online il cliente (non lo chiamo volutamente "paziente") lo rilascia all'amministratore del sito web/blog/spazio digitale e non al medico come avviene o dovrebbe avvenire nel rapporto diretto medico-paziente.

  5. Non esiste ad oggi copertura assicurativa per il medico che fa consulto online (solo consulto senza prescrizioni), figuriamoci per chi si azzardasse a prescrivere terapie a distanza. Chi garantisce medico e paziente nel rapporto "digitale" in presenza di "infortuni o incidenti"?
     
  6. Per chi tra i vari soggetti interessati al fenomeno della Telemedicina e dintorni che non ritenessero sufficienti o valide queste osservazioni ricordo che proprio Medicitalia, dalla sua fondazione, ha portato avanti una sorta di Osservatorio su "eventi avversi" che attraverso l'enorme rete di contatti e la straordinaria massa di dati raccolti abbiamo potuto individuare.
    Questa piattaforma di consulti rappresenta un occhio digitale della Rete aperto dall'alto su quelle che, volutamente, chiamo "transazioni in salute" che avvengono nella vita reale sul Territorio.
    Da questo lavoro altamente professionale e gratuito dei medici che collaborano a questo sito sono emersi fenomeni come "l'errore medico" in fase di diagnosi che avviene nel reale.

Il paradosso è che per i principi Honcode sul consulto online (riconosciuti anche dall'OMS) e quelli che ci siamo dati qui su Medicitalia, anche se dovessimo riscontrare durante uno più consulti (digitali) che quel determinato "cliente" del sito è un cittadino-paziente che è incorso in un "errore medico" nel suo rapporto reale con altri medici o servizi sanitari sul Territorio, noi non possiamo riferirlo al paziente!

Incredibile, ma è così, in quanto la nostra figura di consulenti medici online non è riconosciuta a livello italiano ed europeo.

Pertanto, solo attraverso una accorta serie di risposte nel consulto, cerchiamo di guidare il paziente incorso in possibile "errore medico" ad eseguire un secondo o terzo consulto in Centri di eccellenza nazionali il più vicino possibili a quel "cliente" del sito "portandolo per mano" discretamente a risolvere il suo problema nel modo più efficace possibile attraverso una "teleguida invisibile".

Soluzione fino ad oggi perseguita e realizzata con grande successo!

In questi anni abbiamo portato a congressi nazionali e internazionali tutta la complessità, per molti versi esplosiva, che è intrinsecamente legata alla figura del medico che opera in tele-consulto, ma la risposta delle società scientifiche e delle istituzioni è stata fino adesso desolante.

Nessuna risposta alla nostra denuncia e nessun interesse verso le soluzioni che abbiamo suggerito.

Ma noi non ci fermeremo e continueremo a riproporre in ogni sede l'urgenza e l'importanza assoluta di un inquadramento legislativo e normativo europeo condiviso con gli Ordini dei Medici affinchè, su basi solide e nella massima sicurezza per i medici consulenti e per i clienti dei servizi digitali, si possa, domani, fruire di tutte le opportunità che la Telemedicina è in grado di offrire e di cui il Consulto medico online è, comunque, solo uno degli aspetti.

 

Data pubblicazione: 30 novembre 2019 Ultimo aggiornamento: 10 dicembre 2019

3 commenti

#1
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Molto interessanti Antonio le tue osservazioni su un tema cosi' vasto e complesso. E gran parte condivisibili.
Forse non siamo pronti culturalmente neanche ad immaginare una figura istituzionalizzata di consultant virtuale.
Basti pensare che il sottoscritto ha rischiato di essere messo al rogo e solo perche' si era permesso di fare una mera registrazione degli ERRORI dei medici nel reale rilevati dal virtuale.
https://www.medicitalia.it/minforma/senologia/1755-l-errore-medico-reale-in-senologia-corretto-dal-consulto-online.html
Ci sarebbero tante considerazioni da fare su questo tema .
E un convegno della durata di una settimana non basterebbe a chiarire parte delle questioni che hai correttamente sollevato.

#2
Dr. Giulio Biagiotti
Dr. Giulio Biagiotti

non posso che essere assolutamente d'accordo con quanto sostenete, vedi il mio blog sulla surf-medicine.

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