Un farmaco contro la criminalità?

massimo.lai
Dr. Massimo Lai Psichiatra

Con un articolo destinato a riaccendere le polemiche tra i professionisti che si occupano di disturbi della condotta, dell’iperattività e dell’attenzione nell’infanzia e adolescenza, ricercatori del dipartimento di epidemiologia e statistica del celebre Karolinska Institutet di Stoccolma (Svezia) hanno preso in considerazione svariati studi condotti negli ultimi anni sulla sindrome da iperattività e deficit dell’attenzione (ADHD l’acronimo inglese) per rianalizzarli (meta-analisi) e vedere a posteriori l’effetto delle cure sul tasso di criminalità (Lichtenstein et al., 2012).

Precedenti studi infatti avevano associato il disturbo della condotta e dell’attenzione nell’infanzia con un aumento del comportamento antisociale e dell’uso di sostanze nell’adolescenza e di conseguenza una percentuale maggiore di comportamento criminale nell’età adulta (Satterfield et al., 2007; Mannuzza et al., 2008).
Questi risultati sono stati alternativamente smentiti (Mordre et al., 2011) o confermati (Rasmussen & Levander, 2009) da successivi studi.

Le polemiche nascono dal fatto che l’ADHD è considerato da alcuni operatori del settore (psichiatri e psicologi) un esempio di “disease mongering” (vedere voce Wikipedia per capire di cosa si tratta). Di conseguenza anche l’uso di psicostimolanti per curare questo disturbo è mal visto in quanto considerato da un lato un interesse delle industrie farmaceutiche per vendere farmaci, dall’altro un tentativo di controllo del comportamento di massa.

A prescindere da come si chiami la sindrome e che sia reale o prefabbricata dai medici o dall’industria (disease mongering), sembra chiaro che un disturbo caratterizzato da iperattività e deficit dell’attenzione possa essere associato a futuri disturbi del comportamento e uso di sostanze in adolescenza e comportamento criminale nell’adolecenza stessa e nell’età adulta.

Ciò detto, sembra oramai assodato che ci sia un’associazione tra ADHD e comportamento criminale (Ginsberg et al., 2010).

Al Karolinska hanno quindi analizzato diversi studi per un totale di 25.656 soggetti dai 15 ai 40 anni, con diagnosi di ADHD, per valutare l’incidenza dell’ADHD sul rischio di crminalità e per valutare l’evoluzione verso la delinquenza nei soggetti in trattamento rispetto a quando non assumono alcuna terapia.

Gli autori hanno constatato che quando i soggetti con ADHD assumono una terapia farmacologica si osserva una riduzione significativa del tasso di criminalità rispetto a quando non sono su trattamento, con una riduzione fino al – 32% negli uomini e – 41% nelle donne.

Negli uomini la riduzione del tasso di criminalità varia dal 17 al 46% in funzione del tipo di farmaco ricevuto (ad esempio stimolante vs non stimolante) e l’evoluzione in rapporto al tipo di crimine commesso.

In conclusione sembra che tutte le terapie farmacologiche che affrontano questo disturbo mostrano chiari effetti positivi sul futuro dei bambini affetti da ADHD (Goksoyr & Nottestad, 2008) e adesso anche sul comportamento criminale.

 

Fonti

  • Ginsberg Y et al: Attention Deficit hyperactivity Disorder (ADHD) among longer-term prison inmates is a prevalent, persistent and disabling disorder. BMC Psychiatry 2010; 10: 112.
  • Goksoyr PK & Nottestad JA: The burden of untreated ADHD among adults: the role of stimulant medication. Addict Behav, 2008; 33 (2): 342-6.
  • Lichtenstein P et al: Medication for Attention Deficit–Hyperactivity Disorder and Criminality. N Engl J Med., 2012; 367: 2006-2014.
  • Mannuzza S et al: Lifetime criminality among boys with attention deficit hyperactivity disorder: a prospective follow-up study into adulthood using official arrest records. Psychiatr Res. 2008; 160 (3): 237-46.
  • Mordre M et al: The impact of ADHD and conduct disorder in childhood on adult delinquency: a 30 years follow-up study using official crime records. BMC Psychiatry, 2011; 11: 57.
  • Rasmussen K & Levander S: Untreated ADHD in adults: are there sex differences in symptoms, comorbidity, and impairment? J Atten Disord, 2009; 12 (4): 353-60.
  • Satterfield JH, Faller KJ, Crinella FM, Schell AM, Swanson JM, Homer LD. A 30-year prospective follow-up study of hyperactive boys with conduct problems: adults criminality. J Am Acad Child Adolesc Psychiatry, 2007; 46 (5): 601-10.
  • Von Polier GG et al: ADHD and delinquency: a developmental perspective. Beahv Sci Law. 2012; 30 (2): 121-39.

 

Data pubblicazione: 01 dicembre 2012

3 commenti

#1
Dr. Fernando Bellizzi
Dr. Fernando Bellizzi

Credo che andrebbe definito il concetto di comportamento criminale. Mentre della Sindrome ADHD abbiamo anche una definizione comportamentale, manca la definizione di cosa s'intenda per comportamento criminale? Passano con il rosso? Atti vandalici? Danni a persone? Non pagano le tasse?
E poi, mi viene in mente anche un'altra simpatica possibilità: non diminuisce il tasso di criminalità, ma diventano più attenti ed evitano di farsi prendere... anche questo è un effetto della maggiore attenzione e capacità di controllo, senza che per forza implichi una morale diversa.
Inoltre si apre l'antica questione del libero arbitrio e quanto siamo geneticamente determinati nei comportamenti.
E se c'è correlazione tra ADHD e crimine, allora è un'attenuante il fatto di delinquere perché malati di ADHD, quindi non del tutto consapevoli della motivazione delle proprie azioni?

#2
Dr. Massimo Lai
Dr. Massimo Lai

Sono tutte considerazioni giuste e interessanti.

Premesso che l'articolo non si occupa di criminali e criminalità stricto sensu, la definizione di cosa sia criminale e cosa non lo sia lo stabiliamo noi stessi quando facciamo le leggi, con naturali variazioni geografiche e culturali. Quindi una prima definizione di criminale è fare cose che vanno contro la legge, violare le regole. Ci sono reati gravi e meno gravi con sanzioni diverse ma non è questo il punto.

Gli studi citati si riferiscono a campioni di persone arrestate per delitti commessi in violazione a delle leggi stabilite.

L'analisi di queste persone, con tutti i limiti che questo tipo di analisi comporta, ha messo in evidenza la presenza di disturbi mentali nella popolazione carceraria, tra questi di disturbi dell'attenzione. Le percentuali non mi sembrano irrilevanti, il problema è maggiore.

Sebbene esistano crimini di gravità diversa (passare con il rosso non è la stessa cosa che uccidere) potrebbe anche esistere un legame tra i comportamenti a rischio e delitto: quante persone passano con il rosso facendola franca fino a quando non ci scappa il morto: da delitto minore diventa maggiore.

Riguardo alla responsabilità delle persone i ricercatori non ne sono interessati, è un argomento che riguarda la legge e la giustizia degli uomini.
Trovare una malattia, o se non la si vuole considerare tale un disturbo del comportamento, in persone che delinquono può aiutare nella ricerca di soluzioni.
Questo non riduce la responsabilità della persona come accade per la guida in stato di ebbrezza.
Essere malato non può essere un'attenuante per i crimini, ma può comportare l'obbligo di cura. Anche questo è un argomento che riguarda l'uomo in genere non il medico che cura.

Il libero arbitrio... c'è chi pensa che non esista, anche questo non è l'argomento del mio blog.

L'insight a livello del singolo ugualmente non cambierebbe la responsabilità, ma potrebbe cambiare la capacità di cambiare o affrontare il problema.

Interessante anche la "simpatica" possibilità che non è del tutto fantasiosa: mi sembra sia stato studiato il nesso tra crimine e intelligenza, il genio crominale.
Tuttavia qui si parla di attenzione: i criminali curati delinquono di meno perché diventati più furbi? attenti a non farsi prendere?
Questo può essere oggetto di una ulteriore ricerca anche se mi sembra che quest'ipotesi sia scartata quando si evince che il tasso di reati commessi diminuisce nei pazienti trattati vs quelli non trattati.

Grazie per le osservazioni.

#3
Dr. Manlio Converti
Dr. Manlio Converti

Tutto l'articolo, involontariamente, è un Mongering....

Se non so come definire "comportamento criminale" ma neanche ADHD è condiviso, di cosa stiamo parlando? solo di un altro modo di mandare in ansia i genitori per obbligarli a sedare con psicofarmaci a vita i minori che loro non sanno accudire...

L'accudimento dei ragazzi in ADHD, dicono altri studi non citati, è infatti la causa della sindrome, e stiamo parlando di chi la considera reale. L'educazione dei figli li rende criminali, secondo tutte le linee guida giudiziarie e i romanzi gialli scientifici.

La terapia proposta per l'ADHD in psicoterapia è quella di ELIMINARE TUTTE LE FONTI ELETTRONICHE DI BABY SITTERAGGIO, costringendo i genitori ad occuparsi dei figli !!!
(casistica personale di 4 minori, ma mi occupo dei maggiorenni di solito e quindi ho solo dato consigli ai genitori).

L'uso degli psicofarmaci per diagnosi non psicotiche nei minori è una forma di tortura e di violenza inaccettabile.

Gli psicotici non sono più criminali della massa, ma a Napoli si è verificato che nelle famiglie dei camorristi storici ci fosse una compresenza di psicosi, anche se il caso più celebre, Cutolo, fu quello di un camorrista che creò e controllò la Nuova Camorra Organizzata dall'OPG !!

Starei quindi molto attento a fare collegamenti basati solo sui pregiudizi !

Manlio Converti

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