I pazienti LGBT sono ignorati dai medici

manlio.converti
Dr. Manlio Converti Psichiatra, Psicoterapeuta

Traduco questo testo della collega americana affinchè possiate riflettere e commentare, evitando volgarità e flame, sul tema Lgbt (Lesbiche-Gay-Bisessuali-Transgender ma anche Intersessuali, Queer, Questioning, Transessuali e partner delle persone T o I) o meglio sulla profonda ignoranza e pregiudizio che esiste nel mondo sanitario che preferisce ignorare le persone Lgbt, causando loro, o meglio causando a noi gravi danni personali invece che producendo benessere.

Betty è andata dal suo medico di famiglia per depressione. Ha 75 anni ed è una segretaria in pensione, che per mesi è stata incapace di mangiare, dormire o prendere piacere da alcunché. Il suo dottore, preso nota dei sintomi, prescrive a Betty un antidepressivo di nuova generazione.

Il problema è che il dottore non ha ottenuto l'intera storia della paziente. Non ha chiesto specificamente nulla e Betty non ha detto spontaneamente che la sua depressione è iniziata quando la sua compagna Judith è morta.
Betty e Judith hanno vissuto insieme per 40 anni, non si erano mai dichiarate apertamente come coppia, non avevano mai avuto contatti con la comunità Lgbt ed erano note nella loro comunità solo come “le due signore che vivono nella casa gialla”. La morte di Judith, comunque, ha significato anche la fine dell'intero sistema di supporto per Betty, per cui l'antidepressivo non sarebbe stato sufficiente.

Il dottore di Betty non è stato capace di aiutarla perché non ha ottenuto tutte le informazioni. Non chiedere del suo orientamento sessuale e delle sue relazioni vitali significative ha comportato fare una diagnosi errata e dare una terapia inadeguata.

I problemi medici di ogni tipo non sorgono nel vuoto esistenziale ed i pazienti non sono solo una collezione di sintomi. Avere un dottore che non ti conosce come persona non è solo un'esperienza sconfortante e disagevole, può anche portare ad una diagnosi errata e ad un trattamento errato. In quanto persone Lgbt, non è solo gradevole trovare sanitari che siano a loro agio quando ci conoscono e ci curano: è essenziale!



BJ è una persona transgender di 22 anni dall'aspetto maschile che è arrivata al pronto soccorso dell'ospedale di Manhattan dopo essere stato picchiato. Da adolescente BJ è stato cacciato di casa dai genitori che vivono a NY a causa della sua identità di genere ed ha vissuto come un barbone un po' ovunque da allora. I medici del pronto soccorso hanno trattato le ferite del volto di BJ, ma vedendolo agitato e fuori di sé hanno chiamato lo psichiatra.

BJ era scontento di parlare con lo psichiatra, poiché reclamava di volere solo la propria faccia rimessa a posto e non di essere considerato un malato di mente. Lo psichiatra ricoverò in reparto di psichiatria BJ per “agitazione psicomotoria”.
Durante l'ospedalizzazione lo staff del reparto lo chiamarono sempre Barbara, che era il suo nome “anagrafico”, interruppero l'uso del testosterone che aveva assunto per anni, pensando che fosse la causa dell'agitazione e lo obbligarono ad assumere un neurolettico (aloperidolo). Nessun medico chiese mai a BJ che cosa era accaduto quel giorno e chi lo avesse aggredito. Dopo le dimissioni BJ interruppe la terapia con aloperidolo e giurò di non vedere mai più un medico in vita sua.

A causa dell'ignoranza dei medici e della loro ansietà maschilista rispetto all'identità di genere di BJ, non ottennero informazioni essenziali sul motivo di ricovero presso il Pronto Soccorso, lo sottoposero ad un trattamento da incubo e ad un'ospedalizzazione forzata in psichiatria, durante la quale i suoi bisogni non furono presi in considerazione e nemmeno lo chiamarono mai con il nome che si era scelto.

Combatterono contro di lui piuttosto che curarlo, deprivandolo della terapia ormonale e forzandolo ad una terapia psichiatrica non necessaria. La cosa peggiore di tutte fu che lo lasciarono all'atto delle dimissioni in una condizione di possibile rischio, dal momento che l'aggressore di BJ era stato da loro ignorato e quindi nessuno ha pensato che BJ potesse essere in pericolo al momento delle dimissioni.

Certamente i nostri fratelli e sorelle Lgbt che sono “chiuse nell'armadio” e non si dichiarano omosessuali, che sono costretti a fare i barboni o a prostituirsi e che sono in qualche modo meno privilegiati socialmente sono a maggior rischio di trattamenti sbagliati da parte del sistema sanitario, ma tutti noi dovremmo imparare qualcosa da queste storie.

Quelli di noi che lavorano nelle professioni sanitarie hanno il dovere verso quanti di noi sono pazienti Lgbt di educare i propri colleghi in modo che diventino culturalmente competenti e forniscano cure migliori. In quanto pazienti, ognuno di noi ha il dovere di cercare medici e sanitari competenti sulle questioni Lgbt (ed informare gli altri sulla loro identità e ruolo Nota del Traduttore).

La Commissione (ente politico di NY NdT) ha prodotto un documento guida per gli ospedali perché diventino competenti e sensibili quando curano persone Lgbt. L'Istituto di Medicina ha stampato un report perché vengano cercati dati specifici sulle iniquità in ambito sanitario e sui bisogni sanitari delle persone Lgbt. Queste non sono solamente buoni consigli. Per le persone Lgbt che abbiano bisogno di cure medice (quindi ognuno di noi, in altre parole, prima o poi) queste informazioni potrebbero salvarci la vita!


Fonte:

Mary Barber Medico Psichiatra, Huffington Post del 15/5/2014
http://www.huffingtonpost.com/mary-barber-md/know-us-as-people_b_5330963.html 

Data pubblicazione: 20 maggio 2014 Ultimo aggiornamento: 05 giugno 2014

17 commenti

#1
Dr.ssa Franca Scapellato
Dr.ssa Franca Scapellato

Non so cosa vuol dire Lgbt. In pochi secondi, googolando, lo verrei a sapere, ma mi sembra opportuno nei confronti di chi legge evitare sigle.
Se il medico avesse chiesto alla paziente Betty, come avrebbe dovuto: "Ha avuto di recente problemi, dispiaceri, lutti?" il che fa parte dell'anamnesi per la depressione, il quadro sarebbe stato più chiaro.
Sulla necessità di una sensibilizzazione delle professioni sanitarie nei riguardi delle persone transgender sono perfettamente d'accordo. Purtroppo c'è ignoranza in medicina anche sui malati psichiatrici: tante volte in ospedale ai nostri pazienti vengono sospese le terapie con farmaci psicoattivi senza un motivo se non il pregiudizio. Saluti

#2
Dr. Carla Maria Brunialti
Dr. Carla Maria Brunialti

Gentile Collega,
la situazione dei LGBT e indubbiamente più difficile di chi si situa nella "maggiornaza statistica" relativa all'orientamento di genere! Ci si sta lavorando. Osserviamo, ad es., che gli accessi alle terapie di coppia o alle terapie sessuali da parte di LGBT sanno gradiualmente aumentando, segno non che i problemi sono in aumenti, ma che sanno che ne possono parlare.
Riguardo alla Tua affermazione "Il dottore di Betty non è stato capace di aiutarla perché non ha ottenuto tutte le informazioni. Non chiedere del suo orientamento sessuale ecc." mi suscita perplessità. Nella situazione descritta (tratti depressivi), la domanda - a mio giudizio - non era sull'orientamento sessuale, bensì sui motivi di infelicità, sui lutti, sui dolori del cuore... e in questo ritengo che etero e LGBT siano accomunato dalla comune vicenda esistenziale. E' l'atteggiamento del medico/psicologo/terapeuta/sessuologo a segnalare la propria disponibilità ad andare "oltre" gli status tradizionali; e ciò avviene - credo - sia che lo specialista della salute sia omo, etero, o transgender.
Che ne pensi?

#3
Utente 171XXX
Utente 171XXX

ma scusate, non sono medico, ma se viene da me una persona per dei problemi, mica gli chiedo che gusti sessuali ha? Io mi occupo di investimenti, se arriva uno che mi dice: " voi comprare 20000 euro di bot" mica gli dico: " va bene, ma senta, lei è transessuale?"

#4
Utente 171XXX
Utente 171XXX

scusate lla battuta stupida, ma soino convinto che se ci si comportassimo così non ci sarebbe più discriminazione!

#5
Dr. Chiara Lestuzzi
Dr. Chiara Lestuzzi

Concordo con la dott. Scapellato: nel primo caso -se la paziente non ha detto spontaneamente che l'evento scatenante era stato la morte della compagna- farle domande sull' orientamento sessuale sarebbe stato rischioso (vista anche l' età, avrebbe potuto offendersi). Molto meglio una domanda "aperta" tipo: "ha avuto qualche lutto/perdita/evento traumatico?". anche perché avrebbe potuto essere depressa per la morte di un compagno maschio!
La domanda diretta va fatta solo se c' è qualcosa di particolare che orienta l'ipotesi.

Faccio due esempi dalla mia vita professionale: in un caso a una anziana paziente ho chiesto se era sposata e mi ha risposto di no; quando le ho chiesto se aveva avuto figli ha replicato con aria tra l' offeso e lo scandalizzato: "Ma se le ho detto che non mi sono sposata!". In quella occasione mi sono salvata dicendo "Sa, pensavo che potesse anche essere vedova", ma da allora la domanda sui figli precede sempre quella sul matrimonio.

Pochi giorni fa visito un paziente sieropositivo accompagnato da un altro che sembrava meno giovane. Di primo acchitto vedendoli ho pensato che fossero gay, ma non lo sapevo per certo. Quando il malato mi ha detto che fuma due paccehtti al giorno e ho affrontato l' argomento del rischio per la salute, l'altro è intervenuto dicendo "Sì, io glielo dico; ma lui è autodistruttivo, fa quello che gli fa male!" e il paziente lo ha aggredito dicendo "O taci o vai fuori dall' ambulatorio!". Ho pensato che potesse essere il fratello maggiore. A un certo punto -per capire con chi avevo a che fare (sieropositivo perché ex tossico o infezione sessuale?) e come gestire il colloquio- sono passata alla domanda diretta, accompagnata da un sorriso (scappatoia possibile: "scherzavo!"): "Ma voi siete fratelli o siete una coppia?" e quando mi hanno risposto: "una coppia" ho bonariamente sgridato il paziente dicendo che avendo la fortuna di avere un compagno che gli vuole bene e si preoccupa della sua salute avrebbe dovuto tenerselo stretto invece che trattarlo male; anzi, che smettendo di fumare avrebbero potuto farsi una bella crociera con i soldi risparmiati.

Quanto ai pazienti transgender, nel nostro ospedale (specializzato in sieropositivi fin dagli anni '80, quando erano quasi tutti o tossicodipendenti o gay/transgender) ne abbiamo una certa quota e vengono rispettati naturalmente senza fatica. ma è una cosa ormai pacifica da anni. Altrove probabilmente sono meno abituati.

#6
Dr. Chiara Lestuzzi
Dr. Chiara Lestuzzi

@ Franca. la sigla LGBT significa: Lesbica Gay Bisessuale Transessuale. In pratica tutti quello che non sono eterosessuali. (Ma gli ermafroditi non sono contemplati? O rientrano nei trans? E i travestiti? Ho voglia di comprare -per il momento non è ancora tradotto in Italiano- il libro "A strange tribe" di John Hemingway, che parla di suo padre Gregory che si sposò 5 volte-con 4 mogli- ed ebbe 7 figli. Fin da bambino era attratto dal travestitismo, e durante il suo quarto matrimonio cambiò sesso, ma non era gay né veramente transessuale, e si innamorò sempre solo di donne. O forse era una transessuale lesbica?)

#7
Dr.ssa Franca Scapellato
Dr.ssa Franca Scapellato

@ Chiara: sì, ho visto che è un acronimo "politically correct", così ho imparato qualcosa di nuovo, però secondo me, dal momento che gli utenti e gli psichiatri stagionati possono non saperlo, sarebbe carino inserire almeno nel testo una spiegazione. Quando parlo di disturbo di panico o ossessivo non sparo DAP o DOC se mi rivolgo a tutti, e per fare un esempio non di malattia,se no vengo accusata di sessismo quando dico che sono del Csi spiego: centro sportivo italiano, mica tutti lo sanno.

#8
Dr. Mario Savino
Dr. Mario Savino

riflessione molto utile e condivisibile. Grazie

#9
Utente 258XXX
Utente 258XXX

Grazie Dr.ssa Lestuzzi per la spiegazione necessaria dell'acronimo, anche se ..... è quella sigla sconosciuta del titolo che ha indotto la scrivente, semplice utente, a leggere l'articolo!.

#10
Dr. Manlio Converti
Dr. Manlio Converti

Vi ringrazio delle note, ho modificato il testo per rendere chiara la sigla e la introdurrò nel vocabolario su Medicitalia.

Non l'ho scritto, l'ho solo tradotto e trovo anche io molto limitata la spiegazione dell'anamnesi a Betty, che forse è stata tagliata da una redazione meno competente.
Questo comunque è il livello di discussione pubblica nel resto del mondo, esistono filmati dell'Uruguay ad esempio sulla raccolta dati, ma su un punto non si transige: è ipocrita non chiedere se l'utente è gay! E' proprio perché non si chiede serenamente che si pregiudica la conversazione e ribaltare eventuali pregiudizi su chi è gay il proprio produce danni esistenziali. I modi con cui chiederlo dipendono dalle circostanze, ma se uno chiede un investimenti gli chiede se pensa di farlo per i figli supponendo sia eterosessuale, magari o se ha una ragazza da sposare... giusto?

SI esistono transessuali lesbiche, perchè i partner delle persone transessuali possono essere uomini donne e trans di ogni orientamento sessuale. La maggior parte delle persone confonde orientamento e identità di genere: il genere è maschio, femmina, intersex, transgender, queer, transessuale....; l'orientamento è eterosessuale, bisessuale, omosessuale e amante delle persone transessuali o intersex...poi c'è il comportamento e il ruolo sociale, che fanno del tutto sparire la "maggioranza statistica", che è una invenzione culturale, che nega la complessità del fenomeno umano reale.

Il ragazzo dai pantaloni rosa che si è suicidato, ad esempio, poteva essere eterosessuale o bisesusale o gay, ma si è comunque ucciso per omofobia, e la madre, negando con violenza la sua eventuale omosessualità, ha fatto capire quanto fosse violenta l'omofobia in quella famiglia nonostante le apparenze.

Avendo voi lasciato pubblica la vostra conversazione, questo implica che potrò pubblicare altrove con la vostra firma, almeno la storia molto interessante del collega. Vi invito a scriverne altre, se ci riuscite non solo quelle legate al pregiudizio HIV = Gay-Transgender, perché appunto è anche questo gravissimo, tanto da impedire la prevenzione o la cura di molte persone Lgbt che rifiutano di accostarsi ad un medico, oltre il fatto che questi ci ignorerebbe, magari, per non perturbarci con la nostra omosessualità...

#11
Dr. Chiara Lestuzzi
Dr. Chiara Lestuzzi

" è ipocrita non chiedere se l'utente è gay! E' proprio perché non si chiede serenamente che si pregiudica la conversazione"

Manlio, non sono d'accordo. Se ci sono donne non sposate che si offendono se chiedi loro se hanno avuto figli, cosa credi che succeda se chiedi gli orientamenti sessuali? Per esperienza personale, talvolta è difficile anche nei sieropositivi!

La domanda aperta (nel caso del promotore finanziario può essere: "c' è qualche persona a cui vorrebbe lasciare un' eventuale rendita?") senza specificazione di ruolo o di genere (cioè, non marito, moglie, fidanzato/a, bensì PERSONA CARA) permette di indagare con discrezione e senza forzature. Se poi uno/a mi dice che ha un amico/a a cui è molto legato/a, questo può essere sufficiente senza entrare nel merito dei rapporti sessuali (che poi potrebbero anche non esserci, visto che ci sono anche gli amori platonici). Oppure, se vedo che il paziente (nel nostro caso) ha piacere ad aprirsi ne parlo tranquillamente per far capire che non è un problema (la coppia di cui raccontavo ha parlato poi liberamente di un rapporto ormai ultradecennale, delle preoccupazioni del compagno sano per quello malato, delel necessità dell' acudimento reciproco, e alla fine è andata via molto contenta perché si è sentita "accolta", anche perché sono andata oltre lodando il compagno e invitandoli -appena la legge lo consentisse- a sposarsi).

In altri casi, credo ci si debab fermare, proprio per rispetto di chi -magari solo per pudore- non intende approfondire i dettagli della sua vita sessuale (e questo vale anche per molti etero, e non solo anziani!)

#12

Mi inserisco nella discussione, concordando con il fatto che le domande aperte siano rispettose del paziente e della sua disponibilità ad aprirsi senza forzature. Trovo, comunque, importante che il Dott. Converti abbia messo l'accento sull'argomento, in quanto la nostra cultura italiana e' molto più arretrata in materia e molto più
, spesso nascostamente, moralistica.

#13
Dr. Manlio Converti
Dr. Manlio Converti

Scusate se ritorno sull'argomento dopo tanto tempo.
Sto organizzando dei corsi nel merito, data l'importanza e la difficoltà dell'argomento, proprio per ottenere dal vivo la massima discussione pubblica sul tema.
Se volete possiamo organizzarne dal vivo per Medicitalia o per le vostre specifiche sedi.
In ogni caso, sono molte di più le persone omosessuali o transessuali offese perché ignorate, vessate, o eterosessualizzate da un'anamnesi che ci fa esistere solo se abbiamo l'HIV o cambiare gli organi genitali.
Forse è anche questo doppio stigma a causare ulteriori problemi, mentre a tutti si chiede senza problemi della prorpia vita eterosessuale privata nel dettaglio.

#15
Dr. Manlio Converti
Dr. Manlio Converti

Una collega in modalità privata mi ha fatto notare che anche gli eterosessuali hanno difficoltà a parlare della loro vita privata, e non le era chiara la mia frase "a tutti si chiede senza problemi della propria vita eterosessuale privata nel dettaglio."

Provate a guardare l'anagrafica della vostra cartella e pensate alle domande che fate spontaneamente anche ai bambini e agli anziani.

Leggo dalla mia scheda:

Sesso (limitato ad M ed F, esclude le persone transgender e transessuali, il che dal punto di vista medico è assurdo dato che questo modifica radicalmente i bisogni sanitari).

Stato Civile (Celibe/Nubile, Coniugato, Divorziato, Separato, Convivente, Vedovo/a) Queste domande non sono imbarazzanti ma implicano l'eterosessualità del paziente, cancellando ognipossibilità di licenza da parte del paziente di rispondere sinceramente se omosessuale se non con grande difficoltà o in modo che verrà interpretato come ostile o provocatorio.

Se una persona risponde di essere single la psicologia spicciola ci impone di chiedere anche, senza imbrazzo se si hanno fidanzatine o fidanzatini anche a bambini e adolescenti, usando il sesso opposto del paziente in carico.

Questo è imbarazzante due volte e cancella la fiducia nel proprio medico, riducendo la possibilità di essere curati.


#16
Dr. Carla Maria Brunialti
Dr. Carla Maria Brunialti

#15 <<Se una persona risponde di essere single la psicologia spicciola ci impone di chiedere anche, senza imbrazzo se si hanno fidanzatine o fidanzatini anche a bambini e adolescenti, usando il sesso opposto del paziente in carico.<<

La "psicologia spicciola" non so cosa sia, so che ci sono comportamenti banali e altri consapevoli, da parte dei professionisti della salute.

Se in Studio da me, compilando la scheda di accesso, la persona risponde "single", la domanda ulteriore è: Ha un compagno, una compagna? indipendentemente dal genere della persona che hai davanti.

-Questo avviene SE il professionista prevede ambedue le opzioni.
-E se il pz è disponibile a fornire la risposta vera.
Perchè se il pz non ha ancora accettato il proprio differente orientamento, glisserà sulla domanda, per quanto corretta e empatica, e ti dirà la verità dopo tre sedute. Quando il rapporto di fiducia si sarà instaurato.

Intendo dire che la realtà quotidiana è ben più complessa;
certamente la formazione dei professionisti della salute è fondamentale. Ma non rappresenta l'unica (magica) variabile; magari, sarebbe abbastanza semplice.

#17
Dr. Manlio Converti
Dr. Manlio Converti

Brava, la tua domanda esplicita è la risposta migliore che finalmente qualcuno abbia dato!

C'è però da capire che non essendo istituzionalizzata, cioè essendo ulteriore rispetto ad un protocollo che cancella ogni diverso orientamento ed identità di genere, ed essendo l'Italia e la Sanità Italiana ancora un Paese omofobo, il/la paziente possa avere problemi a parlare di sè.

La questione del Coming Out è complessa, ovviamente, ma l'impreparazione dei medici nel merito è causa di ulteriore disagio se non umiliazione, quando appunto non ci sia qualcuno competente che in modo sereno ed esplicito faccia una domanda diretta a tutti/e.

Va detto che esiste la bisessualità, molto più diffusa dell'omosessualità, intendendo con questa anche i partner delle persone transessuali, che abbiano una vita sociale eterosessuale normata, che coprirebbe ogni ulteriore investigazione.

Questi casi vengono comunque del tutto cancellati, infatti, anche dall'intuizione saggia e corretta della collega, con tutti gli effetti immaginabili, dalla trasmissione di MTS alle problematiche psicologiche e relazionali complesse.

E' il protocollo generale, anagrafico e anamnestico che va cambiato se il SSN vuole davvero accogliere tutti "senza discriminazione alcuna".

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