Una telecamera per ogni poliziotto? Primo "sì" dei criminologi

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Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta

E' cronaca degli ultimi mesi il fatto che negli Stati Uniti d'America l'uso eccessivo della forza da parte di alcuni agenti di polizia abbia determinato la morte di due uomini di colore, Michael Brown e Eric Garner, uccisi, rispettivamente a Ferguson e a New York e come questi due omicidi abbiano scatenato una lunga serie di proteste e numerose accuse di un clima di strisciante razzismo nei confronti della polizia statunitense.

L'ultima frase pronunciata da Eric Garner prima di morire soffocato da una stretta al collo da parte di un agente, "I can't breath" - "Non riesco a respirare", è diventato lo slogan principale dei movimenti di protesta che hanno preso vita in seguito a questi drammatici avvenimenti.

Alle proteste legittime e pacifiche hanno fatto seguito, purtroppo, anche veri e propri atti criminali, culminati con l'uccisione a New York di due poliziotti in servizio, Rafael Ramos e Wenjian Lu, da parte di un uomo che si è poi tolto la vita subito dopo i due omicidi.

L'amministrazione Obama ha promesso oltre 250 milioni di dollari di fondi federali per tentare di arginare il crescente clima di sfiducia e impopolarità nei confronti della polizia statunitense e dotare le forze di polizia di mini - telecamere indossabili per filmare l'interazione agente - cittadino.

Intanto, già nel 2012, a Rialto (California) era iniziata la sperimentazione di un simile sistema di videoripresa, costituito da una telecamera miniaturizzata ad alta definizione, inserita nell'uniforme degli agenti di polizia e attivata nel corso di ogni interazione con cittadini, dalla semplice informazione alla multa per eccesso di velocità, fino all'arresto in flagranza di reato.

Pochi giorni fa i ricercatori dell'Istituto di Criminologia della Università di Cambridge hanno pubblicato i risultati di tale studio sulla rivista scientifica Journal of Quantitative Criminology. Nel corso della sperimentazione, durata 12 mesi, tutti gli agenti di polizia di Rialto sono stati designati in maniera casuale ad essere "sperimentatori", indossando la telecamera o ad essere "controllati", continuando a lavorare senza telecamera. In totale sono state videoregistrate oltre 50.000 ore di interazioni agenti-cittadini.

Il risultato principale dello studio che balza immediatamente agli occhi è stato una drastica riduzione dell'uso della forza da parte delle forze di polizia e, dall'altra parte, un'altrettanto drastica riduzione delle denunce di violenza nei confronti degli agenti.
Per citare qualche numero, per gli agenti di polizia che indossavano la telecamera, gli episodi di uso della forza si sono ridotti del 59% rispetto all'anno precedente, mentre, nei confronti degli stessi agenti il numero di denunce si è abbattuto dell'87%.

I ricercatori ritengono che la riduzione nell'uso della violenza, sia di quella non necessaria che di quella ritenuta giustificata, debba ricercarsi nel fatto che la presenza della telecamera indossabile costituisce un importante deterrente che crea un nuovo e più radicato senso di auto-consapevolezza, sia nell'agente che nel cittadino. Infatti, parte integrante della sperimentazione era costituita dall'obbligo dell'agente, al momento di una qualsiasi interazione con il cittadino, di dichiarare che da quel momento tutto veniva ripreso da una telecamera.

In questo modo, secondo i ricercatori, attraverso una frase diretta, breve e pragmatica, sia l'agente che il cittadino sono consapevoli del fatto che ogni loro azione può essere vista da altri e usata come prova in un tribunale, aumentando quindi la probabilità che tutte le parti in causa si attengano alle regole. In merito ai costi, la tecnologia video indossabile, sempre più economica con il passare del tempo, consente, per ogni dollaro speso, di risparmiarne quattro in termini di spese legali, a seguito della riduzione del numero e dell'entità dei contenziosi polizia-cittadini.

Il grande successo del primo anno di sperimentazione ha indotto il Dipartimento di Polizia di Rialto a dare il via ad un primo programma di implementazione della tecnologia con videocamere indossabili per tutti gli agenti, della durata di tre anni.

L'esperimento di Rialto è in corso di replica, in collaborazione con oltre 30 corpi di polizia negli Usa, nel Regno Unito, in Irlanda e Uruguay e gli stessi autori prevedono di diffondere nuovi dati entro luglio 2015.

Gli stessi autori, tuttavia, nonostante i primi dati siano oltremodo incoraggianti, ammoniscono sulla necessità di ampliare le ricerche in questo ambito, al fine di chiarire ulteriori problematiche quali la necessità di implementare nuovi regolamenti e leggi, la necessità di archiviare una mole crescente di dati proteggendone la riservatezza, i costi di manutenzione e aggiornamento dei sistemi, voci queste ultime che potrebbero potenzialmente far lievitare i costi di gestione dei nuovi sistemi tecnologici, scoraggiando molti governi.

E in Italia?

Siamo lontani dalla situazione statunitense dove la libera circolazione delle armi induce a particolari situazioni di tensione e dove, vergognosamente, ancora esistono regole di intervento diverse a seconda del'etnia del cittadino oggetto di controllo da parte della polizia, il cosiddetto "racial profiling", che Obama intenderebbe finalmente abolire.
Tuttavia, anche qui da noi, accanto agli innumerevoli eroi silenziosi che quotidianamente rischiano la vita per uno stipendio ai limiti della decenza, a volte perdendola, per garantire sicurezza e legalità a noi tutti, non mancano, purtroppo, i casi di individui in cui le reazioni violente prendono il sopravvento, con conseguenze talora drammatiche.

Nel corso di una manifestazione romana nel giugno 2014 sono comparse in via sperimentale le prime telecamere attaccate direttamente sulla divisa di alcuni capireparto della polizia. Gli occhi elettronici fanno parte di un progetto sperimentale annunciato a maggio dal capo della polizia Alessandro Pansa e che prevede, l'utilizzo di 150 telecamere ad alta definizione che, attaccate sulla divisa degli agenti, permettono di riprendere i momenti più critici dei cortei o degli scontri fuori degli stadi. La sperimentazione, iniziata a Roma, dovrebbe proseguire anche a Milano.

Potrebbe essere implementata e diffusa anche in Italia una simile tecnologia per verificarne l'effettiva utilità di un uso estensivo, a ulteriore garanzia non solo dei cittadini, ma della stragrande maggioranza degli appartenenti alle Forze dell'Ordine?

 

Fonte: 

Barak Ariel, William A. Farrar, Alex Sutherland: 
The Effect of Police Body-Worn Cameras on Use of Force and Citizens’ Complaints Against the Police: A Randomized Controlled Trial
Journal of Quantitative Criminology, 2014; DOI:10.1007/s10940-014-9236-3

Data pubblicazione: 04 gennaio 2015 Ultimo aggiornamento: 19 febbraio 2015

2 commenti

#1
 Maria Clotilde Pettinicchi
Maria Clotilde Pettinicchi

L'ipotesi di queste telecamere garantisce rutti.I poliziotti,spesso attaccati ingiustamente ed i malviventi che sono "visti" e non solo "pensati" e poi da rintracciare chissà dove e chissà come.Almeno si rende meno facile l'azione alla micro -macrocriminalità

#2
Dr. Vassilis Martiadis
Dr. Vassilis Martiadis

In effetti oltre alla tutela del cittadino comune e dell'agente, c'é anche quest'altro aspetto, ossia la possibilità di registrare chi ha appena commesso o sta commettendo un crimine, lasciando poi una traccia tangibile e non soltanto quella della memoria o delle dichiarazioni dell'agente. Lo studio in questione però non sottolineava questo aspetto. Potrebbe essere un elemento in più da tenere in considerazione tra i vantaggi dell'implementazione di questa tecnologia.
Grazie per il contributo

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