Abuso sessuale in famiglia, madre condannata per omertà

"Concorso omissivo in violenza sessuale": questa l'accusa che ha portato alla condanna a 7 anni di reclusione di una madre 44enne che, pur essendo a conoscenza degli abusi che il proprio compagno perpetrava sulla figlia 12enne, non ha fatto nulla per difenderla e porre fine alla violenza.
Particolare ancora più agghiacciante è che la donna ha visionato le riprese delle violenze, poichè lo stupratore pedofilo ha immortalato tutto, ma nemmeno questo è stato sufficiente a motivarla a intervenire.

Con questa sentenza i giudici hanno stabilito che non solo il padre/patrigno pedofilo deve essere condannato per le azioni compiute, ma che anche la madre che sa e non interviene è responsabile quanto lui.
La tutela dell'incolumità del figlio minorenne deve prevalere rispetto alla tutela del rapporto di coppia, che in questi casi è messo al primo posto dalla madre che non denuncia, perchè il genitore ha il dovere giuridico di difendere l'incolumità del figlio.
L'art.40 del Codice Penale afferma che:

"Nessuno può essere punito per un fatto preveduto dalla legge come reato, se l’evento dannoso o pericoloso, da cui dipende la esistenza del reato, non è conseguenza della sua azione od omissione. Non impedire un evento, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo."

Una precedente sentenza della Cassazione aveva già affermato che il genitore che, essendo a conoscenza di abusi perpetrati sui figli, non vuole diventare complice dei reati commessi, è obbligato a denunciare il coniuge e che nessuna scusa può essere addotta per giustificare un comportamento differente da questo.

Le motivazioni dei giudici sono ovviamente di ordine giuridico, ma è importante sottolineare quanto sia devastante per una figlia che subisce abusi dall'uomo di casa (padre o patrigno) non solo non poter contare sull'aiuto e la solidarietà della madre, ma assistere alla sua indifferenza o, peggio, alla richiesta di mantenere il segreto perchè "i panni sporchi si lavano in casa".
A volte poi la vittima non viene creduta perchè la madre preferisce illudersi che sia una bugiarda, magari invidiosa del rapporto di coppia e intenzionata a danneggiarlo o a danneggiare la madre stessa, e di non aver scelto come compagno di vita un uomo capace di compiere tali atti.

Benissimo hanno fatto quindi i giudici a considerare la madre omertosa al pari del suo compagno stupratore e pedofilo, dimostrando alla figlia che la situazione è chiara e le colpe di entrambi gli adulti, per quanto questo non sarà sufficiente alla ragazzina per riprendersi e sanare le ferite psicologiche della violenza.
Per questo occorreranno la psicoterapia e la presenza di adulti diversi da questi, affettuosi e comprensivi, che la sappiano sostenere e ascoltare durante i prossimi anni.

Data pubblicazione: 23 aprile 2013 Ultimo aggiornamento: 16 maggio 2013

5 commenti

#5

Finalmente una sentenza a tutela dei minori! Bisognerebbe darne la massima diffusione su tutti i canali mediatici! Chissà se le cose non comincerebbero a cambiare! Considero l'articolo molto importante, quindi, in termini di conseguenze sulla mentalità dell'omerta ' familiare, soprattutto materna! La non protezione di una madre che vede o fa finta di non vedere e' quasi peggio di chi compie il fatto! Da un trauma ci si può anche riprendere se vi è' una figura di riferimento che fa da TESTIMONE e da protezione. Dott.ssa Elisabetta Scolamacchia

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