La pornografia rimpicciolisce il cervello?

carlamariabrunialti
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo

Pochi ammettono di farne uso, ma il mercato è enorme. Prima di Internet, la pornografia uno doveva procurarsela di nascosto. Oggi può essere visualizzata in modo discreto e direttamente sul computer di casa con pochi click. 

Ma che effetto ha il consumo di materiale pornografico sul cervello umano? La quantità ha importanza?

La pornografia fa male? Fa bene? E’ neutra?

E’ facile, sulla questione cadere in giudizi morali o in condanne sociali.

Ma gli esperti del Max Planck Institute for Human Development di Berlino, che si occupano di sviluppo umano e educazione, hanno pensato bene di farci su una ricerca con tutti i crismi della scientificità. Ecco come.

 

La ricerca su pornografia e cervello

Gli scienziati hanno studiato 64 uomini adulti di età compresa tra 21 e 45 anni.

In una prima fase i soggetti sono stati intervistati sul loro consumo corrente di pornografia.

  • Da quando utilizzi materiale pornografico?
  • Per quante ore alla settimana in media lo visualizzi?

La risposta: i partecipanti alla ricerca guardavano da tempo filmati pornografici per quattro ore in media alla settimana.

Nella seconda fase, con l'aiuto della risonanza magnetica, mentre i soggetti vedevano immagini pornografiche, i ricercatori hanno registrato le struttura e le attività del loro cervello.

Terza fase. Infine i ricercatori hanno messo in relazione la quantità di ore passate davanti al porno e le caratteristiche del cervello degli utilizzatori.

 

Qualche prima risposta

Più ore davanti al porno, meno volume della materia grigia del cervello: la ricerca ha trovato che c’è una correlazione tra il numero di ore che i soggetti trascorrevano a vedere materiale pornografico e il volume complessivo di materia grigia del loro cervello.

Questa carenza era notevolmente più consistente negli utilizzatori abituali, e significativamente più bassa negli utenti irregolari o rari della pornografia.

La conseguenza è che il consumo regolare di pornografia offusca il normale funzionamento del cervello e ne riduce la risposta; e che quindi i soggetti con alto consumo di pornografia necessitano di stimoli sempre più forti per raggiungere lo stesso livello di eccitazione.

Tuttavia lo studio NON può chiarire se sia il porno a causare una modifica al cervello, oppure se sia un cervello già di per sé carente a nutrirsi eccessivamente di immagini pornografiche.

Bisognerebbe continuare a studiare queste connessioni, per capire se la pornografia sia CAUSA o CONSEGUENZA dei cambiamenti misurabili del cervello. Sarebbe un passo avanti scoprire se guardare eccessivamente immagini pornografiche produce un rimbambimento graduale.

Nel frattempo Gregory Tau, dello Psychiatric Institute della Columbia University di New York, ha commentato così: “Tutto diventa pessimo se consumato in modo eccessivo, e probabilmente niente è terribile se utilizzato con moderazione“.

 

La nostra esperienza clinica

Chi di noi si occupa di sessualità da un punto di vista clinico, sa bene che l’influenza della pornografia sulla vita sessuale è oggi rilevante:

  •  da “aiutìno” per la coppia sessualmente debilitata,
  • a variazione occasionale  per la coppia creativa,
  • a facile scorciatoia individuale sostitutiva della sessualità di coppia,
  • a unico consumo solitario per molti maschi impauriti, ancora vergini oltre i 25 anni.
  • Una buona percentuale di adolescenti inoltre vive le proprie prime esperienze non con coetanei/e inesperti/e quanto loro, ma davanti allo schermo. In una auto esplorazione ed autoeccitazione che viene scambiata per rapporto a due. 

Per tutti questi motivi ci piacerebbe che le persone, donne e uomini, ragazze e ragazzi, genitori, fossero più attente e consapevoli nell’uso della pornografia; che di per sé non è né demonio né miracolo.

Al di là di ogni moralismo.

 

Fontehttps://www.mpib-berlin.mpg.de/en/media/2014/06/viewers-of-pornography-have-a-smaller-reward-system

Data pubblicazione: 06 giugno 2014

26 commenti

#9
Specialista deceduto
Dr. Antonio Vita

Sì utente 344617, però bisognerebbe sapere come si è svolto l'intera ricerca: se erano state formulate delle ipotesi di partenza da convalidare o se era soltanto una ricerca empirica. Manca effettivamente il pre-test, ma se si potesse leggere l'iter dell'intera ricerca ne sapremmo di più. Aspetteremo.

#14
Dr. Giovanni Beretta
Dr. Giovanni Beretta

Caro Sergio,
credo che neppure gli autori del lavoro menzionato pensassero ad un premio Nobel od IgNobel.
Se si legge per bene tutto l'articolo sono proprio loro i primi a mettere le mani avanti e a sollevare tutta una serie di criticità che ha il lavoro (nessun controllo, numeri bassi, non si sa se è nato prima l'uovo della gallina,ecc, ecc)
Comunque l'osservazione che emerge è curiosa, in sintonia con altre "dipendenze" e poi richiama il pubblico ed i giornali!
Per darti un'altra prospettiva ti lancio qui la mia news sullo stesso lavoro, lanciato in contemporanea con quella della collega Brunialti, con il link al lavoro originale:

https://www.medicitalia.it/news/neurologia/4764-troppa-pornografia-puo-far-male-al-cervello.html

Un saluto

#18
Dr. Carla Maria Brunialti
Dr. Carla Maria Brunialti

Gentili commentatori,
l'argomento si prestava a buttute di vario genere e derive.
Tuttavia il senso di una News - per me che la posto - è quello di dare in tempo reale una informazione (i molti lettori dimostrano l'interesse).
Quando la ricerca, studio, indagine, proviene da un istituto accreditato potrà - ritengo - diventare spunto di riflessioni che ognuno utilizzerà come meglio crede.
Banalizzare alcuni dati riportati dalla ricerca in oggetto quando essi sono GIA' indicati dalla ricerca stessa come indimostrabili (il punto interrogativo nel mio titolo è esplicito) può risultare banale, come altrettanto ignorare il fatto che le dipendenze "classiche" correlano a modificazioni cerebrali.
Ho preferito mantenere l'attenzione al cuore della problematica presentata dalla news concentrandomi sui commenti che mi sono sembrati inerenti.

#24
Utente 277XXX
Utente 277XXX

Risultati da prendere con le pinze. La percentuale dei maschi che fa uso di pornografia è del 99%, io come tutti ne faccio un uso normale, mi sono diplomato con 100 e ho la media del 29 all'università. Ritengo che il cervello possa andare incontro a mafunzionamento (o atrofizzazione in questo caso)nel caso non venga utilizzato, se uno invece di dedicarsi ad attività/studiare/etc. fa uso di pornografia dalla mattina alla sera, è ovvio che il cervello si atrofizza, ma lo stesso varrebbe se uno guardasse no-stop TV spazzatura o leggesse 24/24 le riviste dl GF o di Gossip.

#25
Dr. Carla Maria Brunialti
Dr. Carla Maria Brunialti

Gentile utente, tutte le ricerche sono da prendere con le pinze perché da sole non sono quasi mai esaustive. La presente ha l'onestà di dichiarare subito un suo limite: "Lo studio NON può chiarire se sia il porno a causare una modifica al cervello, oppure se sia un cervello già di per sé carente a nutrirsi eccessivamente di immagini pornografiche."
E' la stessa domanda che ci si pone del resto in tutte le dipendenze, ad es. droga-alcol.
Riguardo all'utilizzo della pornografia cui Lei accenna, può trovare cenni sulla molteplicità degli usi nell'ultima parte della News; ognuna delle voci dell'elenco puntato è la sintesi di un mondo retrostante.

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