Desiderio sessuale ipoattivo.

Desiderio sessuale maschile assente o scarso: perché?

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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo

Anche l’uomo soffre della crisi del desiderio. Fino ad oggi il desiderio sessuale maschile non era stato “misurato” e quantificato, come invece è avvenuto per le donne.

Lo studio pubblicato di recente su “The Journal of Sexual Medicine” si propone di approfondire la problematica, analizzando l’incidenza numerica e le ragioni della desolante mancanza di interesse sessuale in uomini eterosessuali.

In cosa consiste il desiderio sessuale ipoattivo?

È una vera e propria malattia, riconosciuta ufficialmente, caratterizzata dall’assenza di desiderio di attività sessuale; un’assenza che, come tale, causa preoccupazione o difficoltà nei rapporti interpersonali, se non addirittura angoscia, afflizione, depressione, scarsa autostima (per questo motivo l’asessualità non vi rientra).

Più diffuso tra le donne (forse perché è stato quantificato?), questo problema non risulta di elevata incidenza clinica nell’universo maschile (forse perché non è stato quantificato?) in adesione allo stereotipo che “gli uomini hanno sempre voglia”.

E dunque la ricerca di cui ci occupiamo oggi è di sicuro interesse.

La ricerca

L’indagine transculturale è stata effettuata online su un campione di 5255 uomini con età compresa tra 18 e 75 anni appartenenti a tre nazionalità: Portogallo, Croazia e Norvegia.

Nella convinzione diffusa tra gli esperti e i clinici che questo disturbo dipende da più fattori concomitanti, al fine di testare i differenti aspetti del problema gli Autori hanno utilizzato ben cinque tipi di Scale:

  1. Interesse sessuale
  2. Ansia e depressione
  3. Distress (stress negativo) personale
  4. Intimità emotiva nella coppia
  5. Noia sessuale correlata alla durata della relazione

I dati emersi

Dall’indagine è emerso che, nell'anno precedente, il 14% dei partecipanti aveva manifestato una desolante mancanza di interesse sessuale, durata almeno due mesi.

Nel 50% tra essi, essa era coincisa con difficoltà di erezione (D.E.).

Gli uomini che più avevano sofferto di basso interesse sessuale presentavano vari elementi concomitanti:

  • lo stress professionale, che è stata la ragione più frequentemente riportata come causa per la mancanza di interesse sessuale;
  • un basso livello di fiducia nella propria funzionalità erettile;
  • una scarsa attrazione verso la partner;
  • una relazione di lunga durata;
  • la “noia” sessuale; essa è risultata correlata alle relazioni a lungo termine in modo significativo e negativo, danneggiando i livelli di intimità e soddisfazione sessuale.

All'estremo opposto si trovavano gli uomini con:

  • alti livelli di fiducia nella propria sessualità e nella funzionalità erettile,
  • elevato livello di attrazione verso la propria partner,
  • relazioni a breve termine.

L’età più a rischio per il desiderio maschile non era, come si potrebbe pensare, l'anzianità; quella maggiormente problematica si trova tra i 30 e i 39 anni, confermando i precedenti risultati di uno studio norvegese.

L’interpretazione degli Autori è che questa età sia maggiormente soggetta a più eventi stressanti concomitanti, di duplice provenienza: da un lato la carriera professionale, con le aspettative e le responsabilità connesse ad un investimento considerevole su di essa; dall’altra - spesso contemporaneamente - l’esperienza di importanti eventi relazionali che spesso accadono in tempi ridottissimi: convivenza, matrimonio, paternità...

Conclusioni della ricerca e considerazioni cliniche

La ricerca misura la quantità dell'assenza o la carenza di interesse sessuale negli uomini eterosessuali e la concomitante difficoltà di erezione; inoltre le correla ad un certo numero di variabili spesso concomitanti tra loro. Sarebbe a dire che l'uomo "più a rischio di calo del desiderio talvolta collegato a D.E." vive la complessità di:

  • aspetti intrapsichici (riferibili alla psiche della persona), tra i quali la scarsa autostima nella propria funzione erettile,
  • stress interpersonali (riferibili alle relazioni), tra cui la durata della relazione e la scarsa attrazione per la partner,
  • eventi professionali impegnativi contemporanei a importanti eventi relazionali, concentrati tra 30 e 39 anni.

Nelle nostre News ci siamo ripetutamente occupati della sessualità maschile e di quella della coppia e della sua "manutenzione sessuale".

Questa ricerca ci è sembrata interessante innanzi tutto perché squarcia il velo quantitativo sul disturbo del desiderio maschile; problema che raramente arriva in consulenza o terapia per volere dell’interessato, quanto piuttosto portato dalla compagna.

La criticità della ricerca afferisce all’assenza dei dati riguardanti la salute fisica (sia pure in una scala di autopercezione) e le malattie croniche; variabili che incidono non poco sul desiderio anche maschile, in considerazione sia dello stato di mal-essere/ben-essere, sia del fattore iatrogeno rappresentato dai trattamenti farmacologici, chirurgici, radiologici.

Partendo da questi dati, risulta di conseguenza che il disturbo del desiderio maschile afferisce per lo più all’area psico-sociale e di funzionamento della persona; le cause individuate sono sicuramente reali, concrete, individuabili nella pratica clinica. E, stranamente, molto simili a quelle del desiderio femminile, che sappiamo essere complesso e articolato.

Forse, e qui sta il secondo importante suggerimento che ci viene da questo studio, sarebbe più appropriato porre meno attenzione alle differenze tra uomini e donne, dando invece una maggiore enfasi alle variabili che esistono all’interno degli stessi generi. Come è ormai assodato per la sessualità femminile, i risultati sottolineano l’importanza di non ridurre il desiderio sessuale maschile a una semplice meccanica formula matematica, ma di vederlo come strettamente correlato alle altre aree di funzionamento della persona (2008, Janssen).

Per quanto riguarda la disfunzione erettile correlata all’ipodesiderio sessuale, oggi sappiamo che le cause di una D.E. possono essere psicogene, endocrine, neurogene, vascolari e iatrogene, in sintesi multifattoriali. Di conseguenza anche il trattamento, oggi possibile e con buoni esiti, vede la compresenza di più specialisti in sintonia e collaborazione.

Ultima notazione: Frequentemente l’uomo chiede aiuto per la disfunzione erettile; raramente si è interrogato sul proprio desiderio. E dunque si meraviglia (o si dispera) se le pilloline “magiche” non fanno il loro dovere...

Fonti:

Data pubblicazione: 27 luglio 2014

4 commenti

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