Ipersensibilità da wi-fi: la malattia del nuovo millennio

valeriarandone
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo

 

  • Sei sempre irritabile?
  • Soffri di insonnia?
  • Hai nausea se controlli la posta, e sei con il cellulare sempre in mano?

Forse soffri di quello che l'OMS chiama ipersensibilità da wi-fi, una sorta di nuova allergia che porta con se sintomi fisici ed ovviamente psichici.

Una sindrome non riconosciuta ufficialmente in Italia, così come in tutti i paesi europei ad eccezione dell’Austria e che per la scienza non è mai stata dimostrata in modo esatto. 

- GLI STUDI -

1) Uno studio, condotto da Martin Roosli dell’università di Basilea, annovera tra i sintomi più frequenti e frequentemente correlati alla rete: di mal di testa, nausea, difficoltà di concentrazione e nervosismo, stanchezza e disturbi del sonno.

2) Un gruppo di ricercatori dell’istituto di Psichiatria del King’s College di Londra, guidato da James Rubin ha pubblicato i suoi risultati sulla rivista Bioelectromagnetics.

Rubin ha esaminato un totale di 46 studi su oltre mille persone soggette alla cosiddetta Intolleranza ambientale idiopatica, nello specifico una ipersensibilità ai campi elettromagnetici.
Lo studia non dimostra la chiara correlazione tra i sintomi lamentati ed i campi elettromagnetici.
I malesseri, o malanni, sono però evidenti, così i ricercatori parlano di effetto nocebo - l'altra metà dl cielo del più famoso effetto placebo - secondo cui il solo fatto di sapere che si è in presenza di un agente considerato pericoloso per la salute è sufficiente a scatenare sintomi, anche gravi.

Uno sguardo alla psiche ed all'umore
Come sappiamo psiche e soma non sono disgiunti tra di loro, ed un malanno dell'uno crea un malanno dell'altro e viceversa.

Un altro dato di fondamentale importanza da dover analizzare è la correlazione tra "momento storico" ed utilizzo massiccio delle nuove tecnologie ed i nuovi malesseri di tipo neurovegetativo; correlazione che ci obbliga ad analizzare i bisogni - o i falsi bisogni - che muovono le fila dei comportamenti di dipendenza dalla rete, come le iper connessioni (non sempre obbligatorie e non sempre lavorative).

Se i sintomi ci sono vanno analizzati con cura.

Che siano fisici, psichici, che ricordino una sindrome nevrotica o depressiva, creano pur sempre malessere, e questo malessere sembra proprio caratterizzare i tempi di oggi.

Qualche riflessione

Nel suo ultimo libro "Sazi da morire" lo psicoanalista e scrittore Claudio Risè, descrive l'uomo occidentale, in bilico tra delirio di onnipotenza e depressione, regalandoci una lettura psicoanalitica e sociologica di questo nuovo "mal di vivere" che ci fa compagnia.

Autismo tecnologico, frase che adopero sempre nei miei scritti su amore, socialità ed etere, è una frase che racchiude e rappresenta appieno la correlazione tra il malessere profondo e la possibile allergia da wi-fi.

Tutti sempre iper connessi, ma disconnessi dal resto del mondo.

Mille carezze al tablet ed altrettante in meno al coniuge o ai figli.

Mille email, notifiche, suoni disturbanti e richiedenti, che ci avvertono che qualcosa ci riguarda, o ci richiama, urgentemente, entrando con violenza e senza preavviso nel nostro mondo interiore.

Luci lampeggianti, vibrazioni, suoni, un susseguirsi di avvisi, di allert, di messaggi: importanti, un po' meno, futili, ed addirittura inutili o spam.

Il web si sa, annulla limiti e regole, annulla la distanza - apparentemente - ed altera la dimensione spazio-tempo, soprattutto nelle relazioni, travolgendo e stravolgendo l'affettività.

In realtà vogliamo tutto, ci droghiamo - credendo di nutrire la nostra anima - di ogni cosa: da quelle concrete a quelle simboliche.

Tutto, di tutto e sempre in misura maggiore.

Si chiama bulimia

Quelle dei giorni d'oggi, è una particolare forma di bulimia, è una bulimia del vivere, non riguarda esclusivamente il cibo, ma la cupidigia, l'ingordigia con cui ci approcciamo al mondo.

Il nostro tempo è scandito dall'iper produttività e dalle iper connessioni, dal culto dell'abbondanza e dell'avere, a scapito dell'essere e dell'amare, modalità del vivere che fanno lentamente, ma inesorabilmente precipitare nelle maglie della dipendenza.

Siamo portati, o obbligati, a realizzare - o meglio soddisfare - ogni nostro desiderio: dall'ultimo iPhone, all'ultima macchina in voga, fino ad arrivare all'ultimo amore - o semplicemente pseudo-relazione - magari di gran corsa, dopo un divorzio breve!

Siamo affamati, o famelici, vuoti o svuotati di tutto, viviamo spesso all'insegna di falsi bisogni dell'esistenza.

Fame d'amore. Fame di amicizie, quelle di Facebook però.

Una bulimia del vivere e del fare che corrisponde ad un'anoressia del sentire e del volere davvero.

Solitamente è per colmare i vuoti affettivi che gli oggetti diventano relazioni

L'altro diventa il cellulare, il tablet o la macchina, oppure il cibo o il web, non più la persona in se.

Ricapitolando: non è la rete che va demonizzata, ma il suo utilizzo esclusivo, compulsivo e, spesso, compensatorio. 

 

Fonte: http://www.repubblica.it/salute/ricerca/2016/04/03/news/circondati_dalle_onde_elettromagnetiche_ma_la_scienza_assolve_il_wi-fi-136816513/

Data pubblicazione: 05 aprile 2016

4 commenti

#1
Utente 391XXX
Utente 391XXX

Ma c'è qualche studio che dimostra a livello fisiologico la correlazione percezione elettromagnetica e disagio ?

#2
Dr.ssa Valeria Randone
Dr.ssa Valeria Randone

Gli studi sono quelli riportati nell'articolo, e non sono miei, può cercare la fonte.
Le riflessioni, nelle quali potersi identificare e su cui riflettere ad ampio spettro, le mie.

#3
Utente 112XXX
Utente 112XXX

Mi è capitato di provare nausea e mal di testa dopo aver giocato a lungo col telefonino, ma non credo c'entrino i campi elettromagnetici (di certo non il wi-fi: il mio telefono non ce l'ha). Penso dipenda dall'eccessiva concentrazione, dal fatto di tenere troppo a lungo la stessa postura, magari viziata, e la vista troppo a lungo fissata in un piccolo spazio con immaginette che si muovono (effetto mal d'auto?). Dopo un po' il corpo si ribella. E meno male! Sono sintomi che fanno capire che si sta esagerando e che è ora di dedicarsi a qualche attività più salutare.

#4
Utente 391XXX
Utente 391XXX

Hai ragione. Tu ci stai poche ore pensa a chi fa il programmatore e sta davanti al monitor minimo 8 ore al giorno e non può fermarsi perché il capo lo controlla.... ma non come fanno i normali utenti a consultare , ma a sviluppare che richiede un livello di concentrazione 2-3 volte intensità di uno che consulta. Purtroppo l informatica e' così giovane come ambito lavorativo che non ha avuto ancora la possibilità' di essere investigata in modo onesto e serio dalla medicina. Inoltre non c'è interesse a farlo perché ciò che scoprirebbe la medicina vincolerebbe in modo molto forte le aziende del settore. È risaputo però in questo settore che sono assunti solo giovani , dopo una certa età non si è più produttivi. Purtroppo gli effetti ( molto pesanti ) che questo porta a lungo termine questa attività possono creare a patologie e danni irreversibili della struttura del cervello e sul corpo , dato che un malfunzionamento di questo organo a differenza di altri organi può portare effetti importanti su molti altri organi del corpo.

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