Smartphone benessere pscologico.

Allarme smartphone e benessere psicologico

alessandra.varotto
Dr.ssa Alessandra Varotto Psicologo, Psicoterapeuta

Insieme si ma senza conversare!

Gli adolescenti di oggi hanno gli occhi fissati sul loro smartphone e, di fatto, interagiscono sempre meno tra di loro nella vita reale.

Un tempo alla mattina si guardava fuori dalla finestra per sapere che tempo faceva. Oggi si guarda semplicemente la App delle previsioni del tempo del telefonino. Appena svegli si è già “online” e ci si rimane per le 24 ore del giorno.

Giocare, leggere email e news, ascoltare musica, fare shopping, prenotare biglietti del treno e dei concerti, chattare o flirtare. Lo smartphone ha innumerevoli funzioni che sono importanti nel quotidiano. Rappresenta una sorta di filo “continuo” che unisce tra loro le persone care e crea un ponte di comunicazione tra noi e il mondo. Nessuno desidera più rinunciarci.

Siamo già dentro una forma di dipendenza psicologica?

Chiaramente no.

L'utilizzo dello smartphone è entrato nelle nostre abitudini di vita. Tuttavia ci sono ovvie differenze tra un uso normale, eccessivo oppure completamente smodato di questo dispositivo.

Nello studio satellite “B4P Trends”, la società per la ricerca di comunicazione integrata GIK, analizza come gli adolescenti tedeschi utilizzano lo smartphone. Il 64 % dei soggetti analizzati ha sempre lo smartphone con sè. Il 64% di questi lo guarda per l’ultima volta prima di andare a letto mentre il 58% lo usa per leggere gli SMS oppure per consultare WhatsApp.

Alla domanda “a che cosa non potresti rinunciare per niente per una settimana?”, il 36% dei giovani rispondeva lo Smarphone. Questo dispositivo sembra essere il loro giocattolo più amato! E a favore di questa preferenza ci sono anche delle ragioni che risiedono ad un livello inconscio.

Attraverso il messaggio e il “Like” (dato o ricevuto) viene soddisfatto il nostro bisogno di ricompensa”, chiarisce Gordon Emons, direttore del centro di consulenza berlinese “Lost in Space”.

I click sullo smartphone non sono altro momenti in cui si osserva un ascesa della quantità di dopamina oppure della serotonina prodotta dal cervello, similmente a quanto avviene nella gratificazione sessuale oppure quando si mangia una buona pietanza.

Qual è il limite oltre al quale si può parlare di vera dipendenza?

Secondo Gordon Emons il problema sta nel fatto che nella vita reale non si fa esperienza di momenti “costanti” di ricompensa come succede nell’interagire con il mondo virtuale.

Può accadere tuttavia che il nostro sistema di ricompensa da un momento all’altro impara a reagire solo a questi speciali “input” di gratificazione. La vita nel mondo virtuale acquisisce dunque sempre più spazio, causando parallelamente l’effetto che la persona si ritira dai normali riferimenti sociali.

I giovani coinvolti nello studio di Emons arrivano in media tardi a percepire che il computer o lo smartphone hanno preso controllo in modo dominante della loro vita. Al consultorio di Berlino arrivano annualmente circa 350 persone. Il 90% di questi sono maschi di età compresa tra i 26 e i 29 anni con forti carenze di contatti sociali veri. Alcuni hanno alle spalle abbandoni di studi oppure di percorsi fermativi. Altri hanno perso il loro lavoro.

Con questi soggetti si tratta innanzitutto di ridurre il tempo dedicato all’online (per lo più attraverso software di sicurezza) e di impostare una nuova struttura (routine) alla loro giornata”. A questi giovani si offre la possibilità di unirsi ad attività di gruppo per il tempo libero. Si intraprende con loro azioni semplici come il cucinare, andare al parco o al museo e praticare lo sport.

Spesso il fare gruppo porta all’instaurarsi di amicizie perchè i ragazzi si aiutano reciprocamente”.

L’adolescente è una particolare categoria a rischio di dipendenza?

La risposta merita di essere ponderata.

Giocare con il computer e ascoltare musica appartengono chiaramente alla cultura giovanile e anche l’uso dello smartphone è abituale tra gli adolescenti di oggi.

Spesso i genitori giudicano in modo frettoloso il comportamento dei loro figli rispetto all’uso delle nuove tecnologie. Questo succede perché valutano l’uso del computer secondo la propria esperienza di quando erano adolescenti.

I giovani di oggi ricevono abitualmente, tramite lo smartphone, notizie e Likes (“Mi piace”) dalla propria cerchia di amici. Quando non ricevono questi feedback credono di “lasciarsi sfuggire qualcosa”.

Adolescente con smartphone

Gli smartphone stanno pertanto sopra alla classifica dei desideri di bambini e adolescenti come documenta un sondaggio rappresentativo sul rapporto tra bambini e dispositivi digitali del 2018. Su 3300 interviste condotte in forma di coppia (bambini tra i 4 e i 13 anni e un genitore) è risultato che il 41% di loro si augurava di avere un proprio cellulare/smartphone (anche nuovo) mentre il 32% desiderava avere un proprio tablet. 

Il dato più significativo dell’intera esplorazione è il fatto che il 71% dei tredicenni possedeva già uno o più di questi apparecchi.

L’affinità con lo smartphone è divenuta così centrale e comune per la gioventù contemporanea come lo era il rapporto con il giradischi per la generazione precedente”.

Sempre secondo il direttore del centro di consulenza la categoria di età che è a rischio è quella dei bambini che, nel loro ottavo anno di vita, non hanno costruito una rete amicale costante nel loro contesto vitale. Si tratta di bambini che non si incontrano con gli amichetti oppure che non trascorrono tempo fuori casa. I genitori dovrebbero prestare attenzione in particolare al fatto che i loro figli siano riconosciuti nella classe e abbiano costruito sufficienti reti amicali in questo contesto.

Gli Smartphone favoriscono la stupidità e rendono “malati”?

Cosi formulata, la domanda sembra un' assurdità.

Secondo il ricercatore di neuroscienze, medico e autore di testi di saggistica, Manfred Spitzer, l' uso prolungato dei dispositivi digitali porterebbe ad avere problemi di sovrappeso, favorirebbe l' aggressività, l'isolamento sociale e in conclusione renderebbe " infelici e ammalati".

Tuttavia, la sua tesi radicale non tiene conto del fatto che un rapporto disinvolto e sicuro con smartphone e computer ha un valore altamente qualificante nell’epoca odierna. Sono gli effetti collaterali di questa particolare “affinità” con questi dispositivi che possono dare motivo di preoccuparsi. E ciò non riguarda unicamente gli adolescenti ma tutte le età.

Alexander Markowetz, professore di informatica a Bonn, ha delineato per mezzo della “Menthal App” il comportamento di più di 60.000 nativi digitali verso lo smartphone nel corso del 2015.

Il risultato è allarmante: mediamente i soggetti esaminati si terrebbero occupati 53 volte al giorno con lo smartphone. Questi impegnano circa 18 minuti per spedire informazioni con il WhatsApp oppure via Email, per navigare, giocare oppure telefonare.

smartphone app

Il nostro fare quotidiano sembrerebbe avere la sua sede nell’online e concertizzarsi in una occupazione duratura con lo smartphone

Cosa facciamo con lo Smartphone è descritto in modo pragmatico dalla giornalista Wenke Husmann nell’ articolo “Der letzte Klick” (“Zeitonline”, 31.12.2018).

Nel tempo dedicato all’ online desideriamo fare ciò che propriamente ci piace fare: portare a termine compiti di lavoro e collegarci privatamente con le persone, che ci amano e che sono importanti per noi.

Anche la giornalista dichiara di fare la stessa cosa. Così interagisce per chat con la collega e viene a sapere che c'è un errore tecnico nel suo articolo. Lei dichiara di averlo già corretto e voleva informarla velocemente di questo tramite lo Smartphone.

Nel fare il caffè suona il WhatsApp. E’ la madre che le ha spedito una foto e le domanda se la borsa che vede può piacere alla nipote. Appena si apre la schermata dello Smartphone appare agli occhi della Husmann il titolo per una recensione del nuovo film, che avrebbe guadagnato l’Oscar. (Nel frattempo deve avere postato alla mamma un messaggio senza aver letto il messaggio precedente che questa le aveva spedito..).

Quando sarà nella metropolitana la giornalista si dedicherà a leggere i titoli dei giornali. E così si dimenticherà di quell'"ultimo click" che andrà sotto il suo livello di coscienza come una polvere sottile. E andrà ad alimentare quel suo pensiero nascosto”, che normalmente insorge tutte le sera. Ovvero di aver fatto in quella giornata troppo poco rispetto a quello che lei si era prefigurata di fare! Troppo tempo è infatti trascorso tra un click e l'altro.

E per che cosa, poi?” La risposta sta proprio nel concetto di multitasking.

Smartphone e concetto di multitasking

La capacità di svolgere di più funzioni contemporaneamente è un’abilità altamente preziosa che si può allenare.

Dalla ricerca delle neuroscienze sappiamo che il nostro cervello è plastico, si può riadattare a condizioni impreviste e costruire nuove sinapsi. Tuttavia il processo di adattamento non è facile, vale a dire che il nostro cervello ha bisogno di un tempo sufficiente per poter filtrare input veloci, catalogarli e potere poi focalizzarsi su nuove informazioni.

In presenza di elementi distrattori la nostra attenzione si “sfilaccia” e con questo la struttura della nostra giornata, della nostra settimana e in generale il tempo della nostra vita. L’utilizzo costante dello smartphone non concede più spazio per la contemplazione e tanto meno preserva uno spazio di calma.

Click, click, click e il nostro cervello rimane costantemente preparato alla spedizione o al ricevimento di input. Questo significa in altre parole stress. E lo stress rende nel lungo periodo infelici e ammalati.

smartphone multitasking

Già nel 2015 in un sondaggio del NRW (ente pubblico dei media dello stato federale tedesco) eseguito su 500 soggetti tra gli 8 e i 14 anni, si evidenziò che circa la metà di questo campione si sentiva distratto dallo Smartphone nel portare a termine i compiti di scuola. Anche lo studio già citato del B4P del GIK indicava che un quarto dei giovani analizzati si sentiva stressato dal fatto di “potersi percepire costantemente raggiungibile”.

Cosa significa Digital Detox?

Il fenomeno del “Digital Detox “ (letteralmente, disintossicazione dal digitale) si è sviluppato negli ultimi decenni come reazione all'overloading informativo e comunicativo derivante dall'utilizzo dello smartphone e dei computer.

Il Digital Detox è un periodo di tempo nel corso del quale si tenta di disassuefarsi dai dispositivi elettronici, riducendo il loro utilizzo e il potenziale effetto di dipendenza. E' concepito come un'opportunità per ridurre lo stress e tornare ad avere rapporti sociali nella vita reale.

Concretamente si tratta di installare zone e tempo offline in modo consapevole.

In determinati ambiti di vita l’uso dello smartphone dovrebbe essere concepito come tabù, suggeriscono gli esperti, ad esempio nella stanza da letto oppure nella cucina. Inoltre la prima ora del mattino appena svegli e l’ultima ora prima di coricarsi dovrebbero essere dedicate ad un tempo offline per poter entrare ed uscire dalla giornata in modo rilassato. Inoltre si dovrebbero programmare giorni liberi dallo smartphone anche durante il periodo di vacanza oppure nel fine settimana. Meglio intraprendere attività insieme con gli amici e la famiglia e contemporaneamente chiudere il dispositivo digitale.

Inoltre è consigliato eliminare le applicazioni non necessarie dal proprio smartphone, disporre di un codice complicato di bloccaggio e disattivare le notizie-Push (informazioni che si aprono senza attivare di volta in volta la applicazione) di base. Questi accorgimenti aiutano a sostenere la percezione di poter dominare lo smartphone e non di rimanerne al contrario “intrappolati”.

Cosa possono fare i genitori per proteggere i loro figli?


Il direttore del centro di consulenza della Caritas Cafè Beispiellos e “Lost in Space” ed esperto in giochi di fortuna e dipendenza da Internet a Berlino-Kreuzberg, Gordon Emons, ci offre spunti interessanti a favore del sostegno educativo all’utilizzo degli apparecchi digitali.

A seguire sintetizzo quattro massime fondamentali del suo lavoro con la dipendenza digitale.

1) Più tardi ci si interessa di smartphone meglio è!
I bambini devono imparare innanzitutto ad impegnarsi nel contatto interpersonale e sociale. Dovrebbero uscire, giocare, ruzzare, sfogarsi. Questo non significa che un bambino di cinque anni non può giocare almeno una volta con il tablet. Gordon Emons suggerisce l’utilizzo di questo dispositivo al massimo per mezz’ora al giorno e, sempre, con l’accompagnamento dei genitori.

2) Stabilire limiti temporali di utilizzo dello smartphone e pianificare ambienti di vita “offline” all’interno dell’abitazione.
Molti giochi infantili sono strutturati in modo tale che si possono ripetere (ad esempio attraverso nuovi tornei o giochi di competizione). I genitori sanno riconoscere questa tendenza ad esempio quando il loro bambino dice “gioco solo ancora una volta a questo gioco, mamma!

E’ consigliabile quindi stabilire finestre temporali per l’utilizzo del computer e dello smartphone purchè queste includino anche il lavoro doposcolastico a casa. Si dovrebbero installare regole come ad esempio quella di pranzare senza nessun telefonino al tavolo. Queste possono essere discusse anche con i genitori degli amici dei nostri figli. Un’altra possibilità è quella di co-stabilire le regole dei giochi e farsi spiegare dai propri figli cosa dei giochi risulta per loro attraente.

Di notte è necessario in ogni caso bandire lo smartphone dalla camera da letto.

3) I genitori dovrebbero porre in atto un comportamento esemplare.
I genitori fungono da modello comportamentare per i propri figli. Quando mamma e papà sono costantemente “attaccati” allo smartphone i figli apprenderanno presto quello schema comportamentale che i genitori volevano in effetti impedire loro di acquisire.

4) Osservazione e promozione di contatti autentici a favore dei propri figli.
I genitori dovrebbero vigilare sui loro figli ponendosi a volte delle domande esplorative e chiarificatorie su comportamento di questi (es. “Vostro figlio si incontra con degli amici? “ La scuola funziona in qualche misura bene?” “Vostro figlio coltiva degli hobby nella vita reale?”).

Nella maggior parte dei casi, se nella vita di vostro figlio sembra che tutto funzioni bene non c'è ragione per proccuparsi. Normalmente l’attrattiva del digitale si esaurisce da sola e la “fase Smartphone” finisce prima dopo un tempo relativamente breve. Tuttavia è importante che il genitore non abbassi la guardia e mantenga sempre un comportamento osservatore sulle abitudini e interessi del proprio figlio.


Bibliografia

  • Markowetz A., “Digitaler Burnout: Warum unsere permanente Smartphone-Nutzung gefährlich ist“, Droemer, 2015.
  • Spitzer M., “Emergenza smartphone, i pericoli per la salute, la crescita e la societa”, Il Corbaccio,2019.


Sitografia

 

Data pubblicazione: 03 dicembre 2019 Ultimo aggiornamento: 12 febbraio 2020

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