Tutto su emorroidi

Tutto sulle emorroidi: sintomi, cause, cura e terapie possibili

Revisione Scientifica:

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Dr. Andrea Favara Gastroenterologo, Chirurgo apparato digerente, Colonproctologo, Chirurgo generale

La malattia emorroidaria è un problema molto fastidioso e altrettanto diffuso che consiste nella fuoriuscita dei cuscinetti di tessuto spugnoso, le emorroidi, dal canale anale verso l'esterno. Circa il 50% della popolazione tra i 45 e i 65 anni soffre di questo problema, sia uomini che donne. Per queste ultime è frequente un picco di incidenza nel periodo della gravidanza e dopo il parto.

Cosa sono le emorroidi?

Anche se il disturbo è comunemente conosciuto come "emorroidi", è più corretto parlare di malattia emorroidaria in quanto le emorroidi, in realtà, sono presenti in qualunque organismo sano: si tratta di piccoli cuscinetti di tessuto spugnoso ed estremamente vascolarizzato, posizionati nel canale anale, il cui compito è permettere e favorire una evacuazione fisiologica e un'adeguata continenza a feci e gas; la malattia emorroidaria si presenta invece quando a causa di fenomeni degenerativi dei tessuti e dei mezzi di sostegno naturale degli stessi il tessuto prolassa progressivamente verso l'esterno.

Le emorroidi sono un problema tanto fastidioso quanto diffuso: si stima che, in modo più o meno sintomatico ne soffra almeno il 50% delle persone in età adulta, più frequentemente tra i 45 ed i 65 anni, con una simile distribuzione tra popolazione maschile e femminile.

emorroidi gravidanza

Nelle donne esiste un picco d'incidenza di emorroidi in gravidanza: durante questo delicato periodo, infatti, diversi fattori possono influenzare la comparsa o l'aggravamento di questa patologia (in particolare le alterazioni ormonali, l'effetto meccanico dovuto all'ingombro del feto che cresce, l'aumento della pressione intraddominale durante il parto).

Sono piuttosto comuni le cosiddette emorroidi post partum, che compaiono a seguito di spinte particolarmente intense durante il parto naturale; si tratta di un fenomeno meccanico, tecnicamente più un prolasso che vere e proprie emorroidi, che nella quasi totalità dei casi regredisce spontaneamente entro qualche mese

Tipologie di emorroidi

A seconda della loro localizzazione, possiamo classificare le emorroidi in interne ed esterne. Le prime si sviluppano all'interno del canale anale (ovvero negli ultimi tre centimetri del canale alimentare, dopo il retto) e sono spesso asintomatiche (il sintomo più comune in questo caso è il sanguinamento); quelle esterne, viceversa, sono evidenti all’esterno dell’ ano con il prolasso e si presentano come protuberanze dure e a volte dolenti.

Stadi delle emorroidi

In base alla tendenza a fuoriuscire all'esterno, ovvero al prolasso, le emorroidi vengono classificate in quattro stadi:

  • Di I grado, in assenza di prolasso: le emorroidi di primo grado, che non fuoriescono e spesso non causano dolore, non sono osservabili esternamente e il sintomo più comune è la perdita di sangue alla defecazione;
  • Di II grado: in presenza di moderato prolasso, visibile solo sotto sforzo, che tende a rientrare spontaneamente; a questo stadio sintomi comuni sono il dolore e prurito durante la fase dell'evacuazione oltre al sanguinamento;
  • Di III grado, quando il prolasso è più evidente ma esiste la possibilità di far rientrare manualmente le emorroidi prolassate;
  • Di IV grado: in presenza di prolasso permanente non riducibile neanche manualmente, con sintomi possibili quali l’intenso dolore (soprattutto se si verifica una complicanza nota come trombosi emorroidaria) e mucosa anale tumefatta.

Quando le emorroidi sono giunte all'ultimo stadio e sono, dunque, definitivamente prolassate, possono sorgere più comunemente complicanze, come la formazione di coaguli di sangue al loro interno: si parla, in questo caso, di trombosi emorroidaria, che può portare anche alla rottura del gavocciolo emorroidario interessato, causando un sanguinamento significativo.

Ragadi anali

Alla malattia emorroidaria si può associare (tanto che talvolta i sintomi si confondono) anche la presenza di ragadi anali, che sono piccole ferite della mucosa che tuttavia non hanno nulla in comune con l'emorroide tranne la sede e che dipendono da un meccanismo completamente diverso, possono essere estremamente dolorose ma non si tratta di lesioni che hanno la tendenza ad evolvere in tumori, anche se difficilmente regrediscono spontaneamente.

In presenza di una patologia cronica e di sanguinamenti importanti, poi, potrebbe intervenire un’anemia classificabile come sideropenica microcitica, vale a dire da una carenza di ferro (sideremia), con globuli rossi più piccoli del normale.

I sintomi delle emorroidi

Quanto ai sintomi delle emorroidi, il più frequente e facilmente individuabile - sia in caso di emorroidi esterne che emorroidi interne - è il sanguinamento, caratterizzato da perdite ematiche di colore rosso vivo, che in genere si presentano dopo un'evacuazione e sono visibili nelle feci, sulla carta igienica o, finanche, sugli indumenti. Durante il passaggio delle feci, si possono avvertire anche bruciore, un intenso prurito e disagio nello stare seduti. A volte, si avverte la sensazione di non riuscire a defecare del tutto, continuando ad avvertire la presenza di un corpo estraneo all'interno del retto.

In taluni casi è possibile osservare perdite di muco, che si evidenziano come addensamenti biancastri visibili nelle feci. Anche quando la malattia era prima asintomatica può esordire con una complicanza ovvero la trombosi e manifestarsi con la comparsa di rigonfiamenti duri e dolorosi.

Le cause

Non è ancora stata raggiunta la certezza scientifica riguardo alle cause delle emorroidi: esistono, piuttosto, diverse teorie sulla sua genesi.

Iperplasia vascolare

Tra le cause delle emorroidi più accreditate si annoverano la teoria dell'origine vascolare (iperplasia vascolare), che considera le emorroidi alla stregua di varicosità venose, e quella dell'origine meccanica, secondo la quale lo scivolamento della mucosa ano-rettale sarebbe la conseguenza di un graduale indebolimento del tessuto sottomucoso che circonda le emorroidi e conseguente prolasso.

Abitudini e stile di vita

Ciò che è certo è che, alla base dell'insorgenza della patologia emorroidaria, vi sono diversi fattori predisponenti quali la familiarità, uno stile di vita scorretto ed abitudini alimentari disordinate, il fumo, l'eccessivo consumo di alcool, l'obesità, l'età (sono più frequenti in età più avanzata).

L'abitudine di trattenere lo stimolo a defecare è considerata deleteria e, alla lunga, può diventare un fattore scatenante della malattia, così come una scarsa igiene anale (è consigliabile lavarsi accuratamente dopo aver defecato e, se si è fuori casa, utilizzare le apposite salviette) e l'abuso di clisteri e lassativi possono esacerbare la sintomatologia.

Altri fattori di rischio delle emorroidi

Un ruolo fondamentale nell'insorgenza di questo disturbo è sicuramente ricoperto dalla stipsi o dalla diarrea cronica, che sono annoverabili tra i fattori di rischio più significativi, a causa della prolungata stimolazione ed irritazione sul perineo che esse comportano.

Vi sono, poi, alcune patologie, come alcune malattie epatiche quali la cirrosi, che si associano alla comparsa delle emorroidi in conseguenza dell’ ipertensione portale.

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La diagnosi

Quando si manifestano i primi sintomi, è importante recarsi immediatamente dal medico - possibilmente da uno specialista proctologo che potrà confermare la diagnosi ed escludere la presenza di malattie diverse.

La diagnosi delle emorroidi viene effettuata, in primo luogo, attraverso un'accurata anamnesi e a un attento esame obiettivo, seguito da un esame digitale, che si esegue con il paziente in posizione laterale sinistra (detta Sims) ovvero in posizione prona (detta di Jack-knife) o in posizione ginecologica, per valutare l’aspetto della cute perianale, la presenza di cute infiammata o di esiti di pregressa trombosi, eventuali ragadi, fistole, segni di infezione o ascessi in atto, e la presenza di prolasso mucoemorroidario.

In secondo luogo, il medico effettuerà in genere una proctoscopia per una valutazione visiva diretta del canale anale e a volte programmerà una colonscopia, utile ad escludere la presenza di un altre patologie rettali o coliche. Altro esame, da alcuni utilizzato a completamento, è la videoproctoscopia digitale che tuttavia non appare fornire informazioni significativamente più adeguate rispetto ad una proctoscopia tradizionale.

Cura e prevenzione

Una volta effettuata una corretta diagnosi, la malattia emorroidaria va trattata in primo luogo correggendo lo stile di vita se scorretto e, quando indicato, associando all'adozione di abitudini alimentari più sane un trattamento farmacologico.

Prevenire le emorroidi

Nello specifico, è di fondamentale importanza adottare una dieta equilibrata e praticare una regolare attività fisica: in questo modo sarà più facile tenere sotto controllo il peso e la regolarità intestinale.

Nei casi più ostinati dove la stipsi costituisce un problema può essere utile aumentare l'assunzione di fibra tramite il consumo di cibi integrali, frutta, verdura e legumi ed eliminare dalla dieta i cibi con potere irritante come il cioccolato, i fritti, le spezie; è importante anche bere molta acqua e consumare i pasti ad orari regolari e con tranquillità. Se tutto ciò non fosse sufficiente, è consigliabile assumere un integratore di fibra.

Quanto alle abitudini di vita, è sempre bene evitare di restare seduti sul water a lungo, di trascorrere molte ore nella medesima posizione seduta od eretta e di sollevare oggetti molto pesanti o sottoporsi a sforzi troppo intensi (un carico eccessivo può agevolare la comparsa o il peggioramento del disturbo).

Molto importanti sono anche l'igiene intima, da curare in modo particolare, e la scelta dell'abbigliamento (è bene indossare biancheria in fibre naturali, che non trattengano calore ed umidità). È bene, altresì, evitare di fare il bagno con acqua eccessivamente calda.

Il prurito tipico di questo disturbo può essere alleviato con lavaggi (semicupi), effettuati con un sapone neutro disciolto in acqua tiepida, oppure, se si cerca un rimedio naturale, con decotto di malva o camomilla (erbe dalle proprietà emollienti), avendo sempre cura di asciugare bene la parte trattata, tamponandola delicatamente senza sfregare.

Trattamento con farmaci e rimedi naturali

Se i lavaggi non dovessero bastare, in commercio si trovano ottimi prodotti a base di cortisonici (creme, pomate, unguenti, schiume e supposte), da applicare localmente per lenire l'infiammazione, il prurito e l'edema; tali preparati hanno anche in alcuni casi un farmaco associato con proprietà blandamente anestetiche. L'uso di questi farmaci topici, in ogni caso, deve essere limitato ad un breve periodo di tempo, trascorso il quale senza aver notato miglioramenti significativi, sarà necessario rivolgersi al medico per effettuare un'analisi più approfondita.

Per chi desidera affidarsi all'omeopatia, si trovano in commercio vari preparati in pomata (per esempio la ratanhia, l'aesculus compose, il lachesis diluizione 5 e il berberis diluizione 9).

Se anche i farmaci da banco non dovessero risolvere il problema, potrebbe essere necessario ricorrere ad un trattamento diverso.

Terapia chirurgica

Solo le emorroidi la cui sintomatologia persiste, dopo aver adottato tutte queste misure, possono richiedere l'intervento chirurgico che può essere di tipo diverso a seconda del grado di sviluppo.

Interventi ambulatoriali

Sono entrambe procedure ambulatoriali indolori, che non richiedono anestesia, ripetibili ed efficaci se utilizzati con le corrette indicazioni:

  • La legatura elastica, eseguita con anelli di gomma che, stringendo alla base il cosiddetto gavocciolo emorroidario, lo strozza, provocandone la caduta entro pochi giorni indicata nelle emorroidi di II grado con sanguinamento .
  • Il trattamento in scleroterapia (consigliato solo in caso di emorroidi di I e II grado)

Interventi con anestesia

Queste tecniche richiedono un’anestesia, un ricovero in genere breve o day hospital e prevedono una convalescenza.

  • La criochirurgia (krio, dal greco, significa freddo), con la quale si sottopone il tessuto da trattare a bassissime temperature (si arriva a - 90 gradi), impiegando il protossido d'azoto o altri gas. Il vaso emorroidario, trattato con il gelo, viene eliminato; questa tecnica veniva utilizzata in abbinamento alla legatura, in modo da poter agire in modo più selettivo sui tessuti (crioterapia selettiva) ma oggi è caduta in disuso e non riconosciuta dalle società scientifiche coloproctologiche per la modesta efficacia e le possibili complicanze.
  • L'asportazione chirurgica delle emorroidi, eseguita in anestesia generale o spinale; si tratta dell'intervento più radicale ed invasivo,in genere indicato in caso di patologia all'ultimo stadio detta emorroidectomia secondo la tecnica Milligan-Morgan, a volte eseguibile con l'utilizzo di una nuova tecnologia (radiofrequenza-ligasure o ultrasuoni-ultracision);
  • La mucoprolassectomia secondo Longo o pph eseguita con l'utilizzo di una suturatrice meccanica; si tratta di una tecnica che, invece di asportare il tratto di tessuto prolassato, consente di riposizionarlo nella sua sede naturale.
  • La dearterializzazione emorroidaria transanale doppler guidata (o metodo thd): si tratta di un metodo con validità scientifica, collaudata e sicura, che affronta questi problemi riducendo l'iperafflusso arterioso alle emorroidi e correggendo l'eventuale prolasso, riposizionando la mucosa nella sua sede originaria. L'intervento viene effettuato in una zona priva di terminazioni nervose e in questo modo si elimina il principale problema delle metodiche chirurgiche tradizionali, che è dato dal possibile dolore post-operatorio. Si tratta, inoltre, di un intervento mini-invasivo, perché non comporta l'asportazione di tessuti, e con complicanze rare e non severe. Resta da determinare l’efficacia a lungo termine della metodica che non è ancora valutabile essendo una tecnica recente.

Eventuali complicanze che possono verificarsi in concomitanza con questi trattamenti sono infezioni, emorragie, ritenzione urinaria, stenosi (restringimento del canale anale), dolore o sensazione di peso pelvi-perineale ed altre rare o aneddotiche

Tutte le tecniche presentano un certo numero di recidive, in genere basso ma mai uguale a zero.

Esistono poi altre tecniche meno comunemente applicate (emorroidectomia secondo Parks, Ferguson per esempio) o cadute in disuso per la maggiore efficacia e minore incidenza di complicanze e recidive delle tecniche sopra menzionate.

Conclusioni

Questa patologia è spesso sopportata e mal curata a causa di un ingiustificato imbarazzo e senso di vergogna da parte di coloro che ne sono afflitti. È, invece, molto importante riconoscerla, diagnosticarla e curarla prima che peggiori raggiungendo un grado elevato, che renderebbe inevitabile il ricorso all'intervento chirurgico per risolvere il problema

In materia di prevenzione è molto importante, riguardo a questo tipo di disturbi, la buona norma di mantenere uno stile di vita sano, con un'alimentazione equilibrata, ricca di fibre e povera di grassi (consumando abbondanti porzioni di frutta e verdura) e bere molta acqua (almeno due litri al giorno), al fine di mantenere le feci morbide ed evacuazioni fisiologiche. Gli alimenti da limitare sono alcoolici (soprattutto i liquori), caffè, tè, cacao, bevande gassate, cibi fritti e dolci grassi, spezie (in particolare pepe e peperoncino), salse, crostacei, formaggi stagionati ed insaccati.

Numerosi studi dimostrano, infatti, uno stretto legame tra dieta ed emorroidi, tanto che questa patologia è prevalentemente presente nei paesi industrializzati, nei quali la dieta è estremamente ricca di grassi e di alimenti raffinati.

È molto importante, poi, effettuare attività fisica costante, per tenere sotto controllo il peso corporeo ed agevolare la regolarità intestinale ed il ritorno venoso e, come già sottolineato, abolire il fumo ed evitare di sollevare oggetti pesanti ed eseguire e sforzi molto intensi.

 

Data pubblicazione: 23 febbraio 2012 Ultimo aggiornamento: 18 gennaio 2021

Autore

andreafavara
Dr. Andrea Favara Gastroenterologo, Chirurgo apparato digerente, Colonproctologo, Chirurgo generale

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1991 presso Universita' Studi Milano.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Milano tesserino n° 31610.

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