Gioventù abusata

Revisione Scientifica:

a.pozzi
Dr. Agnesina Pozzi Pediatra, Perfezionato in medicine non convenzionali

Un tentativo di affrontare un tema delicato e complesso come quello degli abusi sui minori: la dr.ssa Agnesina Pozzi prova, con l'aiuto di colleghi medici e degli psicologi, a tracciare un quadro della situazione che si pone come obiettivo quello di sensibilizzare gli adulti, professionisti e non, a cogliere eventuali segnali che ci giungono dai bambini. Perché l'unica soluzione è riuscire a prevenire le situazioni a rischio!

Questo elaborato scaturisce dalla volontà di rendere utile e fruibile quella che è stata una terribile esperienza personale all'età di sei anni, e che segnò tutta la mia adolescenza: un tentativo di abuso, fortunatamente fallito. Numerosi "approcci" da parte del solito impeccabile ed insospettabile frequentatore di famiglia, che consistettero in carezze, all'inizio innocenti e poi sfacciatamente dirette (e respinte con pizzicotti e graffi), in tentativi di incuriosirmi con l'esibizione dei genitali (falliti perché avevo due fratellini maschi e conoscevo la differenza), in tentativi (falliti anche questi) di convincermi che toccare i suoi genitali non avrebbe costituito problema in quanto anche una sua nipotina lo faceva.

Infine, vedendo vane le sue persuasioni gentili mi "catturò" ma con la scusa di andare a prendere un bambolotto, corsi un una stanza e mi chiusi a chiave, aspettando che mia nonna salisse a salvarmi da non so che cosa. Sebbene inconsapevole di quanto poteva accadermi, la paura fu talmente tanta che mi venne la febbre e l'asma.

Naturalmente non ne parlai con nessuno, ma covai per molto tempo una rabbia impotente e, giunta alla consapevolezza di quanto avevo per fortuna evitato e che sua nipote subiva, covai un sentimento di vendetta assassina, placatosi solo quando seppi che era ridotto ad un vegetale su una sedia a rotelle.

Dunque da questa piccola disavventura i dati estratti furono:

1) la mia ignoranza della sessualità degli adulti (non sapere COSA mi poteva accadere)

2) la fiducia dei miei famigliari e mia in persone che potevano diventare pericolose

3) l'inadeguatezza fisica a difendermi da sola

4) senso d'impotenza, paura, ed evitazione di qualunque contatto fisico

6) rabbia e somatizzazioni (febbre ed asma)

7) silenzio e sentimenti di vendetta.

 

Tutti questi elementi, variamente combinati, furono sistematicamente confermati in tutto o in parte quando, divenuta adulta, potei ascoltare confidenze di amici e conoscenti che ne avevano passate di peggiori, comprese violenze di gruppo da parte di coetanei o adolescenti poco più grandi di loro, e violenze nell'ambito famigliare o lavorativo.

Durante la mia vita professionale varie volte mi trovai in preda a dubbi di molestie, tentativi di abuso o abuso franco, ma mi scontrai con immense difficoltà. Prima fra tutte il prospettare questa eventualità ai genitori (come? In base a quali certezze se non la mia percezione?), in secondo luogo, una volta riuscita ad esprimere questa perplessità, trovare la pervicace negazione da parte degli stessi; in terzo luogo, una volta fattosi strada anche in loro questo sospetto, il rifiutare tanto un'indagine psicologica ed un eventuale supporto, quanto l'escludere categoricamente qualunque comunicazione nell'ambito famigliare ai componenti del nucleo e/o una conseguente denuncia alle autorità competenti.

 

E... i bambini in tutto ciò dov'erano?

Mentre il medico non pensava minimamente a questa eventualità, oppure pensandoci si chiedeva cosa fare, i genitori rifiutavano di "vedere" e/o non volevano fare?
Se ne stavano, i bambini, ancora una volta soli, immersi nel grande mare del loro piccolo dramma personale, rifiutando perfino una carezza, magari mandando messaggi, attraverso il loro corpo o la loro psiche, che però andavano decodificati con certezza.

 

E certezze nessuno poteva averne se non lo stesso bambino/adolescente

Certo le esperienze personali non hanno scientificità, si possono pure contestare, ma costituiscono dati importanti che non possono essere ignorati; non servono e non devono servire a gridare "all'untore!" cercando un colpevole che magari non c'è.

Peggio però sarebbe se, invece, un colpevole esistesse e tanto i genitori quanto il medico o altri operatori nel campo dell'infanzia/adolescenza non riuscissero a cogliere elementi, neppure pensando che possa essere accaduto qualcosa, neppure ponendosi il dubbio, e neppure tenendo in considerazione quelle che potrebbero essere somatizzazioni di catastrofi psicologiche causate da maltrattamenti non solo fisici, molestie sessuali e non, abusi veri e propri; insieme a paura, rabbia, impotenza, sensi di colpa, chiusura emozionale.

Come quella paura e l'invasione del mio "territorio" scatenarono una febbre da cavallo e l'asma, così amici e conoscenti, e perfino pazienti adulti abusati da bambini, hanno espresso il loro disagio in vari modi, sia in quei frangenti che cronicizzandoli nel tempo, cercando di far parlare il loro corpo o la loro psiche; nel disperato tentativo di essere compresi ed aiutati.

Forse solo il bisogno di condividere e non tenersi tutto dentro, da soli, ma sono comparsi o perdurati disturbi del sonno, dell'appetito, vomito e mal di pancia/stomaco ricorrenti, enuresi, perdita di feci, svenimenti, crisi di panico, disturbi della personalità, dispareunia, frigidità, depressione, ipocondria, fobie, tics, malattie dermatologiche, infezioni ricorrenti per calo delle difese immunitarie, asma ecc..
Tutto questo, in adulti abusati da bambini.

Di sicuro possiamo quindi contare su dati forniti da adulti molestati o abusati quando erano bambini o adolescenti, e questi dati obbligano a riflettere, a non mettere la testa sotto la sabbia, specialmente quando qualunque medico o operatore si trovi a fronteggiare anche il solo sospetto di questa eventualità.

 

E invece per PREVENIRE, cosa si può fare?

La cronaca, quasi quotidianamente, ci sbatte in faccia delle realtà sconcertanti. Casi che scuotono l'opinione pubblica e le coscienze. Bambini molto piccoli, di qualche mese, sono vittime di maestre disturbate e sadiche e qualunque genitore si chiede se per caso l'asilo-nido o l'asilo in cui manda i suoi figli possa essere un "CIP & CIOP" dell'orrore (o, peggio, un duplicato dell'asilo di Rignano Flaminio). Per fortuna la tecnologia oggi ci offre la possibilità di filmare, e se non ci fossero stati quei video nessuno avrebbe saputo nulla, essendo le aguzzine considerate "delle persone per bene".

La mamma di uno quei bambini maltrattati, una bimbetta indifesa, messa nuda sotto l'acqua gelata, costretta a mangiare il cibo vomitato fino quasi a soffocare, schiaffeggiata e strattonata e perfino "tirata a guinzaglio" come un animale, ha fatto un appello accorato: "guardate i video anche se è doloroso; guardateli perché solo così potete capire alcuni comportamenti dei vostri figli. Solo adesso capisco perché mia figlia a casa ad un certo punto aveva terrore dell'acqua e di farsi la doccia, perché rifiutava il cibo e perché ad un certo punto si è mostrata ostile ad ogni figura femminile che si relazionasse con lei".

 

Un genitore cosa dovrebbe fare?

Vivere col terrore che il suo piccolino sia maltrattato, per comportamenti che invece potrebbero essere del tutto normali, oppure vivere col rimorso di non aver compreso certi comportamenti, come segnali precisi di maltrattamento o abuso?

Comprendiamo benissimo tutti che certezze con i piccolissimi non se ne possono avere se non con un monitoraggio a mezzo videocamera di TUTTI gli asili che vogliano definirsi tali, con la possibilità per i genitori di controllare direttamente la situazione dall'ufficio; ma possibilmente il monitoraggio anche delle loro case se è necessaria una baby-sitter o una badante per il loro anziano, perché fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio, e i casi di cronaca ci dicono che al peggio non c'è mai fine proprio nei confronti di soggetti deboli ed inermi, come lo sono bambini, disabili e anziani malati.

 

Cosa fare per i crimini avvengono in ambito intrafamigliare?

Per quanto concerne le molestie e gli abusi sessuali, a meno che non si debba diffidare ossessivamente di qualunque persona che bazzica casa, soprattutto in ambito famigliare (laddove la violenza pare sia più frequente e può perpetuarsi indisturbata grazie a meccanismi vigliacchi dell'affetto, della manipolazione e della fiducia) diventa indifferibile l'educazione sessuale precoce, adeguata all'età, nonché l'educazione sentimentale di bambini ed adolescenti.

La società sta perdendo un numero sempre maggiore di valori come la solidarietà, la comunicazione diretta e leale, la fedeltà, l'onestà, la generosità, la giustizia; e li sta sostituendo con dis-valori come l'indifferenza, l'egoismo, i rapporti virtuali, l'impunità, la menzogna, l'omertà, la perversione. L'apparire e l'avere stanno inesorabilmente prevalendo su "l'essere", con un sovvertimento totale dei paradigmi di civile appartenenza all'insieme di tutti gli esseri viventi. Le famiglie hanno perso la loro connotazione di "luogo protetto" di dialogo, confronto, crescita e protezione per diventare meetings sporadici a cavallo di singoli impegni, quando va bene; e luoghi privilegiati in cui scaricare, anche con violenza a volte omicida, le varie frustrazioni, ansie, paure, esasperazioni.

La scuola poi, che dovrebbe essere in sinergia con le famiglie, sembra che abbia perso autorevolezza e ruolo; spesso anche in questo ambito si consumano piccole tragedie o si vive tra programmi/compiti/ studi/ ricerche avulsi dal quotidiano e dai problemi a questo connessi. Per quanto riguarda l'educazione sessuale, la scuola non può continuare a rendersi complice dell'ignoranza e/o dei preconcetti e chiusure che albergano principalmente nelle famiglie.

Se la famiglia non provvede, deve provvedere la scuola e non si può perdere altro tempo, pena la perdita di altre vite, l'infelicità e la sofferenza sociale; perché inevitabilmente la sofferenza di un singolo si riverbererà in tutto il contesto di relazioni con i suoi simili, con gli animali e perfino con l'ambiente.

 

Cosa fare?

Ho chiesto aiuto a Colleghi Medici e Psicologi al fine di esaminare la problematica ed elaborare una specie di vademecum. Il termine "vademecum" è infelice, inadeguato, perché come dicevo non esistono regole certe da seguire; è piuttosto, con tutti i suoi limiti pur criticabili, un disperato contributo alla consapevolezza, alla cultura dell'ascolto del bambino e della responsabilità dell'adulto, su una problematica terrificante per chi se ne trova invischiato: sia esso un bambino, un adolescente, un adulto.

Un collega che vuole restare anonimo mi ha scritto:
"L'argomento è di quelli che fan tremar le vene e i polsi: sicuramente per la cosa in sé, ma anche per l'uso e l'abuso che ne viene fatto in molti contesti: separazioni conflittuali, servizi sociali, ecc. C'è un "abuso dell'abuso" che rischia di mettere tutto quanto in 'tilt', tant'è vero che è una delle armi più efficaci e distruttive usate nei tribunali della famiglia. I casi di 'sospetto abuso', in cui mi sono imbattuto, sia come CTU, che come mediatore familiare incaricato dal tribunale, che come specialista del settore per il territorio, sono tutto sommato pochi, rispetto al numero di casi. E la gran parte di questi sono caratterizzati da un rischio enorme di strumentalizzazione da parte degli adulti. I bambini spesso si trovano coinvolti in scontri fra gli adulti, a sostenere una parte senza quasi rendersi conto, se non che devono compiacere l'adulto dominante in quel momento. I casi in cui mi sono trovato implicato sono rimasti quasi tutti 'non provati', in realtà, e la verità non raggiungibile, specialmente quelli intrafamiliari. In alcuni casi 'extrafamiliari', di solito meno eclatanti e coinvolgenti e per questo forse più facilmente affrontabili, uno dei sintomi è la ripetizione dell'esperienza di stimolazione con altri o in modo masturbatorio, eccessivo rispetto all'età; altri sintomi, agitazione, inquietudine, enuresi sono spesso poco specifici.

In linea di massima, per i pochi casi di cui mi sono occupato, mi è sembrato essere molto dannosa la confusione ambientale e la situazione di abbandono e trascuratezza e strumentalizzazione emotiva di cui il bambino era vittima, rispetto ai possibili abusi che però erano quasi sempre non provabili e spesso si esponevano al sospetto di essere un tema indotto da un genitore, in maniera a volte quasi delirante.

Esistono già, nelle varie asl e servizi, 'linee guida' per riconoscere gli 'indicatori' di abusi, sintomi suggestivi, ecc, ma non mi sembrano essere serviti a gran che, se non trasformare educatori e assistenti sociali in solerti 'denunciatori' seriali di sospetti abusi, per togliersi ogni responsabilità e fatica di pensare. La legge ovviamente impone di segnalare qualsiasi sospetto, e punisce l'operatore che non lo fa, ma temo che abbia causato più problemi di quanti ne ha risolti. Quando scatta il sospetto di abuso spesso va veramente tutto in tilt, e intervengono dei 'professionisti dell'abuso' che dio liberi, mi sembrano come gli avvocati che vanno in caccia di potenziali clienti, alla ricerca solo del loro guadagno e successo, anche se il cliente ne esce distrutto. Ciò non toglie ovviamente che gli orchi esistano, come a volte la cronaca ci ricorda.

Comunque, auguri di riuscire a portare a termine un simile progetto, anche se ti ricordo che è un tema scottante e dove uno rischia di rimanerci scottato. Io credo che si possa solo cercare di fare del proprio meglio, senza farsi suggestionare e confondere, in ogni singolo caso, sapendo che i rischi di travisare le cose sono più alti che in altre situazioni.

Forse l'unica situazione somigliante che mi viene in mente è quella di avere un paziente paranoico potenzialmente pericoloso: a un certo punto scatta un 'conflitto d'interessi' fra la tua incolumità e l'interesse del paziente che spesso porta a termine il rapporto, che non regge al carico cui è sottoposto. Forse sarà una difficoltà mia, ma pazienti adulti con riferiti abusi non sono mai riusciti a andare avanti molto nel rapporto con me, poiché in terapia nulla è 'vero'o falso in sé, ma solo nel rapporto, ed è 'l'uso' che ne viene fatto ad essere importante, ma spesso questo non poteva essere sopportato. Non so se quello che ho scritto può esserti utile".

 

Agnesina Pozzi: Ho trovato, nel sito dell'Associazione Hansel e Gretel, un articolo (di Foti e Bosetto) concernente gli indicatori dell'abuso e lo riporto integralmente per prenderne visione.
Il CISMAI e l'Associazione Hansel e Gretel, dispongono in rete di moltissimo materiale per approfondire il problema dell'abuso sull'infanzia. Esorto vivamente tutti i colleghi a documentarsi per aprire in loro una finestra di consapevolezza e responsabilità.

Moltissimi articoli, di estremo interesse, stilati da responsabili e collaboratori, aiutano a capire meglio, ad inquadrare correttamente la problematica, nonché a sfatare molti preconcetti, a contestualizzare l'immagine di adulti abusanti, troppo spesso distorta dai media; ed infine a perseguire la cultura dell'ascolto del bambino e della responsabilizzazione degli adulti.

Per leggere il testo rimandiamo al sito dell'associazione che ha pubblicato l'articolo Disagio e maltrattamento a cura di Claudio Foti, Claudio Bosetto

 

Alcune Regioni italiane hanno elaborato un protocollo per la valutazione appropriata degli abusi; lo stesso Ministero della Salute, attraverso un gruppo di lavoro sul maltrattamento ed abuso nell'infanzia (guidato da M.R.Giolito), ha pubblicato un documento di circa cento pagine, integralmente scaricabile da internet. Cosa che esorto, anche questa, a fare.

 

Molto interessante anche un documento pubblicato dal WHO nel 2006, per prevenire il maltrattamento sui minori che fornisce indicazioni operative e strumenti di analisi, stilato da Alexander Butchart and Alison Phinney Harvey del Dipartimento di prevenzione degli infortuni e della violenza e della disabilità sede mondiale del World Health Organisation;
Marcellina Mian, Hospital del Sick Children, Toronto, Canada, e Tilman Fürniss, University Hospital Muenster, Germania e Tony Kahane (responsabile testi tecnici), e diramanto dalla Regione Emilia-Romagna con la collaborazione del CISMAI, dell'Università di Ferrara, del Servizio Sanitario Regionale ASL Ferrara, nonché Comune e Provincia.

In questo elaborato di oltre cento pagine, anch'esso scaricabile da internet e che consiglio di visionare, vi è anche un questionario (usato in America ma adattabile alle realtà nazionali) per la raccolta di dati epidemiologici. Mancano infatti, o sono ancora molto carenti, i dati epidemiologici in merito al maltrattamento e all'abuso. In altre città d'Italia esistono centri d'ascolto e d'aiuto che lavorano egregiamente; molte regioni si sono attivate a diramare linee-guida, ma il cammino è ancora lungo e il percorso impervio.

Gli obiettivi potranno raggiungersi solo se su tutto il territorio nazionale e in maniera uniforme in TUTTE le regioni italiane, si deciderà di dare priorità alla tutela dei minori, informando il maggior numero di persone, formando gli operatori e soprattutto ascoltando maggiormente i bambini e gli adolescenti. Loro sono il futuro, ed ogni crimine contro di loro è un crimine contro l'Umanità intera.

 

Valeria Randone, psicologa.

Ogni bambino, in base alla propria storia di vita, famigliare ed emozionale, e alle proprie risorse psichiche, attiva meccanismi differenti di reazione al trauma subìto, del tutto soggettivi e non generalizzabili.
Alcune piccole vittime vivono il trauma, adottando "meccanismi" psichici di negazione della realtà e dell'accaduto, mettendo in atto strategie psichiche difensive, mentre altre si identificano totalmente con l'aggressione e l'aggressore, non riuscendo a mantenere quella distanza necessaria per la futura elaborazione psichica, sviluppando inoltre sentimenti di colpevolezza.

A seguito di un trauma così importante, viene ad essere minata totalmente l'autostima e la fiducia, elementi indispensabili per future relazioni sentimentali e sessuali. Un bambino, vittima di un abuso sessuale, crea inevitabilmente una "associazione mentale disfunzionale" tra trauma e sessualità, sentendosi sporco, violato e profanato nella propria sensorialità e corporeità; non riuscendo più a lasciarsi andare a nuove future relazioni d'amore. Superare il clima di omertà, profondo imbarazzo, colpa, diviene una strategia proficua per venire fuori dalle sabbie mobili del dolore, riuscendo così a trovare il coraggio di chiedere aiuto.

Agnesina Pozzi Qual'é la definizione più diffusa di molestie, maltrattamento, abuso?
Mi ha sconcertato vedere dei video sui maltrattamenti fatti da maestre d'asilo a bambini di pochi mesi che gattonavano appena: un piccolino veniva trascinato con un guinzaglio, come un cane, un altro piccolo era completamente nudo costretto ad un bagno con acqua fredda, ad un altro piccolo veniva imposto di rimangiare il cibo vomitato, un altro veniva scosso violentemente con il rischio della "baby shaked syndrome". Uno spettacolo terrificante! Mi sono chiesta cosa fare in concreto, per evitare che il proprio bambino subisca simili torture che segneranno terribilmente la sua psiche? Forse obbligare tutti gli asili ad istallare un circuito di telecamere collegate con i genitori?

Valeria Randone L'abuso sul bambino è frequente, sottostimato e difficile da diagnosticare; è raramente un evento isolato ed accidentale, bensì una pratica abitudinaria e prolungata nel tempo, che segna in maniera indelebile e, spesso, irreversibile lo sviluppo psico-affettivo della piccola vittima.

La vittima vive, nel rapporto con l’adulto abusante, un livello di ambivalenza di fondo: da un lato si percepisce attenzionato e gratificato dall’amore se pur perverso dell’adulto, dall’altro viene abitato da vissuti laceranti di dolore, rabbia, imperante vergogna.
Nei casi di bambini abusati e, soprattutto, di bambini che fortunatamente approdano negli studi degli psicologi, si determina un quadro psicopatologico definito "disturbo post-traumatico da stress": i bambini rivivono (sogno) l'abuso o uno stato di angoscia continua, in attesa che l'episodio si ripeta.

Il bambino spesso cerca a tutti i costi di mantenere un'immagine idealizzata dell'abusante e arriva a considerarsi direttamente responsabile dell'accaduto.

Per quanto concerne l'abuso sessuale, Finkenor (Finkelhor D., Browne A., “The traumatic impact of child sexual abuse”. In American Journal of Orthopsychiatry), definisce abuso sessuale di minore una serie di attività sessuali che implicano la stimolazione sessuale di un minore e possono comprendere varie dinamiche non esclusivamente corporali: voyerismo, esibizionismo, obbligo a visionare materiale pornografico, mercificazione del corpo. I vissuti del bimbo abusato sono parimenti concettualizzati da Filkenor e Browne: impotenza (impossibilità di controllare la propria vita), tradimento (consapevolezza di essere usato), sessualizzazione traumatica (esperienza sessuale non idonea allo sviluppo psicofisico), stigmatizzazione dell' interiorità (sensazione di essere sporchi, diversi). Tutto ciò è originato dal trauma.

Il IV Seminario Criminologico del Consiglio d’Europa nel 1978 definisce gli abusi sessuali sui minori come “gli atti e le carenze che turbano gravemente i bambini e le bambine, attentando alla loro integrità corporea, al suo sviluppo fisico, intellettivo e morale, le cui manifestazioni sono la trascuratezza e/o lesioni di ordine fisico e/o psicologico e/o sessuale da parte di un familiare o di altri che hanno cura del bambino”.

 

Di seguito riporto alcune definizioni di maltrattamento:

Il National Center of Child Abuse and Neglect (1981) lo definisce:
"quella situazione in cui, attraverso atti intenzionali o disattenzione grave nei riguardi dei bisogni di base del bambino, il comportamento di un genitore (o di un suo sostituto, o di un altro adulto che si occupa di lui), abbia causato danni o menomazioni che potevano essere previsti o evitati, o abbia contribuito materialmente al prolungamento o al peggioramento di un danno o di una menomazione esistente”.

La definizione formulata dall’OMS nel 1999 così riporta:
per maltrattamento all’infanzia si intendono tutte le forme di cattiva cura fisica e affettiva, di abusi sessuali, di trascuratezza o di trattamento trascurante, di sfruttamento commerciale o altre, che comportano un pregiudizio reale o potenziale per la salute del bambino, la sua sopravvivenza, il suo sviluppo o la sua dignità nel contesto di una relazione di responsabilità, di fiducia o di potere”.

L'adulto pervade prepotentemente il corpo e la psiche di un minore; lo angaria, o sovrasta, impedendogli così di scegliere e/o comprendere ciò che gli sta accadendo. A volte lomanipola a tal punto da fargli apparire l'abuso come una scelta piacevole, una manifestazione d'affetto. Tale dinamica relazionale genera nel minore confusione, vergogna, sensi di colpa.

Felicity De Zulueta ha dimostrato che "il trauma rappresenta per la vittima, specie se questa è piccola, una frustrazione alla necessità di controllo sulla realtà esterna che costituisce un bisogno fondamentale per l’essere umano. Il maltrattamento e/o l’abuso distruggono, nel bambino che ne è vittima, la possibilità di dare un senso positivo alla propria esperienza, l’autostima ed il senso positivo di un sé coeso. Tra le caratteristiche emotive e psicologiche che si riscontrano nei bambini maltrattati e/o abusati frequentemente si trovano: pianto costante, panico, paura, accessi di aggressività, comportamenti regressivi, rifiuto di contatto fisico di ogni tipo e ansia eccessiva per gli approcci relazionali. Inoltre, è possibile che si presenti un’eccessiva attenzione per i pericoli in generale e verso l’ambiente circostante. Sono bambini che si mostrano timidi, remissivi e paurosi in ambienti estranei, ma spesso al rientro nel loro contesto diventano aggressivi e sfogano la loro aggressività con bambini più piccoli con la modalità del gioco violento".

In letteratura e nei Congressi emerge che per questi bambini l’aggressività rischia di diventare l’unica via di comunicazione percorribile e, man mano che crescono, tali bambini finiscono per considerare "normale" tale modello di comunicazione; che l’abuso sui bambini rappresenta un fattore di rischio aspecifico per l’insorgenza di molteplici difficoltà psicologiche che si riscontrano soprattutto nello sviluppo di una bassa autostima, in modalità di attaccamento disfunzionali, nell’ incapacità di regolare gli affetti e, spesso, in una organizzazione cosiddetta del “falso sé”.

 

Agnesina Pozzi Nella mia piccola esperienza professionale ed interpersonale ho riscontrato delle problematiche ricorrenti: difficoltà scolastiche e rifiuto di tornare a scuola, problemi di linguaggio (come balbuzie insorta in un quindicenne abusato da un parente), istinti suicidi in adulti abusati da bambini.
Nei piccoli pazienti più volte mi è capitato di sospettare (forse per l'esperienza diretta col mio vissuto personale) maltrattamenti o abusi per insorgenza di insonnia oppure incubi o per disturbi di crescita non supportati da problematiche endocrino-metaboliche, comportamenti aggressivi o evitanti. In letteratura c'è un riscontro?

Valeria Randone Si, questi sintomi ed altri. Spesso si assiste anche al "Disturbo Post-Traumatico da Stress".
Nel DSM IV-R viene sottolineata, nell’insorgenza di tale disturbo, l’importanza di un evento che minaccia la vita o l’integrità fisica della persona, la gravità dell’evento, la sensazione di orrore e di essere inerme di fronte allo stesso.

I sintomi caratteristici del PTSD sono: rivivere continuamente l’evento traumatico (il minore può presentare ricordi intrusivi del trauma che gli generano ansia, panico, disagio psichico), tentativi di evitare stimoli legati all’abuso (ciò può comportare amnesie ed incapacità nel ricordare elementi importanti legati all’esperienza traumatica), aumento dell’ansia e dell’eccitazione accompagnate da esagerate risposte di allarme, irritabilità e difficoltà nella concentrazione soprattutto a scuola..

Agnesina Pozzi Ha sconvolto l'opinione pubblica la vicenda di Fiona e Milla Antonini per le quali la madre Maria Pia Maoloni sta portando avanti una battaglia che ha travalicato i confini dell'Italia:

 

 

Attraverso disegni e confidenze delle bambine, che ha fortunatamente registrato, la mamma ha scoperto che le piccole venivano abusate dal padre e dal nonno. Il video è sconcertante.

Nonostante ciò, nonostante la battaglia legale in Italia, le piccole sono state affidate dal Tribunale di Mons in Belgio, al padre; la mamma non riesce a sapere nulla di loro da tre anni né riescono ad attivarsi proficuamente canali internazionali.

E' sconfortante e cresce il senso di impotenza in casi simili ed ancora più atroci; come il padre che tenne sotto sequestro, per anni, la figlia abusando di lei; e dopo anche dai figli nati dalle numerose gravidanze procuratele. Di fronte a tanta abiezione ci si sente rabbiosi e inermi; bisogna riuscire però ad immaginare come si sente "la vittima", che sia un bambino o un adulto che sia stato abusato da bambino.

D'altra parte la cronaca ci ha comunicato anche casi in cui alcuni genitori sono stati accusati per poi essere completamente scagionati dalla stessa "vittima" una volta diventata adulta. Non è inquietante tutto ciò?

La Dott.ssa Angela Pileci, (Psicologa si occupa della prevenzione dell'abuso), nel forum che ho aperto sull'argomento in Medicitalia, ha scritto che: "La letteratura ci dice che i bimbi abusati sono scelti accuratamente: sono bimbi particolarmente bisognosi di attenzioni, di cure, ecc... che quindi si lasciano avvicinare più facilmente. Insegnare, attraverso il gioco o attraverso la fiaba, a questi bambini a difendersi e ad evitare i rischi è un eccellente lavoro".

Mi sono chiesta se non sia possibile, esattamente come ha fatto la Sig.ra Maoloni, avere certezze circa abusi nell'infanzia, proprio attraverso i disegni che i piccoli fanno.
La PREVENZIONE, sicuramente, ha più senso della "caccia" indiscriminata agli untori, dei dubbi che non possono trovare certezze. Prevenire è meglio che curare.

 

Valeria Randone Alcuni bambini negano l'accaduto o identificano il colpevole in altra persona dal vero abusante. Non ci sono comportamenti standardizzati e i sintomi dipendono in gran parte dal contesto in cui il piccolo vive e dal suo stadio di crescita-sviluppo psicosociale. Sono quindi sintomi "flessibili". Da diversi Autori sono stati definiti i cosiddetti “fattori di rischio” che favorirebbero la violenza sessuale o il maltrattamento del minore:

 

  • inerenti a un genitore (presenza di disturbi psichiatrici, presenza di malattie gravi, abuso di sostanze),
  • e/o alla famiglia (condizioni di indigenza, ragazze madri, separazioni, abbandoni, lutti),
  • e/o al contesto sociale (emigrazione, adattamento scolastico)
  • e/o al bambino (malattie croniche, handicap, pianto, disturbi del sonno, problemi alimentari, ipercinesia o inibizione, bambini adottati).

 

I segnali del maltrattamento e dell’abuso sessuale ai danni del minore sono diversi, non facilmente rilevabili o codificabili; per un operatore diventa determinante conoscere almeno i fattori di rischio oltre al saper individuare segnali (fisici, psicologici, psicosomatici, comportamentali) che potrebbero far sorgere almeno il sospetto di un comportamento dannoso per l'integrità psicofisica del minore. La situazione va in ogni caso valutata complessivamente.

 

Agnesina Pozzi I bambini si mandano tranquillamente al Catechismo e potrebbero tornarne abusati. Negli ultimi anni stiamo assistendo all'emersione del fenomeno della pedofilia nella Chiesa. Occorre però riconoscere a Papa Giovanni Paolo II l'aver cominciato il cammino doloroso dell'autocritica, e a Papa Ratzinger la pubblica, esplicita condanna degli episodi di pedofilia e di corruzione morale nella Chiesa, con una contestuale rivoluzionaria possibilità di demandare i colpevoli alla giustizia ordinaria... mentre prima i colpevoli venivano semplicemente allontanati dalle sedi o trasferiti, o sottoposti a processi comunque riservati e alla fine senza esiti pratici, nei tribunali ecclesiastici.

Proprio per questo atteggiamento "omertoso" che richiedeva l'assoluto silenzio mascherato da "perdonatio" per evitare lo scandalo e che lasciò preti pedofili alla loro libera depravazione, ma in altre sedi, l'avvocato che difende Assange ha prospettato di denunciare il Papa per crimini contro l'Umanità, essendo la pedofilia un qualcosa che compromette inevitabilmente non solo la vita di un singolo ma di tutta la sua collettività e il futuro.

Un gesto forse provocatorio ma che porta l'attenzione su una tragedia per lungo tempo occultata sotto insospettabili abiti talari. Non è forse ancora più abietta la pedofilia nell'ambito di una organizzazione "religiosa" che sia "di Stato" o nascosta in qualche setta pseudo-religiosa?

Indubbiamente la Religione Cattolica, tra tutte le altre che ci sono nel mondo, offre immagini rassicuranti circa l'infanzia: la "Madre" Maria che protegge il suo bambino, Gesù bambino protagonista nel Tempio e in eventi miracolosi, Gesù adulto che si pronuncia sulla protezione dei più piccoli e ne riconosce l'importanza. Allo stesso modo, la Religione Cattolica ha un "prete-padre" che, come ai bambini, infligge "punizioni" e minacce in caso di trasgressione ai "comandamenti/insegnamenti" ed elargisce promesse, penitenze e premi (assoluzione).

Perfino l'Eucarestia potrebbe paradossalmente essere associata al periodo "orale" dell'infanzia, e al nutrimento utile alla crescita.. In questo contesto, apparentemente sicuro e protettivo, c'è dunque un surrogato di "famiglia", con Padri, Madri, Fratelli e Sorelle che istintivamente ispirano sicurezza e protezione. Nessun "buon genitore cristiano" si sognerebbe minimamente di mettere i propri figli in allerta circa spiacevoli eventualità che potrebbero verificarsi nelle sagrestie, nei collegi, nei seminari, nelle canoniche e perfino nei confessionali!

Eventualità che, bisogna ribadirlo, fanno parte della vita in genere e di tutti i contesti in cui s'instaurano autoritarismo, leadership negativa e abuso di "potere" (scuola, sanità, uffici e fabbriche, carceri, palestre) e non certo della Chiesa in quanto tale. Ribadisco la fondamentale importanza dell'educazione sessuale, che in Italia è ritardata e trova resistenze forse proprio grazie all' ingombrante presenza del cupolone di San Pietro in Vaticano.

I bambini devono sapere che gli esseri umani sono dotati di genitali che, ahimè, sottostanno più all'istinto che alla ragione. Bisogna renderli edotti di quello che potrebbe accadere sia tra due adulti consenzienti ed amorevoli (di sesso uguale o diverso), che tra adulti perversi; e tra questi e bambini che si "fidano" andando al macello come agnelli sacrificali.

Bisogna battersi con coraggio e determinazione affinché l'educazione sessuale entri per amore o per forza nel processo educativo, insieme ad una educazione "sentimentale" che non può prescindere dal rispetto di se stessi e della diversità dell'altro: sia maschio o femmina, bianco o "colorato", abile, diversamente abile o disabile, di questa o quella religione. E' giunto il tempo della consapevolezza della sessualità e dei suoi risvolti abominevoli.

Nel mio piccolo mi sento di dare dei consigli, forse saranno sbagliati secondo "la scienza" ma sono esatti secondo un campione piccolo ma altamente significativo di esperienze subite da me e da altri adulti.

Parlate tranquillamente coi vostri figli, bambini o adolescenti che siano, e se non ci riuscite chiedete aiuto a chi è competente in materia. Informatevi innanzitutto; e supportatevi con pubblicazioni adatte all'età o video, (come ad esempio l'Albero della Vita, pubblicato in tre cassette VHS alcuni anni fa). Dedicate più tempo ai vostri figli, comunicate con loro, osservateli, cercate di capirne i messaggi reconditi che vi mandano, come comportamenti "nuovi" o sintomi ricorrenti non legati a malattie vere e proprie.

Se per caso cominciano a fare disegni "strani", avere comportamenti anomali con le loro bambole e giocattoli, o a cambiare umore, o a farvi confidenze...non mostratevi preoccupati, mantenete i nervi saldi e rassicurateli. Teneteli vicini e ascoltate; NON suggerite risposte; possibilmente registrate le conversazioni, se avete sospetti, e mostratele ad esperti per capire SE sta accadendo qualcosa e CHE COSA.

Cercate di farli esprimere attraverso un disegno ma NON suggerite nulla né in immagini né in contenuti. Lasciate liberamente esprimere i vostri bambini perché è altamente probabile che vogliano parteciparvi su quanto sta accadendo loro, se non di esplicitamente violento, almeno di nuovo che ne cattura l'attenzione. Non lasciateli mai soli con sconosciuti e conosciuti, fossero anche amici "di famiglia", perché fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio. Esigete che negli asili in cui li portate ci sia la possibilità di collegarsi per mezzo di una web cam con cellulare o computer: almeno sarà un deterrente per atteggiamenti patologici di sedicenti "maestre" ed anche una evidente tutela reale.

Soprattutto se i vostri figli vi raccontano qualcosa CREDETE LORO se risultassero credibili coi particolari che altrimenti non potrebbero conoscere e, soprattutto, se avete dubbi, NON METTETE LA TESTA SOTTO LA SABBIA! E' grave, come segnala l'associazione Hansel e Gretel, il negazionismo dell'abuso, molto più grave dell'allarmismo e dei presunti abusi. Salverete non solo un'esistenza ma il futuro dell''Umanità intera, perché i bambini di oggi saranno gli adulti di domani.

 

I colleghi Medici e gli Psicologi che volessero aggiungere un loro contributo a questo documento, potranno farlo. Colgo l'occasione per ringraziare la Psicologa Dr.ssa Valeria Randone per aver aderito fattivamente alla mia proposta fornendo il suo contributo e tutti i colleghi che almeno idealmente l'hanno condivisa.

Agnesina Pozzi

Data pubblicazione: 06 dicembre 2011

Autore

a.pozzi
Dr. Agnesina Pozzi Pediatra, Perfezionato in medicine non convenzionali

Laureata in Medicina e Chirurgia nel 1983 presso Uni Perugia.
Iscritta all'Ordine dei Medici di Potenza tesserino n° 1622.

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