Tutto sulla BPCO Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva

Revisione Scientifica:

paolo.ruggeri

La Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva, nota anche con l’acronimo BPCO, è una patologia respiratoria estremamente frequente il cui nome, apparentemente complesso e poco pronunciabile, non ha certamente contribuito alla diffusione della sua conoscenza nella popolazione generale. Tale termine deriva dalla presenza di un danno anatomico, su base infiammatoria, che interessa in vario grado i bronchi ed il tessuto polmonare propriamente detto (alveoli) da qui il termine “broncopneumopatia”. E’ una patologia che persiste nel tempo, da cui il termine “cronica” e anzi, se non precocemente diagnosticata e sottoposta a trattamento, peggiora inesorabilmente conducendo ad una lunga disabilità fino allo sviluppo di un stadio terminale invalidante di insufficienza respiratoria. Dal punto di vista funzionale si caratterizza per una difficoltà ad eliminare l’aria durante la fase espiratoria da cui il termine “ostruttiva”. Il paziente che presenta un prevalente interessamento delle vie aeree si definisce “bronchitico cronico” mentre quello con prevalente interessamento del tessuto polmonare si definisce “enfisematoso”. Le due connotazioni possono essere variamente sovrapposte nel paziente affetto da BPCO.

Diffusione

La BPCO è una malattia estremamente diffusa nella popolazione adulta ed anziana e rappresenta una delle principali cause di morte a livello mondiale. Si stima, infatti, che nel 2020 la BPCO diventerà la terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e cerebrovascolari.  Colpisce circa dal 6 al 10% della popolazione adulta dopo i 40 anni. La percentuale di persone colpite è sicuramente maggiore nei soggetti fumatori rispetto ai non fumatori.  Gli uomini sono in genere più colpiti delle donne anche se questo paradigma negli ultimi anni si sta modificando, anzi bisogna porre particolare attenzione al sesso femminile, in cui spesso la diagnosi viene posta con estremo ritardo o in maniera non corretta confondendola con l’asma bronchiale.   I dati di previsione per i prossimi anni sono allarmanti con tassi di incidenza e prevalenza in continuo inesorabile aumento. Un paziente su due che muore per problemi respiratori risulta affetto da BPCO. E’ pertanto necessaria una campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica  e dei medici su questa malattia al fine di adottare strategie di prevenzione efficaci. Solo attraverso una diagnosi precoce è possibile incidere significativamente sulla sua evoluzione riducendone gli elevati costi sociali.  

Fattori di rischio

Il principale fattore di rischio è rappresentato certamente dal fumo di sigaretta definibile come un”inquinante voluttuario personale”. I danni del fumo di sigaretta sull’organismo sono ormai incontrovertibili e soltanto la sospensione  del fumo di tabacco si è dimostrata in grado di incidere positivamente sul declino della funzione respiratoria nel tempo. Anche l’esposizione reiterata e persistente ad altri importanti inquinanti presenti nell’aria che respiriamo (biossido di azoto, biossido di zolfo, polveri sottili) sono stati correlati alla maggiore incidenza di malattia. Allarmante è l’incidenza della BPCO nei paesi asiatici correlata all’esposizione ai fumi di combustione del carbone, ancora oggi, utilizzato per la cucina domestica. Indubbiamente oltre all’esposizione a fattori nocivi esiste una predisposizione genetica allo sviluppo della BPCO. L’esempio paradigmatico è rappresentato dalla carenza della produzione di un enzima, denominato alfa uno antitripsina, che ci protegge dall’azione lesiva di enzimi definiti “proteolitici” che tendono a distruggere il polmone. La presenza di tale deficit si appalesa con un quadro diffuso di enfisema polmonare già in età giovanile. 

Segni e sintomi

I pazienti affetti da BPCO presentano tosse produttiva (soprattutto al mattino) che persiste per almeno tre mesi l’anno per due anni consecutivi, sintomi spesso sottovalutati dai pazienti e dagli stessi medici in quanto considerati associati allo status di “fumatore”. A questi sintomi può associarsi con vario grado di espressione intolleranza all’esercizio fisico con comparsa di “fame d’aria” o tecnicamente “dispnea” anche dopo sforzi di lieve entità (salire una rampa di scale, fare la spesa, eseguire le faccende domestiche). Purtroppo la dispnea può presentarsi tardivamente in quanto lo stile di vita moderno ci porta a eseguire sempre meno esercizio fisico, utilizzando sistemici meccanici di trasporto (ascensore, automobile, mezzi pubblici) ed è una sensazione soggettiva influenzata da fattori psicologici ed emotivi che possono condizionarne l’espressione. In genere la dispnea sotto sforzo si presenta quando il paziente BPCO ha già perso metà o più della funzione polmonare.

Riacutizzazioni

La BPCO, come si è detto, è una malattia cronica ma purtroppo vive di momenti di rapido peggioramento clinico-funzionale, definiti come “riacutizzazioni”. Tali eventi sono legati, per la maggior parte dei casi,  ad infezioni virali e/o batteriche che, se non opportunamente riconosciute e trattate, portano ad un ulteriore danno funzionale, ad un peggioramento della qualità della vita  e un aumento della mortalità generale. La riacutizzazione di BPCO può essere definita dalla presenza di un peggioramento sostenuto dei sintomi (aumento della dispnea, variazione del colore dell’espettorato da bianco a giallastro e/o verdastro) rispetto alle condizioni di stabilità clinica, oltre le normali variazioni inter-giornaliere, che richiede modificazioni terapeutiche. Per sottolineare l’importanza delle riacutizzazioni nella storia naturale della malattia si è tentato di coniare il termine di “attacchi polmonari” infatti ogni evento acuto non passa senza lasciare traccia. La riacutizzazione di BPCO potrebbe essere paragonata all’infarto del cuore a sottolineare il danno permanente che questa può dare e la necessità di una prevenzione e trattamento tempestivo ed efficace. Esistono, inoltre, un sottogruppo di  pazienti BPCO che tendono a riacutizzare frequentemente (più di due volta durante un anno) con prognosi peggiore e necessità di un approccio intensivo. Essendo la definizione di riacutizzazione prettamente basata sui sintomi riferiti dal paziente, non essendo disponibili allo stato attuale marcatori in grado di identificarle con certezza, spesso questi eventi non vengono riconosciuti e adeguatamente trattati. 

 

Quando rivolgersi al medico

I pazienti fumatori e/o esposti a noti fattori di rischio ambientale (ad esempio vivono o lavorano in città o luoghi particolarmente inquinati) che presentano sintomi quali tosse con espettorato e/o fame d’aria dopo esercizio fisico dovrebbero rivolgersi al proprio medico al fine di eseguire un esame di funzione respiratoria (spirometria). I pazienti con diagnosi nota di BPCO dovrebbero recarsi dal medico per stabilire un percorso di monitoraggio al fine di limitare l’evoluzione della malattia garantendo un ottimale qualità della vita. Tale percorso va personalizzato nel singolo paziente al fine di ottenere il massimo risultato. In presenza di una rapida variazione dei sintomi quali tosse ed espettorato con aumento della sua quantità e variazione del suo colore o in presenza di un rapido peggioramento della dispnea è necessario contattare immediatamente il medico al fine di diagnosticare uno stato di riacutizzazione che va prontamente gestito al fine di contenere il più possibile i danni da questa provocati.

Diagnosi e controlli successivi

La diagnosi di BPCO viene sospettata clinicamente ma confermata mediante un esame di funzionalità respiratoria. La spirometria “semplice”, esame funzionale di primo livello, è un esame non invasivo, ripetibile, privo di gravi controindicazioni che consente di effettuare una diagnosi certa di BPCO e di stabilirne il grado di severità ai fine di iniziare un corretto trattamento. In genere la spirometria nella diagnosi e stadiazione della BPCO andrebbe eseguito prima e dopo somministrazione di un farmaco broncodilatatore (salbutamolo). In presenza di un’alterazione alla spirometria semplice le indagini funzionali andrebbero approfondite mediante una spirometria definita “globale” in quanto consente di valutare in maniera più completa la funzione respiratoria determinando tutti i volumi polmonari. Infine il test di “diffusione al CO” (monossido di carbonio) consente di valutare la presenza e l’entità dell’enfisema polmonare. In genere è lo specialista pneumologo che richiede indagini funzionali di II livello ma è il medico di medicina generale a porre il sospetto clinico di BPCO ed inviare il paziente ad un centro specialistico.

 

Terapia e trattamento

La BPCO viene definita dalle principali società europea ed americana di malattie respiratorie come una malattia prevenibile e trattabile. Gli obiettivi del trattamento, una volta posta la diagnosi, sono quelli di ridurre i sintomi, migliorare la tolleranza all’esercizio fisico e migliorare lo stato di salute generale. Ulteriori e fondamentali obiettivi di un trattamento efficace sono rappresentati dalla riduzione del rischio futuro prevenendo la progressione della malattia e questo lo si può fare incidendo significativamente sul numero e l’entità delle riacutizzazioni con il fine ultimo di ridurre la mortalità per tutte le cause. La terapia oggi disponibile per la malattia viene effettuata prevalentemente per via inalatoria attraverso farmaci che agiscono direttamente sul sito bersaglio, il polmone, riducendo al minimo gli effetti collaterali a livello di altri organi ed apparati. I farmaci cardine del trattamento a lungo termine della BPCO sono rappresentati dai farmaci broncodilatatori che possono essere utilizzati una o più volte al giorno (a seconda della molecola utilizzata e delle necessità del singolo paziente) e che sono in grado di agire significativamente sulla sintomatologia della malattia ed in particolare sulla dispnea e la tolleranza all’esercizio fisico. In presenza di frequenti riacutizzazioni in genere viene associata una terapia antinfiammatoria, a base di cortisonici, sempre per via inalatoria o è possibile aggiungere i farmaci cosiddetti “inibitori delle fosfodiesterasi” in grado di agire in particolare nei pazienti frequenti riacutizzatori. Il principale problema del trattamento dei pazienti BPCO è rappresentato dalla non aderenza al trattamento. Più della metà dei pazienti a cui viene prescritta una terapia inalatoria non la assume o la sospende poco dopo l’inizio. Campagne mirate alla corretta educazione dei pazienti BPCO al trattamento cronico è necessaria ed auspicabile se si vuole realmente ridurre l’enorme impatto economico e sociale che questa malattia determina. Particolare attenzione va rivolta al corretto utilizzo dei farmaci per via inalatoria. Esistono in commercio numerosi dispositivi in grado di veicolare i farmaci all’interno dell’apparato respiratorio ed i pazienti vanno costantemente sorvegliati sul corretto utilizzo di questi dispositivi. Frequenti sono gli errori commessi e quindi la conseguente assenza di benefici attesi con facile sospensione del trattamento prescritto. 

Riabilitazione

La riabilitazione respiratoria nei pazienti BPCO è un intervento non farmacologico che può interrompere il circolo vizioso che indotto dalla dispnea conduce alla perdita di forza fisica e massa muscolare conseguente alla scarsa mobilità dei pazienti affetti. Si tratta di un intervento multidisciplinare rivolto ai pazienti BPCO con riduzione delle attività della vita quotidiana. Tale percorso riabilitativo andrebbe proposto ai pazienti BPCO, soprattutto negli stadi funzionali avanzati,  in quanto si è dimostrato in grado di migliorare significativamente la qualità della vita.

Prevenzione

Importanti obiettivi per prevenire l’insorgenza e l’evoluzione della BPCO sono la riduzione dell’esposizione complessiva al fumo di tabacco, alle polveri in ambito professionale, all’inquinamento degli ambienti interni ed esterni.  La sospensione dell’abitudine tabagica è considerata, nella maggior parte delle persone, l’intervento più efficace ed economicamente più vantaggioso per ridurre il rischio di sviluppare la BPCO ed arrestarne la progressione.  Un breve trattamento per la dipendenza dall’abitudine tabagica è efficace e dovrebbe essere almeno proposto ad ogni fumatore. Le attività di cessazione del fumo di tabacco ed i supporti per l’implementazione di queste attività dovrebbero essere integrate nel sistema sanitario nazionale. L’evoluzione di molti disturbi respiratori che insorgono in ambito professionale possono essere limitati o controllati avvalendosi di varie strategie volte a ridurre la quantità di particelle o gas inalati. Nell’ambito dei pazienti già diagnosticati come BPCO è fondamentale attuare programmi terapeutici e riabilitativi volti alla riduzione fino alla scomparsa delle riacutizzazioni della malattia. Molti farmaci si sono dimostrati in grado di ridurre il numero e l’entità delle riacutizzazioni se costantemente e correttamente assunti. Anche la vaccinazione antinfluenzale e antipneumococcica vanno consigliate ai pazienti BPCO per ridurre le riacutizzazioni gravi causate da questi agenti infettivi stagionali.

 

BIBLIOGRAFIA

  1. G.Girbino, P.Ruggeri. Bronchite cronica, BPCO ed Enfisema Polmonare. In: Allegra L., Blasi F., Canonica G.W., Centanni S., Girbino G. Malattie Respiratorie: l’essenziale. ISBN: 9788821430299 Elsevier. Settembre 2008 (pp.39-67)
  2. G.Girbino, P. Ruggeri. (2002). Malattie Professionali del polmone. In: LUCIO CASALI. Manuale di malattie dell’apparato respiratorio. (vol. 1, pp. 327-341). ISBN: 8821425207. ITALIA: Masson (ITALY).
  3. G.Girbino, P.Ruggeri. (2003). Le Pneumopatie da fattori ambientali. In: G.GIRBINO, P.RUGGERI. Medicina Clinica – Basi Biologiche Diagnostica Terapia. (vol. 6, pp. 1-36). ISBN: 88-7110-070-0. TORINO: Edizioni Medico Scientifiche (ITALY).
Data pubblicazione: 10 dicembre 2015

Questo articolo fa parte dello Speciale Salute Respiro 

Autore

paolo.ruggeri
Dr. Paolo Ruggeri Pneumologo

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1998 presso Università degli Studi di Messina.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Messina tesserino n° 8134.

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