La menopausa è una malattia???

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Dr. Salvo Catania Oncologo, Chirurgo generale, Senologo

La menopausa è una malattia? Rischi e vantaggi delle terapie e alternative naturali.

La menopausa è un cambiamento naturale e non una malattia da combattere in tutti i casi con i farmaci. Purtroppo ogni giorno nella nostra attività oncologica dobbiamo confrontarci con una sottovalutazione dei rischi reali che i farmaci in uso comportano e soprattutto con i vantaggi, molti dei quali inesistenti, che la pubblicità farmaceutica interessata lascia intendere.

  

Rischi

Le opinioni sono diverse. Sul rischio del cancro della mammella, l’opinione appoggiata da molta pubblicità di parte, sostiene che il rischio non sarebbe provato, perché a fronte di molti studi che lo provano altri non lo provano o addirittura trovano una protezione. Una visione critica degli studi rivela però che quelli migliori sono quelli che evidenziano un certo rischio, soprattutto per trattamenti prolungati, tanto da potersi stabilire in linea di massima un rischio del 2-3% per anno dopo 5 anni di uso (!!).
Alcuni studi sono recentissimi http://www.senosalvo.com/attualita_intro2010.htm#51 per approfondimenti http://jama.ama-assn.org/cgi/content/abstract/304/15/1684

 

Vantaggi presunti

Oltre ai disturbi della menopausa l’indicazione di questi farmaci, che contengono ormoni sessuali simili a quelli prodotti dall’ovaio sino alla menopausa, è la prevenzione dell’osteoporosi, quell’indebolimento delle ossa che rende facili le fratture nelle persone anziane. Che gli estrogeni siano in grado di prevenire l’instaurarsi di un grave osteoporosi è ben documentato, ma non è detto che debba venire a tutti l’osteoporosi nel senso che si può prevenire non farmacologicamente. Si sa da sempre che il modo migliore per prevenire la debolezza delle ossa è di usarle, queste benedette ossa, usando meno macchina e televisione, camminando, andando in montagna, o facendo giardino, che farebbe bene alla pressione oltre che allo spirito, come le usavano le nostre bisnonne.

A meno che non preferiamo la scorciatoia dello spirito in pillole che ci propone l’industria del consumismo farmaceutico. Si sa che le donne trattate con estrogeni si ammalano meno di malattie cardiovascolari, ma c’è il sospetto fondato che non siano veramente gli estrogeni a prevenire queste malattie, ma il diverso stile di vita di chi le assume. Tant’è che il più grande studio (il WHI, Women Health Iniziative) ha poi dimostrato, dopo che ci avevano convinti del contrario, che il trattamento ormonale in menopausa NON protegge il cuore e aumenta il rischio del cancro alla mammella.

 

E allora che fare? Ci sono alternative ai farmaci?

L’abbiamo voluto chiedere ad un epidemiologo di fama Internazionale FRANCO BERRINO, che dirige il Dipartimento di Medicina Preventiva e Predittiva dell’Istituto dei Tumori di Milano che ha promosso lo sviluppo dei registri tumori in Italia. Inoltre ha promosso grandi studi per indagare il rapporto tra stile alimentare, livelli ormonali e successiva incidenza del cancro e sperimentazione sullo stile di vita per prevenire l’incidenza del cancro al seno e delle sue recidive. Ho conosciuto Franco Berrino nella mia quasi decennale frequenza all’Istituto dei Tumori di Milano, ma soprattutto perché ho collaborato con lui con il primo studio Diana 1(*) e perché entrambi facciamo parte del comitato scientifico di ATTIVECOMEPRIMA (*) sperimentato con successo nel 1996, aveva lo scopo di verificare la riduzione con la dieta di alti livelli di ormoni sessuali che caratterizzano le donne ad alto rischio di sviluppare un tumore mammario. Attualmente si è arrivati ad un fase Diana 5 con l’arruolamento di 2000 donne operate di carcinoma mammario, per rispondere al quesito: possono migliorare le loro prospettive di guarigione adottando uno stile di vita naturale?

Le premesse ci sono tutte: http://www.comune.milano.it/portale/wps/portal/CDM?WCM_GLOBAL_CONTEXT=/wps/wcm/connect/ContentLibrary/giornale/giornale/tutte+le+notizie/salute/salute_diana_5 

Data pubblicazione: 07 dicembre 2010 Ultimo aggiornamento: 07 aprile 2015

4 commenti

#1
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

LA MENOPAUSA SI PREDICE CON UN NUOVO TEST ORMONALE

E' possibile stimare l'eta' della menopausa dosando i livelli di ormone anti-Mulleriano (AMH) nel sangue. Ne da' notizia il Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism, che ha pubblicato uno studio condotto dai ricercatori dell'University Medical Center di Utrecht (Paesi Bassi). Monitorando per undici anni i livelli sanguigni di AMH in 257 donne gli autori dello studio hanno elaborato un modello per predire l'eta' in cui una donna entrera' in menopausa. ''Spesso le donne posticipano una gravidanza finche' non hanno raggiunto una stabilita' lavorativa'', spiegano gli autori dello studio. ''Tuttavia, cosi' facendo potrebbero incontrare, poi, difficolta' a rimanere incinte. Percio' per una donna puo' essere molto utile sapere fino a che eta' sara' fertile''.

#2
Dr. Salvo Catania
Dr. Salvo Catania

Postmenopausa, dati italiani sul rischio di frattura

Primi dati italiani su combinazione di densità minerale ossea, età e fattori di rischio clinici sulla stratificazione del rischio fratturativo nelle donne in postmenopausa, usando l'algoritmo Frax. Lo studio retrospettivo, coordinato da Mario Pedrazzoni del dipartimento di Medicina interna e Scienze biomediche dell'università di Parma, ha coinvolto, nel periodo 2001-02, 9.586 donne (età media: 64,1 anni) esaminate in tre centri del Nord Italia specializzati nella gestione delle pazienti con osteoporosi. Il rischio di fratture osteoporotiche (colonna vertebrale, anca, avambraccio e omero) e dell'anca è stato stimato utilizzando la versione online dell'algoritmo Frax adattata all'Italia. Il rischio mediano a 10 anni di frattura osteoporotica è stato del 7,5% e dell'1,7% per la frattura dell'anca. Una paziente su quattro aveva un rischio a 10 anni =/>12,1% per frattura osteoporotica e =/>4,1% per frattura dell'anca. Il rischio mediano di frattura a 10 anni è aumentato in relazione al numero di fattori di rischio clinici prevalenti validati internazionalmente (storia di fratture per fragilità ossea, familiarità per frattura dell'anca, abitudine al fumo). Per le fratture osteoporotiche maggiori il rischio fratturativo è aumentato da 6,3% a 10,9%, 21,4% e 40,9% con, rispettivamente, 1, 2 e 3 fattori di rischio clinici prevalenti. Per quanto riguarda le fratture dell'anca, il dato corrispondente è stato di 1,3%, 2,7%, 7,0% e 21,9%, nell'ordine. Tuttavia, va segnalato che in 2 donne su 3 non era presente alcuno dei fattori di rischio clinici considerati e la valutazione del rischio è stata limitata ad età e densità minerale ossea. I risultati emersi, sottolineano gli autori dello studio, sono un utile punto di partenza per definire i criteri per l'applicazione di Frax in Italia.

J Endocrinol Invest, 2011 Jul 12

#4
Dr.ssa Angela Pileci
Dr.ssa Angela Pileci

E' molto interessante questo post per due ragioni:

1. Non patologizzare una condizione del tutto fisiologica ma che , soprattutto attraverso i media, rende insicure anche da un punto di vista psicologico molte donne.
D'altra parte, nella società frenetica e ansiogena in cui viviamo, anche l'adolescenza è purtroppo quasi promossa a malattia...

2. Interessantissimo poter sapere con precisione fino a che età si è fertili

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