Il cavallo, ovvero, de la Psicoterapia

giorgia.digiacomo
Dr.ssa Giorgia Di Giacomo Psicologo, Psicoterapeuta

Psicoterapia: non è molto semplice spiegare questa parola perché si riesce a comprenderla veramente quando si vive un processo o un percorso terapeutico, però ci provo lo stesso e lo faccio raccontando una storiella che meglio di tante parole, almeno spero, riuscirà a centrare l’obiettivo. Il titolo di questa storiella è “Il cavallo” ed è tratta dal libro Phoenix di Gordon e Meyers-Anderson: “ Un giorno stavo tornando a casa da scuola quando un cavallo che era scappato, con le redini sulla groppa, superò un gruppo di noi ed entrò nel campo di un contadino alla ricerca di un po’ d’acqua da bere. Sudava abbondantemente e il contadino non l’aveva visto, cosicchè lo catturammo noi. Io saltai in groppa al cavallo e, visto che aveva le briglie, presi in mano le redini e dissi: “Hop! Hop!”, indirizzandolo verso la strada. Sapevo che il cavallo avrebbe girato nella direzione giusta. Io non lo sapevo qual era la direzione giusta. E il cavallo si mise a trottare e a galoppare lungo la strada. Ogni tanto si scordava di essere sulla strada e si buttava in qualche campo, allora io gli davo una scrollatina e richiamavo la sua attenzione sul fatto che era sulla strada che doveva stare. E, alla fine, a circa sei km da dove gli ero salito in groppa, si infilò nel recinto di una fattoria e il contadino disse: “Dunque è così che è tornato quello scemo. Ma dove l’hai trovato?” e io dissi “A circa sei km da qui”. “ E come hai fatto a sapere che dovevi venire qui?”. “ Io non lo sapevo”, risposi, “lo sapeva il CAVALLO. Io non ho fatto altro che mantenere la sua attenzione sulla strada”. Questa storiella che M. Erickson usa per poi dire “ecco, secondo me è così che si fa in psicoterapia”, ci spiega bene quello nasconde questa parola. Infatti, sempre per seguire Erickson, i nostri guai vengono dalle cose che sappiamo, ma che non sappiamo di sapere. Il lavoro del terapeuta è allora quello di dare ai pazienti una situazione in cui essi possano scoprirle, facendo in modo tale che essi tengano la loro attenzione sulla strada, come l’uomo per il cavallo. Personalmente, quando penso alla parola psicoterapia mi viene in mente un cubo e mi piace immaginare il mio lavoro come un luogo dove la persona porta il proprio cubo, fatto di tante facce (tutte colorate o tutte nere o miste!) del quale, però, riesce a vedere solo una faccia. Così, quando la persona metterà all’interno della relazione terapeutica il suo cubo, scoprirà che di quel cubo esistono altre facce! Ed è proprio così: la psicoterapia è una terapia psicologica circolare, un’arte nella quale due presenze umane si incontrano per collaborare verso obiettivi di cambiamento.

Data pubblicazione: 29 maggio 2011

Per aggiungere il tuo commento esegui il login

Non hai un account? Registrati ora gratuitamente!