L'istinto del lupo

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Dr. Antonio Vita Psicologo, Psicoterapeuta

Si espongono dei tratti caratteristici dell'"istinto del lupo". Si fa riferimento alle paure che insorgono dalle sue descrizioni e luoghi comuni. Si passa a descrivere la sua selvaggia natura e le versioni contrapposte che scaturiscono da altre rappresentazioni. Si parla del lupo come appare nelle fiabe classiche, nei sogni, nella letteratura psicologica, nelle dicerie sui licantropi. Si termina con il rapporto del lupo con l'ambiente, la conservazione della wildlife e a quello che potrebbe succedere se i lupi dovessero essere costretti a migrare dai nostri monti per altri luoghi più accoglienti

Introduzione 

Ogni gruppo umano individua un elemento pericoloso e nocivo che di solito è una “cosa” sconosciuta o ammantata di mistero, spesso è un animale dannoso e infido. Questo soggetto è portatore, secondo l’immaginario collettivo, di caratteristiche di crudeltà e di terrore. Spesso si tratta di un animale che ha un carattere selvaggio, un aspetto crudele, delle pulsioni irrefrenabili tali da spingerlo ad attentare alla vita degli uomini e a minacciarne l’incolumità. L’animale può anche mettere in pericolo la salute psichica dell’uomo, e questo desta ancora più paura e angoscia nelle persone.

Di solito è un animale noto, che vive nelle vicinanze del gruppo, ma che si nasconde. Può irrompere rapidamente tra la popolazione, portando distruzione e lutto.

L’animale rappresenta qualcosa di misterioso, crudele, iroso, forte. La paura della sua violenza è smisurata perché è un essere pericoloso, spesso misterioso e notturno. Vive nascosto, circondato dal buio. La sua forza e il suo ardire sono sorprendenti, per scampare alla sua ferocia, gli uomini o si nascondono o frappongono barriere e steccati.

 

Un animale con due “anime”

Da noi questo animale è il LUPO, di cui abbiamo paura, perché è pericoloso per la nostra vita.

Gli uomini lo ritengono un animale feroce e divoratore, ma anche simbolo di astuzia, di energia, di potenza e di salute fisica.

Se del lupo maschio è proverbiale la voracità, della femmina sono note e risapute la voracità sessuale, la passione smodata, l’insano desiderio.

La lupa è anche pericolosa e nella Divina Commedia appare una delle belve che ostruiscono il passaggio e bloccano il cammino di Dante.

 

Nell’antica Roma, invece, la Lupa si rivestì di simboli diversi: la lupa nutrì Romolo e Remo, provvedendo alla loro sopravvivenza e alla loro crescita. La lupa divenne il simbolo della città eterna.

Clarissa Pinkòla, una straordinaria analista junghiana e studiosa di etnologia, autrice di molte pubblicazioni tra cui del libro “Donne che corrono coi lupi”, fa, della lupa, l’espressione di una natura selvaggia sepolta nel cuore di ogni donna, con caratteristiche di impeto, forza, energia psichica e intuizione: elementi che sono espressioni di un carattere fiero, altero e inviolabile, motivi che ogni donna dovrebbe ritrovare in sé e portare alla luce. Il libro è una specie di Bibbia che ha accompagnato spesso la crescita e lo sviluppo di molte ragazze e donne, aprendo il loro animo ad aspetti di autodeterminazione, di autonomia, di liberazione e di trasformazione psichica.

Pertanto, vicino ad aspetti negativi e pericolosi, di solito questo animale si ammanta di altri tratti distintivi e diversi, a volte contrari e contrapposti. In certe situazioni diventa fonte di luce e di energia.

Anche nelle Mitologie di molti popoli il lupo è doppiamente rappresentato, in maniera quasi speculare: un’entità forte e temibile che incombe nella vita della collettività e che bisogna tenere a bada in qualsiasi modo, e in altri contesti l’espressione di astuzia, di intuizione, di forza e vigoria.

 

Il lupo nelle fiabe

Tra le fiabe italiane, sia quelle di tradizione popolare sia quelle scritte da autori famosi (come il Perrault) che comunque hanno attinto alla tradizione, celeberrima è la fiaba di Cappuccetto Rosso. Qui Il Lupo è un soggetto cattivo, predatore, divoratore e subdolo. La fiaba peraltro contiene toni e caratteristiche sia di violenza, sia di cannibalismo.

Da questa sua originaria apparizione sulla scena dei racconti di fiabe, il lupo è sempre stato rappresentato come un animale nascosto, lunare, che incarna la ferocia, la brutalità, la voracità.

Ma sia in Disney, che pur ne diede illustrazioni minacciose, ma in parte anche buffe e ridicole, sia in alcuni film dove appare meno ferino, ma accorto e curioso, come in “Balla con i lupi”, la sua rappresentazione è duplice e controversa e permette anche di ristudiarne l’interna natura e di ripensarlo come animale selvaggio, a volte persino simpatico e comunque meno ferino e meno cattivo: tra il tragico e il comico.

Noi l’abbiamo dipinto ai nostri figli e nipoti con caratteristiche negative, e abbiamo inculcato nelle loro menti e nella loro immaginazione una figura losca, pericolosa per gli uomini, funesta per la vita di tutti.

La descrizione, quindi, risalente alla tradizione lo delinea con attributi che sono quelli della voracità e della crudeltà.

Ma i nostri bambini vivono molto lontani dai luoghi dove i lupi sono rintanati. I nostri figli e nipoti vivono in amene colline o in pianure, in città o in paesi splendidi, lontanissimi dalle montagne. In montagna i nostri bambini ci vanno d’estate, quando tutta la vegetazione è lussureggiante e rigogliosa, quando le nostre montagne si rivestono di verde e di fiori bellissimi che non si possono raccogliere e portare via, straordinariamente affascinanti e incantevoli. L’esperienza del lupo predatore di capre e pecore e pericoloso per gli uomini è molto lontana sia dalla loro vita sia dalla loro immaginazione. Sia per opera di Disney, sia per qualche splendido film, nella loro mente si delinea una figura ambivalente: alla figura riportata nei nostri racconti di genitori o di nonni si contrappone una figura del lupo meno violenta, meno selvaggia e meno predatoria.

Il racconto su San Francesco d’Assisi che ammansisce il lupo di Gubbio (anche  se sembra che questo racconto sia simbolico e abbia narrato la vita di un signore molto violento e cattivo, quasi come un lupo, che faceva del male alla povera gente) aiuta anch’esso il bambino a riflettere su un aspetto del lupo più benevolo e clemente.

 

Il lupo e i licantropi

Torniamo però anche a racconti terrificanti, come quello dei “licantropi”, personaggi leggendari, che manifestano la loro tendenza lupesca quando c’è il plenilunio. I bambini sono turbati da questi racconti e spesso tremano di paura, quando narriamo, sbagliando, che uomini malati manifestano la loro infermità nelle notti serene, specie d’inverno, quando in cielo splende la luna piena. Si sentono, continua l’immaginario racconto, in quelle rare notti, dei latrati che assomigliano tanto a quelli dei cani, ma sono ancora più disumani, si diffondono nell’aria di collina in collina, di valle in valle, e i bambini rabbrividiscono ad ascoltarne le descrizioni.

E se non li sentono veramente, influenzati dai racconti, i bambini immaginano nella loro fertile e ricca mente, che lontano ci sono lupi che abbaiano, selvaggi e ringhiosi. Gli adulti non smettono mai di raccontare ai piccoli delle fiabe raccapriccianti, anche con accenti declamatori che alimentano l’angoscia di cose sconosciute e spaventose. La necessità di essere bravi genitori e saggi nonni non va mai trascurata!

Tutto ciò va a ingrandire sia l’immaginario collettivo infantile, sia il contenuto dei sogni.

 

Il lupo nei sogni

Una bambina di 4 anni e mezzo fece il seguente sogno, che traggo dal libro “Diventare nonni è un evento straordinario”. L’abuso del racconto di questo sogno che ho riproposto in vari contesti è dato dal fatto che non sempre si riesce a trovare un sogno così completo, con una struttura così organica, suddiviso nei quattro principali momenti, come i tempi di una sinfonia, e per di più un sogno che gli analisti considerano archetipico. Ecco il sogno.

- È notte, il paese è immerso nel sonno, c’è la luna piena che splende nel cielo.

- Per le strade del borgo va in giro un lupo grosso e cattivo che mangia tutti, grandi e bambini… Io sto nel mio lettino, sono presa dal batticuore e tremo…da lontano vengono le grida di bambini pieni di paura e di timore ….

- A un certo momento sento bussare forte alla mia porta, mi alzo, apro e mi affaccio. È lì c’è il lupo con la bocca spalancata…. vuole divorarmi…

- Quando…   …quando il Sole sorge e con i suoi raggi caldi e luminosi uccide il lupo cattivo.[1]

 

In questo sogno, il lupo si manifesta in tutta la sua natura selvaggia. Dopo la descrizione del paesaggio quasi spettrale, delle stradine e degli angoli del paese quasi deserti, dopo un eccidio da far rabbrividire, al culmine di un terrore crescente, mentre la bambina sta avvertendo l’approssimarsi di una spaventosa fine, arriva l’elemento salvifico che è il sole, e che distrugge il lupo disgregandolo con la sua luce calda e luminosa.

È un sogno archetipico perché ha un carattere superindividuale, qualsiasi bambino avrebbe potuto farlo. In fondo una bambina di quattro anni e mezzo, inconsapevolmente, ci racconta la vittoria della luce sulle tenebre, del bene sul male, del dissolvimento dell’angoscia di essere divorata dalla “cosa” e della sua magica liberazione, del ritrovato equilibrio psichico, della sua salvezza.

C’è un sollievo nell’animo che sostituisce la paura e la sofferenza.

Il sogno archetipico si ammanta di numinosità. L’archetipo è sempre numinoso e spesso terribile. Numinoso perché deriva da “numen”, e il numen è sempre lucente, il suo splendore è tale anche nella notte, la sua luminosità ha il sopravvento sia sul drammatico racconto, sia sull’angoscia che esso suscita. L’archetipo attrae perché ha fascino, che è anche seduzione e incanto.

La bambina è precisa nella sua narrazione e nell’esporla, con affanno si libera dall’inquietudine e dalla paura, e ritrova fiducia e serenità.

I benefici dei sogni raccontati o descritti o illustrati sono inenarrabili. In particolar modo sono importanti per la vita psichica del soggetto questi tipi di sogni che vanno al di là di un dramma personale o di inquietudini private e diventano storie che appartengono ad una collettività. Raccontare il sogno è un modo per esorcizzarlo. La narrazione provoca una funzione catartica, purificatrice, liberatoria.

In altre situazioni, l’atteggiamento dei bambini si modifica, a e volte anche quello degli adulti.Infatti, dopo qualche anno dal sogno avemmo modo di vedere due lupi nel Parco Nazionale del Gran Sasso, al di là di una rete protettiva. Nacque in me un’emozione nel cogliere negli occhi dei due lupi, forse per effetto della suggestione, un “sguardo” di solitudine e di fastidio per essere oggetti di continua e quotidiana curiosità da parte di visitatori, alcuni dei quali non lesinavano offese e anatemi nei loro confronti. Nella bimba si manifestò un senso di  curiosità e di simpatia per quei due lupi affamati, scherniti e oltraggiati dagli “spettatori”.

 

Il lupo nella letteratura psicologica

Ci sono altri racconti che narrano della voracità del lupo. L’analista e studiosa junghiana Marie Louise Von Franz dice che il lupo “impersona il desiderio indifferenziato di divorare tutto e tutti”. Penso che ciò sia caratteristico anche di soggetti che non placano la loro pulsione di “avere, di possedere e divorare”. Sono soggetti ringhianti, insoddisfatti di tutto, avidi di avere e di possedere. In fondo, quel lupo che è in loro, non tace e non si acquieta, ma porta il soggetto all’esasperato impulso del divorare. Sono aggressivi, bellicosi e famelici. E sono distruttivi.

Il pensiero va al tipico atteggiamento del “soggetto orale” che Freud considera bloccato nella prima fase dello sviluppo sessuale, la fase ”orale”.

 

È probabile che la bambina, il bambino, l’uomo o la donna, inconsciamente abbiano paura del lupo che alberga dentro il loro animo o la loro anima, abbiano paura che quell’elemento psichico possa prendere il sopravvento sui propri sentimenti e sui propri lati buoni. Infatti, gli aspetti dell’Ombra vengono in particolar modo sentiti anche dai bambini. Essi sono l’espressione di elementi deteriori, quelli più perniciosi e sgradevoli, che cercano di appropriarsi dell’animo, che generano effetti nocivi e disastrosi nella psiche.All’Ombra guardiamo sempre con sospetto, essa è la parte meno accettata di Sé, è la parte cui vorremmo pensare di meno. Lì ci sono ammassate paure ataviche, nascoste, che comunque si rivelano nei sogni. Nell’Ombra si addensano fantasmi che ci riportano ad una vita sregolata, opprimente, sgradevole. Con l’Ombra ognuno dove sempre fare i conti. Il Lupo può rappresentare questa parte della nostra Psiche più profonda. Certamente non è un animale feroce al pari di altri, però è un animale notturno, astuto e che si avventa sulla preda in modo subdolo e ingannatore. Così come si avventano su noi, in alcuni momenti della nostra vita, pensieri e sentimenti negativi che ci inquinano e ci contaminano l’anima.

 

Per altri versi, la voracità del lupo simboleggia anche la sete di sapere che dovrebbe essere presente in molti studenti e che la scuola dovrebbe alimentare in tutti gli alunni.

 

Il lupo e la conservazione della wildlife  

Per una condivisione del territorio tra uomini e lupi, occorre ricordare che l’uomo non potrà mai pretendere di addomesticare il lupo. Significherebbe togliere in lui l’istinto, peraltro evento del tutto impossibile. Se l’istinto è la forza specifica che lo fa essere al mondo, come si può pensare che il lupo riesca a fare a meno della sua vera natura?

Sta all’uomo saper suddividere il territorio e lasciare spazio al lupo. L’uomo potrà porre barriere e confini per evitare l’irrompere dei lupi e per delimitare il loro territorio. Non è vero che le barriere non devono esserci. Ci sono tante barriere psicologiche che abbiamo posto in tanti millenni che non abbiamo idea. Eppure riusciamo a vivere, a bypassarle, a conviverci, a superarle.

Si potrà vivere vicini, ma ognuno nel proprio ambiente.

Il lupo dà una connotazione di eccellenza ai nostri monti, che siano quelli del Trentino o quelli dei Sibillini. Conferiscono a questi luoghi un elemento di nobiltà, di aristocratica presenza. La sua presenza è mitica. Se i lupi migreranno, il territorio s’impoverirà, e non sarà più lo stesso. La natura come ambiente vissuto e popolato subirà una mutilazione.

 

Pochi anni fa i giornali riportarono questa notizia. Un gruppo di renne mise in fuga alcuni lupi che dopo averne abbattuta una e divorata per metà, volevano trascinarne via quello che restava. Intervennero le renne superstiti, che pascolavano poco lontano, che si gettarono sui lupi mettendoli in fuga. Le renne quella volta fecero uso delle loro corna appuntite ed affilate.

L’istinto di conservazione delle renne prevalse sull’istinto predatorio dei lupi. È la natura che si erge ad arbitra tra le diverse specie e le loro contese. È la circostanza, unitamente al luogo e alla situazione, a determinare l’improvvisa e temporanea mutazione dell’istinto. Il senso del limite fece indietreggiare i lupi e rinunciare all’azione predatoria che poteva essere nociva e punitiva per loro. I lupi avevano notato la determinazione delle renne assai più numerose, avevano valutato istintivamente l’impossibilità di conseguire la vittoria, e fu cosa “saggia” per loro abbandonare la preda abbattuta e la scena del crimine… precipitosamente!   

C’è spazio per tutti nei nostri monti...

 

 

Altre note

Alla bambina, ora donna e madre, che fece e raccontò il sogno.

Questo scritto è stato ideato dopo un’intervista rilasciata a una giovane ricercatrice, studiosa ed esperta della Comunicazione della Scienza.  

 

Breve bibliografia

  • Carotenuto A., “Il fascino discreto dell'orrore”, Milano, Bompiani, 1997
  • Freud S. “Introduzione alla psicoanalisi” Boringhieri edit.
  • Jung C.G. “Gli archetipi” Boringhieri
  • Pinkola Clarissa, “Donne che corrono coi lupi” edito da Frassinelli
  • Trevi M., Romano A., “Studi sull’Ombra”,  Cortina edit.
  • Vita A. –Daniele D.  “Diventare nonni è un evento straordinario” Psiconline.it edit.
  • Von Franz M.L. “Le fiabe interpretate”,  Bollati Boringhieri edit.

 

 

[1] Il sogno fu raccontato con altre parole, e con un turbamento notevole: ritengo che, riportandolo con termini diversi, non ne abbia snaturato né il senso né il significato.
Data pubblicazione: 29 novembre 2014

Autore

a.vita
Dr. Antonio Vita Psicologo, Psicoterapeuta

Laureato in Psicologia nel 1966 presso Univ. Urbino in Pedagogia.
Iscritto all'Ordine degli Psicologi della Regione Marche tesserino n° 200.

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