Amputare l'arto è semplice e conveniente

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Dr. Raffaele Prudenzano Radiologo interventista, Radiologo, Angiologo

Al contrario conservare un arto diabetico "neuro-ischemico" è complesso e richiede un approccio multidisciplinare Chirurgico Vascolare, Radiologico Interventstico, Dermatologico, Chirurgico Plastico, Podologico ecc., con impegno e perseveranza di controlli nel follow-up.

Amputare invece conviene anche da un punto di vista DGR e oltretutto è abbastanza semplice e non richiede grosse gestioni multidisciplinari.

Ovviamente tutto ciò è provocatorio e rischio l'oscuramento del bolg ma dovevo sottolineare questo aspetto perchè la "rete è di tutti".

 

Sono appena finiti i lavori congressuali di:

http://www.pegasocongressi.it/upload/docs/Evento_yak-2%20is%20megl%20che%201.pdf

ed è emerso un dato sconcertante: nel Sud Italia nel dossier almeno del 50% degli amputati non vi è alcuna documentazione angiografica o ecodoppler precedente, in pratica si amputa e basta nella metà dei casi e nell'altra metà spesso non si tenta alcuna rivascolarizzazione distale.

 

Lasciando peredere i casi più eclatanti di amputazioni eseguite in urgenza per rischio di setticemia, tutti gli altri casi meritano o no una documentazione angiografica o almeno ecodoppler preliminare? Probabilmente no! Forse è meglio non sapere? Si firma il consenso e basta!

Eppure oggi avremmo a disposizione materiali e micromateriali angiografici che impedirebbero amputazione maggiore nel piede diabetico (attraverso la PTA distale) con un successo tecnico addirittura nel 70-80% dei casi! (dati ufficiali di importanti riviste scientifiche).

 

E' scientificamente dimostrato (dati alla mano) che la PTA delle arterie tibiali riduce il rischio di amputazione maggiore nella stragrande maggioranza dei casi con miglioramento dell'outcome clinico. Ovviamente il paziente deve essere seguito nel follow-up.

E pensare che, al contrario, si eseguono PTA delle giugulari neanche molto "stenotiche", nella Sclerosi Multipla, con dubbi risultati e con una letteratura scientifica quantomeno molto controversa!

Come mai anche la Medicina Legale non si è mai occupata di questi aspetti?

 

Data pubblicazione: 28 settembre 2011

2 commenti

#1
Dr. Enrico Cappello
Dr. Enrico Cappello

sono contento di leggere queste parole in un sito aperto al pubblico. mi chiamo enrico cappello e sono un chirurgo vascolare,concordo in tutto con le parole espresse dal collega. sono diversi anni che mi occupo di piede diabetico e come tutti i miei colleghi mi sono spinto sempre di più nel piede per la rivascolarizzazione delle arcate plantari tramite pta ed angioplastica. sono ricordi di oltre 10 aa fa ,per quanto mi riguarda , le maputazioni maggiori. oggi si riescono ad ottenere ottimi risultati tramite una puntura all'inguine da cui far passare palloni e guide per riaprire arterie ormai chiuse. anche gli interventi chirurgici di salvataggio d'arto si sono drasticamente ridotti del 90%. spesso si riesce ad amputare uno o due dita e salvare la gamba . questo determina un vantaggio per il paziente e per la società. infatti una amputazione di coscia crea un paziente invalido,amputare un dito consente al paziente una normale vita di relazione in totale autonomia.
spero che i progressi fatti in chirurgia endovascolare vengano diffusi e portati a conoscenza dei diabetici in particolare del sud. questi pazienti spesso non conoscono i centri di cura del piede diabetico e gli specialisti chirurghi vascolari che si occupano di questo aspetto . la diffusione e la pubblicità sono fondamentali per salvare gli arti del paziente diabetico

#2
Dr. Raffaele Prudenzano
Dr. Raffaele Prudenzano

Ringrazio il Collega Enrico Cappello per questo contributo nella speranza che questi Centri per il piede diabetico vengano potenziati anzicchè essere il bersaglio dei "tagli" alla sanità (e alle gambe dei pazienti).

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