Un "crick" per l'osteoporosi
A causa di ipocrite leggi italiane molti chirurghi devono andare all'estero per imparare tecniche innovative addestrandosi su cadaveri prima di intervenire in "vivo".
"Mortui vivos docent" è la frase che è scolpita nelle aule di anatomia delle nostre Università, ma il suo importante monito non può essere compreso dai nostri legislatori, per lo più ragionieri o geometri.
Ed è per questo che io con altri colleghi ho trascorso un giorno intero in sala anatomica della Facoltà di Medicina e Chirurgia di Bruxelles per applicare un dispositivo chirurgico innovativo, rispetto a quelli finora utilizzati, per la correzione di fratture vertebrali sia traumatiche che spontanee come si può verificare nell'osteoporosi.
Questa è una patologia dovuta al deterioramento della qualità dell'osso con l'età, creandosi al suo interno delle zone di ridotta compattezza dell'osso, aumentando il rischio di fratture anche per banali traumi o anche a seguito di movimenti o sforzi anche non eccessivi.
L'Osteoporosi è più comune nelle donne dopo i 50 anni.
Il sintomo importante in caso di frattura di una vertebra (che non abbia creato importanti deficit neurologici) è il dolore ed esso ovviamente modifica sensibilmente la qualità della vita di chi ne è affetto.
La vertebra osteoporotica si rompe nella sua componente denominata corpo vertebrale distinto dalle lamine che solitamente, in questi casi, sono interessate raramente.
La vertebra appare schiacciata e, in conseguenza di questo, provoca anche una deformità della colonna vertebrale con la comparsa di ulteriori sintomi, a volte molto seri.
Tra questi, il dolore cronico, la perdita dell'equilibrio, rischio di cadute con più gravi conseguenze, riduzione della capacità respiratoria, insonnia, depressione, in sostanza una consistente riduzione della qualità della vita.
Molti studi hanno accertato l'aumentato rischio di nuove fratture nelle fratture non trattate o trattate inadeguatamente. (Ross PD,Davis JW, Epstein RS, Wasnich RD (1991): Preexisting fractures and bone mass predict vertebral fracture incidence in woman.ann. Intern. 114;919-923)
Il trattamento efficace, soprattutto per il dolore, è quello finalizzato a riportare il corpo vertebrale schiacciato il più possibile alla sua forma originaria.
Tale pratica chirugica si definisce fissazione vertebrale.
Il dispositivo ha la forma e la funzione di un vero e proprio crick analogo a quello che serve per sollevare un'auto quando dobbiamo cambiare una ruota.
Nel caso della vertebra, possiamo immaginare questa come un cubo di cartone che è stato schiacciato nella sua parte superiore e che deve essere riportato alla sua forma originale.
Come si procede
L'intervento si esegue in anestesia locale o generale e con tecnica percutanea non invasiva.
Con gli appositi strumenti si applica nel corpo vertebrale il "crick" che viene gradualmente aperto sollevando così la parte superiore della vertebra fino a riportarla quasi completamente alla propria dimensione naturale.
Nella cavità in cui è inserito il dispositivo si introduce una sostanza cementante (cemento chirurgico, il polimetil metacrilato) che serve a mantenere in posizione il dispostivo ed evitare che si collassi, nel qual caso la funzione del "crik" sarebbe poco o per nulla efficace.
Questo dispositivo risulta pertanto più valido delle tecniche finora utilizzate, come il solo cemento o il palloncino (vertebro e cifoplastica) e ha mostrato risultati eccellenti, riportando i pazienti alle proprie attività e senza dolore.