Non dire NO alla chirurgia refrattiva

La chirurgia refrattiva è una branca dell’oculistica efficace e sicura per la correzione dei difetti visivi presente da oltre 40 anni in tutto il mondo e praticata con successo da molteplici chirurghi specialisti.

Alla luce di ciò sembrerebbe naturale pensare che la pratica della chirurgia refrattiva sia accettata e riconosciuta dall’opinione pubblica e che giustamente le informazioni relative alla sua sicurezza siano ormai consolidate nella mente dei più.

Purtroppo però siamo in Italia, e naturalmente come in ogni branca di medicina che si rispetti, attorno a questa chirurgia girano una quantità tale di falsi miti paragonabile forse solo all’Iliade. Fortunatamente gran parte di questi “miti” sono talmente assurdi che chiunque li riconoscerebbe per quel che sono, ma altri invece hanno fatto breccia nella cultura generale ed ormai sono diventati dei “fatti risaputi”.

Per cui oggi la gente è convinta, ad esempio, che chi soffra di astigmatismo non può sottoporsi alla chirurgia refrattiva o ancora che prima dei 25 anni non si possa intervenire perché l’occhio continua a crescere.

Precludersi a priori la possibilità di operarsi basandosi su cose che si è sentito dire è veramente un peccato per cui ho deciso di scrivere un articolo chiarificatore sulla chirurgia refrattiva e sui criteri di idoneità.

Bisogna comunque sapere che esistono effettivamente delle condizioni che precludono la possibilità di sottoporsi alla chirurgia refrattiva, ma si tratta per lo più di condizioni patologiche gravi che compromettono l’occhio in maniera tale che un eventuale operazione non porterebbe effettivo beneficio od un aumentato rischio nel post-operatorio, condizioni tuttavia rare e già note in pazienti che sono affetti da tali malattie. Patologie in cui è fortemente sconsigliato questo tipo di intervento sono collagenopatie gravi, gravi alterazioni retiniche, retinopatia diabetica con diabete attivo, malattie autoimmuni gravi, disturbi importanti del sistema immunitario come l’AIDS ed importanti patologie a carico della cornea.

A parte i casi sovra citati per capire se si è effettivamente idonei a sottoporsi ad un intervento di tipo refrattivo è necessario eseguire degli esami specifici prescritti da un’oculista specialista in chirurgia refrattiva e non da un oculista generico o da uno specialista di glaucoma sulla retina o sugli strabismi perché se pur bravissimi nel loro settore non hanno conoscenza od esperienza di chirurgia refrattiva.

Va inoltre sottolineato che non esiste un solo tipo di tecnica chirurgica, tecniche diverse sono adottate a seconda della problematica visiva presentata dal paziente. Inoltre all’interno dell’intervento stesso si adottano misure specifiche a seconda del tipo e gravità di problema refrattivo che si va a trattare. L’intervento viene infatti customizzato in base alle esigenze dell’occhio e difficilmente due interventi sono uguali: ad ogni paziente è fornito il miglior trattamento possibile modificando i parametri dell’intervento per donare una capacità visiva perfetta.

Le tecniche laser utilizzate sono la PRK, la Femto-LASIK e la ReLex Smile, a cui si affiancano tecniche chirurgiche come l’impianto di lenti intraoculari e la Facorefrattiva.

Per capire se un individuo è idoneo a sottoporsi al trattamento per mezzo della chirurgia lo specialista oculista sottopone il soggetto ai seguenti esami:

Aberrometria:

Questo esame consente di individuare eventuali alterazioni delle strutture oculari che provocano una distorsione dei raggi luminosi, i principali difetti che provocano distorsione dei raggi luminosi sono a carico della cornea e cristallino per cui sono tendenzialmente trattabili attraverso trattamento chirurgico.

 

Topografia corneale anteriore e posteriore (topografia e pentacam od orbscan per lo studio della superficie posteriore della cornea)

Questo esame consente di valutare la conformazione ed alcune caratteristiche ottiche della cornea, come ad esempio la presenza di astigmatismo e fornisce dati utili per il procedimento chirurgico, nello specifico permette di valutare su quale zona della cornea intervenire al meglio al fine di garantire un risultato operatorio migliore.

 

Esame refrattivo in ciclopegia:

Attraverso la contrazione dei muscoli ciliari il nostro occhio riesce a compensare od aumentare i difetti ottici presenti nell’occhio. Con questo esame, grazie a delle gocce di sostanze che rilassano momentaneamente questi muscoli, possiamo misurare effettivamente il difetto visivo presente. Questo ci permette di correggere nel modo efficace il vizio di rifrazione senza il rischio di sovra- o sotto-correggere il difetto.

 

Pachimetria:

Questo esame consente di studiare lo spessore corneale, dato fondamentale perché grazie ad esso possiamo valutare quale intervento si adatti meglio al nostro scopo.

Le tecniche chirurgiche, infatti, necessitano di un certo spessore corneale per cui l’unico modo per capire se si ha l’idoneità al trattamento è sottoporsi a questo esame.

 

Esame del fundus:

Questo esame permette di valutare la retina e di conseguenza se vi siano o meno patologie oculari a livello retinico. In generale valuta se il paziente possa effettivamente trarre beneficio da un intervento refrattivo.

 

Pupillometria:

Questo esame permette di studiare la dimensione della pupilla di ogni paziente in condizione scotopica (con poca luce quindi normalmente di notte) in modo da programmare un trattamento laser personalizzato con una zona ottica di lavoro più grande delle dimensioni della pupilla cosi da limitare od eliminare del tutto i rischi di aloni ed aberrazioni notturne con le luci artificiali.

 

In conclusione, a meno che non vi siano patologie come quelle indicate è impossibile determinare se un soggetto sia idoneo o meno ad eseguire un intervento chirurgico in ambito refrattivo a meno che non venga visitato da uno specialista in oftalmologia esperto di chirurgia refrattiva e sottoposto agli opportuni esami. Le informazioni ottenute attraverso il web possono essere spesso fuorvianti e l’unico modo reale che uno ha per chiarire eventuali dubbi è attraverso una prima visita presso un professionista specializzato.

Data pubblicazione: 09 ottobre 2017

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