Chi ascolta? il Terapeuta dal punto di vista esistenziale

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Chi ascolta: il Terapeuta dal punto di vista esistenziale

Scrivo questo articolo cercando di rispondere ed illuminare alcuni aspetti spesso trascurati,ovvero chi è il terapeuta che ascolta? Soprattutto come può aiutare il paziente colui che ascolta?

Nel momento in cui entra nella stanza della consultazione,(il paziente) si tratti della prima o della ventesima volta,porta con sé tutte le situazioni irrisolte,incompiute del suo passato.
Da queste moltitudine di eventi possibili,però il paziente porta con sé una problema alla volta, lui pone in prima piano la situazione più urgente (…) può essere il bisogno della sicurezza di approvazione da parte del terapeuta, come si sa il paziente se si rivolge a noi si rivolge perché le manca l’appoggio ambientale.
La terapia di successo che secondo il mio punto di vista dovrebbe essere la libera espressione e la capacità di astrarre e integrare le astrazioni,per far ciò il paziente deve tornare a sé tornare ai suoi bisogni,ai suoi sensi,imparare a vedere ciò che c’è li e non ciò che immagina che sia li. Deve smettere di allucinare,di trasferire,di interrompersi, proiettare e retro- flettere. Deve liberare le sue facoltà semantiche “comprendere se stesso è gli altri”.


Il terapeuta Perfetto
Anche il terapeuta più affascinante più perfetto non è esente dal suo punto di vista,astrazioni frutto delle sua interruzioni e dalle cose che cerca nel paziente.
Idealmente il terapeuta perfetto dovrebbe seguire la massima orientale secondo cui bisogna svuotarsi per potersi riempire nuovamente “svuotare la coppa”.la formulazione freudiana in merito afferma più o meno in questi termini si come dovrebbe lavorare ed essere il terapeuta:
Libero dai suo stessi complessi ed avere l’attenzione libera fluttuante.
Esiste un tale terapeuta?
Premetto che a parer mio un terapeuta cosi ideale NON esiste,e non sarebbe nemmeno utile se esistesse,sarebbe una macchina,un registratore assente neutro,e non un essere umano.
Sarebbe libero da se stesso dai suoi problemi interferenze.
Se soffrisse di un mal di denti mentre fa terapia,si pretenderebbe da lui che si distaccasse dal suo dolore e liberasse l’intera attenzione (poco fa attorno al suo mal di denti) sul paziente(…)


Il terapeuta Reale

Il terapeuta reale in carne ed ossa,esporrà inevitabilmente nella situazione terapeutica la propria personalità e i propri pregiudizi. L’associazionista cercherà la associazioni,il comportamentista cercherà contenuti di pensiero (cognitivi) e comportamentali, Il terapeuta ad orientamento familiare cercherà le relazioni familiare ed il segreto patogeno familiare,magari vorrà fare una costellazione per poter approfondire al meglio.
IL gestaltista cercherà le situazioni incompiute, Il freudiano cercherà il complesso di castrazione il complesso di Edipo e magari lo troverà,basta avere l’idea di cosa cercare nel paziente e lo si troverà anzi sarà proprio il paziente che ci darà i motivi per sostenere la nostra tesi e visione della propria scuola di pensiero(…)
In altre parole tutto ciò che diciamo sul paziente e applicabile in grado minore sul terapeuta(…)
Certamente il terapeuta rappresenterà quello con minor bisogno di appoggio ambientale, ma on esente.
Se il terapeuta ha un forte pulsione al potere,non aiuterà il paziente a far valere i propri diritti, ma gli impedirà anche di pensare ad essi,se gli serve l’appoggio di teorie rigide per comprendere la propria mancanza di auto appoggio,schiaccerà il paziente che ha un pensiero divergente affermando che si chiama resistenza questo modo di fare.

Alcune implicazioni pratiche

ci sono tre strade aperte al terapeuta, a prescindere dal suo orientamento:
• L’uno e la simpatia e il coinvolgimento nel campo totale-la consapevolezz sia del sé che del altro.
• Una altra è l’empatia una specie di identificazione nell’ altro dove tramite il suo stare nel mondo si cerca di creare un “rapport” osservando le sue reazione e il suo vissuto.
• L’apatia,il disinteresse,rappresentato da una vecchia barzelletta psichiatrica chi ascolta,
Appare evidente che l’apatia non porta da nessuna parte

Conclusione : La maggior parte delle scuole affermano che è l’empatia il catalizzatore affinché una terapia possa essere efficace,ma non è da trascurare il lavoro della frustrazione,il terapeuta se diventa troppa empatico appoggia il paziente lo vizia, facendo ciò da al paziente ciò che egli vuole l’appoggio ma non lo aiuterà di certo ad imparare a comminare sulle proprie gambe.
Facendo in questo modo, ovvero lavorando con “ simpatia e frustrazione” permettiamo al paziente di esprimersi liberamente e imparare ad auto appoggiarsi su di sé,l’arte del terapeuta è anche questo fondere i due elementi anche se sembrano incompatibili fra loro.
La persona sana non calpesta i bisogni altrui, né permette che i propri siano calpestati, tanto meno si risente perché il partner fa valere i suoi diritti(…)



Art redatto dal Dr Elton Kazanxhi.

Bibliografia: L’approccio della Gestalt Casa editrice Astrolabio F.Perls 1977.
La depressione e il corpo A.Lowen Edizioni Astrolabio 1980.
Data pubblicazione: 16 dicembre 2010