Genitori "ad alto contatto"

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Dr.ssa Chiara Aiello Psicologo, Psicoterapeuta

Chi sono i genitori ad alto contatto? Sono coppie genitoriali, madri e padri, che scelgono un metodo educativo che prevede uno stretto legame corporeo con il neonato. Portare il bambino in fascia, allattarlo al seno, condividere il sonno sono alcune delle pratiche messe in atto. Condividono il concetto che gesti affettivi che permettono al neonato di crescere sano, sicuro, amabile e forte sono i gesti più antichi dell’accudimento: cullare, abbracciare, accarezzare,baciare, stare vicini, guardarsi.

Gonzàlez scrive: “La nostra società, per alcuni aspetti così comprensiva, lo è molto poco nei confronti delle madri e dei bambini … sembrano esistere tre tipi di tabù:

-relativi al pianto, è proibito prenderli in braccio, dare loro ciò che chiedono

- relativi al sonno, è proibito addormentarli tenendoli in braccio o allattandoli o dormire con loro.

- relativi all’allattamento materno, è proibito allattare in qualsiasi momento”

Cos'hanno in comune queste convinzioni? Tendono a limitare al minimo il contatto fisico.

Eppure già Gerhardt diceva “Essere tenuto tra le braccia con amore è il più grande stimolo allo sviluppo … nelle braccia della madre o del padre, dove c’è calore si è al sicuro, i muscoli si rilassano ed il respiro si fa più profondo, nello stesso modo accarezzare dolcemente e cullare lievemente scioglie le tensioni. La frequenza cardiaca del bambino si sincronizza con quella della mamma: se lei è rilassata e in armonia, lo sarà anche il bambino. Il sistema nervoso autonomo della madre comunica con il sistema nervoso del bambino, calmandolo attraverso il tatto.”

 Le mamme Canguro

Il contatto corpo a corpo per il neonato è un bisogno vitale, sia per las ua evoluzione psichica che fisica. 
Negli ultimi anni anche in Italia si è tornata a diffondere l'abitudine di portare i propri bambini in fasce o marsupi. 
Ashley Montagu (1905-1999), noto antropologo, scienziato e umanista inglese, attraverso il suo libro “Touching: the Human Significance of the Skin” raccoglie i risultati di studi autorevoli che sostengono che, quando viene alla luce, il bambino non è effettivamente pronto ad affrontare la vita fuori dall'utero.

Numerosi studi parlano infatti di un periodo chiamato esogestazione che rappresenta il periodo in cui il neonato completa il suo svuluppo al di fuori dal grembo materno. In questo periodo ciò di cui ha principalmente bisogno il neonato è il contatto corporeo con la mamma: l’essere tenuto in braccio, l’essere portato addosso, l’essere allattato al seno, l’essere abbracciato e coccolato.

Il tatto, è il primo modo attraverso cui il feto e il neonato iniziano a “conoscere il mondo”, prima ancora che con la vista e con l’udito. Queste sono le esperienze su cui si fonda il sentimento di autostima del bambino: la percezione della propria identità da parte del piccolo nasce proprio dall'esperienza di contatto corporeo, che gli fa percepire meglio se stesso e l’altro e i propri confini. 

Anche la neomamma trarrà notevoli benefìci dalla comunicazione “pelle a pelle” con il bambino. Esistono studi in cui emerge che le mamme che tengono a stretto contatto i propri bambini siano meno soggette alla depressione post partum e al baby blues.
Il contatto corporeo tra madre e bambino concede ad entrambi un tempo protetto per conoscersi e riconoscersi e per ritrovare quell'intimità condivisa per 9 mesi.

Ci ricorda F. Leboyer in “Shantala”:

"Essere portati, cullati, essere tenuti, massaggiati, sono tutti nutrimenti per i bambini piccoli, indispensabili, come le vitamine, i sali minerali e le proteine, se non di più."

Il contatto e le carezze producono un'autovalorizzazione, ci sentiamo apprezzati:è l'intimo riconoscimento del nostro valore come esseri viventi unici.

 

 

Data pubblicazione: 08 maggio 2013

6 commenti

#3
Dr. Andrea Favara
Dr. Andrea Favara

Molto interessante.Immagino valga anche per i papà? grazie!

#4
Dr.ssa Chiara Aiello
Dr.ssa Chiara Aiello

Caro collega, non solo vale per i papà, ma non dimentichiamo che il padre ha un ruolo fondamentale alla nascita che idealmente proseguirà tutta la vita. Il buon padre è metaforicamente come gli argini di un fiume, contiene, protegge, guida il flusso emotivo che si viene a creare con l'arrivo dei figli

#5
Dr.ssa Sara Siniscalchi
Dr.ssa Sara Siniscalchi

Molto bello questo articolo, sono anche io una sostenitrice della relazione ad alto contatto.
Ho sempre cercato di "remare" in questa direzione nel rapporto con mia figlia...e ne sono molto soddisfatta!

#6
Dr.ssa Chiara Aiello
Dr.ssa Chiara Aiello

Cara Sara, grazie per l'apprezzamento.
Io penso che la relazione ad alto contatto rispetti la fisiologia della mamma, del papà e del bambino e che questo rispetto si traduca in una crescita armonica di tutto il nucleo familiare

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