La malattia di Alzheimer

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Dr.ssa Monica Cappello Psicologo, Sessuologo

Si sente sempre più spesso parlare del Morbo di Alzheimer: diversi articoli ne parlano, cercando di fornire utili informazioni per prevenire o rallentare la forma più comune di demenza degenerativa invalidante, con esordio prevalentemente senile.

Il Morbo di Alzheimer rientra tra le patologie neurodegenerative per le quali, purtroppo, non si conosce una cura farmacologica risolutiva. I farmaci utilizzati possono comunque alleggerire i sintomi o prolungare i tempi dell’evoluzione della Sindrome.

Prima o contemporaneamente alla somministrazione di farmaci, è indispensabile mettere in atto alcune semplici strategie per migliorare la qualità di vita del paziente, come ad esempio, togliere gli specchi: i malati di Alzheimer, guardando la loro immagine riflessa nello specchio, tendono a spaventarsi e agitarsi; tenere in ordine la casa, togliendo possibilmente l’arredamento inutile, che potrebbe creare confusione al malato; adattare le condizioni di vita alle esigenze del paziente; stimolare il malato di Alzheimer ad un esercizio fisico costante, molto importante per il benessere della persona e per allontanare lo stress; fare attenzione al pasto del malato, poiché tende a dimenticare di nutrirsi. Inoltre, i malati di Alzheimer dovrebbero bere molta acqua, non bere caffeina, non assumere sostanze eccitanti perché sono già irrequieti.

Le forme di trattamento non farmacologico consistono prevalentemente in interventi comportamentali, di supporto psicosociale e di training cognitivo. La stimolazione cognitiva può essere utile per il rallentamento dei sintomi cognitivi della malattia, che sono: amnesia progressiva, deficit della memoria prospettica, che riguarda l’organizzazione del futuro prossimo, memoria episodica retrograda, riguardante fatti della propria vita o eventi pubblici del passato, la memoria semantica (le conoscenze acquisite), e la memoria procedurale, che riguarda l’esecuzione automatica di azioni; crescenti difficoltà di produzione del linguaggio, con incapacità nella definizione di nomi di persone od oggetti; disturbi comportamentali (vagabondaggio, ripetere movimenti o azioni, reazioni comportamentali incoerenti) o psichiatrici (confusione, ansia, depressione e occasionalmente deliri e allucinazioni).

Il processo della malattia è solitamente abbastanza graduale: i sintomi appaiono lentamente, ma peggiorano progressivamente e irreversibilmente. Le conseguenze di carattere sociale sono notevoli, a causa delle risorse che inevitabilmente mobilita, emotive, organizzative ed economiche, che ricadono sui famigliari dei malati.

Il malato di Alzheimer non ha consapevolezza della sua patologia, e sono proprio i famigliari a vivere un grande disagio psicologico, poiché si sentono inermi di fronte ad una situazione nuova, sconosciuta, rivelando grandi difficoltà nella gestione non solo pratica, ma anche emotiva del proprio caro malato. In molti casi, si ritiene quindi utile un sostegno psicologico rivolto ai famigliari del paziente, per gestire lo stress che ne deriva.

 

 

 

 

Data pubblicazione: 17 gennaio 2014

Autore

monicacappello
Dr.ssa Monica Cappello Psicologo, Sessuologo

Laureata in Psicologia nel 1999 presso Universita degli Studi di Torino.
Iscritta all'Ordine degli Psicologi della Regione Piemonte tesserino n° 3349.

Specialista con oltre 20 anni di esperienza in psicologia clinica e sessuologia, autore di pubblicazioni e consulente per testate come La Stampa, Top Salute e Viversani e Belli. Esperta in disfunzioni sessuali, disturbi d’ansia e problemi relazionali, offre supporto psicologico individuale e di coppia. Formatore riconosciuto in comunicazione, gestione del burnout e sessualità nei disabili, con numerose collaborazioni accademiche e media.

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