Nuclei familiari monoparentali. Le famiglie a guida femminile

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Dr.ssa Teresita Forlano Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo

La famiglia guidata da madri separate/divorziate, single o vedove, costituisce oggi una realtà anche frutto di un' innovazione ed evoluzione del ruolo femminile che si pone in modo autonomo e meno complementare rispetto a quello maschile.

Un articolo prende in esame tipologie di famiglie monoparentali a guida femminile.

Vediamo più nel dettaglio che cosa significa crescere da sole un figlio e come superare le difficoltà più diffuse.

In realtà di vedovanza è risultato che la maggiore paura è costituita dalla solitudine, dalla paura di non farcela ad educare bene il bambino e di trasmettergli insicurezze ed ansie che non gli permettano di raggiungere un sano equilibrio. In queste madri, i rapporti con il mondo esterno possono essere problematici perché il partner scomparso viene idealizzato e rimane una presenza ancora molto viva nella quotidianità. Il rischio maggiore per queste donne è quello di instaurare con il figlio un rapporto compensatorio, realizzando una “paternalizzazione” del bambino che, soprattutto se dello stesso sesso, si ritroverà ad occupare la posizione del genitore mancante.

Nel caso in cui l'altro genitore sia assente, per separazione o divorzio, ma anche, e capita, perché non è stato capace di assumersi gli oneri della genitorialità, il rischio è di stabilire un rapporto simbiotico col figlio; maschio o femmina che sia, rappresenta fonte di sicurezza e spesso viene trasformato in partner e confidente. I figli possono essere anche vissuti come reincarnazione di tutti gli aspetti detestati nell'ex , suscitando sentimenti ambivalenti nella madre. Questi figli possono ritrovarsi a chiedere un aiuto terapeutico per una serie di problematiche che impediscono di vivere sanamente i rapporti con i loro partner.

Nel caso di mamma single, quando la carriera viene intrapresa in maniera del tutto autonoma fin dal concepimento, molte donne, anche le più equilibrate, possono sentirsi assalite dai sensi di colpa, perché il modello dominante sociale della famiglia resta quello tradizionale, composto da due genitori. I dubbi che possono sorgere riguardano: la capacità di provvedere adeguatamente al proprio figlio, se non sarebbe stato più giusto farlo crescere in una famiglia tradizionale, se avrà problemi nel confrontarsi con compagni ed amici nati e vissuti da coppie con entrambi i genitori. Questo è un mito da sfatare, il padre può essere un grande assente anche se fisicamente presente nella famiglia.

Il tratto comune di queste diverse esperienze è rappresentato dall'assenza del partner maschile che, tra le sue funzioni, dovrebbe svolgere anche quella di sciogliere la simbiosi fra madre e figlio e favorire, con il suo ruolo, l’apprendimento delle norme, il processo di socializzazione del bambino e la capacità esplorativa dell'ambiente che lo circonda.

Tale carenza può essere gestita se si cerca di svolgere anche le funzioni del partner mancante. Le madri sole si trovano a ricoprire contemporaneamente due ruoli: quello materno e quello paterno. Solo le donne che hanno sviluppato e raggiunto una buona integrazione interna degli aspetti femminili e maschili della loro personalità, possono trasmettere ai loro figli normatività e capacità esplorativa che compete la figura paterna, amorevolezza, capacità di cura che contraddistingue quella materna. Il rischio è quello di caricarsi di tutte quelle responsabilità che nella famiglie con due coniugi vengono ripartite.

Il rischio della relazione simbiotica può essere invece evitato se la madre mantiene un'apertura con l'esterno, favorendo relazioni con parenti ed amici, che possano servire anche da figure sostitutive o da modelli di identificazione per il bambino, facilitando la costruzione della sua personalità.

Una mamma single ha bisogno di dedicarsi spazi personali che le consentano di percepirsi non solo come genitore (madre e padre) ma anche come donna; coltivare i propri interessi sarà benefico nel rapporto con i figli. Quando una mamma riesce ad vivere il piacere del tempo per se stessa, anche il figlio può godere dei suoi personali momenti di socialità e conoscenza del mondo.

Non è un’esperienza semplice fare da madre senza un partner, ci vuole fiducia in se stesse e una certa dose di coraggio. Anche per chiedere aiuto, quando serve. Spesso, tra le problematiche che una madre single si trova a dover affrontare, c’è anche quella economica, fonte di ansia e preoccupazioni.

Di recente la Regione Lombardia ha erogato due milioni di euro da destinare a genitori separati o divorziati in difficoltà, per i single ancora nulla. La Provincia autonoma di Trento e Bolzano ha varato una norma che prevede l’anticipo dell’assegno di mantenimento per i minori al genitore affidatario nel caso in cui l’altro non adempia ai suoi obblighi. In Veneto è stato istituito un fondo destinato a single con figli che consente di accedere a prestiti a tasso zero. A Bologna la rete Amaca (Associazione madri capofamiglia) promuove la banca del tempo e il cohousing come strumenti per conciliare lavoro e famiglia. Si sono moltiplicate reti e community in cui le famiglie monoparentali possono trovare ascolto e confrontarsi con persone nella loro stessa situazione come Oneparent.it, genitorisingolari.com. L’Associazione Genitori Soli, si propone di aiutare coloro che devono affrontare le difficoltà che si incontrano nel crescere un figlio senza il supporto del partner. Il sito mammasingle.org è un punto di incontro virtuale dove confrontarsi, discutere e approfondire varie tematiche, ed è ricco di proposte interessanti: link, documenti, titoli di romanzi e film dedicati alla famiglia monoparentale.

 

Fonte: mensile Psicologia Contemporanea

           Il Fatto Quotidiano Diritti (2014)

 

Data pubblicazione: 15 luglio 2014

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