Le "phototherapy techniques": quando la fotografia entra nello studio dello psicologo

Se una vostra fotografia potesse raccontare, cosa narrerebbe?
Magari si tratta del ricordo di un giorno prezioso, un che di artistico, uno scatto sfuggito. Quali sono i fatti, le parole, le emozioni e i pensieri che emergerebbero?

In psicologia sono noti i test proiettivi: test che utilizzano stimoli visivi ambigui, per far emergere nel paziente ciò che è "nascosto" (il più "celebre" è il test di Rorschach).


Da appassionata di questi test (talvolta criticati dal punto di vista scientifico), ho scoperto poi una realtá simile eppure innovativa: le "Phototherapy Techniques" (della psicologa canadese Judy Weiser), in cui mi sono formata qualche anno fa.

Non è novitá, l'uso di medium artistici nel contesto del setting psicologico, ma queste tecniche vengono proposte al paziente in più modalitá, categorizzate a seconda dell'immagine.

Sì, in questo caso lo psicologo potrebbe chiedervi di portare una fotografia. Una o più fotografie. O sfruttare l'album giá in possesso del professionista.

E quella realtá bidimensionale diviene colma di significati, metafore e veritá svelate, in parte come avviene per i test proiettivi. Lo psicologo o lo psicoterapeuta (che agiscono ovviamente differentemente in base ai ruoli) iniziano a porre domande ampie e variegate, che possono per esempio richiedere il racconto di una storia, non per forza quella realmente legata a quello scatto. Molti sono in effetti i quesiti che possono esser posti, tutti con lo scopo di stimolare la "proiezione" (un meccanismo difensivo), in modo che parte di ciò che è in noi si renda esplicito, "proiettato" appunto, attraverso le fotografie.

 

Le tipologie di foto sulla scrivania dello psicologo

Le fotografie sono sempre tante e diverse, perché Judy Weiser (autrice del libro "FotoTerapia. Tecniche e strumenti per la clinica e gli interventi sul campo") ha differenziato varie categorie di immagini, al di lá dell'album che lo psicologo ha: 

  • foto scattate dal paziente stesso
  • foto realizzate al paziente da terzi
  • autoritratti
  • immagini di famiglia, legate a eventi biografici (queste ultime con un notevole potere evocativo).

Ognuna di queste rivela ciò di cui la persona magari non è consapevole, smuovendo pensieri, conflitti ed emozioni del proprio mondo interiore: ecco in cosa consiste la fototerapia.

Un mezzo potente ("un'immagine più di mille parole"), per questo delicato da somministrare, e, nella mia esperienza, illuminante. Perché la dinamica sottostante e comune è appunto quella del "PhotoProjective", una trama in cui voi siete i protagonisti.

 

Lo stimolo visivo ha diversi scopi possibili.

Le "Phototheraphy Techniques" si possono definire "elastiche", nel senso che possono essere impiegate in campi variegati. "Scoprir-si", può portarci informazioni e consapevolezza a vari livelli e secondo necessitá: nella consulenza, nella formazione, nel supporto, nella crescita personale e poi oltre ancora, in campi dove, chi è addetto, scova elementi patologici e profondi.

L'avreste mai detto voi, che le fotografie alle vostre pareti, potessero raccontare?
Perché, citando una canzone di Francesco De Gregori, c'era quella foto "in cui tu sorridevi e non guardavi".
Se anche voi ne avete una, potrebbe sussurrarvi qualcosa, e aiutarvi, in un triangolo composto da immagine, professionista e paziente.


Ecco (molto in breve) le "Phototherapy Techniques": quando la fotografia entra nello studio dello psicologo.

 

Data pubblicazione: 16 febbraio 2017 Ultimo aggiornamento: 20 febbraio 2017

3 commenti

#1
Ex utente
Ex utente

Interessante! Essendo in rete ,credo che questo possa valere anche per voi ,oltre ad un nome allegate una foto ...guardandole risultano essere molto variegate ed intrise di significato. Ottimo spunto di riflessione :) buon week end.

#3
Ex utente
Ex utente

Grazie anche a lei !

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