Calcitriolo e colecalciferolo

Gentile Dottore, la persona in questione è un soggetto anziano (donna) con livelli appena alterati di creatinina e una tiroidite di Hashimoto allo stato iniziale e non trattata farmacologicamente. Volevo sapere se in questi casi per correggere dei deficit di vitamina D può essere più inidicato il calcitriolo anzicchè il colecalciferolo.
Ci sono dei rischi a somministrare il calcitriolo in soggetti carenti di vitamina che non sono affetti da insufficienza renale di una certa importanza?

Il calcitriolo potrebbe in questo caso essere più inidcato anche per l'ipotiroidismo di Hascimoto? Inutile ribadire che quanto mi verrà detto non ha assolutamente valore di prescrizione medica ma solo di consulto. La ringrazio
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Nefrologo attivo dal 2011 al 2021
Nefrologo
Sì, ci sono dei rischi; di sovradosaggio, e quindi ipercalciuria prima ancora che ipercalcemia. Perché il Calcitriolo è la vitamina D ATTIVA, sempre e comunque, mentre le altre forme devono essere attivate dall'organismo che "sa regolarsi" e ne attiva quanta ne serve.
Quindi al di fuori della malattia renale vanno usate le forme naturali, o il colecalciferolo oppure il Calcidiolo. Il calciolo è la forma comunemente dosata dal laboratorio per stabilire se c'è carenza, se si prende Calcitriolo i dosaggi di vitamina D risultano sempre bassi.
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Utente
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Davvero chiaro. La ringrazio
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Utente
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Dr. Malmusi, un ultimo dubbio, alcuni laboratori di analisi nell'effettuare l'esame della vitamina D specificano la voce 25-OH VITAMINA D TOTALE. Mentre altri si limitano a VITAMINA D e, se non erro, mi sembra di aver letto anche D3. La prima voce è quella più attendibile o anche le altre due metodiche sono affidabili ai fini diagnostici? Cordialmente.
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Utente
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...Aggiungo, mia madre, 85enne, ha appena ricevuto gli esiti dell'esame della vitamina D (25-OH VITAMINA D TOTALE). E' la prima volta che fa questo esame ed il risultato è 4,6 (30-100). Il valore è chiaramente molto basso ed il medico curante gli ha prescritto DI BASE FL 100.000 u.i intramuscolo. Le prime 3 fiale a gg. alterni e poi 1 Fl. a settimana per 2 mesi. Mia mamma è refrattaria a somministrazioni orali.
In una situazione del tutto simile, e con frequenza di somministrazione inferiore, mio padre ha superato il valore di 100 di vitamina D per cui ho dovuto sospendere il DIBASE 1000.0000 Fl. Secondo il suo parere non sarebbe anche in questo caso procedere con il trattamento a intervalli più distanziati? Ancora un grazie.
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Nefrologo attivo dal 2011 al 2021
Nefrologo
Io non sono abituato a prescrivere la vitamina D per iniezioni, per cui ho letto tramite Internet la "scheda tecnica" del farmaco concordata fra produttore delle fiale e Ministero della Salute.
Da qui copio e incollo le dosi consigliate: Trattamento: 2 fiale (pari a 200.000 U.I. di vitamina D3) una volta al mese per 3 mesi; Prevenzione: 1 fiala (pari a 100.000 U.I. di vitamina D3) ogni 4 mesi.
Come scrivevo nel mio primo messaggio, non è detto che dosi maggiori siano un bene.
Infine: non ho risposto al quesito sulla denominazione dell'esame perchè non avevo elementi precisi, ma penso che il dosaggio sia sempre lo stesso.