La "scala" della chirurgia plastica
La strategia adottata per la guarigione delle ferite in chirurgia plastica, si basa su una scala d’interventi, dal meno al più invasivo, secondo la situazione locale.
Diverse cause possono portare i pazienti a trovarsi di fronte ad un chirurgo plastico. In caso di traumi, problematiche secondarie alla chirurgia, infezioni, ustioni e tumori il chirurgo plastico è chiamato a intervenire nella gestione delle ferite.
La strategia adottata per la guarigione di tali lesioni si basa su una scala d’interventi, dal meno al più invasivo, secondo la situazione locale.
E’ importante che questa “scala”, oltre che entrare in un processo decisionale del chirurgo plastico, sia anche ben compresa dal paziente per l’instaurarsi di un ottimo rapporto medico-paziente.
Guarigione per seconda intenzione
Il primo piolo della scala ricostruttiva è rappresentato dalla guarigione per seconda intenzione. Ciò significa che la ferita che si ha di fronte può guarire autonomamente con l’ausilio di medicazioni avanzate. La scelta delle moderne medicazioni si basa sulla situazione clinica della ferita stessa, andando a trattare le varie fasi della guarigione, dalla detersione alla riepitelizzazione. Insomma prodotti adeguati e diversi secondo la richiesta locale.
Le lesioni trattate verso guarigione per seconda intenzione possono essere le ferite infette, le lesioni superficiali o le ferite troppo ampie perché siano suturate per prima intenzione (la classica sutura diretta).
Guarigione per prima intenzione
La sutura diretta di una ferita può essere effettuata se i margini possono essere avvicinati senza tensione o se non distorcono le strutture vicine.
Altro punto da valutare è la funzionalità residua dopo la chiusura diretta, che va sempre preservata.
Innesti dermo-epidermici
Se la lesione è troppo ampia per chiusura diretta o il tentativo di guarigione per seconda intenzione va a rilento, il passo successivo è l’applicazione d’innesti dermo-epidermici.
L’innesto è prelevato da una zona lontana dalla lesione e trasferita su ferita adeguatamente preparata (cioè ben detersa e vascolarizzata). L’innesto non ha vascolarizzazione propria e rimane vitale per le connessioni che contrae con il letto ricevente.
L’area di prelievo guarirà, con medicazioni avanzate, per seconda intenzione.
Lembi locali
Sono tessuti più spessi dell’innesto, con una vascolarizzazione propria, trasferiti sulla perdita di sostanza da trattare. Permettono la copertura di lesioni anche più profonde o con esposizioni di tessuti sottostanti come osso, tendini, etc.
L’area di prelievo del lembo può essere chiusa per prima intenzione (sutura diretta) nella maggior parte dei casi.
Lembi regionali
In caso di mancanza di lembi locali, il lembo con il suo peduncolo vascolare che garantisce la vitalità del tessuto, può essere prelevato da aree più lontane dalla lesione. Lo studio preoperatorio è fondamentale per una corretta pianificazione del lembo stesso. Molto spesso, in questi casi, l’area di prelievo non può essere suturata per prima intenzione ma viene chiusa con un innesto dermo-epidermico.
Lembi microchirurgici
Nel caso tutte le opzioni precedenti siano impraticabili per mancanza dei siti donatori o per complessità della ferita primaria, un lembo microchirurgico rimane l’ultima e più invasiva scelta ricostruttiva.
Si tratta di una porzione di tessuto prelevata a distanza della lesione con un proprio peduncolo vascolare nutritizio. Si esegue quindi una sutura diretta, al microscopio, con i vasi riceventi a livello della lesione primaria. E’ una procedura ad alta invasività, per i casi più complessi.
In conclusione, nel bagaglio del chirurgo plastico vi sono diverse possibilità per la ricostruzione delle ferite, ognuna progettata sulle caratteristiche della lesione e sulle condizioni generali del paziente.
Il paziente va correttamente informato delle varie scelte terapeutiche per una migliore partecipazione alle diverse fasi della sua guarigione.