Strappo, stiramento o contrattura?

Alzi la mano quello sportivo (a qualsiasi livello) che non ha mai subito uno strappo muscolare, o almeno uno stiramento o una contrattura. Siete in parecchi, lo so. Ma quanti di voi sanno esattamente cosa significano questi termini ? Anzi accade anche, di frequente, che si subisca una di queste lesioni ma non la si riconosca come tale, magari confondendola con un semplice crampo . Occorre quindi far chiarezza sulla nomenclatura : strappo , distrazione e contrattura non sono infatti sinonimi !! In linea generale, questi termini fanno tutti riferimento al fatto che alcune fibre di un muscolo si sono lesionate ma ciò che contraddistingue ciascuna di loro e’ l’entità del danno da cui dipende il trattamento e soprattutto i tempi di recupero.

Strappo, stiramento o contrattura?

Alzi la mano quello sportivo (a qualsiasi livello) che non ha mai subito uno strappo muscolare, o almeno uno stiramento o una contrattura. Siete in parecchi, lo so.

Ma quanti di voi sanno esattamente cosa significano questi termini?

Anzi accade anche, di frequente, che si subisca una di queste lesioni ma non la si riconosca come tale, magari confondendola con un semplice crampo. 

Occorre quindi far chiarezza sulla nomenclatura: strappo, distrazione e contrattura non sono infatti sinonimi! 
In linea generale, questi termini fanno tutti riferimento al fatto che alcune fibre di un muscolo si sono lesionate ma ciò che contraddistingue ciascuna di loro e’ l’entità del danno da cui dipende il trattamento e soprattutto i tempi di recupero.

 

Contrattura muscolare

La contrattura è di per sé un atto difensivo che insorge quando il tessuto muscolare viene sollecitato meccanicamente oltre il suo limite di sopportazione fisiologico. L'eccessivo carico innesca un meccanismo di autodifesa che porta il muscolo a contrarsi involontariamente. Nella contrattura quindi non vi è una rottura delle fibre che compongono il muscolo ma vi è solo un alterata capacita contrattile.

Le cause predisponenti sono di natura meccanica anche se non sono state ancora definite con chiarezza. Ciò che si sa è che sono in qualche modo correlate ai seguenti fattori:mancanza di riscaldamento generale e specifico, preparazione fisica non idonea,sollecitazioni eccessive, movimenti bruschi e violenti,squilibri posturali e muscolari, mancanza di coordinazione.

La sintomatologia è molto simile a quella del crampo dal quale però differisce per le cause di insorgenza (il crampo è più legato a fattori energetici/metabolici che non a fattori meccanici), per i tempi di guarigione (molto più lunghi per la contrattura) per le conseguenze sulla prestazione (in caso di contrattura il paziente può anche riprendere momentaneamente l'attività sportiva mentre in caso di crampi l'interruzione è quasi inevitabile).

 

Stiramento e strappo

I meccanismi che conducono allo stiramento o allo strappo sono simili a quelli della contrattura, la differenza sta nel fatto che in questi casi si realizza un’effettiva rottura delle fibre che compongono il muscolo. Ciò si verifica nel momento in cui l'eccessivo allungamento accoppiato all'attivazione muscolare con contrazione improvvisa superano la resistenza meccanica delle fibre stesse, elongandole.

In parole piu’ semplici possono essere paragonati ad un corda che tirata troppo comincia a “sfilacciarsi”!

Se la quantità di fibre lesionate è limitata si parla di distrazione o stiramento. Se invece si rompe un numero consistente di fibre, si parla di strappo muscolare. In relazione al numero di fibre coinvolte (in un muscolo sono presenti diverse migliaia di fibre) gli strappi muscolari si possono ulteriormente classificare usando una scala di gravità composta da tre stadi.

LESIONE DI PRIMO GRADO: in questo caso sono danneggiate solo poche fibre muscolari e il confine con la distrazione muscolare è quindi molto sfumato. Il danno è tutto sommato modesto e viene avvertito come un leggero dolore o comunque fastidio che si accentua durante la contrazione e l'allungamento muscolare. In caso di lesione di primo grado non si ha quindi un'importante perdita di forza o limitazione del movimento.

LESIONE DI SECONDO GRADO o lesione grave: la gravità del danno aumenta poiché viene coinvolto un maggior numero di fibre. Il dolore, acuto è simile ad una fitta e viene chiaramente avvertito in seguito ad una violenta contrazione muscolare. La lesione interferisce con il gesto atletico ma talvolta consente allo sportivo di continuare la gara.

LESIONE DI TERZO GRADO o lesione gravissima: l'alto numero di fibre coinvolte (almeno ¾) causa una vera e propria lacerazione del ventre muscolare. Il dolore è molto forte e determina una completa impotenza funzionale tanto che se la lesione coinvolge gli arti inferiori l'atleta si accascia immediatamente al suolo.
In questi casi, alla palpazione è possibile avvertire come un avvallamento, un vero e proprio scalino che testimonia l'entità della rottura.

 

Come detto in precedenza queste lesioni sono molto frequenti in ambito sportivo. In particolar modo si osservano tra coloro che praticano discipline che prevedono sforzi muscolari di tipo “ esplosivo“ (calcio, rugby, baseball, corsa, salto, sollevamento pesi).

Va rimarcato che ad essere colpiti sono per lo più gli atleti non ben allenati o che non si sono adeguatamente riscaldati prima di iniziare l'attività fisica o che addirittura non si sono riscaldati affatto.

Le sedi più frequentemente colpite sono gli arti. In particolare negli sportivi sono frequenti lesioni ai muscoli della coscia (flessori, adduttori, quadricipite) e della gamba (tricipite surale). Una distrazione muscolare frequente nei culturisti è invece quella che coinvolge il tricipite e/o il deltoide cioè i muscoli del braccio e della spalla.

Per tutte queste lesioni, l'intervento immediato è interrompere l’attività sportiva, immobilizzare e distendere per quanto possibile il muscolo colpito, applicare localmente ghiaccio ed eventualmente somministrare farmaci antinfiammatori e/o miorilassanti.

Tra le terapie fisiche più efficaci segnaliamo la tecarterapia. Va invece evitata qualunque forma di calore. Occorre poi rivolgersi allo specialista ortopedico che con l’ausilio di esami strumentali, in genere è sufficiente una ecografia, potrà stabilire la reale gravità della lesione che condiziona i tempi di recupero.

Lo strappo muscolare richiede riposo assoluto (con l'arto in posizione declive) per almeno 15-20 giorni. Nei casi più gravi (lesioni di III grado) può essere addirittura necessario l'intervento chirurgico per “ricucire“ le fibre muscolari lesionate.

Comunque anche nei casi non operati l'interruzione dell'attività sportiva può raggiungere anche i quattro mesi. La rieducazione è consigliabile solo a guarigione avvenuta. Per un recupero completo è fondamentale rispettare i tempi della riabilitazione senza avere fretta di tornare ad allenarsi. Quando si riprende l'attività si deve prestare la massima attenzione alla programmazione degli allenamenti e alla fase di riscaldamento.

A conclusione di questo articolo vogliamo dare un suggerimento a tutti gli sportivi ma soprattutto a coloro che esercitano sport a livello amatoriale. La maggior frequenza di traumatismi muscolari – tendinei – articolari colpisce infatti i maschi dai 30 ai 40 anni in su e che saltuariamente si dedicano alla classica e amata partitella a tennis o a calcetto con gli amici. Ricordatevi, come sempre in medicina, prevenire è meglio che curare!

Prevenzione, in questi casi, vuol dire soprattutto non improvvisare e non strafare.

Una buona preparazione atletica ed una buona conoscenza del gesto sportivo dovrebbero quindi precedere ogni attività ginnica specialmente ed anzi ancor’ di più se praticata a livello non agonistico. Inoltre è molto importante scegliere bene l’attività fisica che si vuole praticare, che il nostro fisico sia adatto a quel tipo di sport senza seguire solo le mode del momento. Infine fate sport ma solo quando siete nelle giuste condizioni per affrontare lo sforzo fisico; allenarsi in condizioni fisiche precarie o quando non si è ancora recuperata adeguatamente la seduta di allenamento precedente, rischia di essere controproducente.

Data pubblicazione: 15 aprile 2013

Autore

formica.alessandro
Dr. Alessandro Formica Ortopedico

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1988 presso Università .
Iscritto all'Ordine dei Medici di Roma tesserino n° 41668.

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