Fascite plantare.

Fascite plantare: la causa più comune di dolore al tallone

La fascite plantare è una patologia autolimitante, causa più comune di dolore al tallone. Colpisce pazienti di 40-60 anni di età, di solito la maggior parte di questi guarisce entro 12-18 mesi, mentre circa il 5-10% dei pazienti sono refrattari al trattamento conservativo e richiedono un intervento chirurgico.

Cos'è la fascite plantare?

La fascite plantare è la causa più comune di dolore al tallone che, nella popolazione generale, ha un'incidenza che raggiunge il picco tra i 40 e i 60 anni di età. Oltre ai pazienti sedentari di mezza età, la fascite plantare colpisce anche i soggetti che praticano sport che prevedono la corsa o la danza e richiedono la massima flessione plantare della caviglia e la dorsiflessione dell'alluce.

Quali sono le cause della fascite plantare?

Il sovraccarico meccanico e lo sforzo eccessivo producono microlacerazioni microscopiche all'interno della fascia plantare, che successivamente invocano un processo di riparazione infiammatoria. Si pensa che il processo di riparazione sia inibito dai continui microlacerazioni, con conseguente infiammazione cronica della fascia plantare.

Fattori di rischio

Diversi fattori possono incidere sull'insorgenza del dolore al tallone.

Fattori intrinseci

Riguardano il paziente stesso e sono:

  • Età;
  • Obesità;
  • Ridotta dorsiflessione della caviglia: causata dalla contrattura dei muscoli del polpaccio e/o del tendine d'Achille;
  • Piede cavo;
  • Piede piatto;
  • Dismetria (lunghezza ineguale) degli arti inferiori;
  • Spondilartropatie sieronegative;
  • Gotta.

Fattori estrinseci

Altri fattori sono, invece, relativi all'ambiente e all'allenamento, come:

  • Calzature inadatte;
  • Trauma;
  • Correre su superfici dure;
  • Camminare a piedi scalzi;
  • Un aumento improvviso dell'intensità e/o del volume della corsa;
  • Camminare o stare in piedi per molto tempo.

Per approfondire:Le possibili cause del dolore al calcagno

Quali sono i sintomi della fascite plantare?

I segni clinici che possono ricondurre al disturbo del tallone sono:

  • Dolore: dolore localizzato a livello del versante mediale e plantare del calcagno e si irradia lungo la volta plantare mediale del piede. Il dolore è intenso quando ci si alza il mattino. Una volta che il paziente inizia a camminare, il dolore si attenua ma non si risolve mai completamente nel corso della giornata;
  • Dolorabilità: cioè dolore palpatorio a livello del versante mediale e plantare del calcagno;
  • Deambulazione sulle punte: per evitare di esercitare pressione sul tallone;
  • La dorsiflessione passiva della caviglia o dell'alluce causa dolore nella fascia plantare prossimale;
  • Contrattura del tendine d'Achille o i muscoli posteriori del polpaccio.

Prognosi e diagnosi

La fascite plantare, è una patologia autolimitante. Di solito la maggior parte dei pazienti risponde al trattamento conservativo entro 12-18 mesi, mentre circa il 5-10% dei pazienti richiede un intervento chirurgico.

La diagnosi di fascite plantare è principalmente di tipo clinico: il medico prescrive anche la radiografia per escludere altre patologie con sintomi simili.

Tecniche di imaging

Anche se inizialmente non è necessaria di routine, l'imaging può essere utilizzata per confermare la fascite plantare cronica o per escludere altre patologie del calcagno.

  • Radiografie: è l'indagine più comunemente richiesta. Il 50% dei pazienti con dolore plantare al tallone può avere speroni calcaneari, ma la relazione con il dolore calcaneare non è stata stabilita. Infatti molti studi mostrano che gli speroni calcaneali si trovano anche in pazienti senza fascite plantare. Una radiografia in proiezione laterale del piede sottocarico può essere utile per escludere altre patologie come una frattura calcaneare o la malattia di Sever (apofisite calcaneale) nei pazienti giovani.
  • Ecografia: Uno spessore della fascia plantare superiore a 4,0 mm è considerato anormale. Oltre a quantificare e quindi monitorare la gravità della fascite plantare, l'ecografia può escludere altre malattie come la fibromatosi della fascia plantare e le contusioni del grasso sottocutaneo calcaneare, che sono superficiali alla fascia plantare.
  • Risonanza magnetica: non è un'indagine di routine nella fascite plantare, ma può identificare altre lesioni come i tumori dei tessuti molli, l'edema osseo associato all'infezione o se si sospetta una frattura da stress del calcagno;
  • L'elettromiografia: può essere utile se si sospetta una causa neurogena come l'intrappolamento della radice del nervo S1, la sindrome del tunnel tarsale o l'intrappolamento del nervo plantare laterale;
  • Esami del sangue per escludere altre cause della fascite plantare come le malattie reumatiche e la gotta tipo l'antigene leucocitario umano B27, gli anticorpi antinucleari e l'acido urico, in particolare nei pazienti più giovani o in quelli che hanno dolore bilaterale al tallone.

Diagnosi differenziale

  • Malattie reumatiche: spondilite anchilosante, artrite reumatoide, Sindrome di Reiter (caratterizzata dalla triade: congiuntivite, artrite e uretrite);
  • Infezione;
  • Tumori: per esempio l'osteoma osteoide;
  • Compressione del nervo plantare laterale o del nervo calcaneare mediale;
  • Radicolopatia di S1;
  • Sindrome del tunnel tarsale;
  • Contusione del grasso sottocutaneo calcaneare;
  • Fratture da stress del calcaneo e dell'astragalo;
  • Borsite retrocalcaneale;
  • Malattia di Sever Blanke: Apofisite calcaneale.

Come curare la fascite plantare

Il trattamento iniziale è conservativo. Nei casi refrattari si ricorre alla chirurgia.

Trattamento conservativo

  • Riposo funzionale;
  • Modifica dello stile di vita: evitare di camminare o di stare in piede per molto tempo. I pazienti possono continuare a svolgere attività come il ciclismo e il nuoto per mantenere la loro forma cardiovascolare;
  • Farmaci antidolorifici e antinfiammatori non steroidei;
  • Iniezioni di cortisone, PRP (plasma ricco di piastrine), tossina botulinica e destrosio (proloterapia).
  • Stretching del tendine d'Achille e della fascia plantare: questo dovrebbe essere fatto ogni giorno, specialmente prima di fare i primi passi al mattino e prima di alzarsi dopo essere seduti per lungo tempo;
  • Massaggio della fascia plantare con ghiaccio: far rotolare una lattina ghiacciata sotto il piede con una pressione moderata per cinque o dieci minuti alla fine di ogni giornata;
  • Tutori notturni: tengono il piede in posizione neutra o in dorsoflessione, impedendo la contrazione della fascia durante il sonno, il che aiuta ad alleviare il dolore che si manifesa al mattino;
  • Plantare con supporto della volta plantare: aiutano a sostenere la volta plantare del piede per ridurre il carico sulla fascia plantare;
  • Talloniere di materiale morbido come il silicone;
  • Terapia fisiche: Onde d'urto focali, Ultrasuoni, TECAR, Laserterapia, Stimolazione elettrica, Ionoforesi;
  • Massaggio miofasciale profondo: promuove la guarigione aumentando il flusso di sangue alla fascia plantare.

Trattamento chirurgico

Il 95-90% dei pazienti migliora con le terapie conservative. Nei pazienti che non rispondono alle terapie conservative dopo 6-12 mesi si ricorre all'intervento chirurgico. L'intervento chirurgico più diffuso prevede la fasciotomia parziale, ossia la sezione parziale della fascia plantare a livello della sua inserzione calcaneare associata all'asportazione dello sperone calcaneare.

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Data pubblicazione: 09 marzo 2022

Autore

ibrahim.akkawi
Dr. Ibrahim Akkawi Ortopedico

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 2011 presso Università di Bologna.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Bologna tesserino n° 16706.

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