Amore e ossessioni (Parte II). La fiaba del soldato.

matteopacini
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze

Nel famoso film Nuovo Cinema Paradiso, il personaggio di Alfredo cerca di spiegare al giovane Salvatore come affrontare le difficoltà della sua storia d'amore. Il primo amore che per Salvatore rappresenta in quel momento l'unico e principale scopo di vita, un sogno che si stava realizzando, ma su cui incombevano mille difficoltà e l'opposizione dei genitori di Lei. Alfredo cerca di evitare consigli diretti, evita di dire a Salvatore cosa deve fare, ma si fa carico di un altro sogno che Salvatore aveva, e cioè quello del cinema o comunque di una professione che lo portasse fuori dal paese e dalle ristrettezze materiali e culturali di quel contesto. Gli racconta allora una storia, una specie di fiaba, che dovrebbe quindi dargli una chiave per capire come riuscire a risolvere il suo problema. La storia è questa: un giovane e valoroso soldato aspira alla mano della sua principessa, ma per la differenza di rango teme di essere respinto, ciononostante trova il coraggio di chiederle di sposarlo. Lei non acconsente né rifiuta, ma vuole una prova d'amore. Dice al soldato che rifletterà sulla sua proposta, e ogni notte si affaccerà al balcone, per vedere se lui è lì ad aspettarla, questo per cento notti. Alla centesima notte, se il soldato avrà resistito fino in fondo, uscirà e comunicherà la sua decisione.

Fermiamoci qui un momento: questa prova è una specie di ossessione, perché c'è una prova da superare, ma nessuna certezza assoluta, eppure la struttura della prova è fatta per verificare la resistenza del soldato, come se alla fine ci dovesse essere un premio. E' come se una speranza possibile (sposare la principessa) fosse resa non solo possibile ma probabile (perché a prova superata le probabilità aumentano, visto che la principessa ci rifletterà). In realtà questo meccanismo, che spinge il soldato ad attendere i 100 giorni, si basa sul principio che la probabilità aumenti al centesimo giorno, cosa assolutamente inconsistente sul piano logico. Innanzitutto perché la principessa non dice che accetterà sicuramente, e in secondo luogo perché neanche siamo sicuri che la principessa, messa alle strette da un rifiuto del soldato, non avrebbe deciso allora su due piedi, senza prova alcuna, di sposare il soldato anziché lasciarlo andare via.

Proseguiamo con la storia.. Il soldato aspetta ogni sera, che ci sia sereno o che piova, con il freddo e la neve dell'inverno, senza mai mancare un appuntamento. Alla centesima alba, quando la principessa dovrebbe finalmente uscire sul balcone per concludere la prova e comunicargli se accetta di sposarlo, il soldato si alza e se ne va. La storia finisce così, e Alfredo non ne dà spiegazione, lascia che la spiegazione la trovi lui in seguito.

La storiella è sicuramente valida anche come modello contro-ossessivo. Il soldato non aspetta una risposta, elimina la domanda. E lo fa proprio quando l'emozione raggiunge il suo apice, cioè al momento del responso. Invece di aspettare un minuto in più lascia perdere e se ne va. La principessa avrebbe potuto anche rifiutarlo, ma soprattutto se l'avesse amato veramente non lo avrebbe fatto attendere 100 giorni, questo forse il suo ragionamento. Oppure semplicemente che in fondo che l'attesa quando è troppo lunga logora un sentimento, così come nei dubbi e nei ragionamenti, quando la spiegazione fa perdere molto tempo o non arriva mai probabilmente è sbagliata la domanda. O ancora, così come arriverà a pensare Salvatore, perché alla fine il dolore di un rifiuto dopo 100 giorni di illusione sarebbe stato inutilmente crudele, e non valeva la pena rischiare una delusione così grande per un amore che poi per il momento non era ancora iniziato.

Val la pena rischiare un grande dolore per un amore ancora né grande né piccolo ? Un pensiero, un dubbio, una questione che sembra importante, quando diventa ossessivamente aggrovigliata rappresenta solamente un sicuro intralcio a scelte future, un chiodo intorno a cui si finisce per girare. Se per un amore ossessivo il soldato avrebbe anche atteso 100 notti, forse troverà un amore altrettanto importante aspettandone 10.

Il personaggio di Alfredo è un po' tutta una metafore di come alcune volte un limite (Alfredo è cieco) possa donare una visione più chiara e semplice di alcune cose, oltre l'apparente complessità e confusione in cui gli altri si perdono. La frase "Ora che ho perso la vista, ci vedo di più" è emblematica in questo senso. Perdere la vista delle ossessioni, terapeuticamente parlando, aiuta a vederci meglio, con gli occhi di altre zone del cervello, sul senso delle decisioni e dei sentimenti.

http://www.youtube.com/watch?v=BHvs2K2yVGU

Data pubblicazione: 07 agosto 2012

Autore

matteopacini
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1999 presso Università di Pisa.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Pisa tesserino n° 4355.

Iscriviti alla newsletter

Per aggiungere il tuo commento esegui il login

Non hai un account? Registrati ora gratuitamente!